Malato terminale - dare sostegno
Buongiorno,
da pochi giorni al mio più caro amico, di appena 26 anni, è stato diagnosticato un cancro maligno al cervello, non trattabile. Non si sa quanto gli resti, sicuramente non più di un anno. Lui ancora non sa tutta la situazione perché attualmente combatte un'infezione e i parenti gli stanno mentendo sulla gravità della situazione (non entro in merito della loro decisione). La mia domanda è: oltre a visitarlo appena possibile, qual è il comportamento più giusto da tenere per aiutarlo? C'è qualcosa che può aiutarlo quando sarà uscito dall'ospedale (non resterà ricoverato perché il suo tumore in questa fase è asintomatico)? Insomma, a parte evitare di piangere davanti a lui e sforzarsi di essere positivi come si reagisce correttamente?
Io mi sento molto strana, è come se invece di abbattermi la cosa mi abbia dato una scossa e la voglia di fargli forza e stringermi a lui. Ho pianto e so che presto non ci sarà più, ma adesso c'è ancora e voglio che viva il più possibile bene e felice! Sto forse rifiutando l'inevitabile? Mi sento come se non fosse il momento per gli inutili piagnistei e l'autocommozione, ma non vorrei poi crollare.
Grazie per qualsiasi suggerimento o consiglio, sarebbe prezioso in questa fase.
da pochi giorni al mio più caro amico, di appena 26 anni, è stato diagnosticato un cancro maligno al cervello, non trattabile. Non si sa quanto gli resti, sicuramente non più di un anno. Lui ancora non sa tutta la situazione perché attualmente combatte un'infezione e i parenti gli stanno mentendo sulla gravità della situazione (non entro in merito della loro decisione). La mia domanda è: oltre a visitarlo appena possibile, qual è il comportamento più giusto da tenere per aiutarlo? C'è qualcosa che può aiutarlo quando sarà uscito dall'ospedale (non resterà ricoverato perché il suo tumore in questa fase è asintomatico)? Insomma, a parte evitare di piangere davanti a lui e sforzarsi di essere positivi come si reagisce correttamente?
Io mi sento molto strana, è come se invece di abbattermi la cosa mi abbia dato una scossa e la voglia di fargli forza e stringermi a lui. Ho pianto e so che presto non ci sarà più, ma adesso c'è ancora e voglio che viva il più possibile bene e felice! Sto forse rifiutando l'inevitabile? Mi sento come se non fosse il momento per gli inutili piagnistei e l'autocommozione, ma non vorrei poi crollare.
Grazie per qualsiasi suggerimento o consiglio, sarebbe prezioso in questa fase.
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Gentile utente,
finchè non è morta, una persona è viva.
E dunque la vita continua, con tutto quanto facevate prima, di cose liete, di chiacchiere, di risate, di considerazioni tristi talvolta.
Questo vale fin quando la malattia sarà asintomatica.
Quando arriverà il momento dei primi disturbi (visivi, ecc..),
è il momento più difficile perchè occorre concordare con i famigliari più stretti la linea da seguire:
Verità completa?
Qualle parte di verità che lui sarà in grado di accogliere?
Altro?
Godersi la vita della persona che se ne andrà è giusto,
ma senza caricare l'inconsapevole ammalato di pesi inutili,
di inutili interrogativi su tutto questo eccesso di affetto che gli giunge incomprensibile.
E poi l'ascolto "profondo";
dei suoi dubbi, paure, silenzi, senza bisogni di trovare sempre una risposta, qualcosa da dire .. spesso banalità.
Non sarà una situazione facile nemmeno per Lei, ma ricordandosi che il vero protagonista è lui, troverà il corretto registro comunicativo.
Noi ci siamo.
finchè non è morta, una persona è viva.
E dunque la vita continua, con tutto quanto facevate prima, di cose liete, di chiacchiere, di risate, di considerazioni tristi talvolta.
Questo vale fin quando la malattia sarà asintomatica.
Quando arriverà il momento dei primi disturbi (visivi, ecc..),
è il momento più difficile perchè occorre concordare con i famigliari più stretti la linea da seguire:
Verità completa?
Qualle parte di verità che lui sarà in grado di accogliere?
Altro?
Godersi la vita della persona che se ne andrà è giusto,
ma senza caricare l'inconsapevole ammalato di pesi inutili,
di inutili interrogativi su tutto questo eccesso di affetto che gli giunge incomprensibile.
E poi l'ascolto "profondo";
dei suoi dubbi, paure, silenzi, senza bisogni di trovare sempre una risposta, qualcosa da dire .. spesso banalità.
Non sarà una situazione facile nemmeno per Lei, ma ricordandosi che il vero protagonista è lui, troverà il corretto registro comunicativo.
Noi ci siamo.
Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/
[#2]
Tu scrivi: " adesso c'è ancora e voglio che viva il più possibile bene e felice!" Brava! E' esattamente questo il pensiero che ti serve avere. Personalmente non credo tu stia rifiutando " l'inevitabile" come scrivi, Credo piuttosto che tu voglia essere presente a te stessa e al momento critico del tuo amico e hai capito che" c'è un tempo per ogni cosa". Hai capito da sola che adesso non è tempo per piangere o disperarsi, ma di stare accanto al tuo amico aiutandolo a vivere ogni singolo istante nel modo migliore.
Siamo qui se dovessi avere bisogno.
Siamo qui se dovessi avere bisogno.
Dr.ssa Alessandra saglimbene
Psicologa - Psicoterapeuta - Sessuologa - Specialista in Psicoterapia Breve strategica
Questo consulto ha ricevuto 2 risposte e 5k visite dal 10/03/2017.
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