Ho sbagliato tutto?
Buongiorno dottori,
spero di aver selezionato la categoria giusta per parlarvi del mio problema.
Ho iniziato da quasi un anno l'attività di praticantato in uno studio commercialistico. Mi trovo bene sia con i colleghi sia con il professionista con cui svolgo la pratica.
Il problema è nato in questi giorni proprio col professionista: mi ha "convocato" nel suo ufficio per farmi una ramanzina, dicendomi che dopo un anno certi errori non andrebbero più fatti, che il mio livello è basso rispetto ai livelli elevatissimi a cui lui vuole che si lavori, che forse la laurea che ho conseguito non è proprio quella adatta al percorso che ho intrapreso ma che la pratica serve proprio a colmare ciò che lo studio non insegna.
Io concordo con la sua idea di non dover più commettere rrrpri perché so che la maggior parte è per distrazione, non altro; non nascondo però che il discorso riguardante il livello di lavoro e la laurea conseguita mi hanno ferito profondamente, e mi hanno fatto dubitare di aver intrapreso la strada giusta.
A conclusione di tutto ciò è arrivata anche la convocazione a svolgere un test presso l'Ordine per vedere cosa abbiamo appreso dopo un anno e soprattutto se effettivamente nello studio lavoriamo o facciamo solo caffè e fotocopie. Mi ha creato non poco panico, perché mano mano le cose si imparano nella pratica, nella teoria non so ancora a memoria tutta la legislazione che c'è dietro, è questo mi spaventa e mi fa sentire incompetente, soprattutto per la reazione del mio capo nel caso in cui l'esito non fosse positivo.
E a lavoro adesso mi sembra di essere lo scemo dello studio, perché penso che i miei colleghi sanno fare tutto senza errori, senza esitazione, mentre io non sono così... Sto vivendo un momento davvero critico, in cui la mia autostima ha subito un duro colpo da cui ci andrà parecchio tempo prima che il pensiero delle parole sentite non faccia male.
Sto però cercando di vedere il lato positivo della situazione, ovvero che comunque sono ancora qui, posso dimostrare che ci tengo al lavoro che faccio e che valgo, che le parole che mi sono state dette le ho capite e sto cercando di migliorarmi. Non riesco però a non pensare che il discorso della laurea sia ingiusto, visto che nel CV era specificata, e che richiedere la perfezione ad un praticante dopo un anno, quando invece da altri il lavoro viene svolto da 20 anni, mi sembra esagerato.
Grazie per l'attenzione.
spero di aver selezionato la categoria giusta per parlarvi del mio problema.
Ho iniziato da quasi un anno l'attività di praticantato in uno studio commercialistico. Mi trovo bene sia con i colleghi sia con il professionista con cui svolgo la pratica.
Il problema è nato in questi giorni proprio col professionista: mi ha "convocato" nel suo ufficio per farmi una ramanzina, dicendomi che dopo un anno certi errori non andrebbero più fatti, che il mio livello è basso rispetto ai livelli elevatissimi a cui lui vuole che si lavori, che forse la laurea che ho conseguito non è proprio quella adatta al percorso che ho intrapreso ma che la pratica serve proprio a colmare ciò che lo studio non insegna.
Io concordo con la sua idea di non dover più commettere rrrpri perché so che la maggior parte è per distrazione, non altro; non nascondo però che il discorso riguardante il livello di lavoro e la laurea conseguita mi hanno ferito profondamente, e mi hanno fatto dubitare di aver intrapreso la strada giusta.
A conclusione di tutto ciò è arrivata anche la convocazione a svolgere un test presso l'Ordine per vedere cosa abbiamo appreso dopo un anno e soprattutto se effettivamente nello studio lavoriamo o facciamo solo caffè e fotocopie. Mi ha creato non poco panico, perché mano mano le cose si imparano nella pratica, nella teoria non so ancora a memoria tutta la legislazione che c'è dietro, è questo mi spaventa e mi fa sentire incompetente, soprattutto per la reazione del mio capo nel caso in cui l'esito non fosse positivo.
E a lavoro adesso mi sembra di essere lo scemo dello studio, perché penso che i miei colleghi sanno fare tutto senza errori, senza esitazione, mentre io non sono così... Sto vivendo un momento davvero critico, in cui la mia autostima ha subito un duro colpo da cui ci andrà parecchio tempo prima che il pensiero delle parole sentite non faccia male.
Sto però cercando di vedere il lato positivo della situazione, ovvero che comunque sono ancora qui, posso dimostrare che ci tengo al lavoro che faccio e che valgo, che le parole che mi sono state dette le ho capite e sto cercando di migliorarmi. Non riesco però a non pensare che il discorso della laurea sia ingiusto, visto che nel CV era specificata, e che richiedere la perfezione ad un praticante dopo un anno, quando invece da altri il lavoro viene svolto da 20 anni, mi sembra esagerato.
Grazie per l'attenzione.
[#1]
Gentile signorina il suo "capo" ha fatto bene a riprenderla perchè le ha dato uno stimolo che l'ha messa in condizioni di valutare se stessa. Lei fa errori per distrazione e non per incompetenza. Se è così vuol dire che non si applica correttamente, perchè l'incompetenza si supera con lo studio, la distrazione solo con la volontà e l'interesse per il lavoro. Se manca la volontà e l'interesse per il lavoro e la convinzione che nel giro di qualche anno lei dovrà essere la prima nel suo settore, sarà sempre perdente. In questo momento della sua vita lei deve mettere a frutto il suo studio nella pratica quotidiana. Deve dimostrare che il suo sforzo nel prendere la laurea non è stato vano ed allora cerchi di non compiangersi e con rabbia dimostri al suo capo che non ha sbagliato e che lei vale più degli altri. Affronti l'esame dell'ordine con desiderio di vincere la prova e dimostrare al suo capo che si era sbagliato e che la "ramanzina" ha avuto effetto. Raddoppi gli sforzi e lo studio per non farsi più trovare impreparata. E' giovane, sta iniziando una carriera lavorativa impegnativa, non vorrà mica fare la segretaria come tante altre. Si faccia valere perchè dentro di lei deve sapere che vale e che saprà dimostrarlo. cari saluti e se ha piacere mi tenga aggiornato. Gerunda
Prof.Giorgio Enrico Gerunda Professore Ordinario di Chirurgia Generale Università di Modena e Reggio Emilia
[#2]
Utente
Buonasera dottore,
Grazie per la risposta.
Ha ragione, perché anche se inizialmente le critiche che mi ha rivolto il professionista con cui svolgo la pratica mi hanno demoralizzato, ho però capito che è un motivo in più per fargli capire che ci tengo a svolgere questa professione.
Per quanto riguarda essere il migliore, la strada è ancora lunga e ho ancora molto molto da imparare, tant'è che dopo l'abilitazione credo che non inizierò a praticare subito l'attività, ma se c'è l'occasione vorrei ancora stare comunque qui perché non si smette mai di imparare.
Grazie per la risposta.
Ha ragione, perché anche se inizialmente le critiche che mi ha rivolto il professionista con cui svolgo la pratica mi hanno demoralizzato, ho però capito che è un motivo in più per fargli capire che ci tengo a svolgere questa professione.
Per quanto riguarda essere il migliore, la strada è ancora lunga e ho ancora molto molto da imparare, tant'è che dopo l'abilitazione credo che non inizierò a praticare subito l'attività, ma se c'è l'occasione vorrei ancora stare comunque qui perché non si smette mai di imparare.
[#4]
Caro utente,
forse lei è particolarmente sensibile alle critiche e per questo il suo capo ha avuto facilmente modo di "demolirla" con questa convocazione volta a dimostrarle che lei è inadeguato a svolgere il lavoro che sta di fatto imparando e che non è tenuto a conoscere già in maniera approfondita.
Il fatto che la sua autostima ne abbia risentito è più che comprensibile, ma è possibile che i ragionamenti che sta effettuando sul piano razionale non siano in sintonia con ciò che sente sul piano emotivo perchè, da quanto scrive, ha vissuto quel colloquio come una vera e propria aggressione, ingiusta e ingiustificata.
Di conseguenza è normale che ora la sua percezione di sè rispetto agli altri si sia modificata:
"a lavoro adesso mi sembra di essere lo scemo dello studio, perché penso che i miei colleghi sanno fare tutto senza errori, senza esitazione, mentre io non sono così... "
e che ne consegua un visione eccessivamente carente delle sue capacità.
Le dicevo che probabilmente è molto sensibile alle critiche proprio alla luce della sua reazione: che tipo di rapporto ha oggi e ha avuto con suo padre e sua madre durante la crescita? Uno di loro o entrambi tendono a criticarla e/o a paragonarla ad altri? Si aspettano molto da lei?
Al di là degli errori oggettivi che può aver commesso, ha valutato la possibilità che per qualche motivo il suo capo voglia farla sentire a disagio e liberare così il posto che lei sta occupando come praticante?
forse lei è particolarmente sensibile alle critiche e per questo il suo capo ha avuto facilmente modo di "demolirla" con questa convocazione volta a dimostrarle che lei è inadeguato a svolgere il lavoro che sta di fatto imparando e che non è tenuto a conoscere già in maniera approfondita.
Il fatto che la sua autostima ne abbia risentito è più che comprensibile, ma è possibile che i ragionamenti che sta effettuando sul piano razionale non siano in sintonia con ciò che sente sul piano emotivo perchè, da quanto scrive, ha vissuto quel colloquio come una vera e propria aggressione, ingiusta e ingiustificata.
Di conseguenza è normale che ora la sua percezione di sè rispetto agli altri si sia modificata:
"a lavoro adesso mi sembra di essere lo scemo dello studio, perché penso che i miei colleghi sanno fare tutto senza errori, senza esitazione, mentre io non sono così... "
e che ne consegua un visione eccessivamente carente delle sue capacità.
Le dicevo che probabilmente è molto sensibile alle critiche proprio alla luce della sua reazione: che tipo di rapporto ha oggi e ha avuto con suo padre e sua madre durante la crescita? Uno di loro o entrambi tendono a criticarla e/o a paragonarla ad altri? Si aspettano molto da lei?
Al di là degli errori oggettivi che può aver commesso, ha valutato la possibilità che per qualche motivo il suo capo voglia farla sentire a disagio e liberare così il posto che lei sta occupando come praticante?
Dr.ssa Flavia Massaro, psicologa a Milano e Mariano C.se
www.serviziodipsicologia.it
[#5]
Utente
Buongiorno dottoressa Massaro,
Chiedo scusa per il ritardo.
Il rapporto con i miei genitori sono sempre stati molto sereni, non sono mai stato sminuito per qualche "fallimento", se così si può chiamare qualche brutto voto a scuola; mi hanno sempre spronato a dare tutto quello che potevo e sono stati i primi a sostenermi quando lo sconforto la faceva da padrone.
Ovviamente qualche sgridata me la sono presa e le discussioni non sono mancate, soprattutto durante la mia adolescenza.
Il mio capo è una persona secondo me molto lunatica, è indecifrabile.
Ad esempio, ho fatto il test di cui parlavo ed è andato molto bene, gliel'ho detto ma la sua reazione è stato un "bene" senza nemmeno alzare gli occhi da ciò che stava facendo. Non dico che volevo i complimenti, ma un minimo di interessamento agli argomenti su cui ero esaminato me l'aspettavo; è questo mi fa pensare che lui di me non si fidi e abbia chiamato il mio tutor per sapere com'era andata. Io spero che non faccia così per stufarmi e farmi andare via, perché difficilmente demordo e quando voglio raggiungere un obiettivo mando giù anche dei rospi belli grossi. Al momento ho aumentato il mio livello di attenzione e se una cosa prima la controllavo 5 volte ora la controllo 10. Pe ora è andata bene, spero di continuare così.
Chiedo scusa per il ritardo.
Il rapporto con i miei genitori sono sempre stati molto sereni, non sono mai stato sminuito per qualche "fallimento", se così si può chiamare qualche brutto voto a scuola; mi hanno sempre spronato a dare tutto quello che potevo e sono stati i primi a sostenermi quando lo sconforto la faceva da padrone.
Ovviamente qualche sgridata me la sono presa e le discussioni non sono mancate, soprattutto durante la mia adolescenza.
Il mio capo è una persona secondo me molto lunatica, è indecifrabile.
Ad esempio, ho fatto il test di cui parlavo ed è andato molto bene, gliel'ho detto ma la sua reazione è stato un "bene" senza nemmeno alzare gli occhi da ciò che stava facendo. Non dico che volevo i complimenti, ma un minimo di interessamento agli argomenti su cui ero esaminato me l'aspettavo; è questo mi fa pensare che lui di me non si fidi e abbia chiamato il mio tutor per sapere com'era andata. Io spero che non faccia così per stufarmi e farmi andare via, perché difficilmente demordo e quando voglio raggiungere un obiettivo mando giù anche dei rospi belli grossi. Al momento ho aumentato il mio livello di attenzione e se una cosa prima la controllavo 5 volte ora la controllo 10. Pe ora è andata bene, spero di continuare così.
[#6]
Se le è chiaro che ha a che fare con una persona di questo tipo:
"Il mio capo è una persona secondo me molto lunatica, è indecifrabile"
le può essere altrettanto chiaro che non vale la pena di lasciarsi ferire e di dare più di tanto peso alle sue parole.
Potrebbe trattarsi di un uomo con parecchie frustrazioni, che riversa sulle persone più "deboli" che ha intorno (e lei, come ultimo arrivato, ai suoi occhi sicuramente lo è).
Valuti oggettivamente cosa sa fare e cosa non sa fare e si concentri su quello che deve ancora imparare: è lì per questo e non si può pretender che un praticante sappia già fare tutto, altrimenti il praticantato stesso non avrebbe motivo di esistere.
Se si rende conto che i suoi errori sono prevalentemente dovuti a distrazione significa che non è affatto un incapace, ma solo che deve imparare a prestare maggiore attenzione a quello che fa.
Può riuscirsi sia controllando meglio il suo lavoro, sia cercando di capire come mai si distrae e perde la concentrazione.
Ha idea di quale potrebbe essere il motivo?
"Il mio capo è una persona secondo me molto lunatica, è indecifrabile"
le può essere altrettanto chiaro che non vale la pena di lasciarsi ferire e di dare più di tanto peso alle sue parole.
Potrebbe trattarsi di un uomo con parecchie frustrazioni, che riversa sulle persone più "deboli" che ha intorno (e lei, come ultimo arrivato, ai suoi occhi sicuramente lo è).
Valuti oggettivamente cosa sa fare e cosa non sa fare e si concentri su quello che deve ancora imparare: è lì per questo e non si può pretender che un praticante sappia già fare tutto, altrimenti il praticantato stesso non avrebbe motivo di esistere.
Se si rende conto che i suoi errori sono prevalentemente dovuti a distrazione significa che non è affatto un incapace, ma solo che deve imparare a prestare maggiore attenzione a quello che fa.
Può riuscirsi sia controllando meglio il suo lavoro, sia cercando di capire come mai si distrae e perde la concentrazione.
Ha idea di quale potrebbe essere il motivo?
[#7]
Utente
Buongiorno,
sicuramente il motivo della distrazione è dovuto al controllare ogni tanto il mio cellulare personale, tanto che infatti stavo pensando di non portarlo più a lavoro, visto che non ho necessità di chiamare nè ricevere chiamate urgenti.
Un altro fattore è che magari, mentre sono concentrato su un lavoro, mi viene chiesto di farne un altro; in questi vado, se non c'è urgenza, porto a termine cosa sto facendo e poi mi dedico all'altro, ma non è sempre così.
Una cosa che mi viene rimproverata, ma a ragione, è l'aver fretta di finire le cose che mi vengono chieste; sono consapevole che questo è un mio difetto su cui sto cercando appunto di lavorare.
sicuramente il motivo della distrazione è dovuto al controllare ogni tanto il mio cellulare personale, tanto che infatti stavo pensando di non portarlo più a lavoro, visto che non ho necessità di chiamare nè ricevere chiamate urgenti.
Un altro fattore è che magari, mentre sono concentrato su un lavoro, mi viene chiesto di farne un altro; in questi vado, se non c'è urgenza, porto a termine cosa sto facendo e poi mi dedico all'altro, ma non è sempre così.
Una cosa che mi viene rimproverata, ma a ragione, è l'aver fretta di finire le cose che mi vengono chieste; sono consapevole che questo è un mio difetto su cui sto cercando appunto di lavorare.
[#8]
"Una cosa che mi viene rimproverata, ma a ragione, è l'aver fretta di finire le cose che mi vengono chieste"
Se ha fretta perchè ha molto altro da fare potrebbe forse essere sovraccarico di lavoro, mentre se ha fretta anche in assenza di altri lavori da finire potrebbe trattarsi di una forma d'ansia.
Se ha fretta perchè ha molto altro da fare potrebbe forse essere sovraccarico di lavoro, mentre se ha fretta anche in assenza di altri lavori da finire potrebbe trattarsi di una forma d'ansia.
[#13]
Utente
Buongiorno dottori,
oggi tanto per gradire é stata un'altra giornata no!
I motivi che l'hanno resa tale sono 2: un errore di calcolo e una difficoltà nel fare un procedimento che non avevo mai visto prima.
Per l'errore di calcolo sono molto arrabbiato, perché è stato davvero un errore grossolano; per il procedimento che non avevo mai fatto sono tranquillo, perché comunque ci ho provato e ho dimostrato di aver capito qualcosina prima di averlo visto.
Però oggi sto pensando se la strada che ho intrapreso è quella adatta, perché è stato davvero imbarazzante. Io pretendo molto da me stesso e mi infurio quando commetto errori del genere, penso si sia capito. In più, una frase del mio capo ("l'esame si può anche passare studiando, ma poi con certi errori il cliente va altrove") che mi torna sempre in mente di certo non aiuta.
Non so se sia il rientro dalle ferie che è sempre un po' difficile, ma oggi sto veramente valutando se il problema sono effettivamente io o se lo è il mio capo. Come forse ho già detto, il praticantato me lo immaginavo diverso, mi aspettavo di dover rendere conto di più, non di dover fare le cose di mia iniziativa come spesso accade. E la giustificazione che mi viene data ("dopo un anno dovresti saperlo fare, dopo un anno non dovresti più chiedere") mi rende insicuro, perché non so mai se posso chiedere o no, e quindi magari "perdo tempo" documentandomi e cerco di capire andando a vedere come sono state fatte le cose in precedenza; sinceramente questa cosa non mi pare giusta, sono stufa di sentirmi dire che una cosa la devo guardare dalla banca dati piuttosto che dal libro.
Non so davvero che pensare, forse sono io che ho proprio intrapreso il percorso meno adatto a me...
oggi tanto per gradire é stata un'altra giornata no!
I motivi che l'hanno resa tale sono 2: un errore di calcolo e una difficoltà nel fare un procedimento che non avevo mai visto prima.
Per l'errore di calcolo sono molto arrabbiato, perché è stato davvero un errore grossolano; per il procedimento che non avevo mai fatto sono tranquillo, perché comunque ci ho provato e ho dimostrato di aver capito qualcosina prima di averlo visto.
Però oggi sto pensando se la strada che ho intrapreso è quella adatta, perché è stato davvero imbarazzante. Io pretendo molto da me stesso e mi infurio quando commetto errori del genere, penso si sia capito. In più, una frase del mio capo ("l'esame si può anche passare studiando, ma poi con certi errori il cliente va altrove") che mi torna sempre in mente di certo non aiuta.
Non so se sia il rientro dalle ferie che è sempre un po' difficile, ma oggi sto veramente valutando se il problema sono effettivamente io o se lo è il mio capo. Come forse ho già detto, il praticantato me lo immaginavo diverso, mi aspettavo di dover rendere conto di più, non di dover fare le cose di mia iniziativa come spesso accade. E la giustificazione che mi viene data ("dopo un anno dovresti saperlo fare, dopo un anno non dovresti più chiedere") mi rende insicuro, perché non so mai se posso chiedere o no, e quindi magari "perdo tempo" documentandomi e cerco di capire andando a vedere come sono state fatte le cose in precedenza; sinceramente questa cosa non mi pare giusta, sono stufa di sentirmi dire che una cosa la devo guardare dalla banca dati piuttosto che dal libro.
Non so davvero che pensare, forse sono io che ho proprio intrapreso il percorso meno adatto a me...
[#16]
Perchè allora non prova a cambiare sede?
Anche se il problema può dipendere da una sua "tendenza all'ansia" non le è d'aiuto avere a che fare con un superiore che si comporta con lei come ha riferito, suscitando in lei sentimenti di inadeguatezza e insicurezza che non le servono certo a migliorare la sua performance.
Anche se il problema può dipendere da una sua "tendenza all'ansia" non le è d'aiuto avere a che fare con un superiore che si comporta con lei come ha riferito, suscitando in lei sentimenti di inadeguatezza e insicurezza che non le servono certo a migliorare la sua performance.
Questo consulto ha ricevuto 16 risposte e 2.3k visite dal 27/07/2017.
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