Senso di inferiorità che non mi abbandona
Gentilissimi Medici, è immaturo continuare a sentirsi inferiori agli altri alla veneranda età di 33 anni?
Non mi piace piangermi addosso, e neanche fare la vittima incompresa, ma ormai sono arrivata al punto di avercela con me stessa e pure con il prossimo.
Non riesco a piacere alle persone, anche se vorrei. Non riesco proprio a essere rispettata, come dovrei essere rispettata.
Non ho mai avuto un fidanzato o un amico che tenesse davvero a me.
Ho conosciuto gente che non ha dovuto impegnarsi per essere stimata, apprezzata, considerata, e mi chiedo perché io mi devo sentire differente da loro...
Mi è stato detto che non ho una faccia rilassata, rassicurante, sveglia, simpatica, dolce o sincera.
Sin da piccola mia madre mi diceva che mia sorella era più bella e piacevole di me. Mio padre mi ha sempre guardato come se mi schifasse.
I miei parenti mi hanno sempre trattato come se fossi un rospo inutile.
Tutto questo mi fa soffrire, perché io ho sempre avuto bisogno di affetto.
Ho provato anche a cambiare i miei modi di fare, a sorridere, a truccarmi, a cambiare taglio di capelli o modo di vestire.
Ho provato a mostrarmi più socievole con chiunque.
Non mi è servito a niente. Proprio a niente.
Nel condominio dove abito, saluto e diverse persone non ricambiano.
Insomma, non piaccio alla maggior parte della gente e non capisco perché.
NON LO CAPISCO, PERCHÉ IO NON FACCIO PROPRIO NIENTE PER NON PIACERE.
Mi impegno, mi do da fare.
SONO GENTILE E MI PIACEREBBE CHE GLI ALTRI FOSSERO GENTILI CON ME.
Non mi piace piangermi addosso, e neanche fare la vittima incompresa, ma ormai sono arrivata al punto di avercela con me stessa e pure con il prossimo.
Non riesco a piacere alle persone, anche se vorrei. Non riesco proprio a essere rispettata, come dovrei essere rispettata.
Non ho mai avuto un fidanzato o un amico che tenesse davvero a me.
Ho conosciuto gente che non ha dovuto impegnarsi per essere stimata, apprezzata, considerata, e mi chiedo perché io mi devo sentire differente da loro...
Mi è stato detto che non ho una faccia rilassata, rassicurante, sveglia, simpatica, dolce o sincera.
Sin da piccola mia madre mi diceva che mia sorella era più bella e piacevole di me. Mio padre mi ha sempre guardato come se mi schifasse.
I miei parenti mi hanno sempre trattato come se fossi un rospo inutile.
Tutto questo mi fa soffrire, perché io ho sempre avuto bisogno di affetto.
Ho provato anche a cambiare i miei modi di fare, a sorridere, a truccarmi, a cambiare taglio di capelli o modo di vestire.
Ho provato a mostrarmi più socievole con chiunque.
Non mi è servito a niente. Proprio a niente.
Nel condominio dove abito, saluto e diverse persone non ricambiano.
Insomma, non piaccio alla maggior parte della gente e non capisco perché.
NON LO CAPISCO, PERCHÉ IO NON FACCIO PROPRIO NIENTE PER NON PIACERE.
Mi impegno, mi do da fare.
SONO GENTILE E MI PIACEREBBE CHE GLI ALTRI FOSSERO GENTILI CON ME.
[#1]
Cara Utente,
quello che lei riferisce non ha tanto a che fare con il fallimento del nuovo modo con cui si è sforzata di presentarsi all'esterno, ma piuttosto con quello che prova dentro di sé.
Se la sua esperienza familiare negli anni della crescita è stata così negativa:
"Sin da piccola mia madre mi diceva che mia sorella era più bella e piacevole di me. Mio padre mi ha sempre guardato come se mi schifasse"
è comprensibile che lei non riesca a cambiare il suo rapporto con gli altri solo sforzandosi di apparire diversa.
Se si è vista trattare come "un rospo inutile" dai parenti, e paragonare continuamente a sua sorella, non ha certo costruito quella solida autostima e quella serenità che consentono di essere benvoluti dagli altri.
Se si è sentita dire queste parole:
"Mi è stato detto che non ho una faccia rilassata, rassicurante, sveglia, simpatica, dolce o sincera"
ha probabilmente costruito dentro di sé un'immagine particolarmente negativa della sua persona, che emerge anche se lei cerca di mascherarla.
Gli altri infatti si accorgono di come si sente "dentro" e reagiscono di conseguenza.
In ultima analisi le sono mancati amore e apprezzamento, che sono necessari a qualunque bambino per crescere sereno e farsi voler bene anche dalle persone esterne alla famiglia, e gli effetti si vedono ancora oggi perché non è accaduto nulla che le consentisse di cambiare, di sentirsi più sicura e soprattutto di volersi bene.
Non ha nessun ricordo di momenti in cui è stata trattata diversamente?
quello che lei riferisce non ha tanto a che fare con il fallimento del nuovo modo con cui si è sforzata di presentarsi all'esterno, ma piuttosto con quello che prova dentro di sé.
Se la sua esperienza familiare negli anni della crescita è stata così negativa:
"Sin da piccola mia madre mi diceva che mia sorella era più bella e piacevole di me. Mio padre mi ha sempre guardato come se mi schifasse"
è comprensibile che lei non riesca a cambiare il suo rapporto con gli altri solo sforzandosi di apparire diversa.
Se si è vista trattare come "un rospo inutile" dai parenti, e paragonare continuamente a sua sorella, non ha certo costruito quella solida autostima e quella serenità che consentono di essere benvoluti dagli altri.
Se si è sentita dire queste parole:
"Mi è stato detto che non ho una faccia rilassata, rassicurante, sveglia, simpatica, dolce o sincera"
ha probabilmente costruito dentro di sé un'immagine particolarmente negativa della sua persona, che emerge anche se lei cerca di mascherarla.
Gli altri infatti si accorgono di come si sente "dentro" e reagiscono di conseguenza.
In ultima analisi le sono mancati amore e apprezzamento, che sono necessari a qualunque bambino per crescere sereno e farsi voler bene anche dalle persone esterne alla famiglia, e gli effetti si vedono ancora oggi perché non è accaduto nulla che le consentisse di cambiare, di sentirsi più sicura e soprattutto di volersi bene.
Non ha nessun ricordo di momenti in cui è stata trattata diversamente?
Dr.ssa Flavia Massaro, psicologa a Milano e Mariano C.se
www.serviziodipsicologia.it
[#2]
Ex utente
Gentilissima Dottoressa Massaro, la ringrazio sentitamente per la sua consulenza che ho trovato davvero inerente a me stessa.
Purtroppo non ho ricordi fondamentali di momenti in cui sono stata trattata diversamente.
In passato mi è capitato di interagire con persone a cui ho dato fiducia, e che pensavo mi accettassero per quello che ero, ma dopo un po' di tempo si sono tutte rivelate opportuniste o beffeggiatrici.
Alcune mi frequentavano soltanto perché, in qualche modo, si sentivano superiori o più fortunate.
Le confesso che non ho notevoli esperienze lavorative, dopo aver preso il diploma al liceo sociale ho lavorato per 5 anni come badante e poi ho fatto un anno come assistente in una biblioteca della città.
A 33 anni non riesco a trovare un'occupazione, e neanche a costruirmi una vita mia, sono costretta a vivere ancora con i miei genitori che a volte si divertono a deridermi, fanno allusioni sulla mia condizione di donna single e completamente sola, mi danno della "malata", e quando viene mia sorella a casa non perdono tempo per prendersi gioco di me.
Non sto vivendo una bella situazione, se penso che a tutto questo si somma anche il fatto che devo fare i conti con il diabete mellito insulino-dipendente, mi crolla proprio il mondo addosso.
MI SONO SEMPRE IMPEGNATA PER AVERE UNA VITA SODDISFACENTE, E INVECE NON HO OTTENUTO UN BEL NIENTE,
La ringrazio ancora Dottoressa.
Distinti saluti.
Purtroppo non ho ricordi fondamentali di momenti in cui sono stata trattata diversamente.
In passato mi è capitato di interagire con persone a cui ho dato fiducia, e che pensavo mi accettassero per quello che ero, ma dopo un po' di tempo si sono tutte rivelate opportuniste o beffeggiatrici.
Alcune mi frequentavano soltanto perché, in qualche modo, si sentivano superiori o più fortunate.
Le confesso che non ho notevoli esperienze lavorative, dopo aver preso il diploma al liceo sociale ho lavorato per 5 anni come badante e poi ho fatto un anno come assistente in una biblioteca della città.
A 33 anni non riesco a trovare un'occupazione, e neanche a costruirmi una vita mia, sono costretta a vivere ancora con i miei genitori che a volte si divertono a deridermi, fanno allusioni sulla mia condizione di donna single e completamente sola, mi danno della "malata", e quando viene mia sorella a casa non perdono tempo per prendersi gioco di me.
Non sto vivendo una bella situazione, se penso che a tutto questo si somma anche il fatto che devo fare i conti con il diabete mellito insulino-dipendente, mi crolla proprio il mondo addosso.
MI SONO SEMPRE IMPEGNATA PER AVERE UNA VITA SODDISFACENTE, E INVECE NON HO OTTENUTO UN BEL NIENTE,
La ringrazio ancora Dottoressa.
Distinti saluti.
[#3]
Come può notare, la sua esperienza con estranei e con i familiari è essenzialmente la stessa:
"mi è capitato di interagire con persone a cui ho dato fiducia, e che pensavo mi accettassero per quello che ero, ma dopo un po' di tempo si sono tutte rivelate opportuniste o beffeggiatrici"
"sono costretta a vivere ancora con i miei genitori che a volte si divertono a deridermi, fanno allusioni sulla mia condizione di donna single e completamente sola".
questo può dipendere dal fatto che, essendo abituata a essere trattata in un certo modo, anche fuori casa sceglie inconsapevolmente persone che finiscono con il trattarla allo stesso modo, ma potrebbe anche dipendere da una sua eccessiva suscettibilità, legata al fatto che non si è mai sentita benvoluta.
Le suggerisco di rivolgersi di persona ad uno psicologo, magari presso il consultorio familiare, in modo tale da cominciare un lavoro su sè stessa che le consenta di riparare ai danni subiti in passato e alle carenze della sua autostima.
Le sarà di grande aiuto, quindi glielo consiglio sentitamente.
Un caro saluto,
"mi è capitato di interagire con persone a cui ho dato fiducia, e che pensavo mi accettassero per quello che ero, ma dopo un po' di tempo si sono tutte rivelate opportuniste o beffeggiatrici"
"sono costretta a vivere ancora con i miei genitori che a volte si divertono a deridermi, fanno allusioni sulla mia condizione di donna single e completamente sola".
questo può dipendere dal fatto che, essendo abituata a essere trattata in un certo modo, anche fuori casa sceglie inconsapevolmente persone che finiscono con il trattarla allo stesso modo, ma potrebbe anche dipendere da una sua eccessiva suscettibilità, legata al fatto che non si è mai sentita benvoluta.
Le suggerisco di rivolgersi di persona ad uno psicologo, magari presso il consultorio familiare, in modo tale da cominciare un lavoro su sè stessa che le consenta di riparare ai danni subiti in passato e alle carenze della sua autostima.
Le sarà di grande aiuto, quindi glielo consiglio sentitamente.
Un caro saluto,
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 3.5k visite dal 10/08/2017.
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