Devo ritirare la cartella con la mia storia clinica?
Gentili Dottori , da poco, per motivi lavorativi, mi sono definitivamente trasferito in un'altra città; ho quindi dovuto congedare la psicologa del centro pubblico del mio paese da cui ero seguito. Nella città in cui vivo ora ho (ri)cominciato un percorso psicoterapeutico, questa volta però privato, e mi sono accorto che la privacy mi sembra essere maggiormente rispettata, e infatti questo è il motivo per cui vi scrivo: quando ero seguito dal centro pubblico non mi è mai stato richiesto di firmare alcun documento in cui io acconsentivo al trattamento dei miei dati personali con la conferma che questi non sarebbero mai stati divulgati. Ricordo inoltre che spesso la dottssa maneggiava un fascicolo contenente la mia storia clinica: avrei dovuto richiederlo durante l'ultima seduta? Eventualmente potrei ancora richiederlo (nel senso che è un mio diritto), oppure è di proprietà esclusiva della psicologa/centro in cui ero seguito? Ringrazio in anticipo quanti risponderanno, grazie .
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Gentile utente,
Occorre distinguere tra cartella clinica e appunti presi durante le sedute dalla collega che la seguiva nel servizio pubblico.
Per essere precisi:
L’insieme degli appunti redatti durante le sedute/colloqui non si configura come Cartella Clinica ai sensi di legge, e non è consegnabile in base a richieste di accesso ai sensi della Legge n. 241/90 come invece accade con la Cartella Clinica propriamente detta, usata nelle strutture ospedaliere in regime di ricovero e redatta secondo precisi criteri normativi.
Gli appunti, infatti, rappresentano soltanto una sorta di “diario clinico” o “fascicolo personale” e non costituiscono un documento formale, ma soltanto uno strumento ad uso esclusivo del professionista per facilitare e rendere più agevole la conduzione del lavoro psicoterapeutico. Addirittura, per essere corretti, questi appunti non dovrebbero essere conservati, nel caso proprio di strutture pubbliche, nella “cartella” del paziente, ma dovrebbero essere tenuti esclusivamente dal professionista che li ha redatti.
Resta comunque il fatto che lei può richiedere alla struttura da cui era seguito: la relazione clinica sulla diagnosi, sulla tipologia e sulla tempistica degli interventi previsti ed effettuati.
Spero di esserle stato d'aiuto
Saluti cordiali
Occorre distinguere tra cartella clinica e appunti presi durante le sedute dalla collega che la seguiva nel servizio pubblico.
Per essere precisi:
L’insieme degli appunti redatti durante le sedute/colloqui non si configura come Cartella Clinica ai sensi di legge, e non è consegnabile in base a richieste di accesso ai sensi della Legge n. 241/90 come invece accade con la Cartella Clinica propriamente detta, usata nelle strutture ospedaliere in regime di ricovero e redatta secondo precisi criteri normativi.
Gli appunti, infatti, rappresentano soltanto una sorta di “diario clinico” o “fascicolo personale” e non costituiscono un documento formale, ma soltanto uno strumento ad uso esclusivo del professionista per facilitare e rendere più agevole la conduzione del lavoro psicoterapeutico. Addirittura, per essere corretti, questi appunti non dovrebbero essere conservati, nel caso proprio di strutture pubbliche, nella “cartella” del paziente, ma dovrebbero essere tenuti esclusivamente dal professionista che li ha redatti.
Resta comunque il fatto che lei può richiedere alla struttura da cui era seguito: la relazione clinica sulla diagnosi, sulla tipologia e sulla tempistica degli interventi previsti ed effettuati.
Spero di esserle stato d'aiuto
Saluti cordiali
Dr. Francesco Emanuele Pizzoleo. Psicoterapia cognitiva e cognitivo comportamentale.
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 1.8k visite dal 21/07/2017.
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