Angoscia post Conservatorio
Esimi Dottori,
Sono un ragazzo di 24 anni che recentemente si è diplomato in pianoforte al Conservatorio col massimo dei voti e la lode, risultato che ho ottenuto con enorme impegno ed anni passati in casa a studiare e a cercare di ottenere il massimo da me stesso.
Premetto, che questo è stato il mio obiettivo principale per tanti anni (studiare per poter diventare pianista concertista), situazione che non mi ha mai comportato nessun problema a dover stringere al nocciolo le relazioni sociali e a privarmi di relazioni amorose a lungo termine, poichè il tutto era mosso da un "obiettivo superiore", il mio sogno.
Ebbene, dopo aver superato con soddisfazione il diploma, sono entrato immediatamente dal giorno successivo, in uno stato di profonda angoscia, ansia e depressione (anche se so che quest'ultimo termine ha una connotazione ben precisa e non deve essere usato a sproposito, come identificazione di un malessere).
Quelle che prima erano le mie certezze, ora sono diventate le mie più grandi paure.
Non ho più nessun piacere nell'immaginare di dovermi esibire in pubblico, ma anzi sopraggiunge un'ansia che sfocia in paura; provo un senso di frustrazione nel pensare di partecipare ad altre competizioni pianistiche ( in cui tra vari pianisti, si redige una classifica, decretando il migliore).
A tutto ciò si unisce l'angoscia che provo nel pensare che questo momento di enorme stallo sia di sconforto a chi aveva creduto in me fino a qualche mese fa e che aveva profuso impegno per poter realizzare il mio sogno.
Sembra come se tutto ad un tratto ciò che ho fatto per tanti anni, sia stato vano, mosso da una cieca convinzione di star facendo "la cosa giusta". Ogni mattina punto la sveglia e mi siedo al pianoforte a studiare, mosso solo dal fare un qualcosa e dare un senso alla mia giornata che altrimenti sarebbe vana. Ciò mi permette di arrivare a sera con uno stato d'animo leggermente migliore rispetto al concedermi di non far nulla, ma comunque vivo da mesi un sonno molto disturbato, dei giorni ho voglia di dormire solamente e non affacciarmi neanche nel mondo, mentre in altri non riesco a dormire ed a rilassarmi.
Non riesco più a trovare un qualcosa che mi dia piacere o mi permetta di vedere un futuro felice. Non so cosa fare. Mi sento attanagliato in una paura enorme, che mi spinge a rifugiarmi nel desiderio di non vedere nessuno, non parlare con nessuno.
Aggiungo che in passato ho già vissuto un momento cosi, ed è stato quando sono stato ammesso al Conservatorio ed ebbi un forte impatto con questo mondo competitivo, in cui tutto ciò che facevo non era mai abbastanza per l'insegnante.
Fui in cura da uno psicologo che grazie ad alcuni consigli mi aiutò ad uscirne ( dato che piangevo e vedevo tutto nero).
Ora però con circostanze e motivazioni completamente differenti, mi sento di nuovo in una fase regressiva, che da mesi or sono non mi permette di essere felice.
Cosa è giusto che faccia? Cosa posso fare per sta meglio?
Grazie.
Verosimilmente (siamo online e quindi prenda il tutto con le pinze), lei è ed è stato, nel corso degli anni di studio, un ragazzo tendente ad un estremo perfezionismo. Ovvero la tendenza ANSIOSA a ricercare ossessivamente, strategie e risultati che la portassero ad eccellere necessariamente, e in modo ottimale, negli studi.
Ora: la ricerca e la pratica clinica, ci dicono che esistono 2 forme di perfezionismo.
- un perfezionismo sano e utile: in cui c'è la tendenza all'eccellenza e nel contempo l'accettazione che lo scopo di eccellere possa anche essere messo in discussione. In breve: "chi se ne frega se sbaglio, la possibilità di riparare al possibile errore c'è".
&
- un perfezionismo tendente al patologico , che comprende:
* l’eccessiva preoccupazione di commettere errori
*dubbi riguardo ciò che faccio, alle azioni svolte (o fatto bene? Avrò sbagliato?)
*alti standard personali. es: "devo necessariamente raggiungere il voto massimo: (" in cui tra vari pianisti, si redige una classifica, decretando il migliore")
* elevato autocriticismo (es: "ho sbagliato! Che stupido che sono...")
Questa tipologia di perfezionismo, sembra essere un importante fattore di mantenimento sia di “negative affect” (uno stato emotivo negativo o affetto negativo) che si esprime con umore ansioso e depresso (o disforico), che di ansia anticipatoria: "Non ho più nessun piacere nell'immaginare di dovermi esibire in pubblico, ma anzi sopraggiunge un'ansia che sfocia in paura; provo un senso di frustrazione nel pensare di partecipare ad altre competizioni pianistiche".
Probabilmente, quindi, la sua estrema tendenza ansioso- perfezionistica, unitamente al fatto che, per raggiungere l'eccellenza, si è privato di rapporti sociali interpersonali e si svago, la sta conducendo ad assumere tratti connotati da umore depressivo.
Che ne pensa?
Ci si rivede in qualcosa?
Dr. Francesco Emanuele Pizzoleo. Psicoterapia cognitiva e cognitivo comportamentale.
Mi permetta di ringraziarla per la cortese risposta al mio problema.
In linea di massima mi ritrovo con la sua analisi: il mio percorso di studi è stato sempre molto preciso ( 100/100 maturità, media del 9.00 in Conservatorio). La mia ansia nasce proprio dal non avere più la forza di essere cosi diligente in ciò che faccio, e nel non riuscire a sostenere una prova di competizione, perchè ho paura di fallire e ciò mi carica di un'ansia prestazionale che non riesco a sostenere e non voglio sostenere ( cosa che avveniva anche prima, ma che riuscivo a gestire).
Allo stesso tempo mi arrabbio con me stesso, poichè vorrei essere in grado di essere forte per continuare a farlo, ma sento che il volere non muove di pari passo col "riuscire a sostenere".
Probabilmente (si ricordi sempre che siamo on Line e ragioniamo per ipotesi), i sintomi depressivi che sono emersi, "hanno messo in crisi" le sue tendenze perfezionistiche.
ad essere sempre estremamente diligenti, alla fine ci si stanca fisiologicamente e mentalmente.
Questo, statisticamente, è molto comune che avvenga.
Sarebbe utile per lei agire avvalendosi di un aiuto psicologico-psicoterapeutico.
Magari potrebbe avvalersi di uno di questi due orientamenti psicoterapici, che rappresentano le terapie più adatte a gestire i suoi disagi
- Terapia cognitivo comportamentale
- Terapia breve strategica
Questa lettura potrà offrirle spunti interessanti per pensare all'approccio terapeutico che ritiene più consono a lei https://www.medicitalia.it/minforma/psicoterapia/533-mini-guida-per-la-scelta-dell-orientamento-psicoterapeutico.html
Cari saluti
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