Mi sento molto sola, non ho soldi e non ho amici
Gentilissimi Dottori,
mi sento molto sola. Mi sento anche molto triste per questa situazione. Mi piacerebbe avere più amici ma faccio una fatica perché sono timida e non cosa fare. Sono una studentessa, non frequento più perché mi mancano 3 esami e mi laureo. Quindi passo le mie giornate sempre a studiare. Ogni tanto vado nella biblioteca dell'università, ma non riesco mai a parlare con nessuno. Vuoi perché sono tutti piccoli e non mi trovo, vuoi perché sono timidissima e se qualcuno mi sorride io mi vergogno e giro subito la testa dall'altra parte, vuoi perché quando, dopo tanto stress, trovo il coraggio di dire qualcosa a qualcuno, questo sta sulle sue. Raramente, quando sono nel "mood" giusto e trovo la persona giusta, riesco a parlare. Ma mi sento sempre in colpa. Siccome è da 25 anni che sono così, mi sembra strano sperimentare una me diversa che parla. Lo so, è tutto molto complesso...fatto sta che comunque mi sento sola, e devo superare questa paura.
Il secondo punto è che con la mia famiglia non parlo molto. Mio papà non c'è mai, mia mamma non mi ascolta. Quando sto male devo tenerlo per me. Ho un solo amico, con cui ogni tanto mi sfogo, ma non mi basta.
E' sbagliato desiderare di avere un ragazzo?
Siccome a volte quando conosco un ragazzo tendo ad attaccarmici, mi hanno detto che è meglio per me che io stia sola. Ho anche letto il libro di Robin Norwood, Donne che amano troppo, e sembrava scritto per me. Però mi deprime non poter neppure sperimentare lo stare con qualcuno...
mi sento molto sola. Mi sento anche molto triste per questa situazione. Mi piacerebbe avere più amici ma faccio una fatica perché sono timida e non cosa fare. Sono una studentessa, non frequento più perché mi mancano 3 esami e mi laureo. Quindi passo le mie giornate sempre a studiare. Ogni tanto vado nella biblioteca dell'università, ma non riesco mai a parlare con nessuno. Vuoi perché sono tutti piccoli e non mi trovo, vuoi perché sono timidissima e se qualcuno mi sorride io mi vergogno e giro subito la testa dall'altra parte, vuoi perché quando, dopo tanto stress, trovo il coraggio di dire qualcosa a qualcuno, questo sta sulle sue. Raramente, quando sono nel "mood" giusto e trovo la persona giusta, riesco a parlare. Ma mi sento sempre in colpa. Siccome è da 25 anni che sono così, mi sembra strano sperimentare una me diversa che parla. Lo so, è tutto molto complesso...fatto sta che comunque mi sento sola, e devo superare questa paura.
Il secondo punto è che con la mia famiglia non parlo molto. Mio papà non c'è mai, mia mamma non mi ascolta. Quando sto male devo tenerlo per me. Ho un solo amico, con cui ogni tanto mi sfogo, ma non mi basta.
E' sbagliato desiderare di avere un ragazzo?
Siccome a volte quando conosco un ragazzo tendo ad attaccarmici, mi hanno detto che è meglio per me che io stia sola. Ho anche letto il libro di Robin Norwood, Donne che amano troppo, e sembrava scritto per me. Però mi deprime non poter neppure sperimentare lo stare con qualcuno...
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Cara Utente,
i due punti che lei illustra sono ovviamente legati: in casa sua non si parla, lei non ha imparato a parlare con gli altri e di conseguenza fuori casa non parla con gli estranei, anche se vorrebbe tanto fare amicizia e avere un ragazzo - desiderio più che lecito e fisiologico, e mi meraviglia che lei si chieda se lo sia.
Ipotizzando che nella sua famiglia lei non abbia appreso nè ad avere fiducia in sè stessa, nè ad avere a che fare con le altre persone perchè lei e i sui genitori siete emotivamente isolati, anche se fisicamente presenti in casa nello stesso momento, penso che sia importante che lei lavori con l'aiuto di uno psicologo su questi punti.
Cambiare è possibile, soprattutto quando lo si desidera molto come sta facendo lei, ma occorre un auto esterno per riuscirci.
Ci ha mai pensato?
i due punti che lei illustra sono ovviamente legati: in casa sua non si parla, lei non ha imparato a parlare con gli altri e di conseguenza fuori casa non parla con gli estranei, anche se vorrebbe tanto fare amicizia e avere un ragazzo - desiderio più che lecito e fisiologico, e mi meraviglia che lei si chieda se lo sia.
Ipotizzando che nella sua famiglia lei non abbia appreso nè ad avere fiducia in sè stessa, nè ad avere a che fare con le altre persone perchè lei e i sui genitori siete emotivamente isolati, anche se fisicamente presenti in casa nello stesso momento, penso che sia importante che lei lavori con l'aiuto di uno psicologo su questi punti.
Cambiare è possibile, soprattutto quando lo si desidera molto come sta facendo lei, ma occorre un auto esterno per riuscirci.
Ci ha mai pensato?
Dr.ssa Flavia Massaro, psicologa a Milano e Mariano C.se
www.serviziodipsicologia.it
[#2]
Ex utente
Gentile Dottoressa, grazie per la sua risposta.
Non so se sia lecito. Sono circondata da persone che non sono fidanzate e dicono che avere un ragazzo/a non serve a nulla perché ce la si può cavare benissimo da soli. Da qui ho una sorta di rifiuto nel volermi fidanzare perché la vedo come una cosa che in fin dei conti non serve. Però mi capitano momenti in cui ne sento il bisogno quindi credo che i discorsi che fanno valgono solo in parte.
Io vorrei tanto cambiare e sono anche motivata ma non so come fare, di non avere strumenti. Vorrei avere l'aiuto di qualcuno ma non so a chi rivolgermi perché non ho molti soldi, in passato mi ero rivolta al consultorio e il dottore che c'era non mi capiva moltissimo nel senso che sembrava a volte che neppure lui sapesse darmi dei consigli adatti perché forse la mia situazione è un po' complessa e quindi ho smesso di andarci. Lei come la vede?
Grazie.
Non so se sia lecito. Sono circondata da persone che non sono fidanzate e dicono che avere un ragazzo/a non serve a nulla perché ce la si può cavare benissimo da soli. Da qui ho una sorta di rifiuto nel volermi fidanzare perché la vedo come una cosa che in fin dei conti non serve. Però mi capitano momenti in cui ne sento il bisogno quindi credo che i discorsi che fanno valgono solo in parte.
Io vorrei tanto cambiare e sono anche motivata ma non so come fare, di non avere strumenti. Vorrei avere l'aiuto di qualcuno ma non so a chi rivolgermi perché non ho molti soldi, in passato mi ero rivolta al consultorio e il dottore che c'era non mi capiva moltissimo nel senso che sembrava a volte che neppure lui sapesse darmi dei consigli adatti perché forse la mia situazione è un po' complessa e quindi ho smesso di andarci. Lei come la vede?
Grazie.
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Penso che prima di fidanzarsi sia necessario che lei risolva il problema legato a questo tipo di situazione:
"Ogni tanto vado nella biblioteca dell'università, ma non riesco mai a parlare con nessuno. Vuoi perché sono tutti piccoli e non mi trovo, vuoi perché sono timidissima e se qualcuno mi sorride io mi vergogno e giro subito la testa dall'altra parte".
Se fatica a interagire con gli altri si può pensare che non sia pronta per intraprendere un rapporto di coppia, nel caso in cui qualcuno entrasse nella sua vita e le chiedesse di fidanzarsi con lei.
Al consultorio ha ricevuto una diagnosi?
Quanti colloqui ha effettuato e con che cadenza?
"Ogni tanto vado nella biblioteca dell'università, ma non riesco mai a parlare con nessuno. Vuoi perché sono tutti piccoli e non mi trovo, vuoi perché sono timidissima e se qualcuno mi sorride io mi vergogno e giro subito la testa dall'altra parte".
Se fatica a interagire con gli altri si può pensare che non sia pronta per intraprendere un rapporto di coppia, nel caso in cui qualcuno entrasse nella sua vita e le chiedesse di fidanzarsi con lei.
Al consultorio ha ricevuto una diagnosi?
Quanti colloqui ha effettuato e con che cadenza?
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Ex utente
Ho fatto 5 colloqui ogni due settimane. Il problema è sorto perché non mi sentivo capita, all'epoca avevo conosciuto un ragazzo con il quale non riuscivo mai a vedermici, un giorno è uscito fuori che si trovava a Pavia per la laurea della sorella, io naturalmente non ho insistito affinché anche perché non lo conoscevo e non stavamo assieme. Avevo raccontato l'episodio al dottore che mi aveva detto che Pavia non era lontana (e quindi che poteva venire benissimo a trovarmi nonostante io gli avessi detto che se era preso dalla laurea non poteva correre da me.) Non lo so, ho iniziato a sentirmi un po' stupida nel raccontargli questa storia, perché ogni cosa che gli raccontavo di questo ragazzo, aveva pronto qualcosa di questo genere, e mi passò la voglia.
Poi l'ultima volta ho esternato che mi sentivo sola e volevo stare con qualcuno, lui mi aveva chiesto se era grave pensare a me fra 5 anni ancora sola, e io gli avevo risposto di sì, perché non mi sembrava una cosa sbagliata ma avevo percepito che secondo lui davo troppa importanza a questa cosa.
Inoltre è successo un episodio increscioso: mi aveva detto che al consultorio si potevano fare massimo 10 incontri e che poi al limite se mi fossi trovata bene con lui e anche a seconda della situazione economica avemmo potuto continuare al di fuori. Un giorno venne fuori con una segretaria che mi aveva detto una cosa gravissima perché c'era gente del consultorio che stava lì anni e anni. Ecco questo ha minato tutto.
Poi l'ultima volta ho esternato che mi sentivo sola e volevo stare con qualcuno, lui mi aveva chiesto se era grave pensare a me fra 5 anni ancora sola, e io gli avevo risposto di sì, perché non mi sembrava una cosa sbagliata ma avevo percepito che secondo lui davo troppa importanza a questa cosa.
Inoltre è successo un episodio increscioso: mi aveva detto che al consultorio si potevano fare massimo 10 incontri e che poi al limite se mi fossi trovata bene con lui e anche a seconda della situazione economica avemmo potuto continuare al di fuori. Un giorno venne fuori con una segretaria che mi aveva detto una cosa gravissima perché c'era gente del consultorio che stava lì anni e anni. Ecco questo ha minato tutto.
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Mi risulta che in città (ma anche nel circondario) i consultori eroghino in genere pacchetti di 10 colloqui, a distanza di 2 o 3 settimane uno dall'altro, quindi in effetti quello che le ha detto il mio collega è corretto.
Le risorse sono poche e quindi la disponibilità standard è quella.
Forse in precedenza hanno seguito dei casi per più tempo o hanno in carico qualche caso particolare, ma lo standard odierno è questo.
Se mai non sarebbe corretto proporre a un paziente seguito nel pubblico di continuare il percorso privatamente, ma nel caso specifico non posso pronunciarmi, non potendo sentire anche l'altra campana.
Probabilmente la cadenza quindicinale degli incontri è stata troppo "rarefatta" perchè fosse sufficiente ad aiutarla e anche a creare un rapporto terapeutico adeguato.
In ogni caso, non ha ricevuto una diagnosi precisa?
A cosa sono state addebitate le sue difficoltà?
Le risorse sono poche e quindi la disponibilità standard è quella.
Forse in precedenza hanno seguito dei casi per più tempo o hanno in carico qualche caso particolare, ma lo standard odierno è questo.
Se mai non sarebbe corretto proporre a un paziente seguito nel pubblico di continuare il percorso privatamente, ma nel caso specifico non posso pronunciarmi, non potendo sentire anche l'altra campana.
Probabilmente la cadenza quindicinale degli incontri è stata troppo "rarefatta" perchè fosse sufficiente ad aiutarla e anche a creare un rapporto terapeutico adeguato.
In ogni caso, non ha ricevuto una diagnosi precisa?
A cosa sono state addebitate le sue difficoltà?
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Ex utente
Sinceramente no Dottoressa, anche perché credo siano un insieme di cose. Inizialmente mi ero rivolta a questo dottore perché non ero in grado di gestire l'ansia che derivava dall'affrontare tutti questi problemi da sola, poi nel corso delle sedute parlandogli della mia famiglia, mi ha detto che probabilmente tutto nasceva da lì perché ero sola a dover affrontare tutto e il suo consiglio era di concentrarmi su delle cose che mi piacevano per poter fare delle amicizie dal momento che amici fidati non ne ho e la mia famiglia è assente. Il problema è che anche cercandomi degli interessi ho il problema che ho pochi soldi e a volte anche un caffè al bar non posso permettermelo e limito le uscite e le occasioni per fare amicizia. Se anche riesco a trovare dei posti, sono talmente timida e impacciata che non sono capace a fare e dire niente perché mi blocco. Sono riuscita dopo un mese a ricambiare il sorriso al ragazzo che fa di guardia in biblioteca e a dirgli ciao perché mi vergognavo troppo inizialmente. Con i ragazzi è una tragedia perché penso sempre che vogliano qualcosa e che se gli do troppa confidenza chissà che pensano.
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Ha ipotizzato di cercare un lavoro da affiancare allo studio, visto che in questo periodo non sta frequentando perchè le sue lezioni sono finite e le mancano pochi esami?
Questo potrebbe risolvere sia il problema economico che quello della socializzazione.
Ci ha mai pensato?
Questo potrebbe risolvere sia il problema economico che quello della socializzazione.
Ci ha mai pensato?
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Ex utente
Sì, Dottoressa, sto cercando dei lavoretti da fare. Nulla di impegnativo perché sto preparando gli esami e anche la tesi e non avrei proprio il tempo, però nel weekend oppure poche ore al giorno mi piacerebbe fare qualcosa.
Mi piacerebbe lavorare come dog sitter dato che amo molto gli animali e sto provando a cercare lavoretti così, però siccome trovo poco sto vagliando anche altre opzioni!
Comunque volevo aggiornarla: mi sto leggermente sforzando di fare amicizia in biblioteca. Per es, c'è un ragazzo che vedo spesso e che ogni tanto mi lancia delle occhiate. Oggi mi vergognavo tantissimo, però quando si è liberato un posto quasi vicino a lui, mi sono spostata lì. Poi siccome avevo attaccato il telefono alla presa e dovevo uscire un attimo a prendere una cosa alle macchinette, gli ho chiesto se poteva dare un'occhiata al mio telefono mentre andavo giù e poi dopo che sono ritornata l'ho ringraziato. Alla fine stavo per andarmene e sempre con molta vergogna volevo salutarlo e augurargli buono studio, ma dall'emozione sono inciampata contro la sedia e ho lasciato perdere!
Mi piacerebbe lavorare come dog sitter dato che amo molto gli animali e sto provando a cercare lavoretti così, però siccome trovo poco sto vagliando anche altre opzioni!
Comunque volevo aggiornarla: mi sto leggermente sforzando di fare amicizia in biblioteca. Per es, c'è un ragazzo che vedo spesso e che ogni tanto mi lancia delle occhiate. Oggi mi vergognavo tantissimo, però quando si è liberato un posto quasi vicino a lui, mi sono spostata lì. Poi siccome avevo attaccato il telefono alla presa e dovevo uscire un attimo a prendere una cosa alle macchinette, gli ho chiesto se poteva dare un'occhiata al mio telefono mentre andavo giù e poi dopo che sono ritornata l'ho ringraziato. Alla fine stavo per andarmene e sempre con molta vergogna volevo salutarlo e augurargli buono studio, ma dall'emozione sono inciampata contro la sedia e ho lasciato perdere!
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Ex utente
Grazie mille Dottoressa :)
So che anche se mi vergogno, devo farlo. Soprattutto con le persone di cui diciamo ho "timore". Il ragazzo in questione per esempio, traspariva, almeno a me, che era molto chiuso anche se mi lanciava delle occhiate eloquenti. Le riconosco perché ho conosciuto un ragazzo così in passato e probabilmente per questo mi ci sono avvicinata. Poi sicuramente le lancia a chiunque, perché anche con il ragazzo che avevo conosciuto finiva così, sembrano persone che vogliono essere "aiutate", però poi alla fin fine lo fanno con chiunque e io come al solito mi faccio i film in testa. Infatti sia ieri che oggi non è venuto in biblioteca. Ad ogni modo, la paura che mi coglie con questo genere di persone è che essendo molto chiuse io possa dare fastidio. E' stato educato, però si vedeva che aveva da fare e non voleva parlare (magari anche perché era timido). Ma a me coglie sempre l'insicurezza con queste persone e penso "Ecco, non devo rompere". Posso chiederle come mai vado sempre a cercare persone così? So che sarebbe meglio, e mi fa stare meglio, trovare persone più aperte, che parlano, anche se questo richiede uno sforzo da parte mia, ma guardacaso cerco sempre quelli chiusi che non parlano mai, così che debba fare tutto io (stressandomi) perché mi sento più a mio agio. Grazie.
So che anche se mi vergogno, devo farlo. Soprattutto con le persone di cui diciamo ho "timore". Il ragazzo in questione per esempio, traspariva, almeno a me, che era molto chiuso anche se mi lanciava delle occhiate eloquenti. Le riconosco perché ho conosciuto un ragazzo così in passato e probabilmente per questo mi ci sono avvicinata. Poi sicuramente le lancia a chiunque, perché anche con il ragazzo che avevo conosciuto finiva così, sembrano persone che vogliono essere "aiutate", però poi alla fin fine lo fanno con chiunque e io come al solito mi faccio i film in testa. Infatti sia ieri che oggi non è venuto in biblioteca. Ad ogni modo, la paura che mi coglie con questo genere di persone è che essendo molto chiuse io possa dare fastidio. E' stato educato, però si vedeva che aveva da fare e non voleva parlare (magari anche perché era timido). Ma a me coglie sempre l'insicurezza con queste persone e penso "Ecco, non devo rompere". Posso chiederle come mai vado sempre a cercare persone così? So che sarebbe meglio, e mi fa stare meglio, trovare persone più aperte, che parlano, anche se questo richiede uno sforzo da parte mia, ma guardacaso cerco sempre quelli chiusi che non parlano mai, così che debba fare tutto io (stressandomi) perché mi sento più a mio agio. Grazie.
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Ex utente
Sisi, e forse é anche per questo che mi avvicino a persone di questo genere. Solo che tutte le volte scopro che sono ancora più chiuse di me, e mi ritrovo sempre a dovermi sforzare molto per farli parlare. Anche se questo succede soprattutto con i ragazzi. Infatti mi sono sentita dire che dovrei fare uno sforzo e cercare di stare con persone più aperte
Questo consulto ha ricevuto 13 risposte e 22.5k visite dal 12/05/2017.
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