Come genitori, stiamo assistendo impotenti a un grave caso di bulimia
Purtroppo da 3 anni , come genitori, stiamo assistendo impotenti a un grave caso di bulimia...nostra figlia ormai ventenne e iscritta al primo anno di biologia, dopo due anni di anoressia e un conseguente anno e mezzo di amenorrea, ha recuperato peso (da 36 kg. per 1, 58 a 48 kg )...per fortuna noi genitori ,entrambi farmacisti, l'abbiamo fatto seguire da una dr.ssa nutrizionista psichiatra che con psicoterapia, visite e incontri ripetuti (consigli, diario alimentare, etc) ha cercato di fare il possibile...salvo però il ricadere da circa 1 anno nella bulimia. Purtroppo, niente da fare...le abbuffate sono seguite da forte senso di colpa, depressione con sbalzi d'umore, aggressività nei confronti dei familiari, crisi di pianto e vomito procurato dopo ogni pasto da mesi e mesi. Con l'inizio del nuovo anno accademico, le abbiamo dato modo di coabitare in un atro nostro appartamento insieme a ragazze universitarie..desiderava tanto l'autonomia conduzionale, da sempre sospirata. Ma , pur essendo contenta di queste novità e stando a contatto con ragazze coetanee, continua ad avere gli stessi problemi...tra l'atro una delle coinquiline è a sua volta bulimica, pare che siamo di fronte al dilagare di un vero male sociale, sempre più diffuso. Consapevoli dei rischio a cui va incontro a lungo raggio per il sistema nevoso, già cosi tanto minato, il tubo digerente , organi e apparati vari e tristissimi per non riuscirla ad aiutare sufficientemente, chiediamo se non sia piossibile l'uso di qualche antidepressivo (fluotina,es.) che si sono rivelati utili in alcuni casi...non sempre prescritti in questi casi dalla classe degli specialisti nel campo. Certi di una Vostra cortese risposta, tenendo conto dei rischi e benefici indotti da tali molecole, anticipatamente ringraziamo.
fam. M.. Trieste.
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fam. M.. Trieste.
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Gentile utente
I disturbi alimentari sono a volte difficili da eliminare e non è raro assistere all'oscillazione della paziente da un estremo all'altro, da periodi di astinenza ad altri di abbuffate. In ogni caso si tratta di disturbi che devono essere adeguatamente seguiti anche dal punto di vista psicoterapeutico. È difficile che con il solo intervento medico/farmacologico si riescano a ottenere risultati duraturi.
E se sua figlia vomita regolarmente ad ogni pasto ormai da tempo, è possibile che il disturbo che la affligge non sia la bulimia ma la sua variante denominata "vomiting". Nel vomiting l'atto del vomitare, per quanto possa sembrare inconcepibile, alla lunga finisce per diventare non solo piacevole, ma l'unico atto nel quale la persona riesce a trovare piacere. Ciò spiega perché il vomiting è simile a una dipendenza e perché dev'essere trattato in modo specifico.
Spesso i disturbi alimentari insorgono parallelamente all'instaurarsi di una carenza o insufficienza nella vita relazionale e affettiva della persona. Quindi, molto spesso è necessario aiutarla a ricostruire anche questa. Coinvolgendo anche la famiglia se necessario.
Ad ogni modo sarebbe opportuno che tutte queste ipotesi fossero valutate attraverso consulti specialistici di persona. Potreste ricercare un secondo specialista psichiatra o psicoterapeuta per una seconda valutazione, oppure rivolgervi a un centro per il trattamento dei disturbi alimentari.
Inoltre, ritengo che dovreste girare la domanda relativa agli psicofarmaci (suppongo intendesse dire "fluoxetina") a uno specialista psichiatra, oppure reinserirla qui stesso ma nell'area Psichiatria.
Cordiali saluti
I disturbi alimentari sono a volte difficili da eliminare e non è raro assistere all'oscillazione della paziente da un estremo all'altro, da periodi di astinenza ad altri di abbuffate. In ogni caso si tratta di disturbi che devono essere adeguatamente seguiti anche dal punto di vista psicoterapeutico. È difficile che con il solo intervento medico/farmacologico si riescano a ottenere risultati duraturi.
E se sua figlia vomita regolarmente ad ogni pasto ormai da tempo, è possibile che il disturbo che la affligge non sia la bulimia ma la sua variante denominata "vomiting". Nel vomiting l'atto del vomitare, per quanto possa sembrare inconcepibile, alla lunga finisce per diventare non solo piacevole, ma l'unico atto nel quale la persona riesce a trovare piacere. Ciò spiega perché il vomiting è simile a una dipendenza e perché dev'essere trattato in modo specifico.
Spesso i disturbi alimentari insorgono parallelamente all'instaurarsi di una carenza o insufficienza nella vita relazionale e affettiva della persona. Quindi, molto spesso è necessario aiutarla a ricostruire anche questa. Coinvolgendo anche la famiglia se necessario.
Ad ogni modo sarebbe opportuno che tutte queste ipotesi fossero valutate attraverso consulti specialistici di persona. Potreste ricercare un secondo specialista psichiatra o psicoterapeuta per una seconda valutazione, oppure rivolgervi a un centro per il trattamento dei disturbi alimentari.
Inoltre, ritengo che dovreste girare la domanda relativa agli psicofarmaci (suppongo intendesse dire "fluoxetina") a uno specialista psichiatra, oppure reinserirla qui stesso ma nell'area Psichiatria.
Cordiali saluti
Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com
Questo consulto ha ricevuto 1 risposte e 3.1k visite dal 27/11/2008.
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