DIFFICOLTÁ AD IMPEGNARSI
Salve! Quest'anno compio 22 anni e frequento da settembre la facoltà di lettere moderne. La mia storia scolastica è un po' travagliata. Al liceo ho inizialmente deciso di frequentare il liceo linguistico che ho frequentato per due anni. In seguito ad una bocciatura mi sono spostata allo scientifico dove sono riuscita a concludere il percorso scolastico. Nonostante sia riuscita a portare a termine il percorso liceale devo ammettere, con tutta Onestà, che mai mi sono impegnata nello studio. Al termine del liceo ho deciso di dare il test per entrare alla facoltà di psicologia. Nemmeno per questo test mi sono impegnata anche solo minimamente e come prevedibile, nonostante tutte le storie che mi sono sempre raccontata : consolatorie e fasulle, non ho passato il test. Per un anno non ho fatto nulla decidendo in seguito di iscrivermi a lettere moderne con l'"obiettivo" di diventare insegnante. Ho pensato di tentare nel primo anno di impegnarmi come mai ho fatto nella vita in modo da decidere poi se proseguire o meno. Per ora ho dato un esame in cui ho preso 29, dovrei darne altri ma non riesco a studiare. La sola parvenza della fatica che comporta lo studio, mi allontana da esso. Razionalmente sarebbe sensato, a questo punto, cessare il percorso universitario perché ovviamente non basta desiderare la capacità di studiare, concorrono in questo processo elementi profondi che possono renderci incapaci di farlo aldilà del nostro volere. Eppure, nonostante si dimostri sensata la decisione di Abbandonare, quest'idea mi fa soffrire e mi demoralizza e soprattutto mi fa pensare che non c'è poi nulla che mi interessi così tanto, nemmeno la facoltà che sto facendo che è quella in cui esistono gli elementi che più dovrebbero interessarmi. Non riesco a capire però perchè l'idea di abbandonare mi sia così distante. Come se una parte di me sapesse che le mie caratteristiche e la mia struttura caratteriale non possono permettermi di affrontare un percorso faticoso come quello universitario, se fatto bene, e l'altra pensasse che devo per forza farcela perché non sono una stupida e che in fondo, ce la farò. La seconda mi sembra quella zona di me molto velleitaria che da sempre abita buona parte della mia esistenza, quella zona che ha un'idea di sé molto "alta", ma non fa nulla per coltivarla se non raccontandosi storie rassicuranti. Sarebbe molto più facile, io credo, accettare la propria incapacità di continuare il percorso di studi e abbandonare con serenità il progetto, anziché soffrirne e passare il tempo a pensarci senza riuscire a concentrarsi su una pagina di testo. E invece non è per me facile. A questo punto mi sembra che il problema non sia solamente legato alla pigrizia, come ho sempre pensato, ma a dei "fantasmi" che mi ostacolano e che io non riesco a conoscere e quindi a comprendere.
[#1]
Gentile ragazza, bella lettera, sensibile e intelligente..
" mi sembra che il problema non sia solamente legato alla pigrizia, ma a dei " fantasmi" che mi ostacolano che io non riesco a .comprendere".
Appunto.
Ma da questa lettera non appare niente della sua storia , come persona, che bambina è stata.. che famiglia ha avuto, ordine di genitura ? che educazione ha ricevuto, ora come vanno le cose sui vari fronti affettivi, sessuali, familiari, sociali..?
Ciascuno di noi è tutto questo insieme , ed ogni aspetto influenza gli altri.. Ci parli di sè e si fermi un attimo a pensare.. come si vede fra cinque anni, fra dieci?
Tutto ha un costo che va confrontato con le aspettative e il principio di realtà..cioè col possibile.. e con la voglia di sfidare sè stessi e il mondo.
Ci riscriva quando vuole, potremo aiutarla meglio.. ha mai pensato ad un percorso con un Collega di persona per chiarirsi le idee, ci sono anche i Servizi pubblici volendo..
Cari saluti e auguri
" mi sembra che il problema non sia solamente legato alla pigrizia, ma a dei " fantasmi" che mi ostacolano che io non riesco a .comprendere".
Appunto.
Ma da questa lettera non appare niente della sua storia , come persona, che bambina è stata.. che famiglia ha avuto, ordine di genitura ? che educazione ha ricevuto, ora come vanno le cose sui vari fronti affettivi, sessuali, familiari, sociali..?
Ciascuno di noi è tutto questo insieme , ed ogni aspetto influenza gli altri.. Ci parli di sè e si fermi un attimo a pensare.. come si vede fra cinque anni, fra dieci?
Tutto ha un costo che va confrontato con le aspettative e il principio di realtà..cioè col possibile.. e con la voglia di sfidare sè stessi e il mondo.
Ci riscriva quando vuole, potremo aiutarla meglio.. ha mai pensato ad un percorso con un Collega di persona per chiarirsi le idee, ci sono anche i Servizi pubblici volendo..
Cari saluti e auguri
MAGDA MUSCARA FREGONESE
Psicologo, Psicoterapeuta psicodinamico per problemi familiari, adolescenza, depressione - magda_fregonese@libero.it
[#2]
Gentile utente,
Lei dice:
Sarebbe "... più facile accettare la propria incapacità di continuare il percorso di studi e abbandonare con serenità il progetto "
Le sconfitte non si accettano mai con serenità.
Un sogno distrutto,
lo scontro con una realtà (Lei stessa) che nonostante sia conosciuta non è gradita.
D'altra parte, se
".. La sola parvenza della fatica che comporta lo studio, mi allontana da esso..."
che altro si potrebbe fare?
In chiusura Lei ventila la possibilità che ci siano ".. dei "fantasmi" che mi ostacolano e che io non riesco a conoscere e quindi a comprendere..." . Può essere.
Per accertarsene,
per approfondire prima di rinunciare,
chieda una consulenza di persona ad un/a nostro/a Collega.
Togliersi ogni dubbio personale aiuta a prendere decisioni più serene.
Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/
[#3]
Utente
Vi ringrazio per le risposte. In Effetti, dottoressa Fregonese, non ho parlato affatto della mia storia. I miei genitori sono separati da quando ho sette anni. Non ho mai sofferto, almeno non in maniera esilarante, di questa separazione perché tutto sommato sono sempre stata molto legata a mia madre e meno a mio padre a cui voglio molto bene, ma che è un uomo introverso e restio ad aprirsi come invece sono io. In questo momento mia madre è tornata al suo paese di origine, la Romania, dove ci sono tutti i miei parenti e uno dei miei fratelli. Mio padre invece sta Qui, con mia nonna e con un grosso problema di debiti. Sono sempre stata una bambina solare e molto sensibile. Ho sempre avuto quella che io penso una certa capacità di comprendere quello che succedeva intorno a me, o almeno il desiderio perenne di sondare le varie situazioni che vivevo. I miei genitori non hanno mai avuto aspettative nei miei confronti. Anzi, il problema forse è stato sempre opposto. Alla fin fine ho sempre deciso io cosa fare della mia vita senza mai avere regole precise e intransigenti, quelle che molto spesso gli adolescenti detestano ma che poi forse permettono di avere disciplina e di faticare per raggiungere un risultato. Non ho mai ricevuto divieti decisivi e importanti se non quelli un po' "deboli" che inevitabilmente infrangevo. Attualmente convivo con un uomo molto più grande di me col quale ho un a relazione da tre anni e mezzo. Mi rende molto serena, è una persona meravigliosa e tra di noi c'è un'intesa particolare.
[#4]
Utente
Dottoressa Brunialti, la ringrazio per la sua risposta. È vero che le sconfitte non si accettano mai con serenità, ma finora mi è sempre capitato di accettare le sconfitte passando Sì, attraverso la sofferenza, ma con la sensazione che la rinuncia fosse forte e decisa. Questa volta invece provo una grande confusione a riguardo oltre che un senso di impotenza. È vero anche che sarebbe opportuno intraprendere un percorso di terapia ma attualmente non ho le possibilità economiche per farlo e i servizi pubblici nel paesino in cui vivo esistono, ma c'è una grande lista d'attesa e gli incontri possono arrivare a verificarsi anche una volta ogni due o tre mesi. Il mio messaggio non pretendeva una "cura"immediata al problema, mi rendo conto che questa non è la sede e che non è possibile. Era un modo per poter esprimere a pieno il mio disagio attraverso la forma scritta che mi aiuta molto, un modo per dare nome fino in fondo al mio disagio visto che molto spesso faccio fatica ad esternarlo agli altri. Ed era anche un modo, forse, per vagliare una strada possibile per provare ad affrontare questo problema.
Vi ringrazio molto per le risposte.
Vi ringrazio molto per le risposte.
[#5]
Gentile utente,
Per Lei "..Era un modo per poter esprimere a pieno il mio disagio attraverso la forma scritta che mi aiuta molto..",
a noi piace quando gli orientamenti che forniamo sono anche realizzabili concretamente.
In questo suo caso i percorsi psicologici
nel pubblico sembrano problematici,
quelli nel privato impraticabili...
E ci dispiace molto.
Chissà se "aguzzando l'ingegno" trovasse una strada.
Saluti cari.
Per Lei "..Era un modo per poter esprimere a pieno il mio disagio attraverso la forma scritta che mi aiuta molto..",
a noi piace quando gli orientamenti che forniamo sono anche realizzabili concretamente.
In questo suo caso i percorsi psicologici
nel pubblico sembrano problematici,
quelli nel privato impraticabili...
E ci dispiace molto.
Chissà se "aguzzando l'ingegno" trovasse una strada.
Saluti cari.
Questo consulto ha ricevuto 5 risposte e 4.6k visite dal 10/03/2017.
Per rispondere esegui il login oppure registrati al sito.
Per rispondere esegui il login oppure registrati al sito.
Approfondimento su Disfunzione erettile
La disfunzione erettile è la difficoltà a mantenere l'erezione. Definita anche impotenza, è dovuta a varie cause. Come fare la diagnosi? Quali sono le cure possibili?