Ho paura di me stessa
Buonasera,questa è una richiesta disperata:ho perso completamente il controllo di me e della mia vita-ammesso l'abbia mai avuto,anche solo in parte-ed ho un bisogno che mi azzarderei a definire vitale di indicazioni utili ed oneste per uscire da questa immobile sfera grigia in cui sono chiusa.La questione fondamentale mi sembra essere questa:essere me è lo stesso che convivere con una totale estranea -che nemmeno mi è particolarmente simpatica- e non ho voglia, in generale.Mi spiego meglio; ovviamente so che sono io, ma non mi ci riconosco.La persona che respira e sopravvive tutti i giorni,che sono io,non è la stessa che sento di essere realmente io.È come osservare un'estranea da lontano, molto lontano, senza poter indicare con esattezza il luogo dal quale la si osserva e senza nemmeno potermi identificare totalmente e con sicurezza in questa coscienza esterna che osserva.Chiaramente parlo di sensazioni, impressioni che mi capita di avere quando mi fermo a riflettere, ma so di essere una, qui e nell'attimo fisicamente. Eppure i miei pensieri mi spaventano, così come le mie azioni.Soffro di paranoie, ansia, fobie sociali, depressione e insicurezza.Senza stare ad elencare la storia della mia vita e i motivi per cui ho così poca stima di me stessa, mi concentrerò su pochi esempi pratici presi da miei comportamenti: in un luogo affollato o in una situazione in cui mi sento osservata o anche solo notata, sto fisicamente male, mi è capitato di svenire.Altre volte mi succede di avere sensazioni irreali sul mio corpo,irragionevoli (un occhio che fuoriesce dalle orbite, un naso che sanguina, qualche arto od organo che smettono di funzionare e potrei andare avanti a lungo).Quando sono molto scossa da qualche evento assolutamente insignificante ma da cui ho eretto strutture e strutture di pensieri negativi, inizio ad ossessionarmi con qualche cosa di futile, il più delle volte batteri e germi (è un classico) e mi lavo e mi lavo fino a diventare bordeaux. Altre volte sono completamente vuota.Nessuna emozione,nessun pensiero. Resto immobile, ore ed ore, a letto, nel nulla totale. Altre ancora mi chiudo in casa, spesso per giorni, che senza che me ne accorga diventano settimane.Non vedo nessuno, non parlo con nessuno.In questi momenti di vuoto a volte mi faccio male (a dire la verità non mi capitava da molto tempo ed ora ci sono ricascata) e senza alcuna ragione apparente.Questa è la cosa che mi spaventa di più: assolutamente nulla scatena questi comportamenti (nessun evento tragico insomma), li faccio e basta.Certe volte non sono nemmeno certa di averne piena consapevolezza.Inutile dire che non ho amici, vita sociale in generale, e che non riesco a studiare (ed è l'unica cosa che vorrei riuscire a fare ora,l'università).Butto via mesi interi nel niente.Più vado avanti, meno mi sembra spaventosa l'idea di suicidarmi. Anzi, pensarci mi calma.E questo mi terrorizza:mi faccio schifo e voglio morire. Sono pazza? E sì,ho tentato la terapia più volte,non ci riesco.
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Gentile utente,
uno solo dei suoi quesiti può trovare una risposta immediata, l’ultimo. La risposta alla sua domanda è dunque no, non è “pazza”. Quello che scrive racconta di tantissimo dolore e di tante cose sulle quali sarebbe necessario lavorare in psicoterapia.
Allo stesso tempo racconta tantissime cose di lei, tantissime risorse, che in questo momento, come accade a qualunque altro essere umano in questa condizione, non riesce a vedere.
Tra le cose che non riesce a vedere è assolutamente necessario menzionare anche il fatto che in realtà dalla terapia che scrive di aver tentato più volte senza riuscirci ha tratto alcuni nessi relativi a suoi comportamenti, che vedo qui riportati.
E’ un primo passo, su un pezzetto, una cosa soltanto, ma fondamentale per il lavoro successivo su ciò come su tutto il resto, a partire dalla considerazione che accade sempre “qualcosa” nella nostra mente che è necessario ricostruire.
E dunque, a maggior ragione, l’unica indicazione utile e onesta che è possibile darle è di riprendere la psicoterapia o intraprendere un nuovo percorso di psicoterapia, avendo bene a mente che non esistono "formule magiche" per uscire dalla sofferenza e riprendere il controllo della propria vita (nuovamente o “per la prima volta”) così come nel riuscire in un qualsiasi obiettivo, ma che con l’impegno è possibile farlo. E lei, come tutti, ha la possibilità nonché le risorse per farlo.
Deve concedere la possibilità a uno/una psicoterapeuta di aiutarla e allo stesso tempo fare la sua parte impegnandosi nel lavoro di psicoterapia, senza cercare la scorciatoia del “non ci riesco”.
Deve darsi la possibilità di "optare per il piano B", provare a vivere la sua vita, provare a riuscire nei suoi obiettivi, perché sta paventando delle scorciatoie proprio come nel fuggire da un aiuto specialistico.
Non ci sono altre formule. Qualsiasi altra considerazione, senza visitarla e non all'interno di un lavoro di psicoterapia, sarebbe impossibile nonché inopportuna, infruttuosa e non rispettosa della sua individualità.
Un cordiale saluto,
Dott.ssa Rossella Guerini
uno solo dei suoi quesiti può trovare una risposta immediata, l’ultimo. La risposta alla sua domanda è dunque no, non è “pazza”. Quello che scrive racconta di tantissimo dolore e di tante cose sulle quali sarebbe necessario lavorare in psicoterapia.
Allo stesso tempo racconta tantissime cose di lei, tantissime risorse, che in questo momento, come accade a qualunque altro essere umano in questa condizione, non riesce a vedere.
Tra le cose che non riesce a vedere è assolutamente necessario menzionare anche il fatto che in realtà dalla terapia che scrive di aver tentato più volte senza riuscirci ha tratto alcuni nessi relativi a suoi comportamenti, che vedo qui riportati.
E’ un primo passo, su un pezzetto, una cosa soltanto, ma fondamentale per il lavoro successivo su ciò come su tutto il resto, a partire dalla considerazione che accade sempre “qualcosa” nella nostra mente che è necessario ricostruire.
E dunque, a maggior ragione, l’unica indicazione utile e onesta che è possibile darle è di riprendere la psicoterapia o intraprendere un nuovo percorso di psicoterapia, avendo bene a mente che non esistono "formule magiche" per uscire dalla sofferenza e riprendere il controllo della propria vita (nuovamente o “per la prima volta”) così come nel riuscire in un qualsiasi obiettivo, ma che con l’impegno è possibile farlo. E lei, come tutti, ha la possibilità nonché le risorse per farlo.
Deve concedere la possibilità a uno/una psicoterapeuta di aiutarla e allo stesso tempo fare la sua parte impegnandosi nel lavoro di psicoterapia, senza cercare la scorciatoia del “non ci riesco”.
Deve darsi la possibilità di "optare per il piano B", provare a vivere la sua vita, provare a riuscire nei suoi obiettivi, perché sta paventando delle scorciatoie proprio come nel fuggire da un aiuto specialistico.
Non ci sono altre formule. Qualsiasi altra considerazione, senza visitarla e non all'interno di un lavoro di psicoterapia, sarebbe impossibile nonché inopportuna, infruttuosa e non rispettosa della sua individualità.
Un cordiale saluto,
Dott.ssa Rossella Guerini
Dr.ssa Rossella Guerini
Psicologa, Psicoterapeuta, Dottore di ricerca in Psicologia
Ordine degli Psicologi del Lazio n. 19295
[#2]
Ex utente
Gentile dr.ssa Guerini, la ringrazio per la risposta.
Credo di riuscire a capire quello che dice,e potrei essere anche in parte d'accordo;ultimamente iniziavo a valutare per l'ennesima volta una psicoterapia.Eppure io non vedo queste risorse di cui parla.La verità è che sono molto pigra e inconcludente.Quando si tratta di impegnarsi davvero per muoversi in qualche direzione, io mi tiro indietro.Senza bisogno di nascondersi dietro la depressione,ho paura di essere io fatta così per indole.Siamo sicuri che "basti impegnarsi"?Forse alcune persone non ce la fanno semplicemente perché non possono,va oltre le loro capacità.Debolezza,mancanza di volontà,stupidità, anche.
Per quanto riguarda la psicoterapia ogni tanto mi chiedo quale sia il confine tra "malattia" e naturale manifestarsi di emozioni umane.Insomma,il dolore lo proviamo tutti,perché il mio necessita di una psicoterapia?L'unica risposta che viene da darmi è di essere,appunto,"pazza";non in senso dispregiativo,nel senso di avere qualcosa che non va al cervello.Se non funziona come quello della gente normale, allora io non sono normale.Tempo fa credevo addirittura potesse essere un problema neurologico. Non lo so, è complicato e non ci capisco più niente. Saluti.
Credo di riuscire a capire quello che dice,e potrei essere anche in parte d'accordo;ultimamente iniziavo a valutare per l'ennesima volta una psicoterapia.Eppure io non vedo queste risorse di cui parla.La verità è che sono molto pigra e inconcludente.Quando si tratta di impegnarsi davvero per muoversi in qualche direzione, io mi tiro indietro.Senza bisogno di nascondersi dietro la depressione,ho paura di essere io fatta così per indole.Siamo sicuri che "basti impegnarsi"?Forse alcune persone non ce la fanno semplicemente perché non possono,va oltre le loro capacità.Debolezza,mancanza di volontà,stupidità, anche.
Per quanto riguarda la psicoterapia ogni tanto mi chiedo quale sia il confine tra "malattia" e naturale manifestarsi di emozioni umane.Insomma,il dolore lo proviamo tutti,perché il mio necessita di una psicoterapia?L'unica risposta che viene da darmi è di essere,appunto,"pazza";non in senso dispregiativo,nel senso di avere qualcosa che non va al cervello.Se non funziona come quello della gente normale, allora io non sono normale.Tempo fa credevo addirittura potesse essere un problema neurologico. Non lo so, è complicato e non ci capisco più niente. Saluti.
[#3]
Gentile utente,
il punto è che non esiste la “normalità” per il genere umano.
Tutti gli esseri umani, come giustamente riporta, provano del dolore. Fa parte – e lo dico proprio con le sue parole – “del naturale manifestarsi di emozioni umane”.
Gli esseri umani tuttavia funzionano quando sono “in equilibrio”, non “normali” dunque, bensì in equilibrio e pertanto il suo dolore, come quello di qualsiasi altra persona, in questo momento necessita di una psicoterapia per la semplice constatazione che la sta costringendo a rinunciare ai suoi obiettivi, la costringe dentro casa e non le fa vedere le sue risorse.
Se riuscisse da sola a essere in contatto con le sue risorse e riuscisse da sola a gestire il dolore in questo momento non avrebbe neppure chiesto un consulto. E non menzionerebbe assurdità quali “stupidità”, “mancanza di volontà” né farebbe appello all'appartenenza a qualcosa di contrapposto alla presunta “normalità” del “cervello” di altre persone dalle quali si percepisce differente.
La psicoterapia serve a questo, a recuperare, riacquisire o acquisire l’equilibrio grazie a un aiuto specialistico quando da soli non ce la facciamo. A lei come a qualunque altro essere umano senza alcuna eccezione.
Un saluto,
il punto è che non esiste la “normalità” per il genere umano.
Tutti gli esseri umani, come giustamente riporta, provano del dolore. Fa parte – e lo dico proprio con le sue parole – “del naturale manifestarsi di emozioni umane”.
Gli esseri umani tuttavia funzionano quando sono “in equilibrio”, non “normali” dunque, bensì in equilibrio e pertanto il suo dolore, come quello di qualsiasi altra persona, in questo momento necessita di una psicoterapia per la semplice constatazione che la sta costringendo a rinunciare ai suoi obiettivi, la costringe dentro casa e non le fa vedere le sue risorse.
Se riuscisse da sola a essere in contatto con le sue risorse e riuscisse da sola a gestire il dolore in questo momento non avrebbe neppure chiesto un consulto. E non menzionerebbe assurdità quali “stupidità”, “mancanza di volontà” né farebbe appello all'appartenenza a qualcosa di contrapposto alla presunta “normalità” del “cervello” di altre persone dalle quali si percepisce differente.
La psicoterapia serve a questo, a recuperare, riacquisire o acquisire l’equilibrio grazie a un aiuto specialistico quando da soli non ce la facciamo. A lei come a qualunque altro essere umano senza alcuna eccezione.
Un saluto,
Questo consulto ha ricevuto 4 risposte e 18.9k visite dal 28/04/2017.
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