Mio padre è morto, ed io mi sento sollevato.

Buonasera,

come da titolo, scrivo per parlare di come la mia vita sia migliorata dopo la scomparsa di mio padre ed eventualmente ricevere un parere in merito.

Ho 27 anni, e non sono mai andato d'accordo con mio padre.

Mio papà era una persona molto rabbiosa, rancorosa, ferita, frustrata. Era un uomo che arrivato a 55 anni aveva allontanato chiunque avesse provato a volergli bene per colpa di un carattere intrattabile.

Non ho ricordi felici di mio padre, non abbiamo mai fatto nessun tipo di attività insieme. Si è rifiutato di giocare con me da bambino, di ascoltarmi da ragazzo, e da adulto la situazione non è migliorata. Aveva questo modo di cercare il contatto umano in maniera disfunzionale, non poteva fare a meno di provare a "dominare" le altre persone in modi che non voglio elencare per non arrabbiarmi. Ci ha bullizzati, ricattati, ridotti alla fame, insultati dal primo all'ultimo giorno, strillato contro ed usati come valvola di sfogo alla prima occasione utile. Vivere con lui è stato un incubo che tanto mi (ci) è costato in termini di salute mentale e fisica.

6 mesi fa, ci ha improvvisamente lasciati.

Senza tanti giri di parole, da quel giorno la mia vita è migliorata in una maniera indescrivibile. Per quanto odiassi mio padre, avevo sempre pensato che nel giorno della sua morte sarei stato sconvolto, e seppur contro ogni logica ho provato con tutto me stesso a volergli bene fino all'ultimo, cercando di stabilire quel minimo di rapporto umano che mi era sempre stato impossibile creare.

Ma da quando se ne è andato, io mi sento nuovamente in vita.

Mi sento leggero, questa è la prima cosa che mi viene da dire. La sensazione è quella di essere stato fisicamente liberato di una zavorra da 20 chili.

Ho smesso di andare in terapia dopo aver raccolto nulla per 2 anni. Ho smesso con gli antidepressivi e gli ansiolitici dall'oggi al domani.

E' sparita l'ansia, la depressione, gli attacchi di panico e un importante disturbo da somatizzazione. Mi sento più allegro, contento, aperto al mondo. E mi sono reso conto che finalmente quello "standard" a cui sentivo di dover arrivare come uomo non esiste più. La mia identità di uomo è finalmente libera di esprimersi senza doversi incasellare in una definizione acquisita chissà quanti anni fa e mai sradicata. Mi sento libero dal giudizio degli altri e dalla voglia di giudicarli, da almeno 5 mesi vado a letto ogni sera ansioso di svegliarmi per dare un senso alla giornata successiva.

La mia domanda è la seguente: premesso che non mi sento minimamente in colpa per questo stato di benessere, com'è possibile che abbia avuto questa reazione? Com'è possibile che in 2 anni di terapia (in cui ho parlato quasi esclusivamente del rapporto con mio padre e di come mi sentissi obbligato a diventare come lui, nonostante non volessi) io non abbia trovato il minimo beneficio?

E' una situazione che capita di vedere spesso in terapia?

Grazie in anticipo per le risposte.
[#1]
Dr.ssa Valeria Randone Psicologo, Sessuologo 17.4k 317
Buona sera,
anche se suo padre non c'è più, non significa che è sparito dalla sua psiche, dal suo mondo interno.

Anche se l'ha fatta soffrire così tanto, e nonostante la terapia lei non abbia trovato la giusta distanza dal mondo di suo padre, non significa che adesso sia terminato tutto.


Le figure genitoriali, continuano a vivere dentro di noi, anche dopo, nel bene e nel male.

Sei mesi sono davvero pochissimi per elaborare una perdita così simbolica.

In ogni caso, la morte insegna la vita.

Condoglianze per la sua perdita.

Cordialmente.
Dr.ssa Valeria Randone,perfezionata in sessuologia clinica.
https://www.valeriarandone.it

[#2]
Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.9k 509
Gentile Utente,

provo a rispondere alle Sue domande.

1. "La mia domanda è la seguente: premesso che non mi sento minimamente in colpa per questo stato di benessere, com'è possibile che abbia avuto questa reazione?"

Tutti noi nasciamo con una bella pretesa, quella di essere amati e accuditi dai nostri genitori. E' qualcosa che nessuno deve insegnarci, perché innato e non appreso. Capita, tuttavia, che talvolta le cose non siano proprio così e non tutto filerà liscio. Per molte ragioni diverse, i genitori possono fallire, oppure possono esprimere in modo violento anche verso i figli i propri messaggi o le proprie problematiche (talvolta psicopatologiche). Chiaramente non mi riferisco solo alla violenza fisica, ma anche a quella psicologica.

Capita, dunque, che quando un genitore si comporta così, sia il carnefice per il figlio. Ovviamente questa situazione diventa illeggibile per il figlio, almeno all'inizio.

Se Lei si sente così, probabilmente è perché adesso non sente più addosso il peso della relazione complicata con il papà, ma non è detto che in futuro sarà sempre così. Magari riuscirà a perdonare e a vedere il papà sotto un'altra luce.




2. Com'è possibile che in 2 anni di terapia (in cui ho parlato quasi esclusivamente del rapporto con mio padre e di come mi sentissi obbligato a diventare come lui, nonostante non volessi) io non abbia trovato il minimo beneficio?

Che tipo di psicoterapia ha fatto? Con quali obiettivi terapeutici?





3. E' una situazione che capita di vedere spesso in terapia?
Se chiede della relazione col papà, la risposta è sì.
Ma se chiede se capita spesso di non vedere risultati in terapia la risposta è no, soprattutto per terapie lunghe che durano ben due anni. Inoltre, mi pare anche singolare parlare quasi esclusivamente del rapporto col papà per ben due anni. Quali erano gli altri temi che sono emersi e che erano per Lei critici?

Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica

[#3]
Attivo dal 2017 al 2017
Ex utente
Dottoressa Randone, la ringrazio per le sue condoglianze e per gli spunti di riflessione.


Gentile dottoressa Pileci,

"Se Lei si sente così, probabilmente è perché adesso non sente più addosso il peso della relazione complicata con il papà, ma non è detto che in futuro sarà sempre così. Magari riuscirà a perdonare e a vedere il papà sotto un'altra luce."

In questo momento non provo più rabbia nei confronti di mio padre. Talvolta, ripensandoci, mi capita di provare compassione. Sto facendo quello che ho provato a fare per lungo tempo, solo che adesso mi viene spontaneo. Spero che papà abbia trovato la serenità che tanto gli è mancata nella vita terrena.


"Che tipo di psicoterapia ha fatto? Con quali obiettivi terapeutici?"

Non saprei inquadrare il tipo di psicoterapia, non abbiamo mai dato un nome al tutto. So che il mio terapeuta utilizzava in passato un approccio "classico" e che (a detta sua) col tempo aveva integrato nozioni di programmazione neuro-linguistica dando un taglio diverso al rapporto con il paziente. La prima volta che arrivai da lui dissi che non volevo più essere infelice, e che il mio obiettivo era trovare la mia strada come persona e come uomo, rielaborare il mio passato in maniera più costruttiva e possibilmente aprire le porte ad un rapporto diverso con mio padre. O almeno far cessare il continuo timore che provavo nei suoi confronti, visto che all'epoca avevo quasi 25 anni e mi sembrava francamente ridicolo.

"Se chiede della relazione col papà, la risposta è sì.
Ma se chiede se capita spesso di non vedere risultati in terapia la risposta è no, soprattutto per terapie lunghe che durano ben due anni. Inoltre, mi pare anche singolare parlare quasi esclusivamente del rapporto col papà per ben due anni. Quali erano gli altri temi che sono emersi e che erano per Lei critici?"

Forse ho esagerato nel giudicare i progressi fatti come "nulli", ma non credo che si allontanino molto da questa definizione. Diciamo che la depressione era leggermente migliorata (l'ansia no) e che a tratti mi era sembrato di essermi liberato da questa sudditanza psicologica nei confronti di mio padre.

Abbiamo parlato molto della mia frustrazione per la mia vita sessuale (all'epoca insoddisfacente) e del fatto che nonostante avessi grandi progetti per la vita non riuscissi mai a perseguirli come sapevo di poter fare. Abbiamo anche trattato i "residui" di un DOC sull'identità sessuale che avevo sviluppato a 15 anni (per anni mio padre mi ha chiamato "frocio", "finocchio", "femminuccia") e che ero convinto di aver superato da moltissimo tempo oramai.

Eppure, si ritornava sempre al punto di partenza. Quindi sì, forse in linea di massima qualcosa è stato fatto, ma il salto di qualità degli ultimi mesi è di un livello talmente più profondo che non sto neanche a paragonare le due cose.


Le auguro una buona domenica.
[#4]
Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372
>>> In questo momento non provo più rabbia nei confronti di mio padre. Talvolta, ripensandoci, mi capita di provare compassione. Sto facendo quello che ho provato a fare per lungo tempo, solo che adesso mi viene spontaneo. Spero che papà abbia trovato la serenità che tanto gli è mancata nella vita terrena.
>>>

Se le cose stanno così, dal mio punto di vista il lutto lo ha già superato. È riuscito in pochi mesi a fare ciò che non è riuscito in tutti questi anni: provare compassione verso suo padre. Ci sono persone che meriterebbero genitori migliori, purtroppo la natura è quello che è e non sempre le cose vanno per il meglio.

Perciò, sempre dal mio punto di vista, se riuscirà a mantenere questa forma di compassionevole distacco da quanto le è successo, potrebbe essere un buon primo passo per ricostruire la sua vita emotiva, e diventare un buon padre per se stesso.

Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com