Malessere-ansia
Cari dottori,
mi chiamo Marco, ho 23 anni; da qualche tempo (un paio d’anni) mi trovo in una situazione di disagio nel relazionarmi con le altre persone: mi emoziono (rossori, aumento battito cardiaco, sudorazione eccessiva, “farfalle” allo stomaco) quando incontro una persona che non vedo da tempo o di fronte a una situazione imprevista. Oltretutto ho difficoltà a creare nuove amicizie e a parlare in pubblico: quando stavo al liceo ero fidanzato ed avevo diversi amici, intervenivo spesso sia a scuola che in dibattiti pubblici (ero segretario della sezione giovanile dell’ex pds della mia città). Poi da quando ho iniziato l’università (filosofia) sono crollate le mie certezze (l’attività politica mi ha deluso profondamente, i vecchi amici mi sembravano infantili rispetto a me) ed è iniziato un calvario da cui non sono ancora uscito. Ora vivo solo e ho pochissimi amici e conoscenze, mi sento abbandonato ed è come se mi trovassi in una piccola monade senza possibilità di evadere. L’unica aspetto che va bene nella mia vita è lo studio che mi appassiona molto e mi soddisfa appieno.
L’idea che mi sono fatto riguardo alla mia situazione è la seguente: non sono riuscito a creare un passaggio consequenziale tra adolescenza e età adulta, ovvero si è creata una frattura tra ciò che ero e ciò che sono ora: una volta ero sicuro perché ero poco cosciente delle conseguenze delle mie azioni, ora invece sono troppo timoroso delle mie possibili azioni perché analizzo troppo le conseguenze che da esse potrebbero derivare.
Come posso trovare un equilibrio tra ciò che ero e ciò che sono diventato?
Ho considerato l’idea di assumere qualche pseudo-ansiolitico (lenicalm o valeriana). Credete che possa aiutarmi a superare questo momento difficile?
mi chiamo Marco, ho 23 anni; da qualche tempo (un paio d’anni) mi trovo in una situazione di disagio nel relazionarmi con le altre persone: mi emoziono (rossori, aumento battito cardiaco, sudorazione eccessiva, “farfalle” allo stomaco) quando incontro una persona che non vedo da tempo o di fronte a una situazione imprevista. Oltretutto ho difficoltà a creare nuove amicizie e a parlare in pubblico: quando stavo al liceo ero fidanzato ed avevo diversi amici, intervenivo spesso sia a scuola che in dibattiti pubblici (ero segretario della sezione giovanile dell’ex pds della mia città). Poi da quando ho iniziato l’università (filosofia) sono crollate le mie certezze (l’attività politica mi ha deluso profondamente, i vecchi amici mi sembravano infantili rispetto a me) ed è iniziato un calvario da cui non sono ancora uscito. Ora vivo solo e ho pochissimi amici e conoscenze, mi sento abbandonato ed è come se mi trovassi in una piccola monade senza possibilità di evadere. L’unica aspetto che va bene nella mia vita è lo studio che mi appassiona molto e mi soddisfa appieno.
L’idea che mi sono fatto riguardo alla mia situazione è la seguente: non sono riuscito a creare un passaggio consequenziale tra adolescenza e età adulta, ovvero si è creata una frattura tra ciò che ero e ciò che sono ora: una volta ero sicuro perché ero poco cosciente delle conseguenze delle mie azioni, ora invece sono troppo timoroso delle mie possibili azioni perché analizzo troppo le conseguenze che da esse potrebbero derivare.
Come posso trovare un equilibrio tra ciò che ero e ciò che sono diventato?
Ho considerato l’idea di assumere qualche pseudo-ansiolitico (lenicalm o valeriana). Credete che possa aiutarmi a superare questo momento difficile?
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Gentile utente
Se non ho capito male, lei è iscritto a filosofia e afferma che lo studio le piace e l'appassiona molto. Ritengo che questo debba essere tenuto in debita considerazione, perché si tratta di una risorsa che lei ha e che potrà comunque tornarle utile in ogni momento.
Tuttavia, per essere uno studente abituato al ragionamento, mi pare che le sia sfuggita una piccola contraddizione nel suo racconto. Ovvero, lei dice che quando s'iscrisse all'università i suoi vecchi amici le sembravano infantili. Tuttavia, conclude sospettando di poter aver in qualche modo conservato alcuni dei tratti caratteristici dell'adolescenza.
Puntualizzazioni a parte, vorrei proporle un ipotesi alternativa, anche se non so se sarà proprio calzante al suo caso, perché non la conosco e gli elementi di valutazione sono molto pochi.
Forse la frattura di cui lei parla potrebbe essere da riferire alla diversa gestione che lei riesce a esercitare sulla sua vita intellettuale rispetto a quella emotiva, che forse è rimasta in qualche modo un po' penalizzata. Forse aiutata anche dalla grossa delusione che ha ricevuto dall'investimento che aveva fatto in politica, rivelatosi insoddisfacente.
Non so se questo sia effettivamente il suo caso oppure no, ma questo è ciò che si rischia quando s'investe troppo nel gruppo e ci si dimentica di se stessi come individui: se la nostra identità è basata fortemente sul gruppo e il gruppo ci delude, possiamo restarci molto male. Quindi, questo è intanto qualcosa di cui può già far tesoro per le future occasioni.
Poi, se ne sente il bisogno, potrebbe richiedere una consulenza psicologica ed esporre il suo problema. Se si dovesse successivamente rendere necessario un percorso di tipo psicoterapeutico, potrà essere indirizzato in merito.
Per le domande riguardanti farmaci dovrebbe però gentilmente riproporre il quesito in area Psichiatria, che la più adatta.
Cordiali saluti
Se non ho capito male, lei è iscritto a filosofia e afferma che lo studio le piace e l'appassiona molto. Ritengo che questo debba essere tenuto in debita considerazione, perché si tratta di una risorsa che lei ha e che potrà comunque tornarle utile in ogni momento.
Tuttavia, per essere uno studente abituato al ragionamento, mi pare che le sia sfuggita una piccola contraddizione nel suo racconto. Ovvero, lei dice che quando s'iscrisse all'università i suoi vecchi amici le sembravano infantili. Tuttavia, conclude sospettando di poter aver in qualche modo conservato alcuni dei tratti caratteristici dell'adolescenza.
Puntualizzazioni a parte, vorrei proporle un ipotesi alternativa, anche se non so se sarà proprio calzante al suo caso, perché non la conosco e gli elementi di valutazione sono molto pochi.
Forse la frattura di cui lei parla potrebbe essere da riferire alla diversa gestione che lei riesce a esercitare sulla sua vita intellettuale rispetto a quella emotiva, che forse è rimasta in qualche modo un po' penalizzata. Forse aiutata anche dalla grossa delusione che ha ricevuto dall'investimento che aveva fatto in politica, rivelatosi insoddisfacente.
Non so se questo sia effettivamente il suo caso oppure no, ma questo è ciò che si rischia quando s'investe troppo nel gruppo e ci si dimentica di se stessi come individui: se la nostra identità è basata fortemente sul gruppo e il gruppo ci delude, possiamo restarci molto male. Quindi, questo è intanto qualcosa di cui può già far tesoro per le future occasioni.
Poi, se ne sente il bisogno, potrebbe richiedere una consulenza psicologica ed esporre il suo problema. Se si dovesse successivamente rendere necessario un percorso di tipo psicoterapeutico, potrà essere indirizzato in merito.
Per le domande riguardanti farmaci dovrebbe però gentilmente riproporre il quesito in area Psichiatria, che la più adatta.
Cordiali saluti
Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com
[#2]
Ex utente
grazie per l'attenta risposta
pensandoci su effettivamente devo dire che ha ragione:a una maturazione di carattere intellettuale non è corrisposta un maturazione emotiva a causa di un "blocco" generato dalle delusioni che ho vissuto.
abusando della Sua pazienza posso chiederLe come posso cercare di superare questo "blocco"?
pensandoci su effettivamente devo dire che ha ragione:a una maturazione di carattere intellettuale non è corrisposta un maturazione emotiva a causa di un "blocco" generato dalle delusioni che ho vissuto.
abusando della Sua pazienza posso chiederLe come posso cercare di superare questo "blocco"?
[#3]
Gentile utente
Come le suggerivo, una buona opzione potrebbe essere quella di richiedere una consulenza psicologica.
È molto difficile effettuare da soli cambiamenti come quello che lei vuole ottenere, perché ognuno di noi è come "intrappolato" dal proprio modo di pensare. Spesso non si può cambiare la struttura di un sistema dall'interno, ma solo attraverso un intervento esterno. In ogni caso si fa prima e si fatica di meno.
Del resto, come ha potuto vedere, attraverso il confronto con un professionista è possibile ottenere indicazioni utili anche solo da un breve colloquio online. Quindi nel mondo reale potrà legittimamente aspettarsi di trovare molto di più di questo.
Può informarsi anche presso la sua ASL di residenza, richiedendo un primo colloquio per una consulenza psicologica.
Cordiali saluti
Come le suggerivo, una buona opzione potrebbe essere quella di richiedere una consulenza psicologica.
È molto difficile effettuare da soli cambiamenti come quello che lei vuole ottenere, perché ognuno di noi è come "intrappolato" dal proprio modo di pensare. Spesso non si può cambiare la struttura di un sistema dall'interno, ma solo attraverso un intervento esterno. In ogni caso si fa prima e si fatica di meno.
Del resto, come ha potuto vedere, attraverso il confronto con un professionista è possibile ottenere indicazioni utili anche solo da un breve colloquio online. Quindi nel mondo reale potrà legittimamente aspettarsi di trovare molto di più di questo.
Può informarsi anche presso la sua ASL di residenza, richiedendo un primo colloquio per una consulenza psicologica.
Cordiali saluti
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 2k visite dal 18/11/2008.
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Approfondimento su Ansia
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