Come mai mi piacciono gli uomini chiusi?
Gentili Dottori, perché mi piacciono gli uomini chiusi? Mi sento meglio e apprezzata, quando conosco persone leggermente più aperte. Eppure, una parte di me si sente sempre attratta da quelli chiusi. In università, mesi fa, c'era un ragazzo che mi piaceva. Era quello più chiuso del gruppo, neanche mi guardava in faccia e naturalmente me ne sentivo attratta, lo dovevo conquistare.
E' da tempo che mi è passata e quando lo vedo non mi fa più nè caldo nè freddo perché è arrivato un nuovo "ghiacciolo".
L'ho notato perché un giorno continuava a passare con un suo amico alla ricerca di un posto per sedersi. E tutte le volte che alzavo la testa, mi lanciava delle occhiate molto intense. Alla fine si sono seduti vicino a me. Quando l'amico parlava e magari io giravo la testa per sentire che diceva, lui notava che lo guardavo e invece di ascoltare l'amico, iniziava a lanciarmi le solite occhiate. L'amico era gentile e sorridente, infatti mi sono anche chiesta come mai fosse amico di uno così freddo perché l'amico quando gli parlava era sorridente, gentile, allegro, anche il tono di voce era allegro. Ghiacciolo invece neppure lo guardava in faccia, aveva la voce profonda e bassa e parlava poco.
L'ho rivisto altre due volte da allora: un giorno stava studiando, io sono passata, ma non mi ha guardata, così ho pensato si fosse dimenticato di me e ho preso un posto per sedermi dietro di lui. Quando però è andato via si è girato per fissarmi.
L'ultima volta era preso a studiare, a volte quando passavo mi guardava, se io ricambiavo, lui distoglieva lo sguardo e poi tornava a guardarmi. Quando la persona che aveva a fianco se n'è andata, ne ho approfittato per sedermi quasi vicino a lui e con una scusa tipo se poteva tenermi d'occhio le cose perché uscivo un attimo ho provato a vedere che tipo è. Di primo acchito, ma potrei sbagliarmi, mi è sembrato un po' timido, però era anche preso dallo studio. Non sono riuscita a finire la frase che mi ha subito risposto sisi facendomi il gesto del pollice in alto (mai nessun ragazzo me l'ha fatto!), mi ha dato l'idea che non sappia molto farci con le ragazze.
Poi sono tornata ringraziandolo, e mi ha detto "di niente" quasi urlandolo, perché di solito mi è parso uno che non fa la voce grossa.
Ogni tanto mi guardava sottecchi, alla fine comunque sono andata via, prima di andarmene era con la testa sui libri, mentre mi preparavo per andarmene l'aveva alzata e tipo fissava il vuoto, ma si capiva che magari aspettava che dicessi qualcosa. Fatto sta che comunque è da un po' che non lo vedo, e credo che se fosse interessato sarebbe tornato. Poi ho anche l'idea che magari gli abbia dato fastidio, perché lo vedo sempre solo e questa intrusione da parte mia gli abbia dato fastidio.
Io comunque non vi scrivo per questo, ma perché questo è un deja vu, l'aspettarsi che una persona ritorni e poi non lo fa. Mi fa pensare che sbaglio qualcosa. Vi ringrazierei molto se sapeste darmi una spiegazione.
E' da tempo che mi è passata e quando lo vedo non mi fa più nè caldo nè freddo perché è arrivato un nuovo "ghiacciolo".
L'ho notato perché un giorno continuava a passare con un suo amico alla ricerca di un posto per sedersi. E tutte le volte che alzavo la testa, mi lanciava delle occhiate molto intense. Alla fine si sono seduti vicino a me. Quando l'amico parlava e magari io giravo la testa per sentire che diceva, lui notava che lo guardavo e invece di ascoltare l'amico, iniziava a lanciarmi le solite occhiate. L'amico era gentile e sorridente, infatti mi sono anche chiesta come mai fosse amico di uno così freddo perché l'amico quando gli parlava era sorridente, gentile, allegro, anche il tono di voce era allegro. Ghiacciolo invece neppure lo guardava in faccia, aveva la voce profonda e bassa e parlava poco.
L'ho rivisto altre due volte da allora: un giorno stava studiando, io sono passata, ma non mi ha guardata, così ho pensato si fosse dimenticato di me e ho preso un posto per sedermi dietro di lui. Quando però è andato via si è girato per fissarmi.
L'ultima volta era preso a studiare, a volte quando passavo mi guardava, se io ricambiavo, lui distoglieva lo sguardo e poi tornava a guardarmi. Quando la persona che aveva a fianco se n'è andata, ne ho approfittato per sedermi quasi vicino a lui e con una scusa tipo se poteva tenermi d'occhio le cose perché uscivo un attimo ho provato a vedere che tipo è. Di primo acchito, ma potrei sbagliarmi, mi è sembrato un po' timido, però era anche preso dallo studio. Non sono riuscita a finire la frase che mi ha subito risposto sisi facendomi il gesto del pollice in alto (mai nessun ragazzo me l'ha fatto!), mi ha dato l'idea che non sappia molto farci con le ragazze.
Poi sono tornata ringraziandolo, e mi ha detto "di niente" quasi urlandolo, perché di solito mi è parso uno che non fa la voce grossa.
Ogni tanto mi guardava sottecchi, alla fine comunque sono andata via, prima di andarmene era con la testa sui libri, mentre mi preparavo per andarmene l'aveva alzata e tipo fissava il vuoto, ma si capiva che magari aspettava che dicessi qualcosa. Fatto sta che comunque è da un po' che non lo vedo, e credo che se fosse interessato sarebbe tornato. Poi ho anche l'idea che magari gli abbia dato fastidio, perché lo vedo sempre solo e questa intrusione da parte mia gli abbia dato fastidio.
Io comunque non vi scrivo per questo, ma perché questo è un deja vu, l'aspettarsi che una persona ritorni e poi non lo fa. Mi fa pensare che sbaglio qualcosa. Vi ringrazierei molto se sapeste darmi una spiegazione.
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Cara Utente,
senza sapere nulla di lei è impossibile darle una risposta certa.
Da quanto scrive posso ipotizzare che l'attrazione per questo tipo di ragazzi dipenda dalla sfida che comporta il conquistare qualcuno che le appare inaccessibile e distante:
"In università, mesi fa, c'era un ragazzo che mi piaceva. Era quello più chiuso del gruppo, neanche mi guardava in faccia e naturalmente me ne sentivo attratta, lo dovevo conquistare".
Non so dirle da cosa dipenda questa preferenza, che forse ha radici nella sua vita infantile.
Ad esempio un padre assente e poco disponibile emotivamente potrebbe condizionare ancora oggi e portarla a interessarsi a ragazzi altrettanto distanti.
Chiaramente questa è solo un'ipotesi, ma se analizzerà le relazioni fondamentali dei suoi primi anni potrebbe scoprire che qualcuno è stato sfuggente con lei e che questo la sta ancora influenzando.
Un caro saluto,
senza sapere nulla di lei è impossibile darle una risposta certa.
Da quanto scrive posso ipotizzare che l'attrazione per questo tipo di ragazzi dipenda dalla sfida che comporta il conquistare qualcuno che le appare inaccessibile e distante:
"In università, mesi fa, c'era un ragazzo che mi piaceva. Era quello più chiuso del gruppo, neanche mi guardava in faccia e naturalmente me ne sentivo attratta, lo dovevo conquistare".
Non so dirle da cosa dipenda questa preferenza, che forse ha radici nella sua vita infantile.
Ad esempio un padre assente e poco disponibile emotivamente potrebbe condizionare ancora oggi e portarla a interessarsi a ragazzi altrettanto distanti.
Chiaramente questa è solo un'ipotesi, ma se analizzerà le relazioni fondamentali dei suoi primi anni potrebbe scoprire che qualcuno è stato sfuggente con lei e che questo la sta ancora influenzando.
Un caro saluto,
Dr.ssa Flavia Massaro, psicologa a Milano e Mariano C.se
www.serviziodipsicologia.it
[#2]
Ex utente
La mia situazione familiare e abbastanza complessa e non credevo c'entrasse con questa mia "predisposizione". Mio papà non c'è mai stato, quando ero piccola lo vedevo pochissime volte perché era sempre fuori per lavoro anche se le volte che veniva era sempre molto affettuoso. Mia mamma invece era molto cattiva e severa e a volte mi alzava anche le mani.
[#3]
È possibile che lei si senta paradossalmente a suo agio nell'essere ignorata o respinta, o anche che si interessi a ragazzi chiusi e distanti proprio perché suo padre era abitualmente distante, nonostante manifestasse affetto nei suoi confronti le poche volte che stavate insieme.
[#4]
Ex utente
Però Dottoressa, io non mi sento granché arrabbiata con papà. Lui in fin dei conti lavorava, mica era colpa sua. Poi all'incirca quando avevo 8-9 anni ci siamo trasferiti da lui, è ha iniziato a litigare pesantemente con mia mamma e ad alzarle le mani. Quello sì che è stato un pessimo periodo. Tra l'altro in quel periodo è morto il padre e lui ha perso il lavoro perché era spesso assente e ha iniziato a giocare d'azzardo, a chiedere soldi a mia mamma e a litigarci e ad alzarle le mani per questa ragione. Se ripenso a quel perido, sì che sento rabbia nei suoi confronti. Ma mai comunque in maniera eccessiva, perché mi sento molto più arrabbiata con mia madre che mi ha sempre trattata male, mio papà diciamo che è uno stronzo, ma siccome mi trattava con affetto rispetto a mia madre che al contrario, mi ha sempre sminuita, umiliata e criticata, l'ho sempre "giustificato".
[#6]
Ex utente
Mi sento arrabbiata con entrambi, poi ci sono quelle volte in cui mi dico che non credo che tutte queste cattiverie nei miei confronti le abbiano fatte apposta (anche perché mi hanno creato problemi in tantissimi campi e continuano ad intralciarmi), ma per una loro incapacità. Certo, a volte mi è capitato di lamentarmi e pensare che mi hanno concepita a fare se dovevano farmi vivere così? Perché mi hanno reso la vita durissima. In ogni singolo campo della mia vita, mi sono dovuta arrangiare da sola, a volte anche piangendo e stringendo fortissimo i denti, e cercando di spiegare agli altri che avevo problemi economici o altro e di venirmi incontro. A volte ho trovato persone gentili, a volte no. Ma dopo anni sono arrivata alla consapevolezza che non ho bisogno di loro, che la vita posso gestirmela io, che ne ho tutte le qualità e capacità, che non importa quanto mia mamma urli o mio padre sia immaturo, non mi riguarda più. Come sono arrivata alla consapevolezza che non ho neppure bisogno di un ragazzo. Del resto tutti quelli che ho conosciuto mi hanno sempre abbandonata, addirittura quando provavo a raccontare della mia storia familiare che per me è molto importante, la sento parte di me perché mi ha plasmata. Mi ha fatto diventare matura, forte. (Non la sto apprezzando, ma la sto vedendo come un insegnamento.) scappavano. Non è una cosa bella da fare, anche perché non è colpa mia, io non sono i miei genitori, sono una ragazza forte e capace di farcela da sola. Però tutto questo mi ha portato a non fidarmi più di nessuno.
Dopo l'ultima esperienza con questo ragazzo, adesso do meno retta ai ragazzi che vedo. Nel senso, non importa quanto possano fissarmi ecc. Io non ho bisogno di loro e se qualcuno è interessato, può benissimo avvicinarsi, che non mangio nessuno. Se non lo fa, evidentemente non è quello giusto.
Dopo l'ultima esperienza con questo ragazzo, adesso do meno retta ai ragazzi che vedo. Nel senso, non importa quanto possano fissarmi ecc. Io non ho bisogno di loro e se qualcuno è interessato, può benissimo avvicinarsi, che non mangio nessuno. Se non lo fa, evidentemente non è quello giusto.
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Vedo che prova molta rabbia e sfiducia, che ovviamente si estendono anche al prossimo.
Potrebbe però riflettere sul fatto che se alla sua età racconta precocemente una storia così "pesante" a un coetaneo è piuttosto comprensibile che questi "scappi"...se non è particolarmente portato all'ascolto, all'empatia o non ha passato quello che ha passato lei.
Mi sembra che i nodi del suo passato da sciogliere siano tanti e le suggerisco di chiedere aiuto per liberarsi dalle zavorre che si sta trascinando dietro.
Si può rivolgere tranquillamente al consultorio familiare, al centro di salute mentale o anche allo sportello psicologico della sua università, se presente.
Potrebbe però riflettere sul fatto che se alla sua età racconta precocemente una storia così "pesante" a un coetaneo è piuttosto comprensibile che questi "scappi"...se non è particolarmente portato all'ascolto, all'empatia o non ha passato quello che ha passato lei.
Mi sembra che i nodi del suo passato da sciogliere siano tanti e le suggerisco di chiedere aiuto per liberarsi dalle zavorre che si sta trascinando dietro.
Si può rivolgere tranquillamente al consultorio familiare, al centro di salute mentale o anche allo sportello psicologico della sua università, se presente.
[#8]
Ex utente
Mi scusi dottoressa, ma quindi queste cose non andrebbero mai raccontate? Io capisco tutto, ma già ho i miei problemi, se poi non posso raccontare neppure cosa mi é successo(dato che molti percepiscono che qualcosa mi é successo e allora lo racconto) per proteggere gli altri che senso ha? Io penso solo che si sia trattato di persone non giuste, non tanto che dovessi pensarci prima di raccontarglielo. Anche perché non l'ho raccontato per anni, la forza l'ho trovata da poco, e mi sembra finalmente una liberazione poterlo dire. Certo non a chiunque, però se devo iniziare un rapporto leggermente più profondo con qualcuno mi sembra giusto dirglielo. Io non lo trovo pesante come passato o meglio per chi non l'ha passato sicuramente lo é come lo é anche per me, però fa parte tristemente della vita.
La seconda cosa che volevo chiederle é i centri di salute mentali non li conosco, cosa sono? Grazie
La seconda cosa che volevo chiederle é i centri di salute mentali non li conosco, cosa sono? Grazie
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Forse ha raccontato troppo presto avvenimenti piuttosto impegnativi da ascoltare, di fronte ai quali un suo coetaneo con il quale non ha già stretto un rapporto può spaventarsi, trovarsi a disagio e non sapere cosa dire.
Quello che lei ha passato non rappresenta fortunatamente il tipo di infanzia che la maggior parte delle persone ha avuto, quindi è necessario trovare il modo giusto per condividere ciò che ha passato.
I Centri di Salute Mentale (in Lombardia Centri Psico-Sociali) sono strutture pubbliche territoriali che si occupano di disagio mentale e disturbi psichici.
L'altro tipo di struttura è il consultorio familiare.
Le suggerisco di riflettere sulla possibilità di prendere appuntamento presso una di queste strutture, se non vuole o non può rivolgersi ad uno psicologo privato, in modo tale da iniziare a parlare anche con un professionista di quello che ha passato e di come si sente oggi.
Quello che lei ha passato non rappresenta fortunatamente il tipo di infanzia che la maggior parte delle persone ha avuto, quindi è necessario trovare il modo giusto per condividere ciò che ha passato.
I Centri di Salute Mentale (in Lombardia Centri Psico-Sociali) sono strutture pubbliche territoriali che si occupano di disagio mentale e disturbi psichici.
L'altro tipo di struttura è il consultorio familiare.
Le suggerisco di riflettere sulla possibilità di prendere appuntamento presso una di queste strutture, se non vuole o non può rivolgersi ad uno psicologo privato, in modo tale da iniziare a parlare anche con un professionista di quello che ha passato e di come si sente oggi.
[#10]
Ex utente
Quello sicuramente e sono contenta che non tutti abbiano dovuto passare quello che ho passato io, pero mi sembra stupido non condividerlo (ripeto non va detto a mari e monti), ho 25 anni, non sono vecchia però non sono neppure una 15enne e se é vero che forse ho raccontato le cose come una "valanga", é anche vero che se un mio coetaneo ha vissuto una vita tipo "mulino bianco" non può estraniarsi dal mondo ed essere protetto come se avesse 5 anni, il brutto purtroppo é parte della vita, ma é un mio pensiero.
Va bene, considererò il suo consiglio e la ringrazio per l'ascolto.
Va bene, considererò il suo consiglio e la ringrazio per l'ascolto.
[#11]
Cara Utente,
come le dicevo c'è tempo e modo per condividere quello che è accaduto nel suo passato e forse dovrebbe essere più cauta nel farlo.
Dicendo questo:
"se un mio coetaneo ha vissuto una vita tipo "mulino bianco" non può estraniarsi dal mondo ed essere protetto come se avesse 5 anni"
mi sembra che esprima una certa quota di rabbia per chi ha avuto un'esistenza tranquilla, come se ritenesse di dover far aprire gli occhi a chi crede che la vita sia qualcosa di sereno e di dover sbattere in faccia a queste persone che la vita è anche altro.
Ci rifletta bene, perchè se sotto sotto prova emozioni come rabbia e invidia per i coetanei più fortunati è possibile che le esprima quando parla di sè, e che le esperienze di allontanamento che ha vissuto da parte dei ragazzi dipendano anche da questo.
come le dicevo c'è tempo e modo per condividere quello che è accaduto nel suo passato e forse dovrebbe essere più cauta nel farlo.
Dicendo questo:
"se un mio coetaneo ha vissuto una vita tipo "mulino bianco" non può estraniarsi dal mondo ed essere protetto come se avesse 5 anni"
mi sembra che esprima una certa quota di rabbia per chi ha avuto un'esistenza tranquilla, come se ritenesse di dover far aprire gli occhi a chi crede che la vita sia qualcosa di sereno e di dover sbattere in faccia a queste persone che la vita è anche altro.
Ci rifletta bene, perchè se sotto sotto prova emozioni come rabbia e invidia per i coetanei più fortunati è possibile che le esprima quando parla di sè, e che le esperienze di allontanamento che ha vissuto da parte dei ragazzi dipendano anche da questo.
Questo consulto ha ricevuto 11 risposte e 2.7k visite dal 18/05/2017.
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