Narcisismo istrionico perverso
Buonasera,
Scrivo perchè soffro di disturbo di personalità narcisistico istrionico perverso.
La mia "ferita narcisistica" deriva dall'infanzia: i miei genitori erano assenti o maneschi, e sono sempre stata il "capro espiatorio" delle loro brutte giornate. Ho recepito così poco affetto da parte loro che tutt'oggi non riesco a non chiamarli per nome. Ero schiva e manesca.
Quando è nata mia sorella, ho capito che quello non era l'unico modo di comportarsi. Ho visto tutto l'affetto che non ho ricevuto riversarsi in lei, e questo mi ha portato ad odiarla profondamente. Da quel momento ho cercato spesso di ottenere la loro approvazione o affetto, ma senza risultato. Questo mi ha portata a non importarmene molto della mia carriera scolastica, degli hobby, di coltivare un'arte.
Ho avuto varie relazioni piccole, ma tendevo a chiuderle velocemente.
Ho passato il liceo emarginandomi, finchè gli ultimi anni non ho iniziato la mia prima "grande" relazione. Inizialmente era fantastico, ma col passare del tempo mi sentivo sempre meno importante per lui, fino a diventare una vera e propria figura di contorno. Faticosamente, sono riuscita a lasciarlo.
Inoltre, mentre frequentavo il 1°anno di università, mia madre, dopo un esame andato male, mi disse "non ha importanza, tanto tu sei una persona mediocre, e non si può pretendere tanto. Devi accettarlo". Da quel momento mi capita di avere crisi di vuoto, che durano anche giornate intere, in cui mi sembra che niente abbia più senso o valore.
Quando chiusi la relazione, ero sola. Passavo da un interesse all'altro, istintivamente, mollando le cose a metà. Ero iperattiva e al contempo non mi importava niente di nulla. Le persone erano ammaliate dai miei comportamenti bizzarri ma solari, e io mi interessavo ed ero amichevole con tutti con naturalezza. Poi, per qualche motivo perdevo interesse e passavo a nuove conoscenze. Pensavo di essere una brava persona. Solo ora mi rendo conto di come questo disturbo, in quel periodo, avesse avuto il via libera. Ho preso affetto, ma ho lasciato dietro persone confuse e ferite.
Mentre l'ho scoperto e realizzato, stavo con un ragazzo.. uno che meritava davvero tutte le attenzioni del mondo. Il problema sono io. "Un narcisista non può amare altri che non se stesso", dicono, e io in effetti ora ho dei dubbi - cos'è l'amore? Come si prova? Chiaramente di questo disturbo ne ho parlato con lui, e da lì il nostro rapporto è peggiorato.. E poi ci siamo lasciati. E' stato doloroso.
Vorrei solo sapere.. Si può "guarire"?
Ho cercato testimonianze, ma non trovo di narcisisti che vogliono uscirne.. Solo di persone in balia di essi (spesso dipendenti affettivi), pronti a distribuire parole di disprezzo gratuite.
So che spesso i narcisisti fanno del male, ed è terribile, siamo persone orrende.. Però non è nemmeno giusto giudicarli tutti a prescindere. Io ho paura a conoscere nuove persone, ad aprirmi al mondo, perchè non voglio fare del male a nessuno ma non voglio nemmeno essere condannata..
Scrivo perchè soffro di disturbo di personalità narcisistico istrionico perverso.
La mia "ferita narcisistica" deriva dall'infanzia: i miei genitori erano assenti o maneschi, e sono sempre stata il "capro espiatorio" delle loro brutte giornate. Ho recepito così poco affetto da parte loro che tutt'oggi non riesco a non chiamarli per nome. Ero schiva e manesca.
Quando è nata mia sorella, ho capito che quello non era l'unico modo di comportarsi. Ho visto tutto l'affetto che non ho ricevuto riversarsi in lei, e questo mi ha portato ad odiarla profondamente. Da quel momento ho cercato spesso di ottenere la loro approvazione o affetto, ma senza risultato. Questo mi ha portata a non importarmene molto della mia carriera scolastica, degli hobby, di coltivare un'arte.
Ho avuto varie relazioni piccole, ma tendevo a chiuderle velocemente.
Ho passato il liceo emarginandomi, finchè gli ultimi anni non ho iniziato la mia prima "grande" relazione. Inizialmente era fantastico, ma col passare del tempo mi sentivo sempre meno importante per lui, fino a diventare una vera e propria figura di contorno. Faticosamente, sono riuscita a lasciarlo.
Inoltre, mentre frequentavo il 1°anno di università, mia madre, dopo un esame andato male, mi disse "non ha importanza, tanto tu sei una persona mediocre, e non si può pretendere tanto. Devi accettarlo". Da quel momento mi capita di avere crisi di vuoto, che durano anche giornate intere, in cui mi sembra che niente abbia più senso o valore.
Quando chiusi la relazione, ero sola. Passavo da un interesse all'altro, istintivamente, mollando le cose a metà. Ero iperattiva e al contempo non mi importava niente di nulla. Le persone erano ammaliate dai miei comportamenti bizzarri ma solari, e io mi interessavo ed ero amichevole con tutti con naturalezza. Poi, per qualche motivo perdevo interesse e passavo a nuove conoscenze. Pensavo di essere una brava persona. Solo ora mi rendo conto di come questo disturbo, in quel periodo, avesse avuto il via libera. Ho preso affetto, ma ho lasciato dietro persone confuse e ferite.
Mentre l'ho scoperto e realizzato, stavo con un ragazzo.. uno che meritava davvero tutte le attenzioni del mondo. Il problema sono io. "Un narcisista non può amare altri che non se stesso", dicono, e io in effetti ora ho dei dubbi - cos'è l'amore? Come si prova? Chiaramente di questo disturbo ne ho parlato con lui, e da lì il nostro rapporto è peggiorato.. E poi ci siamo lasciati. E' stato doloroso.
Vorrei solo sapere.. Si può "guarire"?
Ho cercato testimonianze, ma non trovo di narcisisti che vogliono uscirne.. Solo di persone in balia di essi (spesso dipendenti affettivi), pronti a distribuire parole di disprezzo gratuite.
So che spesso i narcisisti fanno del male, ed è terribile, siamo persone orrende.. Però non è nemmeno giusto giudicarli tutti a prescindere. Io ho paura a conoscere nuove persone, ad aprirmi al mondo, perchè non voglio fare del male a nessuno ma non voglio nemmeno essere condannata..
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"Scrivo perchè soffro di disturbo di personalità narcisistico istrionico perverso."
Gent.le Ragazza,
intanto ti consiglio di evitare autodiagnosi che contribuiscono solo ad alimentare l'atteggiamento giudicante che rivolgi verso te stessa.
Le testimonianze che trovi in rete non possono sostituire un percorso di crescita personale che richiede l'incontro diretto con uno psicoterapeuta.
Lo stile di attaccamento sviluppato nella relazione con le figure genitoriali inevitabilmente interferisce e condiziona il modo di instaurare le relazioni affettive in età adulta.
Tuttavia la relazione terapeutica può rappresentare l'opportunità per avere un'esperienza relazionale significativa che dia voce alla sofferenza "stratificata" dentro di te e ti consenta di trovare "nuove chiavi di lettura" della tua esperienza, a partire dai tuoi bisogni affettivi attuali.
Gent.le Ragazza,
intanto ti consiglio di evitare autodiagnosi che contribuiscono solo ad alimentare l'atteggiamento giudicante che rivolgi verso te stessa.
Le testimonianze che trovi in rete non possono sostituire un percorso di crescita personale che richiede l'incontro diretto con uno psicoterapeuta.
Lo stile di attaccamento sviluppato nella relazione con le figure genitoriali inevitabilmente interferisce e condiziona il modo di instaurare le relazioni affettive in età adulta.
Tuttavia la relazione terapeutica può rappresentare l'opportunità per avere un'esperienza relazionale significativa che dia voce alla sofferenza "stratificata" dentro di te e ti consenta di trovare "nuove chiavi di lettura" della tua esperienza, a partire dai tuoi bisogni affettivi attuali.
Dr.ssa SABRINA CAMPLONE
Psicologa-Psicoterapeuta Individuale e di Coppia a Pescara
www.psicologaapescara.it
Questo consulto ha ricevuto 1 risposte e 10.1k visite dal 17/05/2017.
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