Depressione sorella
Buongiorno, scrivo per avere un consiglio.
Mia sorella è depressa da anni. Credo che tutto sia iniziato qualche anno dopo la morte di mio padre per un tumore al polmone. Mia sorella aveva 19 anni, io 25.
Di certo eravamo entrambe troppo giovani ma abbiamo reagito in maniera diversa. Io con orgoglio e sacrificio ho concluso i miei studi, trovato un lavoro, trovato un ragazzo che ora è il mio attuale marito. Lei in un primo momento ha iniziato l'università, la ricordo radiosa, simpatica ed estremamente intelligente ma sempre viziata da mia madre. Con la morte di mio padre è come se si fosse rotto un equilibrio familiare. Mio padre infatti spesso frenava mia sorella, la rimproverava considerandola estremamente pigra (ed in effetti lo era!). Mia madre al contrario, in virtù' dell'intelligenza di mia sorella e dei suoi impegni, la proteggeva e le consentiva di non aiutare in casa, giustificandola sempre. Nel corso degli anni mia sorella ha iniziato a sostenere gli esami universitari con difficoltà (ad ora non è laureata e le manca un solo esame alla laurea, ha 35 anni) assegnando la responsabilità di questi suoi problemi nello studio alla depressione
. Ha iniziato ad essere seguita da un primo psicologo con cui ha poi litigato, un primo ed un secondo psichiatra, un secondo ed un terzo psicologo, un reumatologo, un neurologo, visite ospedaliere a Milano, sempre seguita da mia madre che l'ha sostenuta e sostiene in tutto . Insieme alle visite presso specialisti vari ha iniziato a prendere farmaci, prescritti e no. Attualmente ha 35 anni, vive con mia madre, prende farmaci di vario tipo, non studia e non lavora dato che, come dice mia madre, non può farlo visto che è malata.
Da bambina ritengo di avere avuto una madre poco affettuosa che a me preferiva tutti gli altri bambini. Tutto ciò mi ha reso insicura e questa insicurezza ancora oggi mi accompagna ma sono riuscita a costruire con mio marito la famiglia che mi mancava fatta anche di una suocera che amo molto e verso la quale sono riconoscente dato l aiuto che mi ha dato con mia figlia e non solo. Mia madre invece non mi ha mai aiutato con mia figlia e non ha stretto un legame profondo con lei.
Verso la mia famiglia di origine nutro vergogna e rancore. Mi vergogno di questa sorella e di questa madre, persone sole perché nessuno riesce a stargli accanto, provo rancore per la madre che non ho mai avuto e che mai avrò, troppo presa da una sorella eternamente malata e solo isterica ed offensiva nei miei riguardi. Sono consapevole che non posso cancellarle con un colpo di spugna e che peseranno sulla mia esistenza ma è giusto sentirmi in colpa se non riesco a sposare le tesi della persona che eternamente malata non fa nulla nella sua vita? Sono accusata da mia madre di lasciarle sole. Purtroppo non riesco più a frequentare la loro casa, sono stanca della loro rabbia, temo la violenza verbale (e non solo) di mia sorella, non voglio che mia figlia partecipi a certe scene.
Mia sorella è depressa da anni. Credo che tutto sia iniziato qualche anno dopo la morte di mio padre per un tumore al polmone. Mia sorella aveva 19 anni, io 25.
Di certo eravamo entrambe troppo giovani ma abbiamo reagito in maniera diversa. Io con orgoglio e sacrificio ho concluso i miei studi, trovato un lavoro, trovato un ragazzo che ora è il mio attuale marito. Lei in un primo momento ha iniziato l'università, la ricordo radiosa, simpatica ed estremamente intelligente ma sempre viziata da mia madre. Con la morte di mio padre è come se si fosse rotto un equilibrio familiare. Mio padre infatti spesso frenava mia sorella, la rimproverava considerandola estremamente pigra (ed in effetti lo era!). Mia madre al contrario, in virtù' dell'intelligenza di mia sorella e dei suoi impegni, la proteggeva e le consentiva di non aiutare in casa, giustificandola sempre. Nel corso degli anni mia sorella ha iniziato a sostenere gli esami universitari con difficoltà (ad ora non è laureata e le manca un solo esame alla laurea, ha 35 anni) assegnando la responsabilità di questi suoi problemi nello studio alla depressione
. Ha iniziato ad essere seguita da un primo psicologo con cui ha poi litigato, un primo ed un secondo psichiatra, un secondo ed un terzo psicologo, un reumatologo, un neurologo, visite ospedaliere a Milano, sempre seguita da mia madre che l'ha sostenuta e sostiene in tutto . Insieme alle visite presso specialisti vari ha iniziato a prendere farmaci, prescritti e no. Attualmente ha 35 anni, vive con mia madre, prende farmaci di vario tipo, non studia e non lavora dato che, come dice mia madre, non può farlo visto che è malata.
Da bambina ritengo di avere avuto una madre poco affettuosa che a me preferiva tutti gli altri bambini. Tutto ciò mi ha reso insicura e questa insicurezza ancora oggi mi accompagna ma sono riuscita a costruire con mio marito la famiglia che mi mancava fatta anche di una suocera che amo molto e verso la quale sono riconoscente dato l aiuto che mi ha dato con mia figlia e non solo. Mia madre invece non mi ha mai aiutato con mia figlia e non ha stretto un legame profondo con lei.
Verso la mia famiglia di origine nutro vergogna e rancore. Mi vergogno di questa sorella e di questa madre, persone sole perché nessuno riesce a stargli accanto, provo rancore per la madre che non ho mai avuto e che mai avrò, troppo presa da una sorella eternamente malata e solo isterica ed offensiva nei miei riguardi. Sono consapevole che non posso cancellarle con un colpo di spugna e che peseranno sulla mia esistenza ma è giusto sentirmi in colpa se non riesco a sposare le tesi della persona che eternamente malata non fa nulla nella sua vita? Sono accusata da mia madre di lasciarle sole. Purtroppo non riesco più a frequentare la loro casa, sono stanca della loro rabbia, temo la violenza verbale (e non solo) di mia sorella, non voglio che mia figlia partecipi a certe scene.
[#1]
Gentile signora,
ho letto con estremo interesse e piacere il suo consulto.
mi pare che la situazione -da quello che scrive- sia abbastanza chiara:
Lei sanamente si è costruito una famiglia, pur con tutte le sofferenze che ha avuto... ci è riuscita! E chiunque le farebbe i complimenti e sarebbe orgoglioso/a nel leggere la sana evoluzione che ha avuto la sua vita.
Dall'altra parte ci sono due persone, che intimamente fanno fisiologicamente parte della sua vita, verso le quali nutre probabilmente rancore e preoccupazione (mi corregga se sbaglio). Due emozioni assolutamente comprensibili alla luce di ciò che ha scritto e di ciò che vive.
Ora, non so se a sua sorella le sia stata posta diagnosi specialistica di depressione ma è verosimile che qualsiasi tipo di "patologia" o psicopatologia non sia ad esclusivo appannaggio di sua sorella ma rientra nella relazione disfunzionale che sua mamma e sua sorella hanno costruito. I motivi del perché sua sorella abbia assunto e assume modalità così scarsamente sagge e poco consone di gestione della sua salute mentale non possono essere individuati online.
Tuttavia, in funzione di quello che scrive e rispetto alle dinamiche poco sane di cui ho scritto sopra, è verosimile che sua madre "sostenga" e supporti, da sempre, i deficit emotivi e comportamentali della figlia, che probabilmente -da questa situazione- ne trae "benefici" (vantaggi secondari) mantenendo i deficit di cui sopra.
Non so se la sua richiesta di consulto, abbia lo scopo di poter avere chiarimenti rispetto alla situazione madre sorella.... (?)
Da come l'ho letta io, potrebbe rappresentare uno sfogo liberatorio unitamente alla volontà che qualcuno ascolti i suoi dolori dell'anima. Allora mi chiedo...se così fosse, perché non avvalersi di una consulenza psicologica dal vivo? Le tornerebbe utile essenzialmente per 3 motivi:
1) perché è giusto e sano che lei si prenda cura di sé stessa e degli affetti che la nutrono di serenità e gioia di vivere.
2) fare una disamina, insieme al/alla collega, di ciò che più la turba delle vicissitudini del passato e presente della sua famiglia d'origine e comprendere come lei può gestire i dolori che la accompagnano.
3) Avere la possibilità di "smaltire" i pesi emotivi di cui ci ha scritto.
Che ne pensa?
Cari saluti
ho letto con estremo interesse e piacere il suo consulto.
mi pare che la situazione -da quello che scrive- sia abbastanza chiara:
Lei sanamente si è costruito una famiglia, pur con tutte le sofferenze che ha avuto... ci è riuscita! E chiunque le farebbe i complimenti e sarebbe orgoglioso/a nel leggere la sana evoluzione che ha avuto la sua vita.
Dall'altra parte ci sono due persone, che intimamente fanno fisiologicamente parte della sua vita, verso le quali nutre probabilmente rancore e preoccupazione (mi corregga se sbaglio). Due emozioni assolutamente comprensibili alla luce di ciò che ha scritto e di ciò che vive.
Ora, non so se a sua sorella le sia stata posta diagnosi specialistica di depressione ma è verosimile che qualsiasi tipo di "patologia" o psicopatologia non sia ad esclusivo appannaggio di sua sorella ma rientra nella relazione disfunzionale che sua mamma e sua sorella hanno costruito. I motivi del perché sua sorella abbia assunto e assume modalità così scarsamente sagge e poco consone di gestione della sua salute mentale non possono essere individuati online.
Tuttavia, in funzione di quello che scrive e rispetto alle dinamiche poco sane di cui ho scritto sopra, è verosimile che sua madre "sostenga" e supporti, da sempre, i deficit emotivi e comportamentali della figlia, che probabilmente -da questa situazione- ne trae "benefici" (vantaggi secondari) mantenendo i deficit di cui sopra.
Non so se la sua richiesta di consulto, abbia lo scopo di poter avere chiarimenti rispetto alla situazione madre sorella.... (?)
Da come l'ho letta io, potrebbe rappresentare uno sfogo liberatorio unitamente alla volontà che qualcuno ascolti i suoi dolori dell'anima. Allora mi chiedo...se così fosse, perché non avvalersi di una consulenza psicologica dal vivo? Le tornerebbe utile essenzialmente per 3 motivi:
1) perché è giusto e sano che lei si prenda cura di sé stessa e degli affetti che la nutrono di serenità e gioia di vivere.
2) fare una disamina, insieme al/alla collega, di ciò che più la turba delle vicissitudini del passato e presente della sua famiglia d'origine e comprendere come lei può gestire i dolori che la accompagnano.
3) Avere la possibilità di "smaltire" i pesi emotivi di cui ci ha scritto.
Che ne pensa?
Cari saluti
Dr. Francesco Emanuele Pizzoleo. Psicoterapia cognitiva e cognitivo comportamentale.
[#2]
Utente
Gentile Dottore,
la ringrazio per la celere risposta.
Ha ben compreso la situazione in cui vivono mia madre e mia sorella; attualmente ho perso la speranza, non credo che la situazione che le ho descritto sopra possa migliorare. L'atteggiamento di mia sorella è sempre lo stesso da 10 anni e più, non vedo miglioramenti nonostante l'aiuto di una psicologa e di uno psichiatra, semmai solo peggioramenti.
In realtà non volevo sfogarmi ma chiederle questo:
mia madre vorrebbe che io mi facessi carico della situazione, ovviamente a modo loro e accettando che mia sorella continui a vivere senza uno scopo e senza rendersi autonoma perché malata; io al contrario sono stanca, ho un mio nucleo familiare che ho costruito con sacrificio e dedizione, ho già sofferto in passato per la morte di mio padre. Queste due persone, nonostante siano mia madre e mia sorella, inquinano la mia isola felice con i loro comportamenti. Ho obiettivi da realizzare, una figlia che amo da seguire ed altro ancora a cui tengo. Devo sentirmi in colpa quando cerco di mettere dei paletti tra la mia nuova famiglia e loro? Vengo accusata da mia madre di essere cattiva ma io mi sento solo stanca.
Mi piacerebbe chiarire aspetti della mia vita con uno psicologo. La ringrazio.
la ringrazio per la celere risposta.
Ha ben compreso la situazione in cui vivono mia madre e mia sorella; attualmente ho perso la speranza, non credo che la situazione che le ho descritto sopra possa migliorare. L'atteggiamento di mia sorella è sempre lo stesso da 10 anni e più, non vedo miglioramenti nonostante l'aiuto di una psicologa e di uno psichiatra, semmai solo peggioramenti.
In realtà non volevo sfogarmi ma chiederle questo:
mia madre vorrebbe che io mi facessi carico della situazione, ovviamente a modo loro e accettando che mia sorella continui a vivere senza uno scopo e senza rendersi autonoma perché malata; io al contrario sono stanca, ho un mio nucleo familiare che ho costruito con sacrificio e dedizione, ho già sofferto in passato per la morte di mio padre. Queste due persone, nonostante siano mia madre e mia sorella, inquinano la mia isola felice con i loro comportamenti. Ho obiettivi da realizzare, una figlia che amo da seguire ed altro ancora a cui tengo. Devo sentirmi in colpa quando cerco di mettere dei paletti tra la mia nuova famiglia e loro? Vengo accusata da mia madre di essere cattiva ma io mi sento solo stanca.
Mi piacerebbe chiarire aspetti della mia vita con uno psicologo. La ringrazio.
[#3]
Cara signora,
Non mi pare ci siano le possibilità, ne oltretutto motivazioni fondate perché lei si debba far carico della situazione sia da un punto di vista emotivo che gestionale. Lei ha i suoi progetti di vita familiare e sarebbe sano, come lei stessa dice, che si "prendesse carico" di ciò che la fa star bene e non certo di una situazione patologica.
Lei è verosimilmente e comprensibilmente addolorata dai giudizi/critiche di sua madre e di sua sorella nei suoi confronti. Ma i giudizi e le critiche di sua madre e/o di sua sorella (...) Vengo accusata da mia madre di essere cattiva ma io mi sento solo stanca(...). Restano giudizi di sua madre; sono pensieri e credenze di sua madre verso di lei (tu) che non corrispondono alla realtà dei fatti. Lei non è cattiva. È come se a me dicessero che sono un verme. Mica mi metterei a strisciare sul pavimento e non mi spunterebbero ali e zampe. Ci siamo? ;)
Nei suoi due consulti (in entrambi) lei esprime l'emozione del senso di colpa. Come se si sentisse forse in colpa di essere egoista? Beh, da quello che scrive lei è sanamente egoista. Il suo è un egoismo sano perché ha degli scopi familiari e affettivi (e progetti) che intende portare avanti. Li persegua. Si prenda cura di sua figlia e di suo marito ma non può prendersi cura di una situazione disfunzionale presente nella sua famiglia d'origine. Altrimenti ne andrà di mezzo la sua salute mentale che è, probabilmente, già provata da ciò che c'è di patologico nella diade madre-sorella.
Si prenda cura di lei. Una consulenza dal vivo presso un collega della sua zona, le tornerà senz'altro estremamente utile.
Non mi pare ci siano le possibilità, ne oltretutto motivazioni fondate perché lei si debba far carico della situazione sia da un punto di vista emotivo che gestionale. Lei ha i suoi progetti di vita familiare e sarebbe sano, come lei stessa dice, che si "prendesse carico" di ciò che la fa star bene e non certo di una situazione patologica.
Lei è verosimilmente e comprensibilmente addolorata dai giudizi/critiche di sua madre e di sua sorella nei suoi confronti. Ma i giudizi e le critiche di sua madre e/o di sua sorella (...) Vengo accusata da mia madre di essere cattiva ma io mi sento solo stanca(...). Restano giudizi di sua madre; sono pensieri e credenze di sua madre verso di lei (tu) che non corrispondono alla realtà dei fatti. Lei non è cattiva. È come se a me dicessero che sono un verme. Mica mi metterei a strisciare sul pavimento e non mi spunterebbero ali e zampe. Ci siamo? ;)
Nei suoi due consulti (in entrambi) lei esprime l'emozione del senso di colpa. Come se si sentisse forse in colpa di essere egoista? Beh, da quello che scrive lei è sanamente egoista. Il suo è un egoismo sano perché ha degli scopi familiari e affettivi (e progetti) che intende portare avanti. Li persegua. Si prenda cura di sua figlia e di suo marito ma non può prendersi cura di una situazione disfunzionale presente nella sua famiglia d'origine. Altrimenti ne andrà di mezzo la sua salute mentale che è, probabilmente, già provata da ciò che c'è di patologico nella diade madre-sorella.
Si prenda cura di lei. Una consulenza dal vivo presso un collega della sua zona, le tornerà senz'altro estremamente utile.
Questo consulto ha ricevuto 5 risposte e 7.2k visite dal 18/08/2017.
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