senso di tempo sprecato, autosvalutazione, cambi continui, implosione
Gentilissimi,
premetto che sono già stato in cura per 2 anni da uno psicologo. Mi ha aiutato molto ma tuttavia non ho mai affrontato quello che reputo essere un grande problema per me e dal quale, nonostante gli anni non riesco a liberarmi.
Più che una soluzione, sarei interessato ad inquadrare con un nome clinico, un problema
Ottima studente, nel 2001 mi diplomo in biologia, ho in mente di iscrivermi a tecnico di laboratorio biomedico ma decido, all'ultimo di provare medicina. Non ero assolutamente sicuro di quello che stavo facendo, tuttavia l'esito del test non mi permette di accedere alla facoltà scelta. Provo ad iscrivermi a qualcosa che nulla aveva a che vedere con le mie passioni ma dopo pochi esami mi ritiro e inizio a lavorare. Riprovo il test l'anno successivo senza studiare e non lo passo, l'anno dopo ancora invece studio molto e riesco ad entrare. Nonostante i sacrifici e la felicità, non mi iscrivo ma continuo a lavorare in un call center, dicendomi che non posso permettermi di studiare, ormai avevo già perso due anni.In quegli anni soffro di attacchi di panico e non riesco a stare in posti affollati.
Passano gli anni e trovo un occupazione in un azienda come addetto camera sterile.Il lavoro mi riporta in un contesto che mi piace, biologia e anche un po' di medicina sono lì tutti insieme e inizio a sentirmi meglio. Inizio a sentirmi in una zona protetta, più consona a me.
Riprovo il test, entro mi iscrivo ma inizio ad aver paura. Inizio dei consulti psicologici, mi faccio forza.Frequento solo una lezione e ho l'impressione che tutti stiano guardando me. Mollo tutto, nel frattempo il lavoro molla me.
Passo un anno a spasso e poi brillante idea. riprendo gli studi in qualcosa che non m piace, cosi non ho paura : Informatica
Dopo 5 anni ho preso un pezzo di carta in qualcosa che non mi piace, non mi fa star bene e non mi emoziona.
La prospettiva di iniziare un lavoro in campo informatico mi deprime. Così, ancora prima di laurearmi, avevo in mente di sconfiggere le mie paure ma sopratutto seguire le mie passioni cercando di riavvicinarmi alla biologia, magari partendo da quello da cui qualche anno fa sono scappato e devo dire che non so ancora se mi iscriverei ad un percorso lungo come Medicina o una triennale. Ad ogni modo Il solo pensiero mi da' gioia.
Non so come comportarmi. Da una parte sento la pressione di dover andare avanti e trovare un occupazione come informatico, cosa più sensata dopo anni di duro studio, dall'altra preferirei quasi non avere titoli in modo da risultare più "pulito" e giustificare il mio ripartire da zero ( che se ci penso ripartire proprio non è ma sarebbe solo ricominciare da dove si è lasciato).
So di aver bisogno di un appoggio ma per adesso non me la sento, sarebbe un ulteriore sconfitta tornare dal mio psicologo. Per adesso mi accontento di qualche nome clinico patologico che possa giustificare tutto il casino fatto.
premetto che sono già stato in cura per 2 anni da uno psicologo. Mi ha aiutato molto ma tuttavia non ho mai affrontato quello che reputo essere un grande problema per me e dal quale, nonostante gli anni non riesco a liberarmi.
Più che una soluzione, sarei interessato ad inquadrare con un nome clinico, un problema
Ottima studente, nel 2001 mi diplomo in biologia, ho in mente di iscrivermi a tecnico di laboratorio biomedico ma decido, all'ultimo di provare medicina. Non ero assolutamente sicuro di quello che stavo facendo, tuttavia l'esito del test non mi permette di accedere alla facoltà scelta. Provo ad iscrivermi a qualcosa che nulla aveva a che vedere con le mie passioni ma dopo pochi esami mi ritiro e inizio a lavorare. Riprovo il test l'anno successivo senza studiare e non lo passo, l'anno dopo ancora invece studio molto e riesco ad entrare. Nonostante i sacrifici e la felicità, non mi iscrivo ma continuo a lavorare in un call center, dicendomi che non posso permettermi di studiare, ormai avevo già perso due anni.In quegli anni soffro di attacchi di panico e non riesco a stare in posti affollati.
Passano gli anni e trovo un occupazione in un azienda come addetto camera sterile.Il lavoro mi riporta in un contesto che mi piace, biologia e anche un po' di medicina sono lì tutti insieme e inizio a sentirmi meglio. Inizio a sentirmi in una zona protetta, più consona a me.
Riprovo il test, entro mi iscrivo ma inizio ad aver paura. Inizio dei consulti psicologici, mi faccio forza.Frequento solo una lezione e ho l'impressione che tutti stiano guardando me. Mollo tutto, nel frattempo il lavoro molla me.
Passo un anno a spasso e poi brillante idea. riprendo gli studi in qualcosa che non m piace, cosi non ho paura : Informatica
Dopo 5 anni ho preso un pezzo di carta in qualcosa che non mi piace, non mi fa star bene e non mi emoziona.
La prospettiva di iniziare un lavoro in campo informatico mi deprime. Così, ancora prima di laurearmi, avevo in mente di sconfiggere le mie paure ma sopratutto seguire le mie passioni cercando di riavvicinarmi alla biologia, magari partendo da quello da cui qualche anno fa sono scappato e devo dire che non so ancora se mi iscriverei ad un percorso lungo come Medicina o una triennale. Ad ogni modo Il solo pensiero mi da' gioia.
Non so come comportarmi. Da una parte sento la pressione di dover andare avanti e trovare un occupazione come informatico, cosa più sensata dopo anni di duro studio, dall'altra preferirei quasi non avere titoli in modo da risultare più "pulito" e giustificare il mio ripartire da zero ( che se ci penso ripartire proprio non è ma sarebbe solo ricominciare da dove si è lasciato).
So di aver bisogno di un appoggio ma per adesso non me la sento, sarebbe un ulteriore sconfitta tornare dal mio psicologo. Per adesso mi accontento di qualche nome clinico patologico che possa giustificare tutto il casino fatto.
[#1]
Ritengo che nel suo caso, invece, le etichette non solo non le servirebbero, ma probabilmente non farebbero altro che esacerbare il problema. Avere un'etichetta significherebbe poter dire a se stessa: oooh, finalmente ora so di cosa sto soffrendo. Così posso continuare a soffrire, ma almeno so come si chiama.
E poi, probabilmente, data la paura di affrontare a viso aperto ciò che la spaventa, tenterebbe di curarsi da sola. Inizierebbe a frugare su internet in cerca di rimedi per la condizione X, cercando di risolvere da sola qualcosa che non è stata capace di affrontare in mezzo agli altri.
Come definirebbe la qualità delle sue relazioni? Amicizie, affetti, famiglia.
E poi, probabilmente, data la paura di affrontare a viso aperto ciò che la spaventa, tenterebbe di curarsi da sola. Inizierebbe a frugare su internet in cerca di rimedi per la condizione X, cercando di risolvere da sola qualcosa che non è stata capace di affrontare in mezzo agli altri.
Come definirebbe la qualità delle sue relazioni? Amicizie, affetti, famiglia.
Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com
[#2]
Ex utente
Inanzitutto grazie dell'intervento, non mi aspettavo una risposta cosi veloce.
Se dovessi trovare una definizione per gli affetti familiari direi pesantezza, di fatto, non ho mai avuto prospettive o spensieratezza a causa di una situazione non stabile economica e di qualche vizio in termini di gioco d'azzardo da parte di padre.
Amicizie ne ho cambiate mille, provando diversi ambienti quasi come a voler sbagliare per trovare il posto giusto. Ultimamente ho imparato a coltivare pochi rapporti ma buoni, devo ammettere che tuttavia molte persone che conosco son più "incasinate" di me.
Sentimentalmente ho una ragazza, che mi appoggia in tutto e che conosce la situazione ma, sulla quale non voglio gravare.
Se dovessi trovare una definizione per gli affetti familiari direi pesantezza, di fatto, non ho mai avuto prospettive o spensieratezza a causa di una situazione non stabile economica e di qualche vizio in termini di gioco d'azzardo da parte di padre.
Amicizie ne ho cambiate mille, provando diversi ambienti quasi come a voler sbagliare per trovare il posto giusto. Ultimamente ho imparato a coltivare pochi rapporti ma buoni, devo ammettere che tuttavia molte persone che conosco son più "incasinate" di me.
Sentimentalmente ho una ragazza, che mi appoggia in tutto e che conosce la situazione ma, sulla quale non voglio gravare.
[#3]
>>> Amicizie ne ho cambiate mille, provando diversi ambienti quasi come a voler sbagliare per trovare il posto giusto
>>>
Questa non è necessariamente una cattiva cosa. Anzi, può essere ottima, dato che si può capire ciò che si vuole escludendo ciò che non si vuole. Se si ha tempo a sufficienza. E infatti alla fine sembra essere riuscita a capire cosa vuole:
>>> Ultimamente ho imparato a coltivare pochi rapporti ma buoni
>>>
Ma tale strategia applicata alla sfera professionale sembra che non sia risultata altrettanto efficace. Infatti, per paura, ha continuato a seguire strade di cui non le importava niente anziché dirigersi con decisione verso ciò che la attrae davvero:
>>> Provo ad iscrivermi a qualcosa che nulla aveva a che vedere con le mie passioni
>>>
E ancora:
>>> riprendo gli studi in qualcosa che non m piace, cosi non ho paura: Informatica
>>>
Quindi il suo problema sembra ridursi alla paura delle conseguenze improbabili. Cioè ansia.
>>>
Questa non è necessariamente una cattiva cosa. Anzi, può essere ottima, dato che si può capire ciò che si vuole escludendo ciò che non si vuole. Se si ha tempo a sufficienza. E infatti alla fine sembra essere riuscita a capire cosa vuole:
>>> Ultimamente ho imparato a coltivare pochi rapporti ma buoni
>>>
Ma tale strategia applicata alla sfera professionale sembra che non sia risultata altrettanto efficace. Infatti, per paura, ha continuato a seguire strade di cui non le importava niente anziché dirigersi con decisione verso ciò che la attrae davvero:
>>> Provo ad iscrivermi a qualcosa che nulla aveva a che vedere con le mie passioni
>>>
E ancora:
>>> riprendo gli studi in qualcosa che non m piace, cosi non ho paura: Informatica
>>>
Quindi il suo problema sembra ridursi alla paura delle conseguenze improbabili. Cioè ansia.
[#4]
Ex utente
La ringrazio molto per le sue risposte. So che è difficile interpretare una situazione avendo a disposizione una tastiera e poche righe.
Non capisco se per "Improbabili"vuole sottolineare sconosciute, oppure enfatizzare come sia stata l'ansia la causa di gran parte dei miei comportamenti.
Quando sento parlare di ansia, ho sempre l'idea di poterla tenere sotto controllo ma forse camminare per ore senza meta o scendere di fretta da un bus, non erano modi per tenerla a bada, semmai delle conseguenze.
Credo che, a meno di non riuscire a districarmi in questa cosa autonomamente, proverò a intraprendere di nuovo un percorso dallo psicologo.
Di nuovo, è stato gentilissimo grazie ancora
Non capisco se per "Improbabili"vuole sottolineare sconosciute, oppure enfatizzare come sia stata l'ansia la causa di gran parte dei miei comportamenti.
Quando sento parlare di ansia, ho sempre l'idea di poterla tenere sotto controllo ma forse camminare per ore senza meta o scendere di fretta da un bus, non erano modi per tenerla a bada, semmai delle conseguenze.
Credo che, a meno di non riuscire a districarmi in questa cosa autonomamente, proverò a intraprendere di nuovo un percorso dallo psicologo.
Di nuovo, è stato gentilissimo grazie ancora
[#5]
Intendo dire che l'ansia è timore di ciò che potrebbe succedere, ma che è difficile che succeda (conseguenze improbabili).
Ad esempio se uno si sente tutti gli occhi addosso entrando in un certo ambiente, probabilmente si sta preoccupando di ciò che gli altri potrebbero pensare di lui. Ma gli altri in genere si preoccupano più di se stessi. Anche quando guardano gli sconosciuti. In questo senso "conseguenze improbabili": paura di qualcosa che non esiste.
Il bisogno di controllo è un altro tema strettamente legato all'ansia, specialmente all'ossessività. L'ossessivo ha bisogno di illudersi di controllare determinate situazioni, perché non si fida di quelle situazioni o di se stesso. Ecco allora che mette in atto tentate soluzioni che dovrebbero servirgli ad alleviare il problema, ma che in realtà lo alimentano. Si stringe da solo sempre di più in una morsa di controlli ed evitamenti che, invece di metterlo al sicuro, lo costringono sempre di più.
Le suggerisco di rivolgersi a uno psicoterapeuta se intende liberarsi o migliorare questa tendenza, personalmente gliene suggerirei uno ad approccio breve strategico o comportamentale.
Buona serata
Ad esempio se uno si sente tutti gli occhi addosso entrando in un certo ambiente, probabilmente si sta preoccupando di ciò che gli altri potrebbero pensare di lui. Ma gli altri in genere si preoccupano più di se stessi. Anche quando guardano gli sconosciuti. In questo senso "conseguenze improbabili": paura di qualcosa che non esiste.
Il bisogno di controllo è un altro tema strettamente legato all'ansia, specialmente all'ossessività. L'ossessivo ha bisogno di illudersi di controllare determinate situazioni, perché non si fida di quelle situazioni o di se stesso. Ecco allora che mette in atto tentate soluzioni che dovrebbero servirgli ad alleviare il problema, ma che in realtà lo alimentano. Si stringe da solo sempre di più in una morsa di controlli ed evitamenti che, invece di metterlo al sicuro, lo costringono sempre di più.
Le suggerisco di rivolgersi a uno psicoterapeuta se intende liberarsi o migliorare questa tendenza, personalmente gliene suggerirei uno ad approccio breve strategico o comportamentale.
Buona serata
Questo consulto ha ricevuto 5 risposte e 3.4k visite dal 03/03/2017.
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