Scelta della psicoterapia

Buongiorno,

dopo molti anni di cura del disturbo bipolare, il mio psichiatra ritiene che io sia del tutto stabilizzato. Quindi ha ravvisato che ci sono le condizioni per affrontare un altro nodo: la mia ansietà notevole e per questo, consiglia una psicoterapia di tipo cognitivo -comportamentale.

Per me va bene, non voglio ripetere gli stessi errori che avevo fatto in un' altra psicoterapia che feci circa 15 anni fa:
- non informarmi bene preventivamente sul tipo di terapia e su chi la praticherà;
- non chiarirmi bene che cosa principalmente dev'essere oggetto d'esame.

Questo secondo punto è strategico, perché l'altra volta non sapevo bene su cosa focalizzarmi, sicché la terapia fu dispersiva.
Oggi so che il mio nemico da battere , è uno: cioè quello che penso che l'altro possa pensare su di me. E' il timore di un giudizio che immagino sempre troppo severo, ma che non ho alcuna prova che esista e anzi , alla fine della fiera, è il mio stesso giudizio. E' come un gioco di specchi distorcenti, che influiscono pesantemente sulla mia vita.
E' vero che la vita sociale non è sempre facile. Ma non è che, se qualcosa mi turba, automaticamente essa esista!: Ho troppi preconcetti e pregiudizi, campati per aria, ma con gli stessi effetti emotivi, che se fossero fondati.
Non posso dire che dipendo dall'altro, ma piuttosto dall'idea che me ne faccio. Troppo!

Non credo di dover risolvere un problema particolare; piuttosto sento il bisogno di modelli, di una struttura su cui io stesso possa organizzarmi. Questo e possibile?

Grazie
[#1]
Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.9k 509
Gentile Utente,

in una psicoterapia NON si deve mai fare un lavoro dispersivo, ma molto preciso, fissando degli obiettivi sensati e percorribili.

Lei ha già messo a fuoco col medico questi obiettivi?
In quali circostanze diventa particolarmente ansioso?

Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica

[#2]
Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372
Le forme di psicoterapia come la cognitivo-comportamentale o la strategica breve sono focalizzate, ovvero si concentrano fin dall'inizio in modo preciso sul problema.

La paura del giudizio altrui è un tema affrontato comunemente in psicoterapia, con un'attenzione specifica alle richieste e alla persona, perché c'è paura e paura. Ad esempio, c'è chi ha paura degli altri perché ritiene di non esserne all'altezza, e c'è chi invece ne ha paura perché percepisce gli altri come minacciosi. C'è chi è molto sensibile e teme gli altri perché anche il minimo giudizio negativo li "smonta" e li fa stare subito male, e chi invece non è così sensibile, ma scontroso, e quindi non perde occasione per attaccare briga e far valere il proprio punto di vista. Anche energicamente se serve.

Possono darsi insomma molti casi diversi, la cosa migliore è che interpelli uno specialista e faccia un primo colloquio, per ricevere le indicazioni, i modelli, e la struttura di cui ha bisogno per potersi organizzare.

Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com

[#3]
Utente
Utente
Grazie,

ne parlo con il mio psichiatra, che già mi conosce bene e ha le competenze che io non ho.

In merito a quanto afferma il dott. Santonocito, direi che mi colloco proprio in quella casistica.
Ho visto che posso crollare con un effetto domino, a partire da un fatto piccolo, il più delle volte immaginario.

E' assurdo: normalmente so far fronte alle difficoltà reali, ma mi perdo rispetto a quelle immaginarie. Oppure, mi baso più sull'aspetto percettivo della realtà, che non sulla realtà stessa.

Io sospetto che che ci sia in me un'auto svalutazione latente, o un concetto negativo. Quindi, se basta un piccolo peso a farmi perdere il terreno su cui poggio, non è in ragione del peso, ma di una cavità c'è c'è sotto.
[#4]
Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372
Le cavità strutturali che causano fragilità, quando ci sono, vanno riempite. In psicoterapia ciò consiste nell'esporsi volontariamente e progressivamente, aiutati dal terapeuta, proprio alle situazioni che sollecitano la fragilità, in modo da mettere in moto un processo di abituazione che renderà sempre meno sensibili.

Ma questo potrà consigliarglielo se è il caso il terapeuta a cui si rivolgerà, soprattutto se ad approccio comportamentale o strategico.
[#5]
Utente
Utente
Apprezzo molto, dottore, quello che in poche righe ha spiegato.
Anche perché ne ho un parziale riscontro dall'esperienza: cioè a volte vado a vedere esattamente quello da cui vorrei fuggire. Faccio un po' come un giocatore di poker, che crede alle carte dell'altro, solo se paga per andarle a vedere, e non si ritira dalla partita, per il timore di confrontarsi.

Per me è stata un'azione occasionale, con esiti molto positivi, ma che non è mai diventata sistematica, come Lei suggerisce. Per questo lo psichiatra non basta e ci vuole lo psicologo: perché occorrerà un colloquio frequente, con una ben maggiore quantità di contenuti esperienziali. Dovrò avere degli incontri settimanali, penso 1-2, altrimenti temo che si perda l'efficacia.
La durata sarà poi quella che serve: preferisco impegnarmi di più, che essere infelice tanto spesso , quanto lo sono ora, per cose di poco conto, che poi si va a scoprire che neanche esistono.

Grazie
Buona giornata
8518
[#6]
Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372
Esattamente. Riguardo a frequenza e durata le terapie adottano sistemi differenti. In terapia breve strategica ad esempio l'intervento dura una decina di sedute totali in media, con frequenza bisettimanale, mentre quella cognitivo comportamentale può durare qualcosa in più e con frequenza settimanale.
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