Paura di avere un figlio
Salve,
scrivo per chiedere un consulto circa un problema che mi affligge.
Fino ai 26/27 anni ho sempre avvertito un forte desiderio di maternità, sapevo di voler avere un figlio un giorno, ovviamente quando le condizioni sarebbero state opportune.
Amo tuttora i bambini, alcune mie amiche hanno dei figli e quando ho l'occasione di trascorrere del tempo con loro, li coccolo infinitamente. Ho accompagnato una carissima amica alla prima ecografia e insieme abbiamo visto per la prima volta quel cuoricino battere... un'emozione indescrivibile, mi sono commossa profondamente.
Lentamente però, negli ultimi anni, si è fatta strada in me una tremenda paura: quella di avere un figlio e perderlo. A causa di un incidente, o di una malattia, o di qualsiasi altro evento imprevedibile... La puara cioè di vivere una delle esperienze a mio avviso più terribili: perdere quanto di più prezioso si possa creare nella propria vita.
Ed ecco che mi ritrovo a temere terribilmente ciò che un tempo desideravo con tutta me stessa. Sento al tg della bambina di 14 anni trascinata via dal treno mentre ascoltava musica seduta vicino al binario, e penso immediatamente alla sua famiglia e al dramma di questa enorme perdita... Sento la storia di Charlie Gard, e piango pensando a quella mamma e quel papà...
Tutto ciò, a prescindere dal fatto che attualmente non ho un compagno, che avevo comunque fino a un paio di mesi fa. Una persona meravigliosa, dalla quale mi sono allontanta per vari motivi, ma anche con lui ho affrontato questo tipo di discorsi. Specifico questo per evidenziare che la mia paura non dipende dal fatto che non ho al mio fianco un valido compagno, perchè anche quando lo avevo i miei timori erano ben presenti.
Non dipende neppure dal fatto che io sia una maniaca del controllo e che mi spaventino le situazioni nelle quali non posso controllare ogni cosa; certo, mi piace avere il polso della situazione, ma non temo di affrontare i problemi che via via possono presentarsi.
Non sono neppure una inguaribile pessimista, tant'è che ho aperto da alcuni mesi partita iva per intraprendere un'attività che amo, nonostante tutti noi siamo ben consapevoli della attuale situazione economica...
Infine, non ho subìto gravi perdite in famiglia (se non in tenerissima età), i miei genitori mi hanno sempre amata molto e, anche se divorziati, non mi hanno mai fatto mancare la loro presenza.
Vorrei infine sottolineare che sin da piccola ho sempre avuto animali, ne ho tuttora e dunque conosco sia la meraviglia del rapporto uomo-animale, che il dolore per la perdita di questi piccoli amici che sanno amarci incondizionatamente.
Dunque, pur essendo consapevole che avere un figlio non è un passo assolutamente necessario per una coppia, ma ritenendo che di certo procreare è una delle esperienze più belle che si possano vivere, quale può essere l'origine del mio problema e come posso superare questi timori?
Vi ringrazio per aver letto il mio lungo messaggio e vi saluto cordialmente.
scrivo per chiedere un consulto circa un problema che mi affligge.
Fino ai 26/27 anni ho sempre avvertito un forte desiderio di maternità, sapevo di voler avere un figlio un giorno, ovviamente quando le condizioni sarebbero state opportune.
Amo tuttora i bambini, alcune mie amiche hanno dei figli e quando ho l'occasione di trascorrere del tempo con loro, li coccolo infinitamente. Ho accompagnato una carissima amica alla prima ecografia e insieme abbiamo visto per la prima volta quel cuoricino battere... un'emozione indescrivibile, mi sono commossa profondamente.
Lentamente però, negli ultimi anni, si è fatta strada in me una tremenda paura: quella di avere un figlio e perderlo. A causa di un incidente, o di una malattia, o di qualsiasi altro evento imprevedibile... La puara cioè di vivere una delle esperienze a mio avviso più terribili: perdere quanto di più prezioso si possa creare nella propria vita.
Ed ecco che mi ritrovo a temere terribilmente ciò che un tempo desideravo con tutta me stessa. Sento al tg della bambina di 14 anni trascinata via dal treno mentre ascoltava musica seduta vicino al binario, e penso immediatamente alla sua famiglia e al dramma di questa enorme perdita... Sento la storia di Charlie Gard, e piango pensando a quella mamma e quel papà...
Tutto ciò, a prescindere dal fatto che attualmente non ho un compagno, che avevo comunque fino a un paio di mesi fa. Una persona meravigliosa, dalla quale mi sono allontanta per vari motivi, ma anche con lui ho affrontato questo tipo di discorsi. Specifico questo per evidenziare che la mia paura non dipende dal fatto che non ho al mio fianco un valido compagno, perchè anche quando lo avevo i miei timori erano ben presenti.
Non dipende neppure dal fatto che io sia una maniaca del controllo e che mi spaventino le situazioni nelle quali non posso controllare ogni cosa; certo, mi piace avere il polso della situazione, ma non temo di affrontare i problemi che via via possono presentarsi.
Non sono neppure una inguaribile pessimista, tant'è che ho aperto da alcuni mesi partita iva per intraprendere un'attività che amo, nonostante tutti noi siamo ben consapevoli della attuale situazione economica...
Infine, non ho subìto gravi perdite in famiglia (se non in tenerissima età), i miei genitori mi hanno sempre amata molto e, anche se divorziati, non mi hanno mai fatto mancare la loro presenza.
Vorrei infine sottolineare che sin da piccola ho sempre avuto animali, ne ho tuttora e dunque conosco sia la meraviglia del rapporto uomo-animale, che il dolore per la perdita di questi piccoli amici che sanno amarci incondizionatamente.
Dunque, pur essendo consapevole che avere un figlio non è un passo assolutamente necessario per una coppia, ma ritenendo che di certo procreare è una delle esperienze più belle che si possano vivere, quale può essere l'origine del mio problema e come posso superare questi timori?
Vi ringrazio per aver letto il mio lungo messaggio e vi saluto cordialmente.
[#1]
Gentile utente,
(...)"Non dipende neppure dal fatto che io sia una maniaca del controllo e che mi spaventino le situazioni nelle quali non posso controllare ogni cosa" (...)
Ne è certa che non dipenda dalla sua tendenza ansiosa al controllo? E che non dipenda dalla sua intolleranza del non controllo... quindi delle incertezze?
In una scala da 0 a 10, quanto si sente di tollerare le incertezze che ha descritto riguardo l'essere madre?
(...)"Non dipende neppure dal fatto che io sia una maniaca del controllo e che mi spaventino le situazioni nelle quali non posso controllare ogni cosa" (...)
Ne è certa che non dipenda dalla sua tendenza ansiosa al controllo? E che non dipenda dalla sua intolleranza del non controllo... quindi delle incertezze?
In una scala da 0 a 10, quanto si sente di tollerare le incertezze che ha descritto riguardo l'essere madre?
Dr. Francesco Emanuele Pizzoleo. Psicoterapia cognitiva e cognitivo comportamentale.
[#2]
Utente
Gentile Dr. Francesco,
da cosa potrei dedurre una tendenza ansiosa al controllo? Sono una persona davvero tranquilla nella vita quotidiana... non saprei da quali miei comportamenti potrei trarre la tendenza cui si riferisce.
Con "intolleranza del controllo" cosa intende? Che non amo a mia volta essere controllata?
Grazie della sua cortese e pronta risposta.
da cosa potrei dedurre una tendenza ansiosa al controllo? Sono una persona davvero tranquilla nella vita quotidiana... non saprei da quali miei comportamenti potrei trarre la tendenza cui si riferisce.
Con "intolleranza del controllo" cosa intende? Che non amo a mia volta essere controllata?
Grazie della sua cortese e pronta risposta.
[#4]
Utente
Gentile Dr. Francesco,
in effetti posta in termini di intolleranza del non controllo assume un senso per me... Ovvero, non sono sempre attenta in modo maniacale a ogni dettaglio; per farle un esempio: venerdì mattina ho perso un FrecciaRossa che avevo prenotato un mese fa perché ricordavo male l'orario, e mentre in stazione facevo serenamente colazione, mi sono accorta che il treno era in partenza... Credo che una maniaca del controllo avrebbe riguardato l'orario diverse volte per accertarsi della sua correttezza e magari se lo sarebbe segnato da qualche parte, cosa che io ahimè non ho fatto. Non so, magari sto interpretando male...
Comunque, è vero d'altro canto che non amo essere in balia degli altri o delle loro decisioni, anche se ovviamente è una circostanza in cui ci si trova spesso.
In una scala da 1 a 10 credo di poter tollerare 3 quelle incertezze cui facevo riferimento. Anche se quando penso all'emozione che provo tenendo in braccio i piccoli delle mie amiche, mi sembra che forse tutto potrebbe essere superabile...
in effetti posta in termini di intolleranza del non controllo assume un senso per me... Ovvero, non sono sempre attenta in modo maniacale a ogni dettaglio; per farle un esempio: venerdì mattina ho perso un FrecciaRossa che avevo prenotato un mese fa perché ricordavo male l'orario, e mentre in stazione facevo serenamente colazione, mi sono accorta che il treno era in partenza... Credo che una maniaca del controllo avrebbe riguardato l'orario diverse volte per accertarsi della sua correttezza e magari se lo sarebbe segnato da qualche parte, cosa che io ahimè non ho fatto. Non so, magari sto interpretando male...
Comunque, è vero d'altro canto che non amo essere in balia degli altri o delle loro decisioni, anche se ovviamente è una circostanza in cui ci si trova spesso.
In una scala da 1 a 10 credo di poter tollerare 3 quelle incertezze cui facevo riferimento. Anche se quando penso all'emozione che provo tenendo in braccio i piccoli delle mie amiche, mi sembra che forse tutto potrebbe essere superabile...
[#5]
"Credo che una maniaca del controllo avrebbe riguardato l'orario diverse volte per accertarsi della sua correttezza e magari se lo sarebbe segnato da qualche parte". Non necessariamente...
Vede gentile utente, ci sono vari modi, forme, obiettivi e gradi di controllo. Quindi si; è possibile che una persona estremamente controllante e che, nello stesso tempo, riteneva la puntualità di salire su quel frecciarossa come obiettivo imprescindibile, avrebbe controllato ossessivamente l'orologio.
Ora: paragonare un figlio ad un treno... lascia il tempo che trova ma...
ecco, un figlio è un treno che si prende non conoscendo la destinazione. È un treno su cui si sale -e si deve salire- con la consapevolezza della responsabilità dell'incertezza. Ogni essere umano al mondo, non può avere la certezza di tutto:
-di essere immune da malattie che potranno arrivare,
-di schivare sempre ogni possibile pericolo;
- di avere una vita senza problemi;
- etc etc etc
Mettere al mondo un bambino, vuol dire assumersi la responsabilità di dare nelle mani di quel bambino, le chiavi della vita; e la vita e la sopravvivenza -nostra e dell'altro- non possiamo controllarle.
" Comunque, è vero d'altro canto che non amo essere in balia degli altri o delle loro decisioni,". Bene, nessuno dovrebbe (utopisticamente) amare di essere dipendente dalle decisioni degli altri. Ma dalle decisioni di un destino imponderabile di madre?. Destino meraviglioso ma estremamente connotato dal tollerare le incertezze a cui: una gravidanza, un neonato, un bambino, un adolescente, un figlio adulto -inevitabilmente e fisiologicamente- espone.
Tuttavia, lei nel gioco delle incertezze ci sta. Ha scritto di aver aperto una partita iva per una attività. Ma, dato che:
- nel titolo scrive: paura di avere un figlio;
- e al termine del consulto chiede: come posso superare questo timore (?);
Beh... paura e timore sono sorelle strette dell'ansia.
Su quali potrebbero le cause del suo timore materno, lei ben comprenderà che online è impossibile trovarle e rintacciarle
-nel suo passato (?)
- nelle credenze che ha fatto sue durante la sua storia di vita. (?)
tuttavia, comprendere che origini storiche abbia questa sua ansia...è bene fino ad un certo punto. Le ho scritto del legame tra controllo, incertezza e responsabilità, perché potrebbe (sottolineo: potrebbe) essere una spiegazione causale plausibile (insieme o "slegata" da altre possibili o proprio da non prendere in considerazione).
Ma, come le dicevo, conoscere i perché delle nostre ansie, paure e timori serve a ben poco se poi non ci mettiamo a capire, come lei stessa scrive, *come* superarli e imparare a gestirli. Questo è un lavoro da psicoterapia e non fattibile in un consulto qui su di un portale web...
Ergo,
se ha il desiderio, il piacere, la motivazione di comprendere motivi alla base del suo timore e provare a superarlo e gestirlo, può recarsi dal vivo presso un/una Collega. Male non le farà mica... anzi...
Ci rifletta
Cari saluti
Vede gentile utente, ci sono vari modi, forme, obiettivi e gradi di controllo. Quindi si; è possibile che una persona estremamente controllante e che, nello stesso tempo, riteneva la puntualità di salire su quel frecciarossa come obiettivo imprescindibile, avrebbe controllato ossessivamente l'orologio.
Ora: paragonare un figlio ad un treno... lascia il tempo che trova ma...
ecco, un figlio è un treno che si prende non conoscendo la destinazione. È un treno su cui si sale -e si deve salire- con la consapevolezza della responsabilità dell'incertezza. Ogni essere umano al mondo, non può avere la certezza di tutto:
-di essere immune da malattie che potranno arrivare,
-di schivare sempre ogni possibile pericolo;
- di avere una vita senza problemi;
- etc etc etc
Mettere al mondo un bambino, vuol dire assumersi la responsabilità di dare nelle mani di quel bambino, le chiavi della vita; e la vita e la sopravvivenza -nostra e dell'altro- non possiamo controllarle.
" Comunque, è vero d'altro canto che non amo essere in balia degli altri o delle loro decisioni,". Bene, nessuno dovrebbe (utopisticamente) amare di essere dipendente dalle decisioni degli altri. Ma dalle decisioni di un destino imponderabile di madre?. Destino meraviglioso ma estremamente connotato dal tollerare le incertezze a cui: una gravidanza, un neonato, un bambino, un adolescente, un figlio adulto -inevitabilmente e fisiologicamente- espone.
Tuttavia, lei nel gioco delle incertezze ci sta. Ha scritto di aver aperto una partita iva per una attività. Ma, dato che:
- nel titolo scrive: paura di avere un figlio;
- e al termine del consulto chiede: come posso superare questo timore (?);
Beh... paura e timore sono sorelle strette dell'ansia.
Su quali potrebbero le cause del suo timore materno, lei ben comprenderà che online è impossibile trovarle e rintacciarle
-nel suo passato (?)
- nelle credenze che ha fatto sue durante la sua storia di vita. (?)
tuttavia, comprendere che origini storiche abbia questa sua ansia...è bene fino ad un certo punto. Le ho scritto del legame tra controllo, incertezza e responsabilità, perché potrebbe (sottolineo: potrebbe) essere una spiegazione causale plausibile (insieme o "slegata" da altre possibili o proprio da non prendere in considerazione).
Ma, come le dicevo, conoscere i perché delle nostre ansie, paure e timori serve a ben poco se poi non ci mettiamo a capire, come lei stessa scrive, *come* superarli e imparare a gestirli. Questo è un lavoro da psicoterapia e non fattibile in un consulto qui su di un portale web...
Ergo,
se ha il desiderio, il piacere, la motivazione di comprendere motivi alla base del suo timore e provare a superarlo e gestirlo, può recarsi dal vivo presso un/una Collega. Male non le farà mica... anzi...
Ci rifletta
Cari saluti
[#6]
Utente
Gentilissimo Dr. Francesco,
la ringrazio molto per il tempo prezioso che mi ha dedicato. Ritengo che abbia colpito nel segno e sicuramente nel momento in cui si porranno le condizioni opportune e si verificherà la concreta possibilità di avere un figlio, valuterò un percorso di psicoterapia.
Indubbiamente tra il compiere la scelta di averlo in modo inconsapevole o avventato, e il non compierla per via di ansie e paure, si trova il giusto equilibrio che io vorrei abbracciare.
Aggiungo un'ultima riflessione. Penso che la maggior parte delle Madri che abbiano perso un figlio che amavano, alla domanda "se consapevole di come sarebbe andata, avrebbe ugualmente deciso di mettere al mondo questa nuova vita?" risponderebbe senza alcun dubbio "si". E già questo è indicativo.
Grazie ancora.
la ringrazio molto per il tempo prezioso che mi ha dedicato. Ritengo che abbia colpito nel segno e sicuramente nel momento in cui si porranno le condizioni opportune e si verificherà la concreta possibilità di avere un figlio, valuterò un percorso di psicoterapia.
Indubbiamente tra il compiere la scelta di averlo in modo inconsapevole o avventato, e il non compierla per via di ansie e paure, si trova il giusto equilibrio che io vorrei abbracciare.
Aggiungo un'ultima riflessione. Penso che la maggior parte delle Madri che abbiano perso un figlio che amavano, alla domanda "se consapevole di come sarebbe andata, avrebbe ugualmente deciso di mettere al mondo questa nuova vita?" risponderebbe senza alcun dubbio "si". E già questo è indicativo.
Grazie ancora.
[#7]
"Penso che la maggior parte delle Madri che abbiano perso un figlio che amavano, alla domanda "se consapevole di come sarebbe andata, avrebbe ugualmente deciso di mettere al mondo questa nuova vita?" risponderebbe senza alcun dubbio "si".
Già... concordo con lei. È molto probabile che quelle madri rispondano così! Donare la vita è un gran privilegio, è la cosa più bella che ci sia, è una responsabilità. Una volta donata al mondo la vita, tollerare la possibilità di non poter controllare tutto è essa stessa la capacità che consente ad una madre di vivere serenamente l'essere madre.
Lieto dell'aiuto offertoLe
Cari saluti e molti auguri!
Già... concordo con lei. È molto probabile che quelle madri rispondano così! Donare la vita è un gran privilegio, è la cosa più bella che ci sia, è una responsabilità. Una volta donata al mondo la vita, tollerare la possibilità di non poter controllare tutto è essa stessa la capacità che consente ad una madre di vivere serenamente l'essere madre.
Lieto dell'aiuto offertoLe
Cari saluti e molti auguri!
Questo consulto ha ricevuto 7 risposte e 4.2k visite dal 25/07/2017.
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