Emetofobia..come uscirne?
Gentili Dottori,
sono una ragazza di 30 anni e Vi scrivo perché ho un problema che mi porto dietro ormai da troppi anni e che sta fortemente limitando la mia vita. Sono emetofobica: ho paura di vomitare. Ricordo che fin da bambina temevo il fatto di poter vomitare o di vedere altri farlo ma questa paura è diventata invalidante da circa 7/8 anni. E' venuta fuori, o forse c'è sempre stata, in un periodo in cui ero fortemente stressata a causa dell'università e da lì è iniziato l'incubo. Ho cominciato ad avere perennemente la nausea, non mangiavo più e di conseguenza perdevo peso, evitavo pranzi, cene fuori casa, vacanze, uscite, rimandavo qualsiasi impegno pur di non lasciare casa: l'unico posto dove mi sentivo al sicuro. Posticipai addirittura la laurea pur avendo una tesi già pronta. Mi rivolgo così, sotto anche consiglio dei miei genitori, al mio medico di base che mi prescrive un antidepressivo (Entact) e un ansiolitico (alprazolam). Dopo qualche mese la cura inizia a fare effetto, comincio pian piano a mangiare di nuovo e con gusto, a prendere peso, inizio un lavoro stagionale e, seppur qualche strascico c'era sempre, la situazione sembrava decisamente migliorata. La situazione precipita nuovamente dopo alcuni mesi dall'interruzione dell'antidepressivo (ovviamente l'interruzione è avvenuta gradualmente e sotto costante controllo del mio medico). Nonostante questa volta riesca meglio a gestirla (non smetto di mangiare ne di uscire, seppur con qualche difficoltà), il mio medico decide di farmi un impegnativa per un colloquio psichiatrico presso un consultorio. Il psichiatra che mi prende in carico è una persona molto competente e umana, ascolta la mia storia e mi prescrive un nuovo antidepressivo: il Cymbalta (prima da 30 mg poi da 60 mg). Questo perché associata all'ansia c'era anche una lieve depressione proprio legata a questi miei vissuti. Anche in questo caso la cura fa effetto, nel senso che quello stato depressivo e di apatia in cui ero caduta, si attutisce. Anche in questo caso la cura è stata interrotta (ovviamente sempre gradualmente) ma poi ripresa dopo alcuni mesi per una ricaduta. Ed arriviamo ad oggi. Sono sempre in cura con Cymbalta da 60 mg e alprazolam all'occorrenza, ma l'emetofobia rimane ed è questo il mio problema più grave. E' per la paura di vomitare e di stare male che non riesco a fare una vacanza con il mio fidanzato, o dormire a casa sua, nemmeno passare un weekend fuori mi è concesso. Questa paura mi blocca, mi paralizza. Ed io sono stanca di limitare la mia vita e di compromettere la mia relazione per questa maledetta fobia. In più di 5 anni che sto assieme al mio fidanzato sono riuscita una SOLA volta a dormire a casa sua e MAI ad andarci in vacanza insieme nemmeno per un paio di giorni. Probabilmente la soluzione migliore sarebbe la psicoterapia ma, da un punto di vista economico, non posso permettermela. Vi prego datemi voi qualche buon consiglio per poter cominciare ad intravedere uno spiraglio.
Grazie
sono una ragazza di 30 anni e Vi scrivo perché ho un problema che mi porto dietro ormai da troppi anni e che sta fortemente limitando la mia vita. Sono emetofobica: ho paura di vomitare. Ricordo che fin da bambina temevo il fatto di poter vomitare o di vedere altri farlo ma questa paura è diventata invalidante da circa 7/8 anni. E' venuta fuori, o forse c'è sempre stata, in un periodo in cui ero fortemente stressata a causa dell'università e da lì è iniziato l'incubo. Ho cominciato ad avere perennemente la nausea, non mangiavo più e di conseguenza perdevo peso, evitavo pranzi, cene fuori casa, vacanze, uscite, rimandavo qualsiasi impegno pur di non lasciare casa: l'unico posto dove mi sentivo al sicuro. Posticipai addirittura la laurea pur avendo una tesi già pronta. Mi rivolgo così, sotto anche consiglio dei miei genitori, al mio medico di base che mi prescrive un antidepressivo (Entact) e un ansiolitico (alprazolam). Dopo qualche mese la cura inizia a fare effetto, comincio pian piano a mangiare di nuovo e con gusto, a prendere peso, inizio un lavoro stagionale e, seppur qualche strascico c'era sempre, la situazione sembrava decisamente migliorata. La situazione precipita nuovamente dopo alcuni mesi dall'interruzione dell'antidepressivo (ovviamente l'interruzione è avvenuta gradualmente e sotto costante controllo del mio medico). Nonostante questa volta riesca meglio a gestirla (non smetto di mangiare ne di uscire, seppur con qualche difficoltà), il mio medico decide di farmi un impegnativa per un colloquio psichiatrico presso un consultorio. Il psichiatra che mi prende in carico è una persona molto competente e umana, ascolta la mia storia e mi prescrive un nuovo antidepressivo: il Cymbalta (prima da 30 mg poi da 60 mg). Questo perché associata all'ansia c'era anche una lieve depressione proprio legata a questi miei vissuti. Anche in questo caso la cura fa effetto, nel senso che quello stato depressivo e di apatia in cui ero caduta, si attutisce. Anche in questo caso la cura è stata interrotta (ovviamente sempre gradualmente) ma poi ripresa dopo alcuni mesi per una ricaduta. Ed arriviamo ad oggi. Sono sempre in cura con Cymbalta da 60 mg e alprazolam all'occorrenza, ma l'emetofobia rimane ed è questo il mio problema più grave. E' per la paura di vomitare e di stare male che non riesco a fare una vacanza con il mio fidanzato, o dormire a casa sua, nemmeno passare un weekend fuori mi è concesso. Questa paura mi blocca, mi paralizza. Ed io sono stanca di limitare la mia vita e di compromettere la mia relazione per questa maledetta fobia. In più di 5 anni che sto assieme al mio fidanzato sono riuscita una SOLA volta a dormire a casa sua e MAI ad andarci in vacanza insieme nemmeno per un paio di giorni. Probabilmente la soluzione migliore sarebbe la psicoterapia ma, da un punto di vista economico, non posso permettermela. Vi prego datemi voi qualche buon consiglio per poter cominciare ad intravedere uno spiraglio.
Grazie
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Consigli incisivi e psicoterapeutici da qui, non ne diamo. Se ha risposto bene alle cure farmacologiche, una possibilità sarebbe quella di riprenderle, dato che forse non sono state protratte abbastanza a lungo. Ma questo dovrebbe dirlo lo psichiatra.
E dovrebbe anche consultare uno psicoterapeuta, magari a indirizzo comportamentale o strategico, dato che le fobie sono uno dei disturbi psicopatologici che si possono eliminare più facilmente per via comportamentale.
E dovrebbe anche consultare uno psicoterapeuta, magari a indirizzo comportamentale o strategico, dato che le fobie sono uno dei disturbi psicopatologici che si possono eliminare più facilmente per via comportamentale.
Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com
Questo consulto ha ricevuto 1 risposte e 5.5k visite dal 25/05/2017.
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