Psicoterapia dubbi
Salve,
il mio è un dubbio sulla psicoterapia.
Sono in terapia da 2 anni, per attacchi di panico con agorafobia, ho cambiato diversi specialisti e orientamenti ad oggi posso dire di non avere più sintomi.
La cosa che mi turba, è che non mi sento cambiata da all'ora, non sento di aver fatto progressi sul piano dei comportamenti, di conoscenza di me.
Penso di non conoscermi cosí come prima di entrare in terapia.
I benefici che ho ottenuto sono solo in relazione all'eminazione dei sintomi.
Non so se questo discorso possa dipendere da una mia resistenza alla terapia, ma non mi spiego come possa essere così migliorata se non sono passata per la consapevolezza di me.
Sento di aver fatto tutto e niente allo stesso tempo, sono confusa, non so cosa pensare.
Cordiali saluti
il mio è un dubbio sulla psicoterapia.
Sono in terapia da 2 anni, per attacchi di panico con agorafobia, ho cambiato diversi specialisti e orientamenti ad oggi posso dire di non avere più sintomi.
La cosa che mi turba, è che non mi sento cambiata da all'ora, non sento di aver fatto progressi sul piano dei comportamenti, di conoscenza di me.
Penso di non conoscermi cosí come prima di entrare in terapia.
I benefici che ho ottenuto sono solo in relazione all'eminazione dei sintomi.
Non so se questo discorso possa dipendere da una mia resistenza alla terapia, ma non mi spiego come possa essere così migliorata se non sono passata per la consapevolezza di me.
Sento di aver fatto tutto e niente allo stesso tempo, sono confusa, non so cosa pensare.
Cordiali saluti
[#1]
>>> non mi spiego come possa essere così migliorata se non sono passata per la consapevolezza di me
>>>
La risposta è molto semplice, almeno da un punto di vista strategico: la "consapevolezza di sé", qualunque cosa significhi, non è quasi mai un prerequisito affinché una psicoterapia abbia successo. Certamente non nel caso dell'ansia.
Piuttosto, è possibile che in te esistessero due questioni problematiche: una che si esprimeva sotto forma di attacchi di panico/agorafobia, e che è stata risolta; e un'altra probabilmente di tipo ossessivo, che ti porta tutt'ora a farti domande inutili.
Inutili nel senso che tu credi che rispondere a queste domande ti farebbe stare meglio. E invece è proprio il fatto che non puoi fare a meno di portele, che ti crea disagio.
In sintesi: ti stai preoccupando inutilmente e questo è uno dei nomi dell'ossessività.
>>>
La risposta è molto semplice, almeno da un punto di vista strategico: la "consapevolezza di sé", qualunque cosa significhi, non è quasi mai un prerequisito affinché una psicoterapia abbia successo. Certamente non nel caso dell'ansia.
Piuttosto, è possibile che in te esistessero due questioni problematiche: una che si esprimeva sotto forma di attacchi di panico/agorafobia, e che è stata risolta; e un'altra probabilmente di tipo ossessivo, che ti porta tutt'ora a farti domande inutili.
Inutili nel senso che tu credi che rispondere a queste domande ti farebbe stare meglio. E invece è proprio il fatto che non puoi fare a meno di portele, che ti crea disagio.
In sintesi: ti stai preoccupando inutilmente e questo è uno dei nomi dell'ossessività.
Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com
[#2]
Utente
Quindi se l'ossessività è rimasta non ha avuto successo la terapia?
Prima ad esempio avevo pensieri ossessivi e compulsioni che ora non ho più.
Per consapevolezza intendevo capire i meccanismi inconsci che stavano alla base dell'ansia, cosa che io non ho capito se non in maniera relativa, mi sembra di aver fatto progressi solo per essere stata rassicurata a sufficenza.
Prima ad esempio avevo pensieri ossessivi e compulsioni che ora non ho più.
Per consapevolezza intendevo capire i meccanismi inconsci che stavano alla base dell'ansia, cosa che io non ho capito se non in maniera relativa, mi sembra di aver fatto progressi solo per essere stata rassicurata a sufficenza.
[#3]
>>> Per consapevolezza intendevo capire i meccanismi inconsci che stavano alla base dell'ansia
>>>
Bene, ma da un punto di vista strategico sapere ciò che l'inconscio fa o non fa non è importante. Sicuramente non per risolvere fobie e attacchi di panico.
>>> Prima ad esempio avevo pensieri ossessivi e compulsioni che ora non ho più
>>>
Sicura? I dubbi che stai esprimendo qui hanno tutto l'aspetto di dubbi ossessivi. Domande che la persona considera lecite e perfettamente ragionevoli, ma che a un'analisi più attenta sembrano solo frutto, appunto, di ossessività.
L'ansia è mutevole per sua natura. Si può manifestare in mille modi diversi e uno dei suoi decorsi tipici è proprio di passare da condizioni più fobiche ad altre più mentali, più ossessive. Nel tuo caso il processo sembra essersi evoluto ulteriormente, facendoti passare da pensieri ossessivi e compulsioni a domande per così dire più "esistenziali".
Per darti un termine di paragone, persino chiedersi "da dove veniamo?", "cosa c'è nell'aldilà?" o "dio esiste?", se provoca sofferenza, può essere considerato ossessione. Nel tuo caso non siamo ancora a questo punto, ma la forma del disturbo è la stessa: a che cosa è servita la mia terapia?
In sintesi, la tua terapia ha avuto successo in quel momento, ma ora probabilmente stai soffrendo di una forma diversa di disturbo e quindi andrebbe trattato, se servisse, in modo diverso. Ma da qui non possiamo deciderlo, perché non possiamo essere precisi né tanto meno fare diagnosi a distanza.
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Bene, ma da un punto di vista strategico sapere ciò che l'inconscio fa o non fa non è importante. Sicuramente non per risolvere fobie e attacchi di panico.
>>> Prima ad esempio avevo pensieri ossessivi e compulsioni che ora non ho più
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Sicura? I dubbi che stai esprimendo qui hanno tutto l'aspetto di dubbi ossessivi. Domande che la persona considera lecite e perfettamente ragionevoli, ma che a un'analisi più attenta sembrano solo frutto, appunto, di ossessività.
L'ansia è mutevole per sua natura. Si può manifestare in mille modi diversi e uno dei suoi decorsi tipici è proprio di passare da condizioni più fobiche ad altre più mentali, più ossessive. Nel tuo caso il processo sembra essersi evoluto ulteriormente, facendoti passare da pensieri ossessivi e compulsioni a domande per così dire più "esistenziali".
Per darti un termine di paragone, persino chiedersi "da dove veniamo?", "cosa c'è nell'aldilà?" o "dio esiste?", se provoca sofferenza, può essere considerato ossessione. Nel tuo caso non siamo ancora a questo punto, ma la forma del disturbo è la stessa: a che cosa è servita la mia terapia?
In sintesi, la tua terapia ha avuto successo in quel momento, ma ora probabilmente stai soffrendo di una forma diversa di disturbo e quindi andrebbe trattato, se servisse, in modo diverso. Ma da qui non possiamo deciderlo, perché non possiamo essere precisi né tanto meno fare diagnosi a distanza.
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 1.1k visite dal 07/07/2017.
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