Consigli d'amore
Buongiorno a tutti, inizio con il ringraziarvi per quando risponderete. Magari può sembrare un problema stupido relativamente a tutto ciò di cui viene trattato, ma ho bisogno di un così gli e di un parere esterno. Mi chiamo Elisa, ho 22 anni e la settimana scorsa ho chiuso la storia con il mio ragazzo. Vi spiego.. partiamo dal presupposto che inizialmente era una persona completamente diversa con me.. il solito ragazzo dolce tenero che fa di tutto per stare con voi. Essendo io una persona molto libera, non mi piaceva questo suo essere morbosamente attaccato e gliene parlai.. da quel momento è cambiato "adattandosi" a me.. essendo dunque può fiducioso, distaccato.. e mi stava bene così. Il problema è cominciato quando notavo delle piccolezze che mi facevano davvero stare male, mancanza di piccole attenzioni che invece lui non riteneva importanti.. e si arrabbiava anche dicendo che erano cavolate e dovevo soffermarmi su cose più importanti ovvero l'amore che provava per me. Tante volte ho pensato negativamente su di lui, e più glielo dicevo più lui si stancava. I nostri litigi si sono sempre basati su queste cose : io che me la prendevo per mancanza di piccole attenzioni, lui che si arrabbiava perché diceva che ero sempre negativa ed era stanco di sentirsi dire che non gli importava nulla di me. Ho provato anche ad allontanarlo, e tutte le volte lui tornava dicendo che avevo ragione e meritavo di più. L'ultima cosa che è successa è questa : in una sera in cui non aveva nulla da fare, gli ho chiesto di vederci un po' ma lui ha detto che si era messo d'accordo con i suoi amici (fra l'altRo aveva già passato tutto il giorno con loro) e che ci saremmo visti, come già avevamo accordato, il giorno dopo. Non ci sono rimasta male perché non ci siamo visti, ma perché mi sono sentita messa al secondo posto. Glielo ho detto, abbiamo per l'ennesima volta litigato, ci siamo detti cose pesanti come penso accada sempre nei litigi e non ci siamo sentiti per due giorni. Poi gli ho scritto io chiedendo un dialogo civile, e quando ci siamo visti lui era strano, freddo, arrabbiato. Mi dice più volte che non sopporta più questa cosa. Io gli dico che siamo incompatibili..e finisce così, con un ciao freddo. Ora sto davvero male, mi fa male pensare che mi abbia lasciata andare. Non so cosa pensare, non so se avrei dovuto provare qualcosa in più, insistere.. fargli capire che mi importa ancora. Ma d'altro canto, scrivere nuovamente significherebbe essere incoerente..dopo aver detto determinate cose. La cosa che più odio è stare in attesa di un qualcosa da parte sua.. che forse non accadrà. Grazie ancora e scusate se mi sono dilungato parecchio
[#1]
Gentile Elisa,
purtroppo in questa sede, come in un qualsivoglia consulto specialistico, non può trovare né "consigli" né "pareri esterni", per i quali i referenti sono amici, conoscenti, chiunque ma non gli psicologi e men che mai gli psicoterapeuti.
Non è perché non voglia darle "consigli" o "pareri esterni" ma è che non è questo che può trovare in un consulto specialistico.
Non è dispensare consigli che facciamo per mestiere.
Pertanto, all'interno di un breve consulto specialistico on line, posso dirle innanzitutto che il problema non è di certo stupido perché è una cosa che la fa star male e non è stupido affatto in secondo luogo perché è rappresentativo di parte della ricchezza del suo mondo interno e di come lei funziona.
Successivamente, in questa sede posso solo aiutarla a porsi le seguenti domande e a cogliere un punto fondamentale. In una relazione le persone in gioco sono sempre due.
Partendo dall'osservare che è accaduto qualcosa, che lei stessa riferisce: "inizialmente era una persona completamente diversa con me.. il solito ragazzo dolce tenero che fa di tutto per stare con voi. Essendo io una persona molto libera, non mi piaceva questo suo essere morbosamente attaccato e gliene parlai.. da quel momento è cambiato "adattandosi" a me.. essendo dunque può fiducioso, distaccato.. e mi stava bene così."
Poi è dunque cambiato qualcosa...., a quanto pare parecchio...
La prima domanda che dovrebbe porsi è "Che cosa mi è accaduto quando sentivo il mio ragazzo 'morbosamente attaccato'?" E poi: "E' la prima volta che mi succede di sentire qualcuno 'morbosamente attaccato'?".
Siccome poi nella relazione si è sempre in due, la terza domanda: "Che effetto può aver provocato nel mio ragazzo la mia richiesta di essere 'più fiducioso, distaccato..'?
E la quarta: "cosa accadeva dentro di me e nei miei comportamenti verso di lui a partire dal momento in cui ha iniziato ad esaudire la mia richiesta di essere più fiducioso, distaccato"?
E infine "Cosa accadeva a lui?".
Un cordiale saluto,
Dott.ssa Rossella Guerini
purtroppo in questa sede, come in un qualsivoglia consulto specialistico, non può trovare né "consigli" né "pareri esterni", per i quali i referenti sono amici, conoscenti, chiunque ma non gli psicologi e men che mai gli psicoterapeuti.
Non è perché non voglia darle "consigli" o "pareri esterni" ma è che non è questo che può trovare in un consulto specialistico.
Non è dispensare consigli che facciamo per mestiere.
Pertanto, all'interno di un breve consulto specialistico on line, posso dirle innanzitutto che il problema non è di certo stupido perché è una cosa che la fa star male e non è stupido affatto in secondo luogo perché è rappresentativo di parte della ricchezza del suo mondo interno e di come lei funziona.
Successivamente, in questa sede posso solo aiutarla a porsi le seguenti domande e a cogliere un punto fondamentale. In una relazione le persone in gioco sono sempre due.
Partendo dall'osservare che è accaduto qualcosa, che lei stessa riferisce: "inizialmente era una persona completamente diversa con me.. il solito ragazzo dolce tenero che fa di tutto per stare con voi. Essendo io una persona molto libera, non mi piaceva questo suo essere morbosamente attaccato e gliene parlai.. da quel momento è cambiato "adattandosi" a me.. essendo dunque può fiducioso, distaccato.. e mi stava bene così."
Poi è dunque cambiato qualcosa...., a quanto pare parecchio...
La prima domanda che dovrebbe porsi è "Che cosa mi è accaduto quando sentivo il mio ragazzo 'morbosamente attaccato'?" E poi: "E' la prima volta che mi succede di sentire qualcuno 'morbosamente attaccato'?".
Siccome poi nella relazione si è sempre in due, la terza domanda: "Che effetto può aver provocato nel mio ragazzo la mia richiesta di essere 'più fiducioso, distaccato..'?
E la quarta: "cosa accadeva dentro di me e nei miei comportamenti verso di lui a partire dal momento in cui ha iniziato ad esaudire la mia richiesta di essere più fiducioso, distaccato"?
E infine "Cosa accadeva a lui?".
Un cordiale saluto,
Dott.ssa Rossella Guerini
Dr.ssa Rossella Guerini
Psicologa, Psicoterapeuta, Dottore di ricerca in Psicologia
Ordine degli Psicologi del Lazio n. 19295
[#2]
Ci sono due tipi di solitudine:
quella che si prova quando si è senza un partner e quella che si prova avendo un partner affianco.
Per la prima riusciamo a darci una spiegazione, per la seconda no, perche siano noi stessi vittima e carnefici di noi stessi.
comprendo il tuo dolore, il tuo sentirti persa e senza più punti di riferimento, ma anche se non vedi niente ti assicuro che la tua vita c'è ancora.
Soltanto tu puoi decidere cosa vuoi.
prima cosa che devi fare è: identificare l'obiettivo. Cosa vuoi davvero ?
Dopo aver identificato l'obiettivo potrai individuare la strategia da adottare.
Resto a disposizione.
quella che si prova quando si è senza un partner e quella che si prova avendo un partner affianco.
Per la prima riusciamo a darci una spiegazione, per la seconda no, perche siano noi stessi vittima e carnefici di noi stessi.
comprendo il tuo dolore, il tuo sentirti persa e senza più punti di riferimento, ma anche se non vedi niente ti assicuro che la tua vita c'è ancora.
Soltanto tu puoi decidere cosa vuoi.
prima cosa che devi fare è: identificare l'obiettivo. Cosa vuoi davvero ?
Dopo aver identificato l'obiettivo potrai individuare la strategia da adottare.
Resto a disposizione.
Dr.ssa Alessandra saglimbene
Psicologa - Psicoterapeuta - Sessuologa - Specialista in Psicoterapia Breve strategica
[#3]
Utente
Vi Ringrazio davvero di aver risposto. In merito alla risposta della dottoressa Guerini volevo dire che con l'espressione "morbosamente attaccato" facevo riferimento ad una situazione in cui mi sentivo oppressa.. ed essendo uscita da una relazione precedente per quello stesso motivo, volevo la mia libertà pur avendo qualcuno affianco.
Per la risposta della dottoressa Salimbene invece, vorrei dire che sono d'accordo. Per ora sono spaesata, in più tutto quella che fa mi ferisce perché sembra essere diventato qualcun altro.. dai suoi atteggiamenti sembra non abbia più interesse e questo mi ferisce dato che è passato poco tempo dalla rottura. Quello che io per ora voglio fare è sicuramente andare avanti..nonostante con lui avrei voluto un finale diverso
Per la risposta della dottoressa Salimbene invece, vorrei dire che sono d'accordo. Per ora sono spaesata, in più tutto quella che fa mi ferisce perché sembra essere diventato qualcun altro.. dai suoi atteggiamenti sembra non abbia più interesse e questo mi ferisce dato che è passato poco tempo dalla rottura. Quello che io per ora voglio fare è sicuramente andare avanti..nonostante con lui avrei voluto un finale diverso
[#4]
Salve.
Ipotizzavo potesse essere proprio quella la sensazione e che non fosse la prima volta che l'aveva provata.
Posso in conclusione solo invitarla a riflettere anche sulle altre domande mentre decide se vuole riavvicinarsi lei al suo ragazzo oppure in vista di un futuro ritorno del suo ragazzo o in vista di una sua futura relazione sentimentale.
Chiaramente se lavorasse su di lei con un aiuto specialistico all'interno di un percorso di terapia potrebbe riuscire a conoscersi meglio, capire cosa accade, lavorare su di lei e sul suo funzionamento.
Un cordiale saluto,
Dott.ssa Rossella Guerini
Ipotizzavo potesse essere proprio quella la sensazione e che non fosse la prima volta che l'aveva provata.
Posso in conclusione solo invitarla a riflettere anche sulle altre domande mentre decide se vuole riavvicinarsi lei al suo ragazzo oppure in vista di un futuro ritorno del suo ragazzo o in vista di una sua futura relazione sentimentale.
Chiaramente se lavorasse su di lei con un aiuto specialistico all'interno di un percorso di terapia potrebbe riuscire a conoscersi meglio, capire cosa accade, lavorare su di lei e sul suo funzionamento.
Un cordiale saluto,
Dott.ssa Rossella Guerini
[#5]
Ottimo! andare avanti significa imparare a non guardarsi più indietro per paura della solitudine e che quella vissuta, sia l'unica nostra reale possibilità di essere felici, anche se per il momento continuiamo a crederlo. Non importa quanto piano si vada: l'importante è non fermarsi!
Questo consulto ha ricevuto 5 risposte e 2k visite dal 30/04/2017.
Per rispondere esegui il login oppure registrati al sito.
Per rispondere esegui il login oppure registrati al sito.