Difficoltà ad accettare un lutto avvenuto molto tempo fa

Buongiorno,
sono una ragazza di 20 anni, ho una vita normale, frequento l' università e ho molti sogni per il futuro. Ho deciso di scrivere qui per chiedere un parere su un fatto avvenuto molti anni fa, ormai 10, che però ancora oggi sento mi condizioni molto.

Quando avevo 9 anni un mio compagno di classe, un coetaneo, purtroppo morì di cancro e da allora iniziarono per me alcuni problemi. Premetto che definirlo un “amico” sarebbe forse esagerato, dal momento che ho frequentato con lui un solo anno di scuola e, in seguito, l’ho visto molto sporadicamente, a causa, appunto, della sua malattia. Di lui, quindi, ricordo molto poco, se non che, essendo un bambino molto carino, esercitava su di me una specie di “fascino” (come su molte altre mie compagne). Il problema, però, è che ancora oggi, dopo ormai 10 anni dalla sua morte, mi capita spesso (e con spesso intendo almeno una volta ogni tre mesi) di sognarlo di notte e di svegliarmi con brutte sensazioni, che poi mi trascino per l'intera giornata, oltre al fatto che, a volte, mi capita di pensare a lui anche durante il giorno senza apparente motivo (fino a qualche anno fa era un pensiero costante e molto più opprimente, oggi sono riuscita in qualche modo a “metterlo a tacere”) . Devo aggiungere, inoltre, che quando morì io mi convinsi che, essendo morto lui, sarei morta anche io ed iniziai ad aver paura di andare a dormire, sicura che, proprio come lui, non mi sarei più risvegliata (ma questa paura, per fortuna, la superai qualche tempo dopo); da allora, penso, sono diventata ipocondriaca (mai comunque a livelli estremi), cosa che mi ha portato a vivere male in non poche occasioni, anche perché di mio sono sempre stata anche abbastanza ansiosa. Sento che questa esperienza che ho vissuto, pur avendomi insegnato (di certo non subito da bambina, ma una volta un po' più cresciuta) anche qualcosa di buono e cioè che la vita è un bene caduco (e per questo tento di viverla “al meglio”), mi condizioni ancora a tal punto che, ad oggi, io non sono riuscita a parlare di persona né del mio compagno né delle mie sensazioni con nessuno.
La mia domanda, dunque, è questa: è normale che dopo 10 anni io abbia ancora difficoltà nell’”accettare” la morte di una persona con cui ho avuto così poco a che fare? Oppure il mio è un comportamento in qualche modo anomalo?

Vi ringrazio in anticipo per le risposte.
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Dr.ssa Carla Maria Brunialti Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo 18.5k 597
Gentile utente,

l'incontro con la morte è sempre piuttosto traumatco e mai troppo piacevole.
Ma quando avviene in età infantile/preadolescenziale e riguarda un coetaneo rappresenta un evento piuttosto complesso da integrare nella propria esperienza e nell'attribuire un significato.

Il fatto è che a 10 anni la vita davanti sembra senza limiti, anche la vita dei genitori.

Lei riconosce a questo evento delle ricadute negative, l'ipocondria,
e messaggi positivi: "non farti sfuggire nulla che ti interessi, la vita ha un termine" o, come Lei dice,
"la vita è un bene caduco e per questo tento di viverla “al meglio”

Le ha solo XX anni, e dunque ha tutte le possibilità per concretizzare il secondo messaggio.
In fondo è il dono che Le ha consegnato il bambino andandosene.

Ma se l'ansia la sovrasta impedendole di apprezzare la vita,
la affronti di persona con un/a nostro/a Collega.




Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/

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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372
>>> anche perché di mio sono sempre stata anche abbastanza ansiosa
>>>

Credo che il nocciolo del problema sia tutto qui. Siccome sei ansiosa, hai paura dell'idea della morte, specie per averla vissuta da vicino con una persona a cui ti sentivi legata. Un'altra al tuo posto avrebbe sofferto per un po', ma poi sarebbe andata avanti. Tu, invece, siccome hai paura, ti rifiuti inconsapevolmente di lasciar andare questo lutto e continui a rimanerci attaccata.

Per le persone ansiose non c'è realtà più vera di quella della paura che sentono.

Hai già pensato di rivolgerti a un collega per un parere?

Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com

[#3]
Utente
Utente
Grazie mille, intanto, per le risposte prontissime.

Per la Dottoressa Brunialti: leggendo le Sue parole, mi sono resa conto di averne trovate di simili in alcuni saggi (soprattutto in lingua inglese) che ho letto riguardo il lutto in età infantile e proprio in queste parole mi sono in parte riconosciuta. Ad ora, il pensare al mio compagno non mi crea particolare ansia, almeno non come qualche anno fa, ma mi fa pensare al perchè dopo tanto tempo io sia ancora qui a sognarlo. La mia speranza, dunque, è che i sogni, così come l'ansia, un giorno scompaiano e non rimanga che il ricordo.

Per il Dottor Santonocito: il fattore dell'ansia è sicuramente una parte importante della mia vita, però quando penso o sogno il mio compagno non mi sento particolarmente ansiosa, ma forse "infastidita" da questa sua costante presenza nella mia vita dopo ormai tanti anni. La paura della morte non è per me, credo, una paura particolarmente rilevante, quanto lo è, invece, quella di ammalarmi (e quindi si ritorna all'ipocondria).
In ogni caso non ho preso in considerazione l'idea di incontrare un Vostro collega, forse proprio perchè sento che avrei difficoltà ad aprirmi con lui/lei.

Rinnovo il mio ringraziamento.
[#4]
Dr.ssa Carla Maria Brunialti Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo 18.5k 597
Grazie del riscontro.

Sì, la fonte era proprio quella.

Aggiungo una sottolineatura: non è il ricordo quello che rimane, è il dono.
La persona che glielo ha dato può anche "lasciarla andare".

Lei non dimenticherà più il messaggio che la vita non è per sempre, e che dunque ogni singolo momento va vissuto; Le pare poco?
____________________

In queste considerazioni sulla vita,
mi dispiace che Lei "non ho preso in considerazione l'idea di incontrare un Vostro collega, FORSE proprio perchè sento che avrei difficoltà ad aprirmi con lui/lei.."
Ma solo FORSE, e forse sarebbe una liberazione.
Nel dubbio perchè non provarci?

Saluto!
[#5]
Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372
>>> La paura della morte non è per me, credo, una paura particolarmente rilevante, quanto lo è, invece, quella di ammalarmi (e quindi si ritorna all'ipocondria)
>>>

Sempre di ansia si tratta, e sono per giunta manifestazioni molto vicine. La paura di ammalarsi presuppone la paura della morte e infatti la ritroviamo spesso nelle persone che hanno una vulnerabilità all'ansia e che non sono riuscite a superare un lutto importante.

Se la sensazione di paura si è trasformata in fastidio, può essere stato per un fenomeno di abituazione. Ma in questi casi basta che avvenga di nuovo qualunque evento nella sfera delle paure conosciute, tipo qualche segnale del corpo più strano del solito o peggio - il cielo non voglia - un altro lutto, magari anche di una persona non così vicina ma conosciuta, e il fastidio si trasforma di nuovo in paura.

Insomma, se soffri di una base ansiosa è risolvendo quella per prima che il resto andrà a posto.
[#6]
Utente
Utente
Nuovamente Vi ringrazio entrambi per le parole che avete speso e per il tempo che mi avete dedicato.
Prenderò in considerazione la possibilità di incontrare un Vostro collega per poter parlare direttamente di ciò che penso e provo.

Grazie mille ancora e arrivederci.
[#7]
Dr.ssa Carla Maria Brunialti Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo 18.5k 597
Grazie del riscontro.

Saluti cari.