Psicoterapia ansia transfert
Salve dottori, mi rivolgo a voi per un parere su una questione da cui non riesco ad uscire.
Ho inziato psicoterapia per attacchi di panico e agorafobia, prima da una psicoanalista, che però non mi ha dato risultati, il processo era troppo lungo e io avevo difficoltà anche ad uscire di casa, andare a lavoro. Dopo un anno cambio terapeuta; vado da un tcc e dopo poco tempo il panico se ne va, più vado avanti con la terapia più l'ansia diminuisce, non so bene come sia potuto succedere, penso che il fatto di non evitare più, mi abbia salvato e svincolato da tutti i sintomi più dolorosi. Dopo qualche tempo mi accorgo che provo sentimenti forti e contrastanti nei confronti del mio terapeuta, mi informo su internet e capisco si tratti di transfert, non riesco a parlargliene e in terapia mi inizio a sentire a disagio, non riesco più a parlargli di quello che mi succede, non ho più fiducia, ma malgrado ciò, (altra cosa che non mi spiego) l'ansia tende a diminuire, e mi sento sempre meglio. Lui penso sia stato poco serio in alcuni atteggiamenti, quali ritardi continui alle sedute, anche senza avviso, e anche questo mi ha fatto perdere fiducia e stima in lui, ed ha contribuito a farmi chiudere in me. Decido di concludere, mi rendo conto anche dei limiti di questo tipo di approccio, penso la tcc sia utile per breve tempo, io vedevo che miglioravo ma senza capire il come o il perché, eseguivo tecniche di rilassamento, sostituivo pensieri, ma sentivo che non era l'approccio migliore per me in quanto a mio parere bisognava andare più in profondità e analizzare i conflitti inconsci ed esperienze traumatiche.Ritornando alla terapia, gli dico che sto meglio e che voglio concluderla. Lui è d'accordo. Ovviamente questa era una scusa per svincolarmi ed abbandonare la terapia con lui, ho letto che in questa scuola di pensiero il transfert non viene analizzato, per questo non sapevo come affrontare il discorso e mi sentivo in difetto. Lui mi dice di aggiornarlo più avanti. Intanto cerco un'altra terapeuta, che è di approccio psicoanalitico, gli mando un messaggio avvisandolo del fatto che sono andata da un'altra, ringranziandolo ma non ricervo risposta, resto molto male. Intanto inizio la nuova psicoterapia ma sento dentro di me di essere legata ancora molto al mio vecchio terapeuta e sono rimasta ferita del fatto di non aver ricevuto risposta, continuo a sognarlo e a pensarlo. Perché non ha risposto? e si è mai accorto del fatto che io vedessi in lui la figura paterna che è stata assente? La nuova psicoterapia va bene; ma nonostante ciò mi sento ferita
Ho inziato psicoterapia per attacchi di panico e agorafobia, prima da una psicoanalista, che però non mi ha dato risultati, il processo era troppo lungo e io avevo difficoltà anche ad uscire di casa, andare a lavoro. Dopo un anno cambio terapeuta; vado da un tcc e dopo poco tempo il panico se ne va, più vado avanti con la terapia più l'ansia diminuisce, non so bene come sia potuto succedere, penso che il fatto di non evitare più, mi abbia salvato e svincolato da tutti i sintomi più dolorosi. Dopo qualche tempo mi accorgo che provo sentimenti forti e contrastanti nei confronti del mio terapeuta, mi informo su internet e capisco si tratti di transfert, non riesco a parlargliene e in terapia mi inizio a sentire a disagio, non riesco più a parlargli di quello che mi succede, non ho più fiducia, ma malgrado ciò, (altra cosa che non mi spiego) l'ansia tende a diminuire, e mi sento sempre meglio. Lui penso sia stato poco serio in alcuni atteggiamenti, quali ritardi continui alle sedute, anche senza avviso, e anche questo mi ha fatto perdere fiducia e stima in lui, ed ha contribuito a farmi chiudere in me. Decido di concludere, mi rendo conto anche dei limiti di questo tipo di approccio, penso la tcc sia utile per breve tempo, io vedevo che miglioravo ma senza capire il come o il perché, eseguivo tecniche di rilassamento, sostituivo pensieri, ma sentivo che non era l'approccio migliore per me in quanto a mio parere bisognava andare più in profondità e analizzare i conflitti inconsci ed esperienze traumatiche.Ritornando alla terapia, gli dico che sto meglio e che voglio concluderla. Lui è d'accordo. Ovviamente questa era una scusa per svincolarmi ed abbandonare la terapia con lui, ho letto che in questa scuola di pensiero il transfert non viene analizzato, per questo non sapevo come affrontare il discorso e mi sentivo in difetto. Lui mi dice di aggiornarlo più avanti. Intanto cerco un'altra terapeuta, che è di approccio psicoanalitico, gli mando un messaggio avvisandolo del fatto che sono andata da un'altra, ringranziandolo ma non ricervo risposta, resto molto male. Intanto inizio la nuova psicoterapia ma sento dentro di me di essere legata ancora molto al mio vecchio terapeuta e sono rimasta ferita del fatto di non aver ricevuto risposta, continuo a sognarlo e a pensarlo. Perché non ha risposto? e si è mai accorto del fatto che io vedessi in lui la figura paterna che è stata assente? La nuova psicoterapia va bene; ma nonostante ciò mi sento ferita
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Gentile utente,
la psicoterapia si svolge in presenza, in seduta.
E dunque perchè mai il Terapeuta avrebbe dovuto rispondere ad un SMS?
Se Lei lo porta ancora dentro non è perchè lui non ha risposto al Suo messaggio,
ma perchè, anzichè chiarire, Lei è fuggita e lo ha sostituito.
Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/
[#2]
Ex utente
La ringrazio innanzitutto per la risposta.
È stato lui a dirmi di fargli sapere cosa avrei deciso, per questo gli ho scritto e di conseguenza mi aspettavo una sua risposta e noi comunicavamo anche attraverso messaggi, quando io avevo bisogno d'aiuto ad esempio, lui era disponibile, poi essendo consapevole del fatto che lui non avrebbe dato voce alla teoria del transfert, non ho voluto parlargliene e anzi, dimostrargli l'opposto.
Cosa dovrei fare ora secondo lei?
È stato lui a dirmi di fargli sapere cosa avrei deciso, per questo gli ho scritto e di conseguenza mi aspettavo una sua risposta e noi comunicavamo anche attraverso messaggi, quando io avevo bisogno d'aiuto ad esempio, lui era disponibile, poi essendo consapevole del fatto che lui non avrebbe dato voce alla teoria del transfert, non ho voluto parlargliene e anzi, dimostrargli l'opposto.
Cosa dovrei fare ora secondo lei?
[#3]
"Cosa dovrei fare ora secondo lei?"
Gentile utente,
Lei era "consapevole del fatto che lui non avrebbe dato voce alla teoria del transfert" .
Ne era certa?
Era una Sua autoconvinzione?
Da cosa lo evinceva?
Ora, dopo aver deciso tutto da sola, non può pensare che noi possiamo rattoppare la situazione dandoLe qualche consiglio - cosa che gli psy non fanno -.
Lei conosce il Suo ex terapeuta e conosce un po' se stessa. Veda come trovare pace.
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 2k visite dal 18/03/2017.
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