Insicurezza, paura di parlare in pubblico

Buonasera, ho 20 anni e studio all'università. Scrivo perché da un po' soffro di una grande paura di parlare in pubblico. Ad esempio, quando un professore fa una domanda e comincia a chiamare dal posto, mi viene la tachicardia: spero che non mi chiami perché ho paura non tanto di sbagliare, ma di fare qualche brutta figura o perché non so rispondere (anche se capita rarissimamente), o perché non voglio mostrare la mia insicurezza (con una voce tremolante ad esempio). Solo una volta in particolare (ero seduto dietro) la sensazione è stata molto forte: ho avvertito in più un dolore intenso vicino al cuore, tanto che ho avuto paura di stare male; in seguito ho letto che si è potuto trattare di un attacco di panico. Dopo qualche minuto mi sono calmato. Ho precisato che ero seduto dietro perché, quando ero una matricola (un anno fa), mi sedevo sempre al primo banco e, a volte, rispondevo di mia sponte alle domande dei professori rivolte a tutta la classe. Per questo ho pensato che è possibile che la paura sia molto più forte quando davanti a me ho molte persone (in aula da 80 a 200), anche se sedute di spalle.
Nonostante questo, non mi sento di definirmi un ragazzo fin troppo timido o insicuro: ho degli amici, una ragazza, e mi capita di parlare con gli sconosciuti, anche se solamente quando la discussione è banale; è anche capitato che per scherzo abbia abbracciato un gruppo di ragazzi che, per fare gli stupidi, si stavano abbracciando per strada. In questo caso, però, mi viene da pensare che il gesto fosse dovuto alla sua banalità (e alla disinibizione che qualche birra può dare), in quanto avrei solo dovuto "recitare la parte dello stupido" così come stavano facendo quei ragazzi.
Ho sofferto di una tachicardia più moderata in altre occasioni, ad esempio quando ho dovuto chiamare un call-center davanti a un ragazzo che conosco (mentre chiamare il call-center o qualsiasi altra persona sconosciuta quando sono solo non mi dà alcun problema). Noto inoltre una sicurezza maggiore in me quando sono accanto alla mia ragazza.
Probabilmente avrei ancora tanto da dirvi, ma non vorrei allungare troppo il brodo. Scusate il modo di scrivere forse non troppo chiaro, ma la giornata è stata lunga e la stanchezza si fa sentire. Vi chiedo inoltre di non dirmi solo "si faccia visitare da uno psicologo", perché non ho i soldi per farlo, ma di darmi consigli su come affrontare queste situazioni, o su come esercitarmi per evitare il risvolto patologico che vi ho descritto.
Per completezza, aggiungo solo che in classe a scuola non avevo affatto di questi problemi, anzi ero fin troppo vivace (mai a livelli critici)...eppure mi sentivo più timido di adesso.
Inutile che vi dica che il mio unico desiderio da questo punto di vista è riuscire a rimanere completamente calmo in situazioni del genere (soprattutto in aula), in modo da non mostrare questa insicurezza. Mi farebbe vivere meglio e, forse, il resto verrebbe da sé.
Grazie a chi ha avuto la pazienza di leggere. Saluti
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Dr. Francesco Emanuele Pizzoleo Psicologo, Psicoterapeuta 2.4k 122
Gentile ragazzo,

Leggendo questa richiesta e il suo storico di consulti qui su medicitalia, si percepisce che lei sia una persona in cui in questo momento/periodo della sua vita, l'ansia è probabilmente connotata dal timore del giudizio altrui.

È trascorso un anno e tre mesi dal consulto del 12/01/2016; in cui chiedeva se fosse o meno perfezionista. E già li compariva una frase che cade a pennello con il probabile timore di cui le ho accennato sopra: "(penserà che sono pazzo)". Vede: lo scritto tra parentesi denota che lei già faceva e fa riferimento costante alle valutazioni degli altri su di sé.

Non si tratta di sicurezza o insicurezza, di alta o bassa autostima. In psicologia non si ragiona per poli opposti: o tutto bianco o tutto nero ma occorre fare riferimento alle "sfumature di grigi" tra bianco e nero...

ha mai pensato che quello che gli altri possono dire su di lei, resta unicamente un punto di vista degli altri?
Se io le dicessi che è un cane, lei si metterebbe ad abbaiare? No!
Nello stesso modo, se le dicessi che è uno stupido, questo sarebbe il mio personale punto di vista di pensare e vedere lei. Ma lei non è come gli altri la pensano o la vedono.

"Vi chiedo inoltre di non dirmi solo "si faccia visitare da uno psicologo", perché non ho i soldi per farlo, ma di darmi consigli su come affrontare queste situazioni, o su come esercitarmi per evitare il risvolto patologico che vi ho descritto."
2 appunti rispetto a quello che ha scritto:
* l'ansia va affrontata e superata in sede specialistica attraverso precise strategie e scopi da perseguire che vengono condivisi con uno psicoterapeuta. Se il problema sta nel lato economico, come ci riporta, può rivolgersi gratuitamente allo spazio giovani del consultorio della sua città.
* l'ansia disfunzionale non si risolve e si placa mediante un consulto on Line. Le ho dato dei suggerimenti su come pensare rispetto al suo timore di essere giudicato, ma non sono sufficienti.
Occorre lavorarci un po!

Cordiali saluti

Dr. Francesco Emanuele Pizzoleo. Psicoterapia cognitiva e cognitivo comportamentale.

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