Terrore della morte dei miei genitori
Buongiorno,
sono una ragazza di 21 anni.
Fin da piccola ho sempre avuto un rapporto bellissimo coi miei genitori (a volte anche un po' morboso/simbiotico, specialmente con mia mamma che tende ad essere iperprotettiva), mi hanno cresciuta insegnandomi a raccontare loro sempre qualunque mio problema, sensazione o turba senza alcuna vergogna e senza alcun segreto. Mi hanno spronata sempre ad essere molto introspettiva, cosa che mi ha permesso di conoscermi bene emotivamente. Ho un solo unico "punto fermo" che non riesco (e credo non riuscirò mai) ad elaborare: la paura indescrivibile della morte dei miei genitori, specialmente di mia mamma. Fin da quando ero molto piccola soffro molto a questo pensiero, ricordo che fin dai 5/6 anni (o comunque da quando riesco a ricordare con coscienza lucida) mi capita di avere momenti di infinita depressione a riguardo, in particolare la sera o prima di addormentarmi. Ho sempre parlato di queste paure ai miei, da piccola dicevo spesso a mia mamma "ho le preoccupazioni della morte" e lei cercava di farmi accettare l'idea che fosse normale. Ma io tutt'ora penso che non sia affatto normale e giusto che un giorno le persone a cui tengo di più e che mi vogliono più bene debbano salutarmi per sempre e darmi un ultimo bacio sulla fronte. Nessuno di noi si merita tanto dolore. Ho sempre inoltre paura che dopo un litigio con me un mio genitore (specie mio padre che col passare degli anni è sempre più introverso) possa suicidarsi e poi ho anche una paura folle dei tumori (ho spesso anche paura di pronunciare questa parola). Mia mamma sotto sotto spera che nel momento in cui mi dovrà lasciare io sia comunque accompagnata da una nuova famiglia (un marito che mi voglia bene, delle figlie, ...), ma io purtroppo non ho il desiderio né sento il bisogno di costruirmi una famiglia che sostituisca l'amore di mia mamma (perché è insostituibile) e non ho alcun interesse nell'avvicinarmi alla sessualità e non mi interessa la procreazione, vorrei piuttosto guadagnarmi un lavoro che mi dia soddisfazioni. Un'altra cosa che mi spaventa molto è che temo di non avere altre vie di elaborazione dei miei problemi se non quella di parlare con mia mamma, di sviscerare con lei ogni aspetto di quello che provo. Scrivo canzoni e riflessioni e questo mi aiuta a rielaborare ogni mia esperienza e "vedermi dall'esterno", ma il passaggio finale di ogni elaborazione di un qualunque mio problema è sempre il parlarne con mia mamma, è l'unico modo con cui riesco ad essere tranquilla e andare avanti. Non sono proprio il tipo di persona che si tiene tutto dentro.
Sono preoccupata a riguardo e ho paura del futuro (anche del mio, non so se tra 20 anni ad esempio sarò felice e realizzata, ho tanta paura di deludere me stessa e le mie aspettative, paura di dover cedere alla realtà... Ma penso che ormai questa mia paura sia evidente) perché prima o poi il momento arriverà ... I miei vivono per me e per la mia felicità e io non sono disposta a staccarmi da loro o a perderli.
sono una ragazza di 21 anni.
Fin da piccola ho sempre avuto un rapporto bellissimo coi miei genitori (a volte anche un po' morboso/simbiotico, specialmente con mia mamma che tende ad essere iperprotettiva), mi hanno cresciuta insegnandomi a raccontare loro sempre qualunque mio problema, sensazione o turba senza alcuna vergogna e senza alcun segreto. Mi hanno spronata sempre ad essere molto introspettiva, cosa che mi ha permesso di conoscermi bene emotivamente. Ho un solo unico "punto fermo" che non riesco (e credo non riuscirò mai) ad elaborare: la paura indescrivibile della morte dei miei genitori, specialmente di mia mamma. Fin da quando ero molto piccola soffro molto a questo pensiero, ricordo che fin dai 5/6 anni (o comunque da quando riesco a ricordare con coscienza lucida) mi capita di avere momenti di infinita depressione a riguardo, in particolare la sera o prima di addormentarmi. Ho sempre parlato di queste paure ai miei, da piccola dicevo spesso a mia mamma "ho le preoccupazioni della morte" e lei cercava di farmi accettare l'idea che fosse normale. Ma io tutt'ora penso che non sia affatto normale e giusto che un giorno le persone a cui tengo di più e che mi vogliono più bene debbano salutarmi per sempre e darmi un ultimo bacio sulla fronte. Nessuno di noi si merita tanto dolore. Ho sempre inoltre paura che dopo un litigio con me un mio genitore (specie mio padre che col passare degli anni è sempre più introverso) possa suicidarsi e poi ho anche una paura folle dei tumori (ho spesso anche paura di pronunciare questa parola). Mia mamma sotto sotto spera che nel momento in cui mi dovrà lasciare io sia comunque accompagnata da una nuova famiglia (un marito che mi voglia bene, delle figlie, ...), ma io purtroppo non ho il desiderio né sento il bisogno di costruirmi una famiglia che sostituisca l'amore di mia mamma (perché è insostituibile) e non ho alcun interesse nell'avvicinarmi alla sessualità e non mi interessa la procreazione, vorrei piuttosto guadagnarmi un lavoro che mi dia soddisfazioni. Un'altra cosa che mi spaventa molto è che temo di non avere altre vie di elaborazione dei miei problemi se non quella di parlare con mia mamma, di sviscerare con lei ogni aspetto di quello che provo. Scrivo canzoni e riflessioni e questo mi aiuta a rielaborare ogni mia esperienza e "vedermi dall'esterno", ma il passaggio finale di ogni elaborazione di un qualunque mio problema è sempre il parlarne con mia mamma, è l'unico modo con cui riesco ad essere tranquilla e andare avanti. Non sono proprio il tipo di persona che si tiene tutto dentro.
Sono preoccupata a riguardo e ho paura del futuro (anche del mio, non so se tra 20 anni ad esempio sarò felice e realizzata, ho tanta paura di deludere me stessa e le mie aspettative, paura di dover cedere alla realtà... Ma penso che ormai questa mia paura sia evidente) perché prima o poi il momento arriverà ... I miei vivono per me e per la mia felicità e io non sono disposta a staccarmi da loro o a perderli.
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Cara Utente,
penso che il su problema sia legato a come lei riferisce di essere stata cresciuta:
"Fin da piccola ho sempre avuto un rapporto bellissimo coi miei genitori (a volte anche un po' morboso/simbiotico, specialmente con mia mamma che tende ad essere iperprotettiva), mi hanno cresciuta insegnandomi a raccontare loro sempre qualunque mio problema, sensazione o turba senza alcuna vergogna e senza alcun segreto"
e alle conseguenze di questo:
"temo di non avere altre vie di elaborazione dei miei problemi se non quella di parlare con mia mamma, di sviscerare con lei ogni aspetto di quello che provo".
Sua mamma l'ha abituata a riferirle tutto e quindi è normale che lei pensi di poter affrontare i problemi solo parlandone approfonditamente con lei, provando angoscia al solo pensiero che un giorno sua mamma - e quindi il suo principale punto di riferimento, assieme al papà - possa non essere più con lei.
Iperprotezione e ipercontrollo provocano questo tipo di problemi e spengono anche le normali spinte alla crescita e alla creazione di una vita separata rispetto alla famiglia d'origine, dalla quale è fisiologico uscire pur mantenendo i rapporti con i genitori.
A lei infatti tutto questo non interessa, perchè la allontanerebbe dalla famiglia d'origine e sente probabilmente come pericoloso l'eventuale rapporto con un ragazzo che possa separarla dalla mamma.
Le segnalo questo articolo a proposito dell'iperprotezione:
https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/1516-iperprotezione-maltrattamento.html
Ha mai pensato di provare a parlare con uno psicologo di quello che prova, per spezzare il circolo vizioso della simbiosi con sua mamma (che alla sua età non può portare effetti positivi)?
Questo passo è necessario, se vuole favorire un migliore adattamento alla vita adulta nella quale sta entrando e anche la creazione di una vita futura più serena.
penso che il su problema sia legato a come lei riferisce di essere stata cresciuta:
"Fin da piccola ho sempre avuto un rapporto bellissimo coi miei genitori (a volte anche un po' morboso/simbiotico, specialmente con mia mamma che tende ad essere iperprotettiva), mi hanno cresciuta insegnandomi a raccontare loro sempre qualunque mio problema, sensazione o turba senza alcuna vergogna e senza alcun segreto"
e alle conseguenze di questo:
"temo di non avere altre vie di elaborazione dei miei problemi se non quella di parlare con mia mamma, di sviscerare con lei ogni aspetto di quello che provo".
Sua mamma l'ha abituata a riferirle tutto e quindi è normale che lei pensi di poter affrontare i problemi solo parlandone approfonditamente con lei, provando angoscia al solo pensiero che un giorno sua mamma - e quindi il suo principale punto di riferimento, assieme al papà - possa non essere più con lei.
Iperprotezione e ipercontrollo provocano questo tipo di problemi e spengono anche le normali spinte alla crescita e alla creazione di una vita separata rispetto alla famiglia d'origine, dalla quale è fisiologico uscire pur mantenendo i rapporti con i genitori.
A lei infatti tutto questo non interessa, perchè la allontanerebbe dalla famiglia d'origine e sente probabilmente come pericoloso l'eventuale rapporto con un ragazzo che possa separarla dalla mamma.
Le segnalo questo articolo a proposito dell'iperprotezione:
https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/1516-iperprotezione-maltrattamento.html
Ha mai pensato di provare a parlare con uno psicologo di quello che prova, per spezzare il circolo vizioso della simbiosi con sua mamma (che alla sua età non può portare effetti positivi)?
Questo passo è necessario, se vuole favorire un migliore adattamento alla vita adulta nella quale sta entrando e anche la creazione di una vita futura più serena.
Dr.ssa Flavia Massaro, psicologa a Milano e Mariano C.se
www.serviziodipsicologia.it
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