I sintomi tipici dell' ansia
Buongiorno..ho 36 anni..da 2 anni ho i sintomi tipici dell' ansia...e' iniziato tutto dal niente con un accenno di gastrite capogiri e dissenteria .con nausea e svenimento..(no tachicardia)ho fatto varie visite tutto ok fisicamente.da li gradualmente i sintomi si sono intensificati..con manifestazioni di respiro corto e nodo in gola ..sono andato dal neurologo che mi ha fatto prendere per 8 mesi circa dropaxin e deniban per 3..tutto insieme a una psicorerapia che ho smesso circa 2mesi fa...diciamo che era andato tutto a diminuire quasi a scomparire...fino a l'altro ieri che ho riavuto un attacco d' ansia forte ma che non e' scaturito in attacco di panico perche' sapevo cos'era..la mia domanda e' questa...la terapia fatta con la dottoressa e' stata sempre e solo un analisi transazionale...e penso puo' anche andare bene...ma per affrontare il problema li,nel presente..come si affronta?...adesso sapendo cosa e' ...puo' andare via da solo senza prendere farmaci?....grazie
[#1]
Caro Utente,
penso che lei sia stato curato adeguatamente, ma che forse il percorso di psicoterapia è stato interrotto troppo prematuramente.
Ha deciso lei di terminarlo?
Perché non ricontatta la dottoressa che si è occupata di lei fino a poco tempo fa?
penso che lei sia stato curato adeguatamente, ma che forse il percorso di psicoterapia è stato interrotto troppo prematuramente.
Ha deciso lei di terminarlo?
Perché non ricontatta la dottoressa che si è occupata di lei fino a poco tempo fa?
Dr.ssa Flavia Massaro, psicologa a Milano e Mariano C.se
www.serviziodipsicologia.it
[#2]
Buongiorno,
l'ansia è il sintomo di qualcosa che non va nella sua vita, o nel suo contesto e la sua mente reagisce così. E' una sorta di campanello di allarme che l'avvisa di qualcosa. Immagino che nel corso della terapia abbiate trattato dell'origine di questo sintomo.
Rispetto alla sua domanda, ovvero come gestirla a livello pratico, possono essere d'aiuto tecniche di respirazione che permettono di allentare la tensione,
Ritengo comunque importante analizzare quanto le accade con un collega, per capire cosa le stia accadendo, riprendere il percorso di consapevolezza di se stessi, anch'io le suggerisco di riprendere i contatti con il precedente terapeuta per fare il punto della situazione.
Un saluto.
l'ansia è il sintomo di qualcosa che non va nella sua vita, o nel suo contesto e la sua mente reagisce così. E' una sorta di campanello di allarme che l'avvisa di qualcosa. Immagino che nel corso della terapia abbiate trattato dell'origine di questo sintomo.
Rispetto alla sua domanda, ovvero come gestirla a livello pratico, possono essere d'aiuto tecniche di respirazione che permettono di allentare la tensione,
Ritengo comunque importante analizzare quanto le accade con un collega, per capire cosa le stia accadendo, riprendere il percorso di consapevolezza di se stessi, anch'io le suggerisco di riprendere i contatti con il precedente terapeuta per fare il punto della situazione.
Un saluto.
Dr. Rosalba Valenza
psicologa-psicoterapeuta
[#3]
Utente
Intanto grazie per le risposte...abbiamo interrotto dopo un anno e mezzo circa di comune accordo perche' stavo bene...a esere sincero pero' non mi sono mai sentito troppo soddisfatto della terapia perche si andava a parlare del rapporto con di mio padre e mia madre(quasi sempre)...sara' meglio forse la cognitivo comportamentale?
..grazie di nuovo
..grazie di nuovo
[#4]
Il punto non è che lei debba essere soddisfatto degli argomenti dei quali avete parlato, ma che se parlarne serviva perché i suoi problemi nascono dalla famiglia e/o dalle esperienze dei primi anni di vita bisognava che questi temi fossero approfonditi.
Suppongo che il motivo per il quale in terapia ha parlato tanto dei suoi genitori sia legato a quella che è stata riconosciuta come l'origine dei suoi problemi.
Personalmente le consiglierei di tornare dal nostro collega per fare il punto della situazione e cercare di capire come mai l'ansia è tornata. Visto che è stato seguito da lui per un periodo potrà ottenere delle risposte fondate sulla conoscenza del suo caso e dell'evoluzione che ha avuto.
Il mio dubbio è che forse non avete lavorato abbastanza sulle cause del problema, se i sintomi si sono ripresentati, e se così fosse cercare un approccio che si focalizzi sulle conseguenze (i sintomi) e non sulle loro cause potrebbe non essere la scelta migliore.
Suppongo che il motivo per il quale in terapia ha parlato tanto dei suoi genitori sia legato a quella che è stata riconosciuta come l'origine dei suoi problemi.
Personalmente le consiglierei di tornare dal nostro collega per fare il punto della situazione e cercare di capire come mai l'ansia è tornata. Visto che è stato seguito da lui per un periodo potrà ottenere delle risposte fondate sulla conoscenza del suo caso e dell'evoluzione che ha avuto.
Il mio dubbio è che forse non avete lavorato abbastanza sulle cause del problema, se i sintomi si sono ripresentati, e se così fosse cercare un approccio che si focalizzi sulle conseguenze (i sintomi) e non sulle loro cause potrebbe non essere la scelta migliore.
[#5]
Utente
Mi chiedevo nella mia totale ignoranza se avessi scelto la dottoressa giusta specializzata in(Psicoterapeuta Analitico Transazionale ,Psicologa clinica e di comunità – mediatrice dei conflitti.)..per il mio problema di ansia...e che magari come dice lei per trovare subito un approccio per le cause ci vuole un altra specializzazione...non vorrei avere sbagliato dottore...o infondo per questo problema potete affrontarlo tutti allo stesso modo?....c e' un ramo piu' specializzato di un altro...come le dicevo per esempio "la c.comportamentale"..grazie
[#6]
Tutte le psicoterapie curano i disturbi d'ansia, su questo non deve avere dubbi.
Gli approcci maggiormente incentrati sulla ricerca delle cause del disagio sono quelli del gruppo psicodinamico e psicoanalitico (che possiamo considerare agli antipodi rispetto alle terapie cognitivo-comportamentali), ma anche l'analisi transazionale è sicuramente adatta per trattare il suo caso.
Chieda un colloquio con la sua dottoressa, la aggiorni e ascolti il suo parere prima di decidere di cambiare approccio.
Gli approcci maggiormente incentrati sulla ricerca delle cause del disagio sono quelli del gruppo psicodinamico e psicoanalitico (che possiamo considerare agli antipodi rispetto alle terapie cognitivo-comportamentali), ma anche l'analisi transazionale è sicuramente adatta per trattare il suo caso.
Chieda un colloquio con la sua dottoressa, la aggiorni e ascolti il suo parere prima di decidere di cambiare approccio.
[#7]
Gentile Utente,
per prima cosa deve rivolgersi ad uno psicologo specializzato in psicoterapia, perché il semplice psicologo NON dovrebbe neppure esprimere pareri sulla psicoterapia, dal momento che all'università si studia la psicologia e non la psicoterapia, appresa in scuole di specializzazione post lauream.
Per quanto riguarda il fatto di parlare in terapia dei propri genitori, confermo che, da un punto di vista cognitivo-comportamentale, non c'è nessun bisogno, anche perché spesso ciò che crea il problema non è un disagio con i genitori, una questione di cattivo accudimento, né un trauma dell'infanzia.
Infatti un pz. potrebbe anche avere avuto genitori troppo apprensivi, ma ciò non significa che AUTOMATICAMENTE il figlio sviluppa problemi psicopatologici. La famiglia è certamente il primo luogo degli apprendimenti, ma non certo l'unico e soprattutto un individuo già a partire dai tre anni di età inizia a socializzare con i pari. Inoltre, l'adolescenza è il periodo nel quale maggiormente si ampliano i gradi di libertà.
Quindi, un conto è fare un quadro della situazione perché ogni paziente ha la sua storia di vita. Ben altra cosa (molto grave) è attribuire ai genitori la causa di un disagio dei figli, dal momento che tutti noi abbiamo non solo la libertà di scegliere, ma elaboriamo le informazioni personalmente.
Questo è un concetto basilare della psicologia, cioè la realtà non esiste oggettivamente ma soggettivamente per come la percepisco.
Sarebbe infatti una grave e spiacevole conseguenza se il pz. ritenesse, dopo una psicoterapia, di aver un problema a causa dei propri genitori!
Inoltre, in psicoterapia NON esiste la causalità lineare, proprio per le ragioni nominate sopra.
Spesso è l'impotenza appresa, la paura di perdere il controllo, la mancanza di equilibrio tra libertà e controllo, insomma quei temi critici e convinzioni che più di altri possono innescare quei comportamenti tipici dell'ansioso: l'evitamento, le precauzioni, ecc...
Se le convinzioni di base sono queste, cioè un mondo pericoloso, minaccioso, se credo che senza l'aiuto di altri non posso farcela, ecc... è chiaro che metterò in atto dei comportamenti tali che apparentemente faranno scendere il livello d'ansia, ma poi peggioreranno la situazione (esempio eviterò di fare ciò che mi fa paura).
D'altra parte, Lei stessa risponde alla domanda sulla ricerca delle cause del disagio in psicoterapia:
"ma per affrontare il problema li,nel presente..come si affronta?...adesso sapendo cosa e' "
Lei ora sa tutto di se stessa, ciò nonostante non sa come fare ogni volta che prova ansia e non sa come affrontare il problema: una psicoterapia attiva e prescrittiva, focalizzata sul problema quale la cognitivo-comportamentale potrà aiutarLa ad apprendere anche questo ultimo passo.
Cordiali saluti,
per prima cosa deve rivolgersi ad uno psicologo specializzato in psicoterapia, perché il semplice psicologo NON dovrebbe neppure esprimere pareri sulla psicoterapia, dal momento che all'università si studia la psicologia e non la psicoterapia, appresa in scuole di specializzazione post lauream.
Per quanto riguarda il fatto di parlare in terapia dei propri genitori, confermo che, da un punto di vista cognitivo-comportamentale, non c'è nessun bisogno, anche perché spesso ciò che crea il problema non è un disagio con i genitori, una questione di cattivo accudimento, né un trauma dell'infanzia.
Infatti un pz. potrebbe anche avere avuto genitori troppo apprensivi, ma ciò non significa che AUTOMATICAMENTE il figlio sviluppa problemi psicopatologici. La famiglia è certamente il primo luogo degli apprendimenti, ma non certo l'unico e soprattutto un individuo già a partire dai tre anni di età inizia a socializzare con i pari. Inoltre, l'adolescenza è il periodo nel quale maggiormente si ampliano i gradi di libertà.
Quindi, un conto è fare un quadro della situazione perché ogni paziente ha la sua storia di vita. Ben altra cosa (molto grave) è attribuire ai genitori la causa di un disagio dei figli, dal momento che tutti noi abbiamo non solo la libertà di scegliere, ma elaboriamo le informazioni personalmente.
Questo è un concetto basilare della psicologia, cioè la realtà non esiste oggettivamente ma soggettivamente per come la percepisco.
Sarebbe infatti una grave e spiacevole conseguenza se il pz. ritenesse, dopo una psicoterapia, di aver un problema a causa dei propri genitori!
Inoltre, in psicoterapia NON esiste la causalità lineare, proprio per le ragioni nominate sopra.
Spesso è l'impotenza appresa, la paura di perdere il controllo, la mancanza di equilibrio tra libertà e controllo, insomma quei temi critici e convinzioni che più di altri possono innescare quei comportamenti tipici dell'ansioso: l'evitamento, le precauzioni, ecc...
Se le convinzioni di base sono queste, cioè un mondo pericoloso, minaccioso, se credo che senza l'aiuto di altri non posso farcela, ecc... è chiaro che metterò in atto dei comportamenti tali che apparentemente faranno scendere il livello d'ansia, ma poi peggioreranno la situazione (esempio eviterò di fare ciò che mi fa paura).
D'altra parte, Lei stessa risponde alla domanda sulla ricerca delle cause del disagio in psicoterapia:
"ma per affrontare il problema li,nel presente..come si affronta?...adesso sapendo cosa e' "
Lei ora sa tutto di se stessa, ciò nonostante non sa come fare ogni volta che prova ansia e non sa come affrontare il problema: una psicoterapia attiva e prescrittiva, focalizzata sul problema quale la cognitivo-comportamentale potrà aiutarLa ad apprendere anche questo ultimo passo.
Cordiali saluti,
Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica
[#8]
Utente
Grazie per le risposte...valutero' bene tutte e due le opzioni...anche se credo che se sentire un altra voce di un altro dott.non mi faccia male...per poi decidere.magari lo stesso aggiornero' la dott.della passata terapia...intanto levero' tutti i caffe'...cerchero' di essere piu consapevole del respiro...e forse chi lo sa'...anche la primavera influisce un po purtroppo ...calcolando che e' da qualche anno che sempre in questo periodo partono questi sintomi di ansia..che sono partiti da gastriti fino a due anni fa che si sono trasformati in queste manifestazioni
[#11]
La primavera fa peggiorare tutti i sintomi d'ansia, quindi è normale che lei si senta peggio in questo periodo e che si sia sentito peggio anche gli anni scorsi:
https://www.medicitalia.it/news/psicologia/3169-ansia-di-primavera-e-da-cambio-di-stagione.html
http://www.serviziodipsicologia.it/lansia-si-risveglia-in-primavera/
Valuti il da farsi, ma, per non gettare via un anno e mezzo di lavoro, fossi in lei riparlerei con chi l'ha seguita finora per chiedere almeno un parere sul suo peggioramento ad una professionista che la conosce, al contrario di noi.
Come le dicevo, è possibile che il lavoro sia stato troppo breve o troppo "superficiale", non avendo l'Analisi Transazionale (che riguarda gli Stati dell'Io) molto a che fare con la psicoanalisi e quindi con un percorso più "approfondito" che includa l'analisi delle dinamiche inconsce che generano i sintomi.
In ogni caso non siamo in grado di dirle se sarebbe preferibile cambiare o meno, non conoscendola di persona e potendo ragionare solo sulle cose che ha riferito.
Volendo cambiare potrebbe anche considerare una psicoterapia ipnotica, che agisce in maniera totalmente diversa rispetto all'AT e dà spesso buoni risultati perchè attiva un'elaborazione che prosegue nel tempo, fra una seduta e quella successiva.
Qualsiasi decisione prenderà ci aggiorni, se lo desidera.
In bocca al lupo!
Un caro saluto,
https://www.medicitalia.it/news/psicologia/3169-ansia-di-primavera-e-da-cambio-di-stagione.html
http://www.serviziodipsicologia.it/lansia-si-risveglia-in-primavera/
Valuti il da farsi, ma, per non gettare via un anno e mezzo di lavoro, fossi in lei riparlerei con chi l'ha seguita finora per chiedere almeno un parere sul suo peggioramento ad una professionista che la conosce, al contrario di noi.
Come le dicevo, è possibile che il lavoro sia stato troppo breve o troppo "superficiale", non avendo l'Analisi Transazionale (che riguarda gli Stati dell'Io) molto a che fare con la psicoanalisi e quindi con un percorso più "approfondito" che includa l'analisi delle dinamiche inconsce che generano i sintomi.
In ogni caso non siamo in grado di dirle se sarebbe preferibile cambiare o meno, non conoscendola di persona e potendo ragionare solo sulle cose che ha riferito.
Volendo cambiare potrebbe anche considerare una psicoterapia ipnotica, che agisce in maniera totalmente diversa rispetto all'AT e dà spesso buoni risultati perchè attiva un'elaborazione che prosegue nel tempo, fra una seduta e quella successiva.
Qualsiasi decisione prenderà ci aggiorni, se lo desidera.
In bocca al lupo!
Un caro saluto,
Questo consulto ha ricevuto 13 risposte e 1.7k visite dal 14/04/2017.
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