Farmaci e dipendenza psicologica
Buongiorno,
assumo una dose minima ( mezza pastiglia da 50 mg. ovvero 25 mg,) di sertralina per ansia da doc e ho notato che si è creata una specie di dipendenza placebo del farmaco.
Nel senso che il dosaggio è minimo e solo di mantenimento pur essendo stato concordato con il medico. Ma mi da sicurezza e mi permette di dimenticare più facilmente i miei problemi quotidiani e le fissità che contraddistinguono tale disturbo.
Nel mio caso però oscillo dal voler aumentare la dose, o provare a toglierlo per un periodo perchè mi causa comunque affaticamento. Il dottore mi ha solo consigliato di consultarlo nel caso volessi continuare aumentando la dose a 50 mg. mentre per scalare di fare da solo ma gradualmente.
Non so decidermi e a causa di impegni lavorativi non ho il tempo e la voglia di recarmi dallo specialista. Sembra un koan zen, dal momento che sono due strade opposte che a causa dell'ansia sembrano essere per me equivalenti.
A volte considero il fatto che forse la medicina può impigrire il paziente e indurlo a non affrontare psicologicamente i problemi.
Cosa consigliate?
>>>
Beh, anche se così fosse, il suo caso sembra l'opposto. Sta prendendo un farmaco ma si è sentito spinto a scrivere a noi per chiedere un parere. Quindi non è poi così pigro.
Se il medico le ha detto che la dose è minima e che volendo può decidere di scalarlo e interromperlo da solo, significa che probabilmente lei sarebbe già in grado di farne a meno.
Ma altrettanto probabilmente, non si sente ancora pronto a camminare sulle proprie gambe. Questo potrebbe indicare che al di là del farmaco a lei mancano una strategia e strumenti di gestione dell'ansia che le stanno impedendo di procedere.
Pertanto il suggerimento è di contattare uno psicoterapeuta, se ancora non ha ricevuto nessun intervento psicologico, per imparare a tagliare questo e altri cordoni ombelicali.
Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com
Da un punto di vista chimico del farmaco mi e' stato già detto che la differenza e' minima e paragonabile ad un blando ansiolitico. Ma come e con cosa sostituire questo appoggio psicologico, ancora non lo so. Non ne so valutare i rischi.
Oltretutto si ricadrebbe nel noto paradosso del "non voglio andare da uno psicologo, ma voglio essere aiutato da uno psicologo (a prendere una decisione)":
https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/2109-ansia-depressione-problemi-sessuali-relazionali-c-posso-farcela-da-solo.html
È possibile che sia presente una certa ossessività di fondo, che le sta rendendo difficile sia prendere una decisione da solo, sia rivolgersi a qualcuno che potrebbe aiutarla a prenderla.
Che tipo di psicoterapia ha fatto in passato? E con quali risultati?
Chiaro che devo spesso fare i conti con le mie ossessioni compulsive che sono perlopiù interiori che pratiche. Lo specialista sostiene che una completa guarigione e' improbabile, E' una cosa che sinceramente non ho mai capito fino in fondo. Prendere 25 mg di farmaco secondo me e' già un buon risultato, solo la fiacca mi infastidisce. Lo specialista sostiene che la sertralina non da stanchezza ma il farmacista e il medico di base sono di tutt'altra opinione. Ma tutti sono concordi che non mi fa male. E nonostante abbia studi psicopedagogici diploma Dirigente comunità effettivamente ho anch'io delle riserve dal tornare dal medico nei momenti meno sereni.
>>>
Se ha letto il link che le ho dato sopra avrà capito il perché. Soprattutto nei confronti dello psicologo, non solo del medico.
Dubbio ossessivo e pensieri ossessivi possono diventare spossanti e il continuo rimuginare può produrre stanchezza anche fisica, quindi può darsi che non sia il farmaco a darle tale fastidio. Ma è solo un'ipotesi che andrebbe verificata.
Dalle ossessioni si può uscire in modo definitivo. Va detto però che è un disturbo subdolo, considerato una bestia nera da molti psicoterapeuti. Per batterlo occorre essere più tenaci e motivati della stessa ossessione e acquisire un metodo che permetta di rivolgerle contro il potenziale patogeno. E poi portare il lavoro fino in fondo. Perché se chiude 99 porte e ne lascia aperta anche soltanto una, l'ossessione rientrerà da lì.
Può pensare di rivolgersi a uno psicoterapeuta di diverso approccio. Il metodo breve strategico ad esempio è molto efficace con i disturbi ossessivi.
https://www.giuseppesantonocito.it/risultati.htm
Purtroppo però, per dirla in termini semplici, una certa percentuale dei pazienti non soffre abbastanza. Non è sufficientemente motivata a superare i "contenuti emotivi" cui si riferisce.
Finché non si è toccato il proprio, personale limite, spesso non ci si sente stimolati a sufficienza per uscirne. Ci si accontenta di soffrire un po', perché lo sforzo richiesto per mettere in atto ciò che servirebbe davvero - non per "adeguarsi ai sintomi", ma per risolvere il problema - sarebbe ancora più alto e quindi si rinuncia.
Le faccio molti auguri
Per rispondere esegui il login oppure registrati al sito.
Approfondimento su Allergia ai farmaci
Allergia ai farmaci: quali sono le reazioni avverse in seguito alla somministrazione di un farmaco? Tipologie di medicinali a rischio, prevenzione e diagnosi.