Philofobia, ansia e terrore di fare una scelta?
Buon pomeriggio,
Chiedo un consulto perché sono arrivata ad un punto troppo angoscioso. Ho avuto sempre paura dell'amore. Nella mia vita ho sempre evitato che un'amicizia potesse diventare una storia seria e molte proposte le ho rifiutate. Per gli altri sono una ragazza solare, dolce, buona, per alcuni attraente. Ma questo non è bastato. Ho sempre detto che non mi sarei mai voluta sposare. Che il matrimonio e l amore è una cosa falsa triste. Poi l' anno scorso ho incontrato un ragazzo fantastico. Mi ha seguita , mi ha detto che avrebbe voluto conoscermi e ho accettato. Attraente dolce sensibile. Molto simile a me. Dopo qualche mese ho conosciuto la famiglia e dopo circa 7 mesi , cominciano gli attacchi di ansia. Volevo lasciarlo, non potevo continuare,nella mia testa vedevo che lui nel futuro sarebbe cambiato, mi sarei ritrovata triste, a fare una vita che non mi sarebbe piaciuta.lui sempre a rassicurami. Lui pensa al giorno del matrimonio, a che sarà bella la vita assieme. Io quando penso a quel giorno mi assale l ansia, il panico. Ho iniziato un percorso con uno psicologo che mi ha consigliato di aumentare autostima. Dopo un mese e mezzo tutto bene( sono andata anche da un neurologo che mi ha prescritto Xanax al bisogno , daparox e vagostabil)... 2 settimane fa di nuovo il buio. Ho finito di prendere le gocce in maniera graduale. Lo psicologo dice che forse è stata troppo veloce la riduzione dei farmaci.Panico, ansia, voglio lasciarlo, mentre quando vedo una nostra foto piango. Lui vuole starmi comunque accanto e piange ... Dice che senza me non può vivere. Non vuole nessun'altra.Questo mi crea uno stato di angoscia tale da lasciarmi su un letto. Ieri mi venivano pensieri di morte. Ma dentro di me voglio vivere perché so che è un dono di Dio. Sicuramente sto facendo soffrire questo caro ragazzo. Ma è come se io non riuscissi a vivere con lui e senza. È orribile questa situazione. Non so più nemmeno cosa provo.fino a due settimane fa dicevo di amarlo. La verità dove sta? Sono io con le gocce o senza? C è anche da dire che sono molto attaccata alla mia famiglia e non riesco a lasciarla. Nemmeno con il pensiero. Lui vive lontano da me. Mia madre non vuole che continuo a prendere farmaci. Ha il terrore di vedermi peggiorare. Non so scegliere. Forse ho paura di amare. Forse non sono pronta per una vita a due. Lui sì. Io voglio che lui sia felice.
Chiedo un consulto perché sono arrivata ad un punto troppo angoscioso. Ho avuto sempre paura dell'amore. Nella mia vita ho sempre evitato che un'amicizia potesse diventare una storia seria e molte proposte le ho rifiutate. Per gli altri sono una ragazza solare, dolce, buona, per alcuni attraente. Ma questo non è bastato. Ho sempre detto che non mi sarei mai voluta sposare. Che il matrimonio e l amore è una cosa falsa triste. Poi l' anno scorso ho incontrato un ragazzo fantastico. Mi ha seguita , mi ha detto che avrebbe voluto conoscermi e ho accettato. Attraente dolce sensibile. Molto simile a me. Dopo qualche mese ho conosciuto la famiglia e dopo circa 7 mesi , cominciano gli attacchi di ansia. Volevo lasciarlo, non potevo continuare,nella mia testa vedevo che lui nel futuro sarebbe cambiato, mi sarei ritrovata triste, a fare una vita che non mi sarebbe piaciuta.lui sempre a rassicurami. Lui pensa al giorno del matrimonio, a che sarà bella la vita assieme. Io quando penso a quel giorno mi assale l ansia, il panico. Ho iniziato un percorso con uno psicologo che mi ha consigliato di aumentare autostima. Dopo un mese e mezzo tutto bene( sono andata anche da un neurologo che mi ha prescritto Xanax al bisogno , daparox e vagostabil)... 2 settimane fa di nuovo il buio. Ho finito di prendere le gocce in maniera graduale. Lo psicologo dice che forse è stata troppo veloce la riduzione dei farmaci.Panico, ansia, voglio lasciarlo, mentre quando vedo una nostra foto piango. Lui vuole starmi comunque accanto e piange ... Dice che senza me non può vivere. Non vuole nessun'altra.Questo mi crea uno stato di angoscia tale da lasciarmi su un letto. Ieri mi venivano pensieri di morte. Ma dentro di me voglio vivere perché so che è un dono di Dio. Sicuramente sto facendo soffrire questo caro ragazzo. Ma è come se io non riuscissi a vivere con lui e senza. È orribile questa situazione. Non so più nemmeno cosa provo.fino a due settimane fa dicevo di amarlo. La verità dove sta? Sono io con le gocce o senza? C è anche da dire che sono molto attaccata alla mia famiglia e non riesco a lasciarla. Nemmeno con il pensiero. Lui vive lontano da me. Mia madre non vuole che continuo a prendere farmaci. Ha il terrore di vedermi peggiorare. Non so scegliere. Forse ho paura di amare. Forse non sono pronta per una vita a due. Lui sì. Io voglio che lui sia felice.
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Cara Utente,
le cause di quanto descrive possono essere piuttosto remote e derivanti dai suoi primi anni di vita.
E' possibile che nella sua infanzia ci siano state esperienze precoci fallimentari dal punto di vista relazionale (delle quali può non essere cosciente) che la spingono a dubitare di poter costituire una coppia solida e creare un rapporto felice con un uomo, ma è anche possibile che abbia assistito ad un rapporto non proprio sereno fra i suoi genitori:
"Ho sempre detto che non mi sarei mai voluta sposare. Che il matrimonio e l amore è una cosa falsa triste"
che la porta a pensare (senza averne alcun motivo concreto) che il suo attuale fidanzato prima o poi diventerà un'altra persona e la deluderà:
"Volevo lasciarlo, non potevo continuare, lui poi sarebbe cambiato, mi sarei ritrovata triste, a fare una vita che non mi sarebbe piaciuta".
D'altro canto può essere anche presente un rapporto regressivo con la famiglia e quindi nel suo passato può aver subito un'iperprotezione che dà i suoi effetti rendendole impossibile allontanarsi, oppure può aver ricevuto dei messaggi che hanno scoraggiato la sua autonomia e che le hanno fatto pensare che solo nella famiglia d'origine può sentirsi al sicuro, o, ancora, che andarsene per avere una sua vita adulta equivale ad un tradimento.
Si tratta ovviamente solo di ipotesi, ma l'intensa paura e ambivalenza che sta sperimentando ("è come se io non riuscissi a vivere con lui e senza") rendono piuttosto probabile che le sue difficoltà abbiano avuto inizio molto tempo fa, quando ha imparato a relazionarsi prima con i suoi familiari e poi con gli altri.
Che tipo di percorso ha iniziato con lo psicologo che la segue?
Personalmente le consiglio una terapia di stampo psicodinamico/psicoanalitico, particolarmente indicata per lavorare sui problemi di relazione e su quanto deriva dal passato del paziente.
Ogni quanto vi vedete?
Quali gocce sta prendendo?
Le sono state prescritte da uno psichiatra?
le cause di quanto descrive possono essere piuttosto remote e derivanti dai suoi primi anni di vita.
E' possibile che nella sua infanzia ci siano state esperienze precoci fallimentari dal punto di vista relazionale (delle quali può non essere cosciente) che la spingono a dubitare di poter costituire una coppia solida e creare un rapporto felice con un uomo, ma è anche possibile che abbia assistito ad un rapporto non proprio sereno fra i suoi genitori:
"Ho sempre detto che non mi sarei mai voluta sposare. Che il matrimonio e l amore è una cosa falsa triste"
che la porta a pensare (senza averne alcun motivo concreto) che il suo attuale fidanzato prima o poi diventerà un'altra persona e la deluderà:
"Volevo lasciarlo, non potevo continuare, lui poi sarebbe cambiato, mi sarei ritrovata triste, a fare una vita che non mi sarebbe piaciuta".
D'altro canto può essere anche presente un rapporto regressivo con la famiglia e quindi nel suo passato può aver subito un'iperprotezione che dà i suoi effetti rendendole impossibile allontanarsi, oppure può aver ricevuto dei messaggi che hanno scoraggiato la sua autonomia e che le hanno fatto pensare che solo nella famiglia d'origine può sentirsi al sicuro, o, ancora, che andarsene per avere una sua vita adulta equivale ad un tradimento.
Si tratta ovviamente solo di ipotesi, ma l'intensa paura e ambivalenza che sta sperimentando ("è come se io non riuscissi a vivere con lui e senza") rendono piuttosto probabile che le sue difficoltà abbiano avuto inizio molto tempo fa, quando ha imparato a relazionarsi prima con i suoi familiari e poi con gli altri.
Che tipo di percorso ha iniziato con lo psicologo che la segue?
Personalmente le consiglio una terapia di stampo psicodinamico/psicoanalitico, particolarmente indicata per lavorare sui problemi di relazione e su quanto deriva dal passato del paziente.
Ogni quanto vi vedete?
Quali gocce sta prendendo?
Le sono state prescritte da uno psichiatra?
Dr.ssa Flavia Massaro, psicologa a Milano e Mariano C.se
www.serviziodipsicologia.it
[#2]
Utente
Buon pomeriggio dottoressa,
In effetti i miei hanno avuto un rapporto conflittuale, mio padre ha un handicap e mia madre fa tutto. Poi tanti amici mi hanno tradito, forse perché ingenua e sincera. Io non riesco a vedere un futuro, non ho mai progettato nulla. Ho sempre pensato di rimanere sola anche andando contro corrente. È il mio primo ragazzo. E so che sono abbastanza grande. Ora ho solo tanta paura.
Il percorso è incentrato nell'aumento dell' autostima e nelle relazioni. Devo dire che ho molte persone che mi stimano. Amici e conoscenti. Ad esempio un problema che ho da sempre è che non riesco ad abbracciare, ne a dire ti voglio bene se non tramite un sms. Solo con lui ci sono abbracci, baci e un'apertura di sentimenti.
Per le gocce ho finito adesso. Sono le daparox. All' occorrenza lo Xanax , poi le brioplus e le vagostabil.
In effetti i miei hanno avuto un rapporto conflittuale, mio padre ha un handicap e mia madre fa tutto. Poi tanti amici mi hanno tradito, forse perché ingenua e sincera. Io non riesco a vedere un futuro, non ho mai progettato nulla. Ho sempre pensato di rimanere sola anche andando contro corrente. È il mio primo ragazzo. E so che sono abbastanza grande. Ora ho solo tanta paura.
Il percorso è incentrato nell'aumento dell' autostima e nelle relazioni. Devo dire che ho molte persone che mi stimano. Amici e conoscenti. Ad esempio un problema che ho da sempre è che non riesco ad abbracciare, ne a dire ti voglio bene se non tramite un sms. Solo con lui ci sono abbracci, baci e un'apertura di sentimenti.
Per le gocce ho finito adesso. Sono le daparox. All' occorrenza lo Xanax , poi le brioplus e le vagostabil.
[#4]
Direi che la frequenza quindicinale è piuttosto scarsa, soprattutto considerando il malessere intenso che lamenta.
Come mai vi vedete così poco?
Ogni quanto vede lo psichiatra per il controllo della terapia farmacologica?
State lavorando sulle cause delle sue difficoltà relazionali?
Mi colpisce il fatto che stia scrivendo a noi, pur essendo già seguita da un collega: come mai ha sentito il bisogno di contattarci?
Come mai vi vedete così poco?
Ogni quanto vede lo psichiatra per il controllo della terapia farmacologica?
State lavorando sulle cause delle sue difficoltà relazionali?
Mi colpisce il fatto che stia scrivendo a noi, pur essendo già seguita da un collega: come mai ha sentito il bisogno di contattarci?
[#5]
Utente
Ogni due settimane.
Si , ma perché sto ricadendo? Non so perché ma ho bisogno di rassicurazioni. La psicologa che mi segue mi sta aiutando con la autostima. Ma ho terrore di fare la scelta sbagliata. Perché ho cali di umore pesanti e paura. Mi ha detto che se tra 4 giorni non cambia nulla , devo riandare dal neurologo.
Si , ma perché sto ricadendo? Non so perché ma ho bisogno di rassicurazioni. La psicologa che mi segue mi sta aiutando con la autostima. Ma ho terrore di fare la scelta sbagliata. Perché ho cali di umore pesanti e paura. Mi ha detto che se tra 4 giorni non cambia nulla , devo riandare dal neurologo.
[#6]
Come le dicevo, una seduta ogni 15 giorni è veramente poco.
Non potete vedervi più spesso?
Le suggerisco anche di informarsi sul tipo di percorso che sta effettuando, perchè potrebbe aver bisogno di un lavoro più "approfondito".
Da quanto vi state vedendo?
Fino ad ora che risultati ha ottenuto?
Lavorare sull'autostima è importante, ma da quanto dice i problemi sembrano essere ben altri e l'autostima carente può essere semplicemente la punta dell'iceberg.
Non potete vedervi più spesso?
Le suggerisco anche di informarsi sul tipo di percorso che sta effettuando, perchè potrebbe aver bisogno di un lavoro più "approfondito".
Da quanto vi state vedendo?
Fino ad ora che risultati ha ottenuto?
Lavorare sull'autostima è importante, ma da quanto dice i problemi sembrano essere ben altri e l'autostima carente può essere semplicemente la punta dell'iceberg.
[#7]
Utente
Ci vediamo da 3 mesi e mezzo...dopo un mese ho ricominciare a stare bene, ad uscire con lui, anche se avvertivo a volte senso di stanchezza fisica. Mi è tornato il sorriso. È tornata la mia voglia di vivere. Ho dimenticato a dire che La riduzione Delle gocce è andata a combaciare con un incontro con la sua famiglia , tutto bene nella serata ma questo malessere è scoppiato. E mi sono venuti strani pensieri. Paura ecc.
Lui è un caro ragazzo. Molto paziente. Mi sento anche in colpa per come lo sto trattando. È la seconda volta che succede. Sono convinta che lasciarlo sia la scelta migliore. Non si merita i miei dubbi. Grazie Delle risposte
Lui è un caro ragazzo. Molto paziente. Mi sento anche in colpa per come lo sto trattando. È la seconda volta che succede. Sono convinta che lasciarlo sia la scelta migliore. Non si merita i miei dubbi. Grazie Delle risposte
[#8]
Hai bisogno di rassicurazioni probabilmente per questo:
>>> C è anche da dire che sono molto attaccata alla mia famiglia e non riesco a lasciarla. Nemmeno con il pensiero
>>>
Anche se hai lasciato quest'ammissione quasi da ultimo, quasi di sfuggita, è possibile che tu non abbia tanto paura della relazione in sé, con questo ragazzo, ma di ciò che comporterebbe se la relazione andasse avanti: dover lasciare la tua famiglia.
Forse la conflittualità che hai vissuto da piccola ti ha reso troppo invischiata, come dicono i sistemico-relazionali, cioè troppo dipendente dalla tua famiglia di origine.
Se l'ipotesi fosse corretta ritengo che oltre che sull'aumento dell'autostima occorrerebbe lavorare anche sull'aumento della tua capacità di vivere in modo indipendente.
Altrimenti resteresti per sempre una figlia.
>>> C è anche da dire che sono molto attaccata alla mia famiglia e non riesco a lasciarla. Nemmeno con il pensiero
>>>
Anche se hai lasciato quest'ammissione quasi da ultimo, quasi di sfuggita, è possibile che tu non abbia tanto paura della relazione in sé, con questo ragazzo, ma di ciò che comporterebbe se la relazione andasse avanti: dover lasciare la tua famiglia.
Forse la conflittualità che hai vissuto da piccola ti ha reso troppo invischiata, come dicono i sistemico-relazionali, cioè troppo dipendente dalla tua famiglia di origine.
Se l'ipotesi fosse corretta ritengo che oltre che sull'aumento dell'autostima occorrerebbe lavorare anche sull'aumento della tua capacità di vivere in modo indipendente.
Altrimenti resteresti per sempre una figlia.
Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com
[#10]
E quindi, se vivi tutto ciò come un tradimento, non puoi amare qualcun altro. Perché farlo significherebbe tradire la tua famiglia. È come se fossi già sposata.
Credo sia opportuno riflettere su tutto questo e poi riportarlo alla tua psicologa.
Credo sia opportuno riflettere su tutto questo e poi riportarlo alla tua psicologa.
Questo consulto ha ricevuto 11 risposte e 6.8k visite dal 23/06/2017.
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