Alienazione
Gentile dottore,
Scrivo per chiedere un parere in merito ad un problema che affligge la mia psiche da tempo.
Periodicamente, non so identificare con esattezza l'intervallo di tempo nell'arco dell'anno, avverto sensi di solitudine incolmabile che cerco di compensare innamorandomi di personaggi immaginari.
Soffro di questo problema fin da quando avevo 12 anni. Non ho mai avuto modo di vivere relazioni (sentimentali e sessuali) pienamente soddisfacenti, mi sono spesso rifugiata (a partire dai 15 anni) nell'illusorio conforto che mi veniva procurato da storie d'amore virtuali (attraverso giochi di ruolo, e dunque senza mai assumere la mia reale identità).
Il rapporto con me stessa non è mai stato sereno, mi sono sempre percepita imperfetta e inadeguata e ho cercato a mio modo di isolare questi tratti della mia persona appunto creandomi dimensioni immaginarie (le storie virtuali) in cui trovare una forma di compensazione emotiva. Ho avuto storie reali a partire dai 17 anni, insoddisfacenti e sofferte, come ho evidenziato prima. Da poco mi sono innamorata nuovamente di un personaggio immaginario, e soffro perché pur desiderando la sua presenza so che non esiste.
A volte vorrei poter aver potere sui miei sogni per decidere di sognarlo, mi sentirei meno afflitta dalla realtà.
Al momento vivo una relazione reale, ma ricca di timori legati al futuro (paura di essere abbandonata, paura di trovarmi imposte scelte del partner che non voglio realizzare). Cosa posso fare?
Scrivo per chiedere un parere in merito ad un problema che affligge la mia psiche da tempo.
Periodicamente, non so identificare con esattezza l'intervallo di tempo nell'arco dell'anno, avverto sensi di solitudine incolmabile che cerco di compensare innamorandomi di personaggi immaginari.
Soffro di questo problema fin da quando avevo 12 anni. Non ho mai avuto modo di vivere relazioni (sentimentali e sessuali) pienamente soddisfacenti, mi sono spesso rifugiata (a partire dai 15 anni) nell'illusorio conforto che mi veniva procurato da storie d'amore virtuali (attraverso giochi di ruolo, e dunque senza mai assumere la mia reale identità).
Il rapporto con me stessa non è mai stato sereno, mi sono sempre percepita imperfetta e inadeguata e ho cercato a mio modo di isolare questi tratti della mia persona appunto creandomi dimensioni immaginarie (le storie virtuali) in cui trovare una forma di compensazione emotiva. Ho avuto storie reali a partire dai 17 anni, insoddisfacenti e sofferte, come ho evidenziato prima. Da poco mi sono innamorata nuovamente di un personaggio immaginario, e soffro perché pur desiderando la sua presenza so che non esiste.
A volte vorrei poter aver potere sui miei sogni per decidere di sognarlo, mi sentirei meno afflitta dalla realtà.
Al momento vivo una relazione reale, ma ricca di timori legati al futuro (paura di essere abbandonata, paura di trovarmi imposte scelte del partner che non voglio realizzare). Cosa posso fare?
[#1]
Cara Utente,
lei è ben consapevole del fatto che le sue relazioni immaginarie non sono altro che uno strumento che utilizza nel tentativo di compensare aspetti insoddisfacenti di una realtà relazionale per lei difficile da affrontare in chiave positiva, liberandosi dai timori di essere abbandonata, prevaricata, delusa.
Un partner immaginario le dà sicurezza perchè lo può plasmare a suo piacimento e non la abbandonerà mai, ma non sarà nemmeno mai davvero al suo fianco, ovviamente.
Che rapporto ha con i suoi genitori?
Che tipo di persone sono?
Durante la sua crescita si è sentita sola e abbandonata a sè stessa?
Si rifugiava molto nella fantasia anche da bambina?
lei è ben consapevole del fatto che le sue relazioni immaginarie non sono altro che uno strumento che utilizza nel tentativo di compensare aspetti insoddisfacenti di una realtà relazionale per lei difficile da affrontare in chiave positiva, liberandosi dai timori di essere abbandonata, prevaricata, delusa.
Un partner immaginario le dà sicurezza perchè lo può plasmare a suo piacimento e non la abbandonerà mai, ma non sarà nemmeno mai davvero al suo fianco, ovviamente.
Che rapporto ha con i suoi genitori?
Che tipo di persone sono?
Durante la sua crescita si è sentita sola e abbandonata a sè stessa?
Si rifugiava molto nella fantasia anche da bambina?
Dr.ssa Flavia Massaro, psicologa a Milano e Mariano C.se
www.serviziodipsicologia.it
[#2]
Utente
Gentile dottoressa,
La ringrazio per la pronta e chiara risposta.
Rispondo subito alle sue domande dicendole che con i miei genitori ho avuto un rapporto spesso deludente, sopratutto con mio padre. Ho ricevuto un'educazione molto rigida e sono sempre stata sottoposta a giudizi duri in merito alle mie capacità e alle mie ambizioni. Questo sgradevole aspetto del carattere dei miei genitori si è smussato una volta compiuti i 20 anni (quindi tardi, ora ne ho 24).
Durante la crescita mi sono sentita sola giusto in merito alle relazioni sentimentali, nel senso che tenevo nascosto ogni innamoramento o infatuazione che vivevo, perché temevo di venir giudicata o addirittura denigrata. Non ne parlavo con nessuno.
Da bambina mi rifugiavo molto nelle fantasie che mi costruivo, anche se avvertivo sofferenza perché mi rendevo comunque conto che la realtà era un'altra ma mi procuravano un, seppur illusorio, conforto.
La ringrazio per la pronta e chiara risposta.
Rispondo subito alle sue domande dicendole che con i miei genitori ho avuto un rapporto spesso deludente, sopratutto con mio padre. Ho ricevuto un'educazione molto rigida e sono sempre stata sottoposta a giudizi duri in merito alle mie capacità e alle mie ambizioni. Questo sgradevole aspetto del carattere dei miei genitori si è smussato una volta compiuti i 20 anni (quindi tardi, ora ne ho 24).
Durante la crescita mi sono sentita sola giusto in merito alle relazioni sentimentali, nel senso che tenevo nascosto ogni innamoramento o infatuazione che vivevo, perché temevo di venir giudicata o addirittura denigrata. Non ne parlavo con nessuno.
Da bambina mi rifugiavo molto nelle fantasie che mi costruivo, anche se avvertivo sofferenza perché mi rendevo comunque conto che la realtà era un'altra ma mi procuravano un, seppur illusorio, conforto.
[#3]
"Durante la crescita mi sono sentita sola giusto in merito alle relazioni sentimentali, nel senso che tenevo nascosto ogni innamoramento o infatuazione che vivevo, perché temevo di venir giudicata o addirittura denigrata. Non ne parlavo con nessuno."
Le storie che ha avuto dai 17 anni sono rimaste segrete?
Le storie che ha avuto dai 17 anni sono rimaste segrete?
[#6]
Utente
Esattamente, oltre alla disapprovazione familiare ho sempre voluto evitare anche il pettegolezzo (che solitamente nasce proprio per generare disapprovazione).
I miei genitori si sono sempre aspettati da parte mia totale disinteresse per le relazioni sentimentalmente serie, figurarsi per le scappatelle (mi impedivano di frequentare ambienti frequentati da ragazzi che potevano essere interessati a me, per timore che io potessi ricambiare e far nascere una storia - loro han sempre banalizzato le esigenze della mia sfera affettiva, motivo per cui ho sempre nascosto tutto -).
I miei genitori si sono sempre aspettati da parte mia totale disinteresse per le relazioni sentimentalmente serie, figurarsi per le scappatelle (mi impedivano di frequentare ambienti frequentati da ragazzi che potevano essere interessati a me, per timore che io potessi ricambiare e far nascere una storia - loro han sempre banalizzato le esigenze della mia sfera affettiva, motivo per cui ho sempre nascosto tutto -).
[#7]
"mi impedivano di frequentare ambienti frequentati da ragazzi che potevano essere interessati a me, per timore che io potessi ricambiare e far nascere una storia"
Questo mi sembra fondamentale e ha sicuramente a che fare con la sua fuga nella fantasia: sta semplicemente ubbidendo ai suoi, inventandosi un fidanzato immaginario e non trovandosi bene con quelli reali.
E' cresciuta avendo paura dei suoi genitori?
Questo mi sembra fondamentale e ha sicuramente a che fare con la sua fuga nella fantasia: sta semplicemente ubbidendo ai suoi, inventandosi un fidanzato immaginario e non trovandosi bene con quelli reali.
E' cresciuta avendo paura dei suoi genitori?
[#8]
Utente
Gentile dottoressa,
scusandomi per il ritardo nel risponderle arrivo subito al dunque: non ho mai temuto i miei genitori in sè ma il giudizio negativo dato a ciò che desideravo. Non ho mai sopportato l'idea di subire critiche (che mi sono spessissimo toccate in vita mia, in modo indebitamente feroce sotto altri aspetti) da parte di qualcuno che potesse disapprovare quel che facevo. Ciò che facevo e desideravo, per il semplice fatto che per me aveva un valore, doveva essere ritenuto lecito e addirittura giusto, finché non avrebbe danneggiato nessuno. Questo era ciò che ho sempre creduto e che esigevo, ma che tenevo per me preferendo la tranquillità, sapendo che purtroppo non sarebbe stato approvato qualcosa che avrebbe potuto generare litigi e conflitti (cose che voglio accuratamente evitare, mi infastidiscono). Mi piace l'idea di un mondo in cui solo io sono padrona di quel che desidero, scegliendo come vivere felice, senza ingerenze esterne.
La cosa che mi addolora immensamente è rendermi conto di come questo mondo non sia realizzabile. Amare un personaggio immaginario mi fa soffrire per questo, e anche per il fatto che non posso esistere nella sua dimensione.
scusandomi per il ritardo nel risponderle arrivo subito al dunque: non ho mai temuto i miei genitori in sè ma il giudizio negativo dato a ciò che desideravo. Non ho mai sopportato l'idea di subire critiche (che mi sono spessissimo toccate in vita mia, in modo indebitamente feroce sotto altri aspetti) da parte di qualcuno che potesse disapprovare quel che facevo. Ciò che facevo e desideravo, per il semplice fatto che per me aveva un valore, doveva essere ritenuto lecito e addirittura giusto, finché non avrebbe danneggiato nessuno. Questo era ciò che ho sempre creduto e che esigevo, ma che tenevo per me preferendo la tranquillità, sapendo che purtroppo non sarebbe stato approvato qualcosa che avrebbe potuto generare litigi e conflitti (cose che voglio accuratamente evitare, mi infastidiscono). Mi piace l'idea di un mondo in cui solo io sono padrona di quel che desidero, scegliendo come vivere felice, senza ingerenze esterne.
La cosa che mi addolora immensamente è rendermi conto di come questo mondo non sia realizzabile. Amare un personaggio immaginario mi fa soffrire per questo, e anche per il fatto che non posso esistere nella sua dimensione.
[#9]
La sua fuga nella fantasia ha quindi la funzione di proteggersi dalle critiche e da ingerenze esterne, ma questo è realizzabile anche avendo un fidanzato in carne e ossa: si tratta di gestire diversamente il rapporto con i suoi genitori (o con chi teme la possa criticare) e di dare meno importanza al loro parere.
Imparando a difendersi potrà insomma costruire una relazione reale appagante, senza essere più influenzata dal pensiero che i suoi o altri possano non approvare e intromettersi.
Considerando il suo vissuto e le limitazioni alle quali è stata sottoposta ha bisogno dell'aiuto di uno psicologo per riuscire a concretizzare questo cambiamento, perchè sarà necessario agire su percezioni e schemi mentali ormai consolidati - ma non per questo immutabili.
Imparando a difendersi potrà insomma costruire una relazione reale appagante, senza essere più influenzata dal pensiero che i suoi o altri possano non approvare e intromettersi.
Considerando il suo vissuto e le limitazioni alle quali è stata sottoposta ha bisogno dell'aiuto di uno psicologo per riuscire a concretizzare questo cambiamento, perchè sarà necessario agire su percezioni e schemi mentali ormai consolidati - ma non per questo immutabili.
Questo consulto ha ricevuto 9 risposte e 1.9k visite dal 03/08/2017.
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