Il figlio di lei si oppone alla nostra storia
Mi sono innamorato, in un modo che non credevo possibile e lei è con me amorevole e comprensiva, appassionata e sensibile. Siamo insieme da quattro anni e stiamo pensando di andare a vivere insieme, ma, c’è un ma. Il figlio di lei non condivide questa situazione e la sta ostacolando in ogni modo. Ai suoi occhi sono una nullità, che non merita sua madre e lei soffre molto per questa situazione. Lui negli anni ha imparato a conoscere le mie debolezze e le usa per indebolire il mio rapporto con sua madre. È sempre stato ostile, ma negli ultimi tempi qualcosa è cambiato.
Da sempre mi attacca su alcuni punti in particolare: il fatto che a 47 anni io viva ancora con i miei genitori, il mio peso, che mi rende goffo e impacciato in alcuni movimenti, il fatto che non sappia nuotare, il fatto che gli attacchi di panico di cui soffro mi spingano ad evitare alcune situazioni sociali, il fatto che mia madre mi accompagni al lavoro perché non ho la patente, il fatto che a volte mi capiti di avere difficoltà di erezione. Questo ultimo punto lo ha scoperto in un modo che mi ha ferito molto, lui ha provato a buttare lì il discorso, penso senza sapere, ma sua madre non ha avuto la forza di smentire e quindi ormai lui lo considera un dato di fatto.
Solo negli ultimi mesi ha cominciato a fare delle smorfie con la bocca, che tutti abbiamo interpretato come un verso ai miei tic facciali e che ha creato non poche tensioni tra lui e sua madre. La settimana scorsa, però, mi è capitato di vederlo per caso in un parcheggio. Era solo e stava caricando i soldi nella macchinetta, stavo per salutarlo, quando mi sono accorto che faceva il verso con la bocca e allora mi sono fermato ad osservarlo senza farmi vedere. Sembrava proprio avere un tic. Questo fatto mi ha fatto molto riflettere, sul mio rapporto con lui e con sua madre, su quanto stia soffrendo, sul fatto che forse il problema non sono solo io.
Ne ho parlato con sua madre e credo che questo ultimo fatto l’abbia resa ancora più confusa e disorientata.
Vi scrivo per chiedere un supporto a leggere questa situazione e un consiglio su come gestirla al meglio. Non ho nessuna intenzione di rinunciare alla mia storia con lei, ma non voglio nemmeno essere causa di tante sofferenze. Sono consapevole di avere numerosi problemi e difficoltà, ma credo di meritarmi di essere felice.
Vi faccio anche un’altra domanda, io ho dei tic da quando ero bambino, occhi, naso e bocca e non mi lasciano mai. È possibile che compaiano anche da adulti? Questo ragazzo ha 27 anni e non ne aveva mai sofferto. Potrebbe essere una cosa temporanea (saranno circa sette mesi) o spariranno?
Sono in ansia perché quello con problemi, quello debole, quello da supportare sono sempre stato io e ora mi trovo a dover pensare ad altri, spero di esserne capace.
Ai mie genitori non ho detto nulla di questa ostilità, loro conoscono solo la storia felice con lei, non voglio togliergli l'illusione che questa sia la volta buona per me...
Da sempre mi attacca su alcuni punti in particolare: il fatto che a 47 anni io viva ancora con i miei genitori, il mio peso, che mi rende goffo e impacciato in alcuni movimenti, il fatto che non sappia nuotare, il fatto che gli attacchi di panico di cui soffro mi spingano ad evitare alcune situazioni sociali, il fatto che mia madre mi accompagni al lavoro perché non ho la patente, il fatto che a volte mi capiti di avere difficoltà di erezione. Questo ultimo punto lo ha scoperto in un modo che mi ha ferito molto, lui ha provato a buttare lì il discorso, penso senza sapere, ma sua madre non ha avuto la forza di smentire e quindi ormai lui lo considera un dato di fatto.
Solo negli ultimi mesi ha cominciato a fare delle smorfie con la bocca, che tutti abbiamo interpretato come un verso ai miei tic facciali e che ha creato non poche tensioni tra lui e sua madre. La settimana scorsa, però, mi è capitato di vederlo per caso in un parcheggio. Era solo e stava caricando i soldi nella macchinetta, stavo per salutarlo, quando mi sono accorto che faceva il verso con la bocca e allora mi sono fermato ad osservarlo senza farmi vedere. Sembrava proprio avere un tic. Questo fatto mi ha fatto molto riflettere, sul mio rapporto con lui e con sua madre, su quanto stia soffrendo, sul fatto che forse il problema non sono solo io.
Ne ho parlato con sua madre e credo che questo ultimo fatto l’abbia resa ancora più confusa e disorientata.
Vi scrivo per chiedere un supporto a leggere questa situazione e un consiglio su come gestirla al meglio. Non ho nessuna intenzione di rinunciare alla mia storia con lei, ma non voglio nemmeno essere causa di tante sofferenze. Sono consapevole di avere numerosi problemi e difficoltà, ma credo di meritarmi di essere felice.
Vi faccio anche un’altra domanda, io ho dei tic da quando ero bambino, occhi, naso e bocca e non mi lasciano mai. È possibile che compaiano anche da adulti? Questo ragazzo ha 27 anni e non ne aveva mai sofferto. Potrebbe essere una cosa temporanea (saranno circa sette mesi) o spariranno?
Sono in ansia perché quello con problemi, quello debole, quello da supportare sono sempre stato io e ora mi trovo a dover pensare ad altri, spero di esserne capace.
Ai mie genitori non ho detto nulla di questa ostilità, loro conoscono solo la storia felice con lei, non voglio togliergli l'illusione che questa sia la volta buona per me...
[#1]
Gentile Utente,
per prima cosa vorrei sottolineare come tutti i problemi che Lei ha elencato e che riguardano solo Lei sono superabili e quindi mi chiedo che cosa ha fatto in questi anni per affrontarli e superarli adesso.
Inoltre, a ben ventisette anni il figlio della Sua compagna mi sembra sufficientemente grande per poter aver spina dorsale e "accettare" che la mamma abbia una vita sentimentale!
Come mai Lei pensa di essere il responsabile di questi problemi del ragazzo?
Lei riesce a rimettere al Suo posto questo ragazzo quando utilizza le Sue debolezze o no? Se no, teme la reazione della mamma?
per prima cosa vorrei sottolineare come tutti i problemi che Lei ha elencato e che riguardano solo Lei sono superabili e quindi mi chiedo che cosa ha fatto in questi anni per affrontarli e superarli adesso.
Inoltre, a ben ventisette anni il figlio della Sua compagna mi sembra sufficientemente grande per poter aver spina dorsale e "accettare" che la mamma abbia una vita sentimentale!
Come mai Lei pensa di essere il responsabile di questi problemi del ragazzo?
Lei riesce a rimettere al Suo posto questo ragazzo quando utilizza le Sue debolezze o no? Se no, teme la reazione della mamma?
Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica
[#2]
Ex utente
Grazie per la risposta, provo a fornirle i chiarimenti che mi richiede.
I tic ci sono praticamente da sempre, non mi ricordo come fosse prima. So che da piccolo vedevo uno psicologo ed eravamo riusciti a far sparire un tic al collo, ma mi aveva detto che gli altri me li sarei tenuti. Pensa che ci possa essere qualcosa da fare per i tic?
Il peso dipende dalla vita estremamente sedentaria che faccio. Ho incontrato un milione di dietologi, ma non sono mai riuscito ad avere la volontà per portar a termine le diete che mi avevano proposto.
Il nuoto e la patente derivano dal problema di ansia.
Per gli attacchi di panico prendo un farmaco che si chiama Xanax. Non sono frequenti, perché mi sto limitando molto nelle attività da fare, ma quando mi prendono...
Il peso, l'ansia e lo Xanax credo che mi procurino i problemi di erezione...per cui devo dire non ho fatto nulla.
Il fatto che vivo ancora con i miei genitori...è successo, forse per pigrizia, comodità, mancanza di iniziativa da parte mia...non lo avevo mai vissuto come un problema prima che questo ragazzo lo usasse contro di me...
Penso di essere io la causa dei suoi problemi perché apparentemente non ci sono altre situazioni nella sua vita che sembrerebbero poter causare questo e perché spesso mi dice che gli sto rovinando la vita.
Quando ci scontriamo spesso io soccombo perché sono fatto così, per quieto vivere cerco di lasciare andare e perché sento la responsabilità dell'età, credo che mi si addica di più il ruolo del pompiere che quello che accende il fuoco...
La mamma non ha mai preso nessuna posizione, credo nel tentativo di non ferire nessuno e spera che troviamo un equilibrio tra di noi...
Io credo però che questa comparsa di un tic dimostri come questa situazione sta mettendo radici profonde e non so come gestirla.
Che cosa è giusto fare? Come mi devo comportare? Mi sento un poco perso...
I tic ci sono praticamente da sempre, non mi ricordo come fosse prima. So che da piccolo vedevo uno psicologo ed eravamo riusciti a far sparire un tic al collo, ma mi aveva detto che gli altri me li sarei tenuti. Pensa che ci possa essere qualcosa da fare per i tic?
Il peso dipende dalla vita estremamente sedentaria che faccio. Ho incontrato un milione di dietologi, ma non sono mai riuscito ad avere la volontà per portar a termine le diete che mi avevano proposto.
Il nuoto e la patente derivano dal problema di ansia.
Per gli attacchi di panico prendo un farmaco che si chiama Xanax. Non sono frequenti, perché mi sto limitando molto nelle attività da fare, ma quando mi prendono...
Il peso, l'ansia e lo Xanax credo che mi procurino i problemi di erezione...per cui devo dire non ho fatto nulla.
Il fatto che vivo ancora con i miei genitori...è successo, forse per pigrizia, comodità, mancanza di iniziativa da parte mia...non lo avevo mai vissuto come un problema prima che questo ragazzo lo usasse contro di me...
Penso di essere io la causa dei suoi problemi perché apparentemente non ci sono altre situazioni nella sua vita che sembrerebbero poter causare questo e perché spesso mi dice che gli sto rovinando la vita.
Quando ci scontriamo spesso io soccombo perché sono fatto così, per quieto vivere cerco di lasciare andare e perché sento la responsabilità dell'età, credo che mi si addica di più il ruolo del pompiere che quello che accende il fuoco...
La mamma non ha mai preso nessuna posizione, credo nel tentativo di non ferire nessuno e spera che troviamo un equilibrio tra di noi...
Io credo però che questa comparsa di un tic dimostri come questa situazione sta mettendo radici profonde e non so come gestirla.
Che cosa è giusto fare? Come mi devo comportare? Mi sento un poco perso...
[#3]
"mi dice che gli sto rovinando la vita."
E Lei non deve lasciarsi manipolare da ciò che dice questo ragazzo.
Attualmente non si sta dunque curando grazie ad una psicoterapia? Lo Xanax può essere d'aiuto, ma per superare paure e ansie è di gran lunga preferibile la psicoterapia.
Prima di occuparsi di questo ragazzo (cosa non richiesta, peraltro), deve occuparsi di se stesso.
E' certo che la preoccupazione per la salute di questo ragazzo non nasconda qualche senso di colpa o paura perchè finalmente si sta permettendo il lusso di essere innamorato e felice?
E Lei non deve lasciarsi manipolare da ciò che dice questo ragazzo.
Attualmente non si sta dunque curando grazie ad una psicoterapia? Lo Xanax può essere d'aiuto, ma per superare paure e ansie è di gran lunga preferibile la psicoterapia.
Prima di occuparsi di questo ragazzo (cosa non richiesta, peraltro), deve occuparsi di se stesso.
E' certo che la preoccupazione per la salute di questo ragazzo non nasconda qualche senso di colpa o paura perchè finalmente si sta permettendo il lusso di essere innamorato e felice?
[#4]
Ex utente
E se la sua opposizione fosse un grido di aiuto? Nascondesse una ferita, un dolore?
In fondo non ha mai avuto una figura paterna, non dico che potrei diventarlo io, ma magari potrei servire a far uscire qualcosa di non risolto in lui...
E io me ne intendo di cose non risolte...
Non sto seguendo un percorso di psicoterapia perché non ci credo molto, tutte le volte alla fine mi sono dovuto arrangiare da solo...e poi ho paura che scavando possa uscire anche di peggio.
Non credo di vivere un senso di colpa, ma sento di avere come una missione, per la prima volta mi sento coinvolto in qualcosa nel profondo e ho la sensazione di poter fare qualcosa, ma non ho ancora capito esattamente che cosa. Di solito mi sento sempre vittima impotente.
La mia compagna mi sta molto vicino e anche se non ha preso una posizione per non fare soffrire nessuno la sento dalla mia parte...credo che combatterà per la nostra storia.
Se ho capito bene lei mi sta suggerendo di occuparmi dei miei problemi...e pensa che il resto verrà da sè?
In fondo non ha mai avuto una figura paterna, non dico che potrei diventarlo io, ma magari potrei servire a far uscire qualcosa di non risolto in lui...
E io me ne intendo di cose non risolte...
Non sto seguendo un percorso di psicoterapia perché non ci credo molto, tutte le volte alla fine mi sono dovuto arrangiare da solo...e poi ho paura che scavando possa uscire anche di peggio.
Non credo di vivere un senso di colpa, ma sento di avere come una missione, per la prima volta mi sento coinvolto in qualcosa nel profondo e ho la sensazione di poter fare qualcosa, ma non ho ancora capito esattamente che cosa. Di solito mi sento sempre vittima impotente.
La mia compagna mi sta molto vicino e anche se non ha preso una posizione per non fare soffrire nessuno la sento dalla mia parte...credo che combatterà per la nostra storia.
Se ho capito bene lei mi sta suggerendo di occuparmi dei miei problemi...e pensa che il resto verrà da sè?
[#5]
Gentile Utente,
credo di capire che la Sua idea di psicoterapia sia del tutto sbagliata; non è certo necessario scavare per poter modificare un comportamento o un atteggiamento.
Anche io credo che scavare non solo non sia necessario, ma sia in alcuni casi addirittura dannoso per il pz.: noi non dobbiamo essere consapevoli proprio di tutto, altrimenti avremmo più problemi che vantaggi.
Vuole raccontare che cosa è successo nelle terapie precedenti? Come mai si sono concluse? Quali obiettivi terapeutici avevate fissato?
Lei chiede: "Se ho capito bene lei mi sta suggerendo di occuparmi dei miei problemi...e pensa che il resto verrà da sè?"
Nessuno di noi ha il potere di cambiare gli altri; se Lei modifica il Suo comportamento e il Suo atteggiamento, per forza gli altri attorno a Lei sono costretti a riadattarsi al Suo modo di essere. Ad esempio, se Lei è remissivo, è chiaro che gli altri si comporteranno con Lei in un certo modo. Ma se Lei cambia e inizia a diventare più assertivo, allora gli altri non potranno trattarLa nella stessa maniera.
Cordiali saluti,
credo di capire che la Sua idea di psicoterapia sia del tutto sbagliata; non è certo necessario scavare per poter modificare un comportamento o un atteggiamento.
Anche io credo che scavare non solo non sia necessario, ma sia in alcuni casi addirittura dannoso per il pz.: noi non dobbiamo essere consapevoli proprio di tutto, altrimenti avremmo più problemi che vantaggi.
Vuole raccontare che cosa è successo nelle terapie precedenti? Come mai si sono concluse? Quali obiettivi terapeutici avevate fissato?
Lei chiede: "Se ho capito bene lei mi sta suggerendo di occuparmi dei miei problemi...e pensa che il resto verrà da sè?"
Nessuno di noi ha il potere di cambiare gli altri; se Lei modifica il Suo comportamento e il Suo atteggiamento, per forza gli altri attorno a Lei sono costretti a riadattarsi al Suo modo di essere. Ad esempio, se Lei è remissivo, è chiaro che gli altri si comporteranno con Lei in un certo modo. Ma se Lei cambia e inizia a diventare più assertivo, allora gli altri non potranno trattarLa nella stessa maniera.
Cordiali saluti,
[#6]
Ex utente
Quando intendo scavare mi riferisco al fatto di rivangare episodi del passato da cui forse possono dipendere comportamenti o paure di oggi.
Mi sono capitate spiacevoli situazioni in cui si andavano a rileggere episodi dimenticati, sperando di riuscire ad interpretare i miei comportamenti e cambiarli.
Per esempio, non ho mai imparato a nuotare perché trovo che il mare sia sempre sporco, anche quando non si vede i batteri ci sono, visto quello che ci gettano dentro. Secondo lo psicologo che frequentavo era invece legato ad un episodio successo con mia madre molti anni prima e che qui non ho piacere di raccontare. E' servito a fare stare male me, lei e non ha modificato la mia convinzione di non volermi bagnare.
Il mio sovrappeso è stato spesso letto come una ricerca di rifugio nel cibo...in realtà mangio e non faccio nulla per smaltire, sono profondamente pigro e la fatica fisica non mi è mai piaciuta, il cibo non è per me una mania o una ossessione. Il fatto di essere grasso mi ha spesso messo in difficoltà, sarei sciocco a cercare un rifugio nel cibo.
Quando racconto di vivere con i miei genitori spesso si intraprende un cammino che porta a parlare della difficoltà del distacco, di crescere, di prendermi responsabilità o cose simili. In realtà a me non sembra la lettura giusta. Ora che ho trovato la persona giusta sarei pronto domani ad andare a vivere con lei e credo che lo faremo, la situazione di suo figlio ci sta solo facendo un po' rallentare...
Ricordo quando avevo 27 anni e non avevo ancora avuto la mia prima esperienza sessuale. Era diventata una ossessione. Lo psicologo mi aveva proposto un percorso per modificare il mio approccio con l'altro sesso. All'inizio avevo provato a seguirlo, poi mi sono perso e l'ho mollato. Voleva che uscissi dal mio guscio, ma io non ero pronto. Poi tutto è avvenuto, per caso, per amore, breve e intenso, poi tutto è svanito. Non avevo ancora conosciuto gli attacchi di panico, ma l'ansia c'era già e non siamo riusciti a gestirla come coppia.
Mi è sempre stato proposto di affrontare le questioni una per volta, perché altrimenti mi sarebbero sembrate montagne impossibili da scalare. A me interessava molto il discorso dei Tic, soprattutto. Non ha idea di quanto siano faticosi, di come attirino gli sguardi della gente, del loro effetto respingente con le donne, delle umiliazioni e derisioni a cui sono stato sottoposto durante il periodo scolastico...oltre che per il fatto di essere ciccione. Ma nessuno mi ha dato molte speranze di risolverlo. In generale le terapie sono terminate perché quando mi sentivo troppo alle strette, quando si trattava di provare a fare delle cose, sono scappato, forse sarebbe stato il momento di approfondire...
Ho preferito affidarmi a un farmaco e basta. Speravo fosse miracoloso.
Nella mia famiglia non si parla mai di emozioni, sensazioni, sentimenti e non sono abituato a farlo.
I miei genitori sono separati in casa da molti anni, non hanno avuto il coraggio di divorziare, ma sostanzialmente si ignorano. Io sono il problema che li tiene uniti, su cui cercano di lavorare insieme. Forse questo si che mi imprigiona, me ne accorgo dal fatto che i tic aumentano di intensità.
Mentre rileggo quello che sto scrivendo mi accorgo di essere bravo a criticare, ma anche di non essere riuscito a risolvere nessuno dei miei problemi, per cui qualcosa sbaglio sicuramente.
Forse avrei solo bisogno di qualcuno che si prendesse cura di me, non come problema, ma come persona.
La ringrazio per il suo tempo, anche se non credo di averle dato molte soddisfazioni...
Sento che forse posso fare qualcosa, per la prima volta sento di essere io a poter agire, ma non ho ancora le idee chiare, ma sento una spinta, una forza, che non so in quale direzione incanalare. Ho voglia di cambiare, riprovarci, rinascere o forse semplicemente incominciare a vivere.
Mi sono capitate spiacevoli situazioni in cui si andavano a rileggere episodi dimenticati, sperando di riuscire ad interpretare i miei comportamenti e cambiarli.
Per esempio, non ho mai imparato a nuotare perché trovo che il mare sia sempre sporco, anche quando non si vede i batteri ci sono, visto quello che ci gettano dentro. Secondo lo psicologo che frequentavo era invece legato ad un episodio successo con mia madre molti anni prima e che qui non ho piacere di raccontare. E' servito a fare stare male me, lei e non ha modificato la mia convinzione di non volermi bagnare.
Il mio sovrappeso è stato spesso letto come una ricerca di rifugio nel cibo...in realtà mangio e non faccio nulla per smaltire, sono profondamente pigro e la fatica fisica non mi è mai piaciuta, il cibo non è per me una mania o una ossessione. Il fatto di essere grasso mi ha spesso messo in difficoltà, sarei sciocco a cercare un rifugio nel cibo.
Quando racconto di vivere con i miei genitori spesso si intraprende un cammino che porta a parlare della difficoltà del distacco, di crescere, di prendermi responsabilità o cose simili. In realtà a me non sembra la lettura giusta. Ora che ho trovato la persona giusta sarei pronto domani ad andare a vivere con lei e credo che lo faremo, la situazione di suo figlio ci sta solo facendo un po' rallentare...
Ricordo quando avevo 27 anni e non avevo ancora avuto la mia prima esperienza sessuale. Era diventata una ossessione. Lo psicologo mi aveva proposto un percorso per modificare il mio approccio con l'altro sesso. All'inizio avevo provato a seguirlo, poi mi sono perso e l'ho mollato. Voleva che uscissi dal mio guscio, ma io non ero pronto. Poi tutto è avvenuto, per caso, per amore, breve e intenso, poi tutto è svanito. Non avevo ancora conosciuto gli attacchi di panico, ma l'ansia c'era già e non siamo riusciti a gestirla come coppia.
Mi è sempre stato proposto di affrontare le questioni una per volta, perché altrimenti mi sarebbero sembrate montagne impossibili da scalare. A me interessava molto il discorso dei Tic, soprattutto. Non ha idea di quanto siano faticosi, di come attirino gli sguardi della gente, del loro effetto respingente con le donne, delle umiliazioni e derisioni a cui sono stato sottoposto durante il periodo scolastico...oltre che per il fatto di essere ciccione. Ma nessuno mi ha dato molte speranze di risolverlo. In generale le terapie sono terminate perché quando mi sentivo troppo alle strette, quando si trattava di provare a fare delle cose, sono scappato, forse sarebbe stato il momento di approfondire...
Ho preferito affidarmi a un farmaco e basta. Speravo fosse miracoloso.
Nella mia famiglia non si parla mai di emozioni, sensazioni, sentimenti e non sono abituato a farlo.
I miei genitori sono separati in casa da molti anni, non hanno avuto il coraggio di divorziare, ma sostanzialmente si ignorano. Io sono il problema che li tiene uniti, su cui cercano di lavorare insieme. Forse questo si che mi imprigiona, me ne accorgo dal fatto che i tic aumentano di intensità.
Mentre rileggo quello che sto scrivendo mi accorgo di essere bravo a criticare, ma anche di non essere riuscito a risolvere nessuno dei miei problemi, per cui qualcosa sbaglio sicuramente.
Forse avrei solo bisogno di qualcuno che si prendesse cura di me, non come problema, ma come persona.
La ringrazio per il suo tempo, anche se non credo di averle dato molte soddisfazioni...
Sento che forse posso fare qualcosa, per la prima volta sento di essere io a poter agire, ma non ho ancora le idee chiare, ma sento una spinta, una forza, che non so in quale direzione incanalare. Ho voglia di cambiare, riprovarci, rinascere o forse semplicemente incominciare a vivere.
[#7]
Gentile Utente,
credo anche io che non abbia senso scavare e colpevolizzare i genitori, anche perchè nessuno di noi ha avuto genitori perfetti: " E' servito a fare stare male me, lei e non ha modificato la mia convinzione di non volermi bagnare..."
Il punto è che in terapia ( ad esempio secondo l'approccio cognitivo-comportamentale) bisogna partire dal problema odierno e dalle soluzioni che il pz sta cercando di mettere in atto oggi. Talvolta non si conosce neppure la causa, eppure se si lavora in terapia in questo modo si risolve il problema senza andare a scavare nelle probabili cause.
La situazione familiare che Lei descrive mi pare tale da spiegare tante cose, ma chiaramente da qui senza conoscere direttamente nessuno dei protagonisti posso fare solo delle ipotesi che devono essere verificate in terapia.
Tornando all'oggetto del consulto, non si faccia scoraggiare dalla protesta di questo ragazzo, ma si conceda l'occasione per essere finalmente felice.
Cordiali saluti,
credo anche io che non abbia senso scavare e colpevolizzare i genitori, anche perchè nessuno di noi ha avuto genitori perfetti: " E' servito a fare stare male me, lei e non ha modificato la mia convinzione di non volermi bagnare..."
Il punto è che in terapia ( ad esempio secondo l'approccio cognitivo-comportamentale) bisogna partire dal problema odierno e dalle soluzioni che il pz sta cercando di mettere in atto oggi. Talvolta non si conosce neppure la causa, eppure se si lavora in terapia in questo modo si risolve il problema senza andare a scavare nelle probabili cause.
La situazione familiare che Lei descrive mi pare tale da spiegare tante cose, ma chiaramente da qui senza conoscere direttamente nessuno dei protagonisti posso fare solo delle ipotesi che devono essere verificate in terapia.
Tornando all'oggetto del consulto, non si faccia scoraggiare dalla protesta di questo ragazzo, ma si conceda l'occasione per essere finalmente felice.
Cordiali saluti,
Questo consulto ha ricevuto 7 risposte e 1.5k visite dal 04/06/2017.
Per rispondere esegui il login oppure registrati al sito.
Per rispondere esegui il login oppure registrati al sito.
Approfondimento su Disfunzione erettile
La disfunzione erettile è la difficoltà a mantenere l'erezione. Definita anche impotenza, è dovuta a varie cause. Come fare la diagnosi? Quali sono le cure possibili?