Problemi con la mia personalità. Timidezza e introversione
Salve, di seguito descrivo la mia situazione: fin da piccolo ho sempre avuto scarse "capacità sociali" e in un certo senso anche timore di instaurare rapporti con gli altri. Ho cercato di capire la causa di questa mia incapacità (che ha compromesso la mia carriera universitaria e lavorativa), ma non ci sono riuscito. Descrivendo in breve la mia storia:
Da piccolo ero un bambino vivace, ma immaturo e soprattutto ingenuo rispetto ai miei coetanei. Al liceo è cambiato solo il fatto che non ero più "vivace" ma "timido", continuavo ad essere (e ad essere reputato) immaturo e ingenuo ma tendevo a isolarmi perché stavo meglio da solo e non davo peso alla cosa. Dai 16 fino ai 22 anni nel tempo libero stavo chiuso in casa tra studio e computer (dove vivevo una pseudo vita sociale su videogame online) fino a quando non mi sono reso conto (complice l' innamoramento di una ragazza conosciuta lì) che avevo buttato la mia vita fino ad allora. La delusione che ho avuto quando a causa della mia "stupidità sociale" non sono riuscito ad andare oltre l' amicizia, e il periodo di malinconia e riflessione vissuti poco dopo mi hanno spinto a cominciare a uscire e frequentare la comitiva di mio fratello. I 23 e 24 anni li ho passati "fingendomi" estroverso e sicuro di me (come mio fratello, di fatto tendevo a imitare il suo modo di essere, senza successo), soffrendo internamente quando nessuno mostrava interesse verso di me, in questo periodo mi sono forzato di fare un sacco di cose che in realtà non volevo fare. Mi sono unito a diversi gruppi universitari creati per uscire, ma 3 di questi ho finito per abbandonarli perché il malessere che provavo a stare con gli altri prendeva il sopravvento e non uscivo né interagivo più. Nel quarto sono stato addirittura preso di mira e preso in giro per il fatto che non riuscivo a rispondere alle provocazioni e a causa dell' estremo disagio ero anche troppo accondiscendente, questo solo di presenza, quando ero in chat seppur mantenendo l' enorme difficoltà a rispondere in tempo reale alle provocazioni riuscivo almeno ad arrabbiarmi e a cercare di farmi rispettare, finché non sono uscito dopo l' ennesima lite.
Ora, a 25 anni, mi ritengo più razionale e consapevole dei miei difetti, ma mi trovo di fronte a un paradosso. Da una parte penso che il problema di base sia una personalità troppo introversa, ma dall' altra non mi ritengo un tipo di poche parole, anzi il contrario, solo che col 99% delle persone sono come paralizzato.
Da piccolo ero un bambino vivace, ma immaturo e soprattutto ingenuo rispetto ai miei coetanei. Al liceo è cambiato solo il fatto che non ero più "vivace" ma "timido", continuavo ad essere (e ad essere reputato) immaturo e ingenuo ma tendevo a isolarmi perché stavo meglio da solo e non davo peso alla cosa. Dai 16 fino ai 22 anni nel tempo libero stavo chiuso in casa tra studio e computer (dove vivevo una pseudo vita sociale su videogame online) fino a quando non mi sono reso conto (complice l' innamoramento di una ragazza conosciuta lì) che avevo buttato la mia vita fino ad allora. La delusione che ho avuto quando a causa della mia "stupidità sociale" non sono riuscito ad andare oltre l' amicizia, e il periodo di malinconia e riflessione vissuti poco dopo mi hanno spinto a cominciare a uscire e frequentare la comitiva di mio fratello. I 23 e 24 anni li ho passati "fingendomi" estroverso e sicuro di me (come mio fratello, di fatto tendevo a imitare il suo modo di essere, senza successo), soffrendo internamente quando nessuno mostrava interesse verso di me, in questo periodo mi sono forzato di fare un sacco di cose che in realtà non volevo fare. Mi sono unito a diversi gruppi universitari creati per uscire, ma 3 di questi ho finito per abbandonarli perché il malessere che provavo a stare con gli altri prendeva il sopravvento e non uscivo né interagivo più. Nel quarto sono stato addirittura preso di mira e preso in giro per il fatto che non riuscivo a rispondere alle provocazioni e a causa dell' estremo disagio ero anche troppo accondiscendente, questo solo di presenza, quando ero in chat seppur mantenendo l' enorme difficoltà a rispondere in tempo reale alle provocazioni riuscivo almeno ad arrabbiarmi e a cercare di farmi rispettare, finché non sono uscito dopo l' ennesima lite.
Ora, a 25 anni, mi ritengo più razionale e consapevole dei miei difetti, ma mi trovo di fronte a un paradosso. Da una parte penso che il problema di base sia una personalità troppo introversa, ma dall' altra non mi ritengo un tipo di poche parole, anzi il contrario, solo che col 99% delle persone sono come paralizzato.
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Gentile Utente,
la timidezza di per sé non è da considerarsi per forza come un difetto, ma ha anche tanti lati positivi:
http://www.serviziodipsicologia.it/timidezza-non-difetto-ma-punto-di-forza/
Il punto è che non sappiamo se la sua sia semplice timidezza o piuttosto una difficoltà relazionale dovuta a un disturbo psichico.
Leggendo i suoi precedenti consulti in Psichiatria vedo che sta assumendo diversi psicofarmaci da diverso tempo e le chiedo quindi se in fin dei conti, dopo i vari cambiamenti di terapia, ha trovato una combinazione di farmaci che le dà dei benefici.
Ha poi ricevuto una diagnosi precisa?
In precedenza ha parlato di ansia e depressione, ma non ha specificato se le è stato comunicato che soffre di un disturbo in particolare, magari legato alla sfera del rapporto con gli altri.
Oltre ai farmaci non le è mai stata consigliata una terapia psicologica?
la timidezza di per sé non è da considerarsi per forza come un difetto, ma ha anche tanti lati positivi:
http://www.serviziodipsicologia.it/timidezza-non-difetto-ma-punto-di-forza/
Il punto è che non sappiamo se la sua sia semplice timidezza o piuttosto una difficoltà relazionale dovuta a un disturbo psichico.
Leggendo i suoi precedenti consulti in Psichiatria vedo che sta assumendo diversi psicofarmaci da diverso tempo e le chiedo quindi se in fin dei conti, dopo i vari cambiamenti di terapia, ha trovato una combinazione di farmaci che le dà dei benefici.
Ha poi ricevuto una diagnosi precisa?
In precedenza ha parlato di ansia e depressione, ma non ha specificato se le è stato comunicato che soffre di un disturbo in particolare, magari legato alla sfera del rapporto con gli altri.
Oltre ai farmaci non le è mai stata consigliata una terapia psicologica?
Dr.ssa Flavia Massaro, psicologa a Milano e Mariano C.se
www.serviziodipsicologia.it
[#2]
Utente
Dr.ssa Flavia Massaro, anzitutto la ringrazio per l' interessamento. Per quanto riguarda la terapia prendo 20 mg di vortioxetina al giorno, iniziata a maggio ma portata al dosaggio massimo solo da luglio (ho cominciato a stare meglio solo da quando prendo il dosaggio massimo). La diagnosi, prima di essere seguito dallo psichiatra da cui vado attualmente, era di depressione maggiore e disturbo di panico (che ho risolto con la precedente terapia), che finora hanno "oscurato" i miei problemi e disagi relazionali. Con l' attuale terapia sto in generale meglio, ma continuo a convivere con questo disagio sociale che tende a farmi ricadere in depressione, o comunque a non uscirne del tutto. Per quanto riguarda la terapia psicologica non mi è mai stata consigliata.
Io penso che la mia sia una timidezza patologica, ma che il problema non sia solo quello, anche nelle rare occasioni in cui non mi preoccupo dei giudizi altrui, ho difficoltà ad esprimere adeguatamente i miei pareri e le mie emozioni. A volte, quando sono in chat con qualcuno ad esempio, mi devo sforzare per chiedermi "cosa provo in questo momento" e reagire di conseguenza, un processo macchinoso che dovrebbe venirmi spontaneo.
Io penso che la mia sia una timidezza patologica, ma che il problema non sia solo quello, anche nelle rare occasioni in cui non mi preoccupo dei giudizi altrui, ho difficoltà ad esprimere adeguatamente i miei pareri e le mie emozioni. A volte, quando sono in chat con qualcuno ad esempio, mi devo sforzare per chiedermi "cosa provo in questo momento" e reagire di conseguenza, un processo macchinoso che dovrebbe venirmi spontaneo.
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Quindi implicitamente le ha detto che ha un disturbo dell'umore con ansia.
Per quanto riguarda il ricorso ad uno psicologo, non ci ha mai pensato?
Se i farmaci possono essere utili sotto certi aspetti, sulle questioni strettamente psicologiche è comunque necessario effettuare un diverso tipo di intervento, se si vuole cambiare e migliorare.
Per quanto riguarda il ricorso ad uno psicologo, non ci ha mai pensato?
Se i farmaci possono essere utili sotto certi aspetti, sulle questioni strettamente psicologiche è comunque necessario effettuare un diverso tipo di intervento, se si vuole cambiare e migliorare.
Questo consulto ha ricevuto 5 risposte e 3.7k visite dal 05/08/2017.
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