Eppure sono devastato

Gentili dottori,

per varie ragioni sono già in terapia da un vostro collega da circa 6 mesi. Nel corso della terapia è venuta alla luce una cosa che già sapevo ma non volevo davvero ammettere, ossia che sono dipendente affettivamente da mia madre e ho paura di farle un torto staccandomi da lei.

Ora mi si presenta la possibilità di andare a studiare all'estero, il prossimo autunno, in un master praticamente gratis grazie ad una borsa di studio. Il corso è bello, l'università prestigiosa ed il luogo di studio affascinante. Ho avuto una fortuna incredibile e in qualsiasi altra situazione non esiterei un secondo a sfruttare quest'opportunità.
Eppure sono devastato, assalito, tormentato dall'ansia. Ho paura di fallire, di non far bene, di andarmene via dal nido, di impegnarmi, di stringere i denti e faticare, ho paura di avere paura, ho paura di sentirmi solo, ho paura di sbagliare e di tornare dopo poco con le pive nel sacco.
Mi sono già preparato mille scuse per giustificare una mia rinuncia.

Come posso fare per evitare che l'ansia, di cui soffro da anni, mi rovini la vita e mi faccia sprecare anche quest'impareggiabile opportunità che mi è capitata?
Oltre alla terapia, che purtroppo finora non sta dando grandi risultati (ma secondo il terapista ci vuole molto più tempo di così), che cos'altro posso pensare di fare?
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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.9k 509
Magari superare questa paura:
"Ho paura di fallire, di non far bene, di andarmene via dal nido, di impegnarmi, di stringere i denti e faticare, ho paura di avere paura, ho paura di sentirmi solo, ho paura di sbagliare e di tornare dopo poco con le pive nel sacco."

Ne ha parlato con il terapeuta? Se non lo ha ancora fatto, dovrà farlo nella prossima seduta.

Cordiali saluti,

Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica

[#2]
Utente
Utente
Gentile dott.ssa Pileci,

gliene ho già parlato, ma ho l'impressione che non sia servito a niente.
Mi spiego meglio: non metto in dubbio la professionalità del mio terapeuta, ma ha un approccio "freudiano" (non so se sia il termine giusto) per cui le sue sedute consistono in me che gli parlo a ruota libera e lui che si limita al massimo a fare qualche breve commento.

Io sto uscendo da un disturbo alimentare restrittivo simil-anoressico (che è il motivo "scatenante" per cui mi sono rivolto a lui) ed anche in questo ho avuto l'impressione che non mi abbia aiutato quasi per niente, o comunque molto meno dei miei parenti ed amici e del mio nutrizionista.
Ad esempio adesso sto vivendo una fase molto difficile e paurosa per cui ho già recuperato il mio peso precedente ma non ho ancora regolarizzato le mie abitudini alimentari e ho ancora mille fobie, regole e ossessioni legate al cibo. Da una settimana circa ho deciso di "sfidare" queste paure e quindi, per esempio, l'altra sera ho mangiato più di un etto di cereali in scatola poco prima di cenare, solo perché mi andavano e perché il disturbo alimentare mi diceva di non farlo perché sarei diventato un grassone.
Il giorno seguente gliel'ho riferito, sperando che mi desse un rinforzo positivo per quello che io ritenevo un atto di coraggio, e la sua risposta è stata: non cada nell'eccesso opposto, non c'è bisogno di diventare bulimici. Mi ha buttato tremendamente giù e adesso sono tornato a limitare ossessivamente la mia alimentazione per paura di diventare grasso e di eccedere in senso opposto.
Ho bisogno di qualcuno o qualcosa che mi aiuti a sfidare me stesso, a superarmi e ad uscire dalla gabbia dorata in cui mi sono rinchiuso.

Non voglio suonare brutale, davvero, e non voglio assolutamente chiedervi come fare a meno dello psicologo. E' che il tempo stringe e l'autunno si avvicina. Come posso far capire la questione al mio terapeuta senza dargli dell'incompetente, cosa che ovviamente non ho nessuna intenzione di fare?