Suzione del pollice a 25 anni, come smettere?
Gentili dottori sono una studentessa universitaria di venticinque anni.
Dalla nascita nascondo un segreto che sta diventando uno scomodo problema esistenziale:
succhio ancora il pollice e vorrei liberarmi una volta per tutte da questo orribile vizio.
In primissima età infantile tendevo a succhiare il dito come “metodo” di rilassamento o per conciliare il sonno e questo comportamento era associato al tipico “sfregamento” delle dita con il lobo dell’orecchio che con il passare degli anni è stato sostituito dallo sfregamento ripetuto delle lenzuola.
Dall’età adolescenziale in poi, questa abitudine è diventata involontaria, “inconscia”, e si verifica solamente durante la notte. Non lo faccio quindi volutamente ma inconsciamente e in fase di dormi-veglia mi ritrovo con il pollice in bocca.
Nella fase del sonno in cui sono “incosciente”, la suzione associata allo sfregamento delle lenzuola mi crea un piacevole stato di “assuefazione” ma non appena divento cosciente della situazione tolgo immediatamente il dito presa da un senso di vergogna e disgusto.
In venticinque anni ho provato di tutto per cercare di smettere, ma continuavo a succhiare il dito anche con lo smalto amaro o incerottato. Ho provato a bendarmi la mano ma riuscivo a levare le bende.
Insomma è stato sempre tutto inutile.
Per quanto riguarda le conseguenze, a livello fisico ho avuto uno spostamento in avanti dell’arcata dentale superiore corretta con apparecchio ortodontico, una deviazione delle cartilagini del setto nasale dovuto alla pressione esercitata dalla mano sul naso e la formazione di un antiestetico callo sul pollice.
A livello comportamentale ho sempre avuto un carattere tendenzialmente timido e introverso, difficoltà di concentrazione, pigrizia e svogliatezza. Sono distratta, insicura, ho sbalzi di umore, poca autostima e a volte mi faccio prendere dall’ansia.
E’ possibile che questa mia abitudine nasconda in realtà un problema psicologico infantile “irrisolto”? O un legame con l’infanzia? O è solo un banale vizio?
Potrebbe essere utile l’ipnosi?
Credete che non succhiando più il pollice potrei guadagnare più sicurezza in me stessa e migliorare la mia personalità anche nei rapporti sociali?
Potrei liberarmi da questo vizio per me pari alla DIPENDENZA dalle droghe, senza rischiare di caderne in altre e senza utilizzare psicofarmaci? Fumo sigarette e bevo alcoolici solo occasionalmente, non sono una tabagista . Non faccio uso di sostanze stupefacenti e non assumo farmaci.
Insomma, cosa devo fare e a chi devo rivolgermi? Aspetto una risposta al più presto.
Vi ringrazio e vi saluto cordialmente.
Paola
Dalla nascita nascondo un segreto che sta diventando uno scomodo problema esistenziale:
succhio ancora il pollice e vorrei liberarmi una volta per tutte da questo orribile vizio.
In primissima età infantile tendevo a succhiare il dito come “metodo” di rilassamento o per conciliare il sonno e questo comportamento era associato al tipico “sfregamento” delle dita con il lobo dell’orecchio che con il passare degli anni è stato sostituito dallo sfregamento ripetuto delle lenzuola.
Dall’età adolescenziale in poi, questa abitudine è diventata involontaria, “inconscia”, e si verifica solamente durante la notte. Non lo faccio quindi volutamente ma inconsciamente e in fase di dormi-veglia mi ritrovo con il pollice in bocca.
Nella fase del sonno in cui sono “incosciente”, la suzione associata allo sfregamento delle lenzuola mi crea un piacevole stato di “assuefazione” ma non appena divento cosciente della situazione tolgo immediatamente il dito presa da un senso di vergogna e disgusto.
In venticinque anni ho provato di tutto per cercare di smettere, ma continuavo a succhiare il dito anche con lo smalto amaro o incerottato. Ho provato a bendarmi la mano ma riuscivo a levare le bende.
Insomma è stato sempre tutto inutile.
Per quanto riguarda le conseguenze, a livello fisico ho avuto uno spostamento in avanti dell’arcata dentale superiore corretta con apparecchio ortodontico, una deviazione delle cartilagini del setto nasale dovuto alla pressione esercitata dalla mano sul naso e la formazione di un antiestetico callo sul pollice.
A livello comportamentale ho sempre avuto un carattere tendenzialmente timido e introverso, difficoltà di concentrazione, pigrizia e svogliatezza. Sono distratta, insicura, ho sbalzi di umore, poca autostima e a volte mi faccio prendere dall’ansia.
E’ possibile che questa mia abitudine nasconda in realtà un problema psicologico infantile “irrisolto”? O un legame con l’infanzia? O è solo un banale vizio?
Potrebbe essere utile l’ipnosi?
Credete che non succhiando più il pollice potrei guadagnare più sicurezza in me stessa e migliorare la mia personalità anche nei rapporti sociali?
Potrei liberarmi da questo vizio per me pari alla DIPENDENZA dalle droghe, senza rischiare di caderne in altre e senza utilizzare psicofarmaci? Fumo sigarette e bevo alcoolici solo occasionalmente, non sono una tabagista . Non faccio uso di sostanze stupefacenti e non assumo farmaci.
Insomma, cosa devo fare e a chi devo rivolgermi? Aspetto una risposta al più presto.
Vi ringrazio e vi saluto cordialmente.
Paola
[#1]
Gentile ragazza
La definizione di dipendenza sembrerebbe appropriata, nel senso che per lei questo gesto è collegato al piacere e al senso di conforto che, a quanto mi pare di capire, le procurerebbe.
Non credo si tratti di un problema infantile irrisolto, ma semmai più "banalmente" di un'abitudine che lei si è portata dietro a causa del fatto che i gesti di autocontatto sono di per sé gratificanti.
Se poi afferma di avere un carattere timido e introverso, ciò potrebbe spiegare il suo ricercare piacere in modo semplice e immediato piuttosto che, per esempio, attraverso le relazioni con le altre persone.
Credo che una consulenza psicologica potrebbe aiutarla a disfarsi della sua abitudine, ma parallelamente sarebbe utile anche un intervento per la sua timidezza e introversione, che l'aiuterebbe anche in altre direzioni.
Cordiali saluti
La definizione di dipendenza sembrerebbe appropriata, nel senso che per lei questo gesto è collegato al piacere e al senso di conforto che, a quanto mi pare di capire, le procurerebbe.
Non credo si tratti di un problema infantile irrisolto, ma semmai più "banalmente" di un'abitudine che lei si è portata dietro a causa del fatto che i gesti di autocontatto sono di per sé gratificanti.
Se poi afferma di avere un carattere timido e introverso, ciò potrebbe spiegare il suo ricercare piacere in modo semplice e immediato piuttosto che, per esempio, attraverso le relazioni con le altre persone.
Credo che una consulenza psicologica potrebbe aiutarla a disfarsi della sua abitudine, ma parallelamente sarebbe utile anche un intervento per la sua timidezza e introversione, che l'aiuterebbe anche in altre direzioni.
Cordiali saluti
Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com
Questo consulto ha ricevuto 2 risposte e 12.6k visite dal 24/11/2008.
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