Angoscia università e relazioni
Gentili Dottori,
Sono una ragazza di 26 anni iscritta per la terza volta fuori corso al corso di laurea in Lettere moderne. Ho interrotto a più riprese gli studi, per svolgere l'anno di servizio civile o qualche altro lavoretto che mi consentisse un minimo di autosufficienza poiché i miei hanno già le loro grosse difficoltà economiche. Ebbene dal 2011 son riuscita a dare 10 miseri esami, per carità ho un'ottima media, quella del 30, ma questo non toglie che a 26 anni me ne manchino ancora 8 e tra questi i più complessi, quelli di latino. Durante questo percorso son sempre stata presa da momenti di scoramento, nei quali ho pensato di abbandonare tutto e darmi ad altro, ma mai come stavolta mi pare di ricordare. Ho dato l'ultimo esame - a distanza di un anno da quello precedente - ad aprile, andato benissimo, ma appena uscita dall'aula con il mio bel 30 sul libretto ho sperimentato un senso di totale insoddisfazione. Ho iniziato a pensare alle solite cose: questo 30 è regalato, la tua preparazione non era sufficiente, son talmente abituati ad esaminare studenti impreparati che quando se ne ritrovano davanti uno che appena appena abbia un minimo di preparazione fanno volare i 30. Questi sono i pensieri che ho avuto dopo aver superato ognuno dei 10 esami che son riuscita a sostenere, ma in fin dei conti son sempre ripartita. Ho sempre incontrato molte difficoltà nello studio, parto già sapendo che nonostante l'impegno non i riuscirà di apprendere nulla. Sono consapevole del fatto che non è l'atteggiamento giusto con cui partire per ottenere dei risultati, ma non so fare diversamente, non so darmi pace. Così mi ritrovo a leggere infinite volte le stesse pagine, ogni volta più annoiata, ed ogni volta ricordando poco o nulla di concetti che pure credo di aver compreso ed interiorizzato. Passo allora allora studio mnemonico e nel mentre la frustrazione è cresciuta al punto di paralizzarmi ed ho iniziato a imputare la cosa a un difetto di memoria. Così ho saltato l'appello di giugno e quello di luglio, perché non mi sentivo abbastanza preparata. Mi sono dunque proposta di dare due esami a settembre, ma ecco che la mattina neppure apro gli occhi che proprompo in un pianto dirotto. Sono almeno dieci giorni che vado avanti così e da tre neppure più studio. Ho come l'impressione di aver perso qualsiasi entusiasmo verso lo studio semmai sia esistito.Tuttavia mi pare che le stesse materie se non oggetto di studio finalizzato ad un esame mi appassionino.
Ho pensato dunque di lasciare, ma mi interesserebbe avere il parere di uno specialista. Grazie.Oltre a ciò non vivo più una vita sentimentale serena. Sono fidanzata da 16 mesi, due mesi fa ho affrontato qualcosa che mai avrei pensato di dover affrontare, un'ivg. Ho dovuto tacere tutto ai miei che non avrebbero compreso e affrontare la cosa col solo sostegno del mio ragazzo. Ci amiamo, ma paure che sinora mi è riuscito di controllare emergono ora con una violenza inaudita. Così credo che presto finirà, che inevitabilmente si renderà conto della mia mediocrità, del fatto che esistono donne ben più intelligenti e desiderabili di me, lo vedo con chiarezza io e se accorgerà prima o poi anche lui. Odio profondamente il mio corpo, le ossa che qui e la sporgono, il seno inesistente. In strada se incontriamo una sua collega d'università subito mi eclisso quasi a volermi sottrarre ad un confronto che chiaramente perderei. Vivo in una perenne ansia da abbandono e forse proprio con i miei timori distruggerò questo rapporto che è la sola cosa bella della mia esistenza. Chiaramente non ne faccio cenno a lui, le mie manie non devono in alcun modo pesare su di lui, ma sto lentamente perdendo ogni entusiasmo e il desiderio stesso di vivere.
Ho fatto psicoterapia in due distinti momenti della mia esistenza, ma neppure impegnarmi in un percorso di conoscenza di me è servito a pacificarmi finalmente con me stessa. Sì, son conquiste parziali, momentanee, ma poi torna prepotente l'odio di me. Mi chiedo, dunque, accadrà mai ch'io possa accettarmi per quel che sono, con i miei limiti ed i miei innumerevoli difetti?
Sono una ragazza di 26 anni iscritta per la terza volta fuori corso al corso di laurea in Lettere moderne. Ho interrotto a più riprese gli studi, per svolgere l'anno di servizio civile o qualche altro lavoretto che mi consentisse un minimo di autosufficienza poiché i miei hanno già le loro grosse difficoltà economiche. Ebbene dal 2011 son riuscita a dare 10 miseri esami, per carità ho un'ottima media, quella del 30, ma questo non toglie che a 26 anni me ne manchino ancora 8 e tra questi i più complessi, quelli di latino. Durante questo percorso son sempre stata presa da momenti di scoramento, nei quali ho pensato di abbandonare tutto e darmi ad altro, ma mai come stavolta mi pare di ricordare. Ho dato l'ultimo esame - a distanza di un anno da quello precedente - ad aprile, andato benissimo, ma appena uscita dall'aula con il mio bel 30 sul libretto ho sperimentato un senso di totale insoddisfazione. Ho iniziato a pensare alle solite cose: questo 30 è regalato, la tua preparazione non era sufficiente, son talmente abituati ad esaminare studenti impreparati che quando se ne ritrovano davanti uno che appena appena abbia un minimo di preparazione fanno volare i 30. Questi sono i pensieri che ho avuto dopo aver superato ognuno dei 10 esami che son riuscita a sostenere, ma in fin dei conti son sempre ripartita. Ho sempre incontrato molte difficoltà nello studio, parto già sapendo che nonostante l'impegno non i riuscirà di apprendere nulla. Sono consapevole del fatto che non è l'atteggiamento giusto con cui partire per ottenere dei risultati, ma non so fare diversamente, non so darmi pace. Così mi ritrovo a leggere infinite volte le stesse pagine, ogni volta più annoiata, ed ogni volta ricordando poco o nulla di concetti che pure credo di aver compreso ed interiorizzato. Passo allora allora studio mnemonico e nel mentre la frustrazione è cresciuta al punto di paralizzarmi ed ho iniziato a imputare la cosa a un difetto di memoria. Così ho saltato l'appello di giugno e quello di luglio, perché non mi sentivo abbastanza preparata. Mi sono dunque proposta di dare due esami a settembre, ma ecco che la mattina neppure apro gli occhi che proprompo in un pianto dirotto. Sono almeno dieci giorni che vado avanti così e da tre neppure più studio. Ho come l'impressione di aver perso qualsiasi entusiasmo verso lo studio semmai sia esistito.Tuttavia mi pare che le stesse materie se non oggetto di studio finalizzato ad un esame mi appassionino.
Ho pensato dunque di lasciare, ma mi interesserebbe avere il parere di uno specialista. Grazie.Oltre a ciò non vivo più una vita sentimentale serena. Sono fidanzata da 16 mesi, due mesi fa ho affrontato qualcosa che mai avrei pensato di dover affrontare, un'ivg. Ho dovuto tacere tutto ai miei che non avrebbero compreso e affrontare la cosa col solo sostegno del mio ragazzo. Ci amiamo, ma paure che sinora mi è riuscito di controllare emergono ora con una violenza inaudita. Così credo che presto finirà, che inevitabilmente si renderà conto della mia mediocrità, del fatto che esistono donne ben più intelligenti e desiderabili di me, lo vedo con chiarezza io e se accorgerà prima o poi anche lui. Odio profondamente il mio corpo, le ossa che qui e la sporgono, il seno inesistente. In strada se incontriamo una sua collega d'università subito mi eclisso quasi a volermi sottrarre ad un confronto che chiaramente perderei. Vivo in una perenne ansia da abbandono e forse proprio con i miei timori distruggerò questo rapporto che è la sola cosa bella della mia esistenza. Chiaramente non ne faccio cenno a lui, le mie manie non devono in alcun modo pesare su di lui, ma sto lentamente perdendo ogni entusiasmo e il desiderio stesso di vivere.
Ho fatto psicoterapia in due distinti momenti della mia esistenza, ma neppure impegnarmi in un percorso di conoscenza di me è servito a pacificarmi finalmente con me stessa. Sì, son conquiste parziali, momentanee, ma poi torna prepotente l'odio di me. Mi chiedo, dunque, accadrà mai ch'io possa accettarmi per quel che sono, con i miei limiti ed i miei innumerevoli difetti?
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Sembra ci sia un problema di ossessività alla base, che ti porta ad essere non solo ansiosa, ma anche perfezionista e molto dura con te stessa.
Che tipo di percorso hai fatto quando hai fatto la psicoterapia? Quali erano gli obiettivi terapeutici?
Qualcuno di questi è stato raggiunto?
Se siamo di fronte ad un problema di ossessività, la sola conoscenza non sarà sufficiente...
Cordiali saluti,
Che tipo di percorso hai fatto quando hai fatto la psicoterapia? Quali erano gli obiettivi terapeutici?
Qualcuno di questi è stato raggiunto?
Se siamo di fronte ad un problema di ossessività, la sola conoscenza non sarà sufficiente...
Cordiali saluti,
Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica
[#2]
Utente
Buongiorno Dottoressa, grazie per la risposta. Ho fatto psicoterapia cognitivo - comportentale, nel mentre assumevo cipralex in dose di 10mg al giorno per depressione e attacchi di panico con cui convivo dall'età di 13 anni. Vivo periodi a tratti sereni, ma sono come tregue. Durante la psicoterapia ho più che altro affrontato il complesso rapporto con i miei genitori (mia madre con disperate manie di controllo e a sua volta depressa, mio padre assente) oggi forse un po' migliorato, ma se devo essere sincera non mi sembra di aver conseguito gran risultati. Se non è sufficiente prendere coscienza di tali meccanismi cosa bisogna fare? Mi sento impotente, non riesco a concepire di vivere a lungo con questo tormento e questo forte senso di inutilità.
Questo consulto ha ricevuto 2 risposte e 2.4k visite dal 24/07/2017.
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