Tendenze depressive

Salve gentili dottori,
vi scrivo per un dubbio che mi tormenta. A fine 2015 mi sono rivolto ad una psicologa presso struttura pubblica, e quest'anno dal 25 Gennaio sto proseguendo il percorso sempre con la stessa psicologa privatamente (2 volte al mese, date le mie difficoltà economiche, sono laureato ma inoccupato).
Dunque, mi sono rivolto ad una psicologa sostanzialmente per problemi di ansia, e dopo avere effettuato un lungo test e vari colloqui il tutto ha assunto contorni maggiormente definiti:
tendenze depressive, auto-svalutazione, sensazione di invisibilità, ansia e qualche tratto ossessivo-compulsivo (tratti, comunque, non disturbo vero e proprio).
Ho 38 anni, ed ho avuto un rapporto difficile con mio padre, giudicante e svalutante (da bambino e adolescente mi idealizzava e svalutava sopratutto in base al rendimento scolastico).
Ho molti interessi culturali, e tramite gli incontri con la psicologa si sono meglio rivelati alcuni miei tratti: una grande sensibilità (che la psicologa fa nascere dalla mia sofferenza in famiglia), una grande emotività, attitudine analitica e riflessiva, "razionale" anche, molto lucido e consapevole.
Ecco, in breve il mio quadro psicologico-diagnostico. Ma vorrei porvi un quesito su un dubbio che mi assilla (e che forse è solo manifestazione di certi miei tratti ossessivi, chissà).
Proprio oggi mi imbatto in un articolo su Karen Horney (psicanalista) la quale si occupò di sensi di colpa del nevrotico, ed io, essendomi sentito "tirato in ballo" lo leggo. Ebbene, quell'articolo mi ha turbato.
Ella collega sensi di colpa a depressione, e fin qui niente di che, ed io ho tendenze depressive, sensi di colpa che si manifestano tramite rimuginio, etc (e comunque con molta meno intensità e durata rispetto a qualche anno fa).
Questa psicoanalista tratta il nevrotico da delirante perfezionista, qui la prima mazzata; adesso ho paura di esserlo,in più considera il nevrotico una persona "non così indegna" come vuole far credere, e di conseguenza intollerante alle critiche, qui mi sorge il dubbio: con la psicologa è venuta fuori la mia paura del GIUDIZIO (generalizzo l'esperienza con mio padre giudicante), la paura di ESSERE RIDOTTO A SCHEMA SECONDO PARAMETRI RIGIDI ED OTTUSI. Non sono sicuro se è un po' la stessa cosa dell'intolleranza alle critiche, quindi lo chiedo a voi. Così, a occhio direi che una critica costruttiva la accetterei di buon grado, ma ho paura del giudizio.
Seconda la Horney nel nevrotico (una sorta di persona in delirio di perfezionismo) il senso di colpa è solo una maschera dell'angoscia e di tendenze aggressive, questo mi tormenta: qualche anno fa ebbi dei pensieri ossessivi di far male a qualcuno, questo vorrebbe dire che nel profondo di me abbia tendenze distruttive? Mi sono sempre considerata una persona dagli alti valori morali, ma in modo non rigido, dicotomico e giudicante (dalla sofferenza credo di avere imparato qualcosa) e quall'articolo mi ha un po' turbato.
Cordiali saluti.
[#1]
Dr.ssa Valeria Randone Psicologo, Sessuologo 17.4k 317
Buongiorno,
Le è stato risposto di recente per una sua problematica relativa alla sua psicoterapia.

È possibile che una lettura la scombussoli, soprattutto se tocca corde emotive scoperte di ognuno di noi.

Le suggerisco però, di discuterne con chi ha il piacere di occuparsi di lei,

La collega conosce la sua psiche, la sua storia del sintomo, la struttura della sua personalità ...noi, online, non sappiamo nulla di lei.

Fare diagnosi è impossibile, disquisire sulla lettura e sul suo effetto su di lei, non è quello che le serve davvero.

"qualche anno fa ebbi dei pensieri ossessivi di far male a qualcuno, questo vorrebbe dire che nel profondo di me abbia tendenze distruttive?"

Come è stato curato?
Una teraoia combinata?
Psicoterapia è far,acoterapia?
E, soprattutto, per quanto tempo?

Cordialmente.
Dr.ssa Valeria Randone,perfezionata in sessuologia clinica.
https://www.valeriarandone.it

[#2]
Utente
Utente
Salve dottoressa Randone,
ha perfettamente ragione. Ogni caso è un caso a sè, penso sia sterile leggere articoli comunque di tipo astratto, generico e teorico (e magari discutibili almeno per altri indirizzi psicologici).
Se mi dovessi basare sul mio percorso psicologico direi, così a senso che quell'articolo non mi si addice molto, solo in parte, nel suo aspetto più generico, ma appunto il mio è un caso specifico, personale che si declina in modi del tutto particolari (come è ovvio che sia).
Lei comunque conosce l'approccio di Karen Horney al problema della nevrosi?
Infine, a me non è una psicoterapia, tramite l'Albo ho scoperto che si tratta di una psicologa non psicoterapeuta (durante le sedute mi parla di terapia, ma sulla ricevuta scrive "sostegno psicologico").
No, niente farmaci.
La ringrazio di cuore per la risposta.
[#3]
Dr.ssa Valeria Randone Psicologo, Sessuologo 17.4k 317
Come ha giustamente detto Lei, non serve disquisire sulle letture, e sugli approcci.

Cambi clinico se non è soddisfatto.

La terapia combinata spesso, da risultati migliori.
[#4]
Utente
Utente
No, sono soddisfatto, trovo la psicologa molto brava ed empatica.
Lei crede che è necessaria una terapia, un sostegno non sia sufficiente?
Ad ogni modo, dentro di me mi accorgo di alcuni miglioramenti, anche sostanziali.
Certo, devo tenere duro, lavorare su me stesso, fare introspezione (e su questo penso di essere bravo, dato che lo faccio da una vita).
Grazie di nuovo!
[#5]
Dr.ssa Valeria Randone Psicologo, Sessuologo 17.4k 317
Senza diagnosi - non fattibile online - non si può parlare di prognosi, e di progetto terapeutico.

Se si trova bene prosegua e parli esclusivamente con lei, non con noi, di tutto

Cari auguri per tutto
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