Ansia post esposizione
Buongiorno,
volevo sapere se è normale avere ansia ossia paura della paura prima di un espozione (nel mio casa vacanze al mare)
che poi passa subito e lascia spazio alla gioia di potersi godere le vacanze e DOPO un esposizione (nel mio caso ho superato la paura di avere un attacco di panico in barca)..giornata stupenda stanchezza e sonnolenza alla sera.. felicissima perchè ho superato e mi sono goduta la giornata.. e il giorno dopo ansia nausea vomito sonnolenza...
Ma perchè? Cosa devo fare?
Grazie e un cordiale saluto
volevo sapere se è normale avere ansia ossia paura della paura prima di un espozione (nel mio casa vacanze al mare)
che poi passa subito e lascia spazio alla gioia di potersi godere le vacanze e DOPO un esposizione (nel mio caso ho superato la paura di avere un attacco di panico in barca)..giornata stupenda stanchezza e sonnolenza alla sera.. felicissima perchè ho superato e mi sono goduta la giornata.. e il giorno dopo ansia nausea vomito sonnolenza...
Ma perchè? Cosa devo fare?
Grazie e un cordiale saluto
[#1]
Cara Utente,
leggo dai suoi precedenti consulti che lei soffre di un disturbo d'ansia forse non curato al meglio, visto tutto ciò che ha riferito.
Di conseguenza alti e bassi sono normali, così come il fatto che la medesima situazione può a giorni risultare un problema o esserle indifferente.
In precedenza ha raccontato che sta effettuando già da un po' di tempo una Terapia Cognitivo-Comportamentale che non le ha dato alcun beneficio e, anzi, ha forse peggiorato la situazione.
Ha valutato l'idea di cambiare terapeuta?
Per quanto riguarda i farmaci, non sta assumendo più nulla?
leggo dai suoi precedenti consulti che lei soffre di un disturbo d'ansia forse non curato al meglio, visto tutto ciò che ha riferito.
Di conseguenza alti e bassi sono normali, così come il fatto che la medesima situazione può a giorni risultare un problema o esserle indifferente.
In precedenza ha raccontato che sta effettuando già da un po' di tempo una Terapia Cognitivo-Comportamentale che non le ha dato alcun beneficio e, anzi, ha forse peggiorato la situazione.
Ha valutato l'idea di cambiare terapeuta?
Per quanto riguarda i farmaci, non sta assumendo più nulla?
Dr.ssa Flavia Massaro, psicologa a Milano e Mariano C.se
www.serviziodipsicologia.it
[#2]
Utente
Buongiorno
la ringrazio per la sua cortese risposta.
Si ho pensato di cambiare psicoterapeuta anche se, guardando i fatti, ad oggi faccio praticamente tutto dalle vacanze alle escursioni all'andare a cena o a pranzo con marito o amiche, palestra, ufficio, accompagno mio figlio a scuola e vado a prenderlo.. anche in periodi di forte ansia ho sempre fatto tutto seppur con una fatica enorme. Ora sembra andare meglio.. ma ogni volta che mi espongo (guidare in autostrada/ vacanze etc) o prima o dopo avverto sonnolenza, forte nausea con vomito e cefalea..
Non prendo alcun medicinale su consiglio del mio psicpterapeuta ed anche secondo il mio psichiatra non devo prendere nulla ma continuare cosi a fare le cose e ad espormi.. ma sto quasi sempre male dopo! Passerà veramente?
Grazie ancora
la ringrazio per la sua cortese risposta.
Si ho pensato di cambiare psicoterapeuta anche se, guardando i fatti, ad oggi faccio praticamente tutto dalle vacanze alle escursioni all'andare a cena o a pranzo con marito o amiche, palestra, ufficio, accompagno mio figlio a scuola e vado a prenderlo.. anche in periodi di forte ansia ho sempre fatto tutto seppur con una fatica enorme. Ora sembra andare meglio.. ma ogni volta che mi espongo (guidare in autostrada/ vacanze etc) o prima o dopo avverto sonnolenza, forte nausea con vomito e cefalea..
Non prendo alcun medicinale su consiglio del mio psicpterapeuta ed anche secondo il mio psichiatra non devo prendere nulla ma continuare cosi a fare le cose e ad espormi.. ma sto quasi sempre male dopo! Passerà veramente?
Grazie ancora
[#3]
"Passerà" se il lavoro che sta effettuando le consentirà di risolvere il problema alla radice, cioè partendo dalla causa dei sintomi.
L'avete individuata?
State lavorando su di essa?
L'esperienza clinica insegna che il rischio di ricadute e riacutizzazione dei sintomi è alto, quando non si agisce su ciò che provoca il malessere.
Il fatto che lei abbia una reazione così forte ("sonnolenza, forte nausea con vomito e cefalea") ogni volta che "si espone", cioè fa qualcosa che va al di là della routine, fa pensare che almeno per il momento stia semplicemente contenendo la sua ansia nelle situazioni che le sono più familiari o che la mettono meno a disagio, magari riuscendo ad affrontarle, ma "con grande fatica".
Per tornare al suo quesito iniziale, non è affatto "normale avere ansia ossia paura della paura prima di un'esposizione", affrontare poi con relativa calma la situazione temuta per poi "pagarla" con "ansia, nausea, vomito e sonnolenza" il giorno dopo -
anzi, a partire dalla sera stessa.
Se lei sente forte ansia prima dell'evento che le fa paura, si "congela" da questo punto di vista durante il suo svolgimento e subito dopo sta così male (arrivare al vomito non è una manifestazione di disagio da poco), significa che per qualche motivo riesce a "tenere" finchè dura la situazione ansiogena e che, subito dopo, scarica tutta l'enorme tensione che ha accumulato in quelle ore.
Ovviamente una persona che non soffre di ansia non vivrebbe come "normale" tutto questo e non lo chiederebbe nemmeno; solitamente però anche chi è ansioso, ma riesce lo stesso a fare certe cose, al termine è al limite stanco perchè è stato comunque in tensione, ma non arriva a vomitare.
In questo senso non sottovaluterei affatto la sua sintomatologia e nemmeno la possibilità di ricorrere ad un farmaco, anche in dosi basse, che le consenta di abbattere lo stato di tensione che probabilmente è presente anche quando lei non lo percepisce come tale.
L'avete individuata?
State lavorando su di essa?
L'esperienza clinica insegna che il rischio di ricadute e riacutizzazione dei sintomi è alto, quando non si agisce su ciò che provoca il malessere.
Il fatto che lei abbia una reazione così forte ("sonnolenza, forte nausea con vomito e cefalea") ogni volta che "si espone", cioè fa qualcosa che va al di là della routine, fa pensare che almeno per il momento stia semplicemente contenendo la sua ansia nelle situazioni che le sono più familiari o che la mettono meno a disagio, magari riuscendo ad affrontarle, ma "con grande fatica".
Per tornare al suo quesito iniziale, non è affatto "normale avere ansia ossia paura della paura prima di un'esposizione", affrontare poi con relativa calma la situazione temuta per poi "pagarla" con "ansia, nausea, vomito e sonnolenza" il giorno dopo -
anzi, a partire dalla sera stessa.
Se lei sente forte ansia prima dell'evento che le fa paura, si "congela" da questo punto di vista durante il suo svolgimento e subito dopo sta così male (arrivare al vomito non è una manifestazione di disagio da poco), significa che per qualche motivo riesce a "tenere" finchè dura la situazione ansiogena e che, subito dopo, scarica tutta l'enorme tensione che ha accumulato in quelle ore.
Ovviamente una persona che non soffre di ansia non vivrebbe come "normale" tutto questo e non lo chiederebbe nemmeno; solitamente però anche chi è ansioso, ma riesce lo stesso a fare certe cose, al termine è al limite stanco perchè è stato comunque in tensione, ma non arriva a vomitare.
In questo senso non sottovaluterei affatto la sua sintomatologia e nemmeno la possibilità di ricorrere ad un farmaco, anche in dosi basse, che le consenta di abbattere lo stato di tensione che probabilmente è presente anche quando lei non lo percepisce come tale.
[#4]
Utente
La ringrazio tantissimo per il suo parere. La mia ansia deriva dalla paura di avere un attacco di panico. Dal primo che ebbi anni fa, nonostante prima la cura farmacologica, poi la TCC, quando devo fare cose diverse dalla mia routine, ho il terrore di avere un attacco di panico. Sono traumatizzata dal primo che ebbi anche se non fu "da pronto soccorso".. lo gestii abbastanza bene.. Ma da allora ho sviluppato questa ansia generalizzata che soprattutto alla vigilia di avvenimenti come vacanze, viaggi, spostamenti, mi fa fare le cose con ansia, paura.. e dopo spesso avverto problemi digestivi inappetenza nausea vomito cefalee e forte sonnolenza per 2 o 3 gg. Non sempre. Io sono convinta siano sintomo di ansia. Il medico mi disse che erano virus gastrointestinali..e infatti sono sempre accompagnati da febbre 37/37.5..Ma resto convinta siano sintomi dell'ansia perchè guarda caso avvengono spesso subito prima o dopo uno spostamento o viaggio..
Sono sintomi da nevrosi? In un mio post chiedevo il significato o le differenze tra ansia e nevrosi in quanto il mio psichiatra mi tranquillizzò dicendomi che la mia è solo una nevrosi, ansia, e che sarebbe passata da sola continuando ad espormi e a fare tutto con serenità.
Ma non è facile!
La ringrazio.
Sono sintomi da nevrosi? In un mio post chiedevo il significato o le differenze tra ansia e nevrosi in quanto il mio psichiatra mi tranquillizzò dicendomi che la mia è solo una nevrosi, ansia, e che sarebbe passata da sola continuando ad espormi e a fare tutto con serenità.
Ma non è facile!
La ringrazio.
[#5]
Se le succede la maggior parte delle volte mi sembra improbabile che quasi puntualmente, prima di una partenza, lei entri in contatto con virus gastrointestinali!
Non posso davvero condividere quanto le ha detto lo psichiatra perchè non ha alcun senso:
" il mio psichiatra mi tranquillizzò dicendomi che la mia è solo una nevrosi, ansia, e che sarebbe passata da sola continuando ad espormi e a fare tutto con serenità".
Come fa una persona ansiosa a "fare tutto con serenità"? Sarebbe come chiedere a chi ha una gamba fratturata di continuare a svolgere "serenamente" le quotidiane sessioni di jogging nel parco.
Questo equivarrebbe anche a dire a una persona che non sa stare a galla che, a forza di buttarsi "serenamente" in acqua alta, grazie al suo istinto di sopravvivenza imparerà a galleggiare e magari anche a nuotare...non so se mi spiego.
L'ansia non passa affatto da sola ed esporsi a situazioni che possono mettere in crisi solo per "abituarsi" ad esse non porta proprio a nulla, se non a rischiare di collezionare brutti momenti e di stare alla fine ancora peggio.
Mi meraviglio che le abbia detto questo e che abbia svilito così il suo problema e le sue difficoltà.
Anche l'utilizzo del termine "nevrosi", piuttosto desueto per la clinica psichiatrica contemporanea, è stato inappropriato nel senso che è stato impiegato come sinonimo di "cosa da nulla".
La nevrosi e la psicosi sono state categorizzate da Freud come forme differenti di disagio psichico, sempre di origine conflittuale e inconscia: la differenza sostanziale è che nella nevrosi il cosiddetto "esame di realtà" è conservato, mentre nella psicosi il soggetto non distingue la realtà dalle produzioni e proiezioni del suo inconscio (e da qui nascono allucinazioni, deliri e tutti gli altri sintomi psicotici).
Anche seguendo queste categorie dire che un ansioso è nevrotico è come dire che l'acqua è bagnata (perchè chiaramente non stiamo parlando di una persona che delira o ha allucinazioni), ma non significa affatto che le nevrosi scompaiano da sole o con un piccolo sforzo di volontà.
Come le dicevo, se non si individua il conflitto latente che dà origine ai sintomi è ben difficile pensare di superarli definitivamente e di non vederli riapparire in seguito.
Non posso davvero condividere quanto le ha detto lo psichiatra perchè non ha alcun senso:
" il mio psichiatra mi tranquillizzò dicendomi che la mia è solo una nevrosi, ansia, e che sarebbe passata da sola continuando ad espormi e a fare tutto con serenità".
Come fa una persona ansiosa a "fare tutto con serenità"? Sarebbe come chiedere a chi ha una gamba fratturata di continuare a svolgere "serenamente" le quotidiane sessioni di jogging nel parco.
Questo equivarrebbe anche a dire a una persona che non sa stare a galla che, a forza di buttarsi "serenamente" in acqua alta, grazie al suo istinto di sopravvivenza imparerà a galleggiare e magari anche a nuotare...non so se mi spiego.
L'ansia non passa affatto da sola ed esporsi a situazioni che possono mettere in crisi solo per "abituarsi" ad esse non porta proprio a nulla, se non a rischiare di collezionare brutti momenti e di stare alla fine ancora peggio.
Mi meraviglio che le abbia detto questo e che abbia svilito così il suo problema e le sue difficoltà.
Anche l'utilizzo del termine "nevrosi", piuttosto desueto per la clinica psichiatrica contemporanea, è stato inappropriato nel senso che è stato impiegato come sinonimo di "cosa da nulla".
La nevrosi e la psicosi sono state categorizzate da Freud come forme differenti di disagio psichico, sempre di origine conflittuale e inconscia: la differenza sostanziale è che nella nevrosi il cosiddetto "esame di realtà" è conservato, mentre nella psicosi il soggetto non distingue la realtà dalle produzioni e proiezioni del suo inconscio (e da qui nascono allucinazioni, deliri e tutti gli altri sintomi psicotici).
Anche seguendo queste categorie dire che un ansioso è nevrotico è come dire che l'acqua è bagnata (perchè chiaramente non stiamo parlando di una persona che delira o ha allucinazioni), ma non significa affatto che le nevrosi scompaiano da sole o con un piccolo sforzo di volontà.
Come le dicevo, se non si individua il conflitto latente che dà origine ai sintomi è ben difficile pensare di superarli definitivamente e di non vederli riapparire in seguito.
[#7]
In poche parole nelle nevrosi l'angoscia può emergere come ansia o incanalarsi in altri sintomi, magari corporei, ma rimane sempre intatto il contatto con la realtà e la capacità di distinguere mondo interno e mondo esterno, che lo psicotico invece perde..
Se vuole una spiegazione più esaustiva la può trovare qui:
http://www.lilianamatteucci.it/le_nevrosi_dansia.html
Il primo attacco di panico è stato causato da *qualcosa* e poi, a sua volta, le ha fatto venire la paura di averne altri, come accade puntualmente in questi casi.
L'ansia anticipatoria che sopraggiunge dopo la prima crisi è frequentissima e si somma all'angoscia che ha portato alla rottura dell'equilibrio e al primo attacco di panico, ma non è la causa del problema.
L'origine prima del malessere è ciò che ha portato al primo attacco, e immagino che non l'abbiate individuato.
Se vuole una spiegazione più esaustiva la può trovare qui:
http://www.lilianamatteucci.it/le_nevrosi_dansia.html
Il primo attacco di panico è stato causato da *qualcosa* e poi, a sua volta, le ha fatto venire la paura di averne altri, come accade puntualmente in questi casi.
L'ansia anticipatoria che sopraggiunge dopo la prima crisi è frequentissima e si somma all'angoscia che ha portato alla rottura dell'equilibrio e al primo attacco di panico, ma non è la causa del problema.
L'origine prima del malessere è ciò che ha portato al primo attacco, e immagino che non l'abbiate individuato.
[#8]
Utente
Ora capisco. La ringrazio tanto per la sua spiegazione esaustiva.Quindi la nevrosi è sinonimo di ansia. Sono la stessa cosa praticamente. E allora a cosa serve dire nevrosi e ansia faceva prima a dire disturbo di ansia generalizzato!
E questa ansia ha causato il mio primo attacco di panico. E questa ansia ha un origine.
Ma perchè il mio p. dice che non è importante scoprire la causa ma superare l'ansia? Che nel caso di ansia e panico non serve l'analisi ma la TCC?
La ringrazio tantissimo!
E questa ansia ha causato il mio primo attacco di panico. E questa ansia ha un origine.
Ma perchè il mio p. dice che non è importante scoprire la causa ma superare l'ansia? Che nel caso di ansia e panico non serve l'analisi ma la TCC?
La ringrazio tantissimo!
[#9]
Sono punti di vista.
Consideri che a volte i medici sono propensi a consigliare la TCC perchè è un tipo di trattamento basato su esercizi e indicazioni pratiche e quindi è più vicino al trattamento di tipo medico rispetto alle psicoterapie "del profondo", che non sono un tipo di percorso consigliato da chi non ne conosce davvero presupposti e funzionamento.
Personalmente ho visto molte volte trattamenti focalizzati solo sul sintomo, che non considerano le cause del problema, dare risultati nel breve periodo: questi risultati però in seguito - magari a distanza di anni - a volte si dissolvono lasciando riemergere il malessere, proprio perchè non ci si è preoccupati di cosa lo provochi.
Può leggere questo articolo sull'argomento:
http://www.serviziodipsicologia.it/curare-lansia-generalizzata-quale-psicoterapia-e-migliore/
Consideri che a volte i medici sono propensi a consigliare la TCC perchè è un tipo di trattamento basato su esercizi e indicazioni pratiche e quindi è più vicino al trattamento di tipo medico rispetto alle psicoterapie "del profondo", che non sono un tipo di percorso consigliato da chi non ne conosce davvero presupposti e funzionamento.
Personalmente ho visto molte volte trattamenti focalizzati solo sul sintomo, che non considerano le cause del problema, dare risultati nel breve periodo: questi risultati però in seguito - magari a distanza di anni - a volte si dissolvono lasciando riemergere il malessere, proprio perchè non ci si è preoccupati di cosa lo provochi.
Può leggere questo articolo sull'argomento:
http://www.serviziodipsicologia.it/curare-lansia-generalizzata-quale-psicoterapia-e-migliore/
[#12]
Utente
Guardi è davvero interessante il suo punto di vista anche se ho qualche perplessità sul discorso analitico. Io stessa provai qualche seduta da una psichiatra che era anche psicoterapeuta per una psicoterapia analitica. Personalmente stavo sempre peggio.. È quasi impossibile scovare le LE cause che danno origine ad ansia e panico. Può essere un lutto, un avvenimento bellissimo, un avvenimento bruttissimo o tutte queste cose assieme. Diventerei matta seduta dopo seduta andara a scavare nel passato e sicuramente non penserei ad altro tutto il giorno.
Onestamente trovo la TCC la migliore per ora se devo guardare i fatti e lo dico avendo provato cura farmacologica per anni (meno male che l'ho fatta per anni e al primo attacco di panico perchè li ha curati bene e da allora non ne ho più avuti), psicoterapia analitica ed ora TCC. Personalmente penso che uno psicoterapeuta sia fondamentale nella cura di ansia e panico (dopo/con cura farmacologica) perchè le cause alcune le conosciamo, altre no. Ma saper gestire l'ansia, non averne paura, pensare ad altro, esporsi fino a quando non capiamo che non c'è nessun pericolo, rimangono a mio avviso le uniche vie per superarli. E non è la stessa cosa, mi permetta, che buttare una persona che non sa nuotare in acqua perchè in quel caso il pericolo sussiterebbe. Cosa contraria a mio avviso nell'esposizione che serve appunto a far toccare con mano che il pericolo NON ESISTE.
La ringrazio tanto per i suoi gentili pareri che condivido, anche se in parte.
Un cordiale saluto
Onestamente trovo la TCC la migliore per ora se devo guardare i fatti e lo dico avendo provato cura farmacologica per anni (meno male che l'ho fatta per anni e al primo attacco di panico perchè li ha curati bene e da allora non ne ho più avuti), psicoterapia analitica ed ora TCC. Personalmente penso che uno psicoterapeuta sia fondamentale nella cura di ansia e panico (dopo/con cura farmacologica) perchè le cause alcune le conosciamo, altre no. Ma saper gestire l'ansia, non averne paura, pensare ad altro, esporsi fino a quando non capiamo che non c'è nessun pericolo, rimangono a mio avviso le uniche vie per superarli. E non è la stessa cosa, mi permetta, che buttare una persona che non sa nuotare in acqua perchè in quel caso il pericolo sussiterebbe. Cosa contraria a mio avviso nell'esposizione che serve appunto a far toccare con mano che il pericolo NON ESISTE.
La ringrazio tanto per i suoi gentili pareri che condivido, anche se in parte.
Un cordiale saluto
[#13]
D'altro canto se l'ansia si supera debellandone le cause (le assicuro che sono sia individuabili, sia superabili) non c'è più il problema di gestirla, perchè il problema non si pone.
E' probabile che quella sua esperienza con una psichiatra sia stata negativa non tanto a causa del tipo di approccio, quanto del fatto che non era una psicologa e che magari non aveva nemmeno effettuato un percorso di formazione come quello che viene richiesto agli psicologi per esercitare in ambito psicoterapeutico.
Deve infatti sapere che in Italia un medico che si specializzi in Psichiatria ha automaticamente anche il titolo di psicoterapeuta, nonostante non abbia affatto seguito una formazione quadriennale in Psicoterapia come richiesto agli psicologi per acquisire il titolo.
Nella mia esperienza sono davvero pochissimi i medici psichiatri che, avendo già il titolo di psicoterapeuta, spendono tempo e soldi per frequentare una Scuola di Psicoterapia.
Sono sicura che con uno psicologo specializzato in psicoterapia psicoanalitica le cose sarebbero andate diversamente.
Per quanto riguarda le "esposizioni" all'oggetto ansiogeno, tipiche della terapia comportamentale, funzionerebbero se il convincimento circa l'innocuità di un certo oggetto fosse sufficiente a dissolvere la paura e quindi le emozioni.
In realtà quasi mai avviene questo, o se avviene si accompagna spesso ad uno spostamento dell'angoscia su altri oggetti (ad es. posso non avere più paura dei cani, ma comincerò a preoccuparmi di non aver chiuso la porta di casa dopo essere uscita).
Del resto lei stessa ci ha scritto perchè sta male prima dell'"esposizione" e malissimo dopo.
Durante l'esposizione riesce a "tenere", ma questa tenuta implica un accumulo di tensione che si sfoga in seguito per giorni con una sintomatologia notevole.
Come vede, quindi, essere rimasta calma durante l'esposizione non le ha fatto proprio superare l'ansia, ma l'ha semplicemente moltiplicata e rimandata a qualche ora dopo e non l'ha affatto rassicurata.
Il mio esempio circa la persona buttata in acqua vale tranquillamente anche se fosse buttata dove l'acqua non è così alta da non toccare il fondo, ma da arrivare alla gola: se quella persona non sa nuotare e ne ha paura "schizzerà" fuori in preda al panico pur sapendo che non può annegare.
Se bastasse convincersi che qualcosa non è davvero pericoloso per non averne paura tutto sarebbe molto più semplice di come sia in realtà, ma la maggior parte degli ansiosi e dei fobici sa già benissimo, razionalmente, che ciò di cui ha paura non è nulla di realmente mortale o rischioso.
Le emozioni (e l'inconscio) però sono su un altro piano.
Ad ogni modo sta a lei valutare quanto il percorso che ha intrapreso sia risolutivo (il che non significa rassegnarsi ad avere l'ansia e "gestirla", ma non averla più).
Le auguro che lo sia, ma se non lo fosse tenga presente che esistono delle alternative.
Un caro saluto,
E' probabile che quella sua esperienza con una psichiatra sia stata negativa non tanto a causa del tipo di approccio, quanto del fatto che non era una psicologa e che magari non aveva nemmeno effettuato un percorso di formazione come quello che viene richiesto agli psicologi per esercitare in ambito psicoterapeutico.
Deve infatti sapere che in Italia un medico che si specializzi in Psichiatria ha automaticamente anche il titolo di psicoterapeuta, nonostante non abbia affatto seguito una formazione quadriennale in Psicoterapia come richiesto agli psicologi per acquisire il titolo.
Nella mia esperienza sono davvero pochissimi i medici psichiatri che, avendo già il titolo di psicoterapeuta, spendono tempo e soldi per frequentare una Scuola di Psicoterapia.
Sono sicura che con uno psicologo specializzato in psicoterapia psicoanalitica le cose sarebbero andate diversamente.
Per quanto riguarda le "esposizioni" all'oggetto ansiogeno, tipiche della terapia comportamentale, funzionerebbero se il convincimento circa l'innocuità di un certo oggetto fosse sufficiente a dissolvere la paura e quindi le emozioni.
In realtà quasi mai avviene questo, o se avviene si accompagna spesso ad uno spostamento dell'angoscia su altri oggetti (ad es. posso non avere più paura dei cani, ma comincerò a preoccuparmi di non aver chiuso la porta di casa dopo essere uscita).
Del resto lei stessa ci ha scritto perchè sta male prima dell'"esposizione" e malissimo dopo.
Durante l'esposizione riesce a "tenere", ma questa tenuta implica un accumulo di tensione che si sfoga in seguito per giorni con una sintomatologia notevole.
Come vede, quindi, essere rimasta calma durante l'esposizione non le ha fatto proprio superare l'ansia, ma l'ha semplicemente moltiplicata e rimandata a qualche ora dopo e non l'ha affatto rassicurata.
Il mio esempio circa la persona buttata in acqua vale tranquillamente anche se fosse buttata dove l'acqua non è così alta da non toccare il fondo, ma da arrivare alla gola: se quella persona non sa nuotare e ne ha paura "schizzerà" fuori in preda al panico pur sapendo che non può annegare.
Se bastasse convincersi che qualcosa non è davvero pericoloso per non averne paura tutto sarebbe molto più semplice di come sia in realtà, ma la maggior parte degli ansiosi e dei fobici sa già benissimo, razionalmente, che ciò di cui ha paura non è nulla di realmente mortale o rischioso.
Le emozioni (e l'inconscio) però sono su un altro piano.
Ad ogni modo sta a lei valutare quanto il percorso che ha intrapreso sia risolutivo (il che non significa rassegnarsi ad avere l'ansia e "gestirla", ma non averla più).
Le auguro che lo sia, ma se non lo fosse tenga presente che esistono delle alternative.
Un caro saluto,
[#14]
Utente
La ringrazio tanto per la sua cortese risposta. Le sue risposte sono state per me spunto di riflessione.
Rimango come scritto in precedenza d'accordo su alcuni punti ma, per mia esperienza personale, non su altri vivendo l'ansia in prima persona.
E l'ansia se c'è si sente eccome e non si "congela" e non si tiene a bada per poi esplodere dopo. Sarebbero risolti molti problemi se fosse cosi, "a comando"; sarebbe slpendido!
Il fatto è che ho passato una giornata stupenda e delle bellissime vacanze. E penso, a distanza di 3 gg, di aver contratto realmente un virus gastro intestinale in quanto ho avuto leggera febbre e non ero per niente ansiosa. Anzi stanchezza, inappetenza, senso di pienezza, sonnolenza (mi addormentavo in auto in autostrada al ritorno.. )nausea vomito e dissenteria. Inoltre sono nel periodo di ovulazione ed ogni mese prima del ciclo e/o durante l ovulazione sto male di stomaco. L'unico mio "errore" è stato, secondo me, cadere nella paura della paura, ossia al primo sintomo, interpretarlo subito come ansia e panico.. e da li autoalimentarlo con la paura. Questo lo penso dopo aver analizzato ogni cosa e sensazione che ho provato.. nulla di piu o di meno di altri giorni per cui anche a detta di mio marito.. che mi conosce molto bene siamo sposati da 10 anni, secondo lui non è ansia perchè mi sentivo bene! Certo un filo di paura della paura.. ma svanita subito... poi in vacanza si è spensierati.. per cui penso che alla base ci sia stato un problema più "fisico" che psicologico, diciamo :-)
Un cordiale saluto e ancora mille grazie!
Rimango come scritto in precedenza d'accordo su alcuni punti ma, per mia esperienza personale, non su altri vivendo l'ansia in prima persona.
E l'ansia se c'è si sente eccome e non si "congela" e non si tiene a bada per poi esplodere dopo. Sarebbero risolti molti problemi se fosse cosi, "a comando"; sarebbe slpendido!
Il fatto è che ho passato una giornata stupenda e delle bellissime vacanze. E penso, a distanza di 3 gg, di aver contratto realmente un virus gastro intestinale in quanto ho avuto leggera febbre e non ero per niente ansiosa. Anzi stanchezza, inappetenza, senso di pienezza, sonnolenza (mi addormentavo in auto in autostrada al ritorno.. )nausea vomito e dissenteria. Inoltre sono nel periodo di ovulazione ed ogni mese prima del ciclo e/o durante l ovulazione sto male di stomaco. L'unico mio "errore" è stato, secondo me, cadere nella paura della paura, ossia al primo sintomo, interpretarlo subito come ansia e panico.. e da li autoalimentarlo con la paura. Questo lo penso dopo aver analizzato ogni cosa e sensazione che ho provato.. nulla di piu o di meno di altri giorni per cui anche a detta di mio marito.. che mi conosce molto bene siamo sposati da 10 anni, secondo lui non è ansia perchè mi sentivo bene! Certo un filo di paura della paura.. ma svanita subito... poi in vacanza si è spensierati.. per cui penso che alla base ci sia stato un problema più "fisico" che psicologico, diciamo :-)
Un cordiale saluto e ancora mille grazie!
Questo consulto ha ricevuto 15 risposte e 2.4k visite dal 05/08/2017.
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Approfondimento su Ansia
Cos'è l'ansia? Tipologie dei disturbi d'ansia, sintomi fisici, cognitivi e comportamentali, prevenzione, diagnosi e cure possibili con psicoterapia o farmaci.