Inerzia e depressione
Buongiorno, vi scrivo per dare sfogo al mio malessere interiore e avere qualche consiglio su come agire.
Sin dall'infanzia sono sempre stata molto sensibile, silenziosa, diligente e studiosa. Non sono mai stata particolarmente espansiva, ma col tempo sono riuscita a coltivare nel tempo amicizie che tuttora fanno parte della mia vita. Sono sempre stata molto timida anche con i ragazzi, nella mia vita ho avuto due storie importanti, e qualche infatuazione. All'università ho scelto la facoltà che tutti ritenevano fosse migliore per via dei futuri sbocchi lavorativi e alla fine mi sono laureata più per testardaggine che per passione (non con il massimo dei voti, anzi) e poi ho preso senza difficoltà l'abilitazione per l'esercizio della professione che attualmente svolgo. Andando avanti nel tempo mi sono resa conto che il lavoro che faccio mi piace, ma sono troppe le variabili negative nell'attuale società in cui se si parte dal nulla. Dopo tanta indecisione e dopo tante pressioni per evitare che facessi questo passo, sono andata a convivere con il mio fidanzato di allora. A suo tempo trovai un posto di lavoro e credetti di poter trovare anche la mia indipendenza economica. E' stata molto dura dal punto di vista psicologico perché i miei non hanno mai accettato questa mia scelta 8e tuttora mi viene rinfacciata soprattutto da mia sorella minore), e si sono rabboniti solo quando con lo stesso ragazzo mi sono sposata (mi hanno perseguitato per anni il senso di colpa per aver fatto soffrire i miei genitori, il senso di vergogna indotta per essere andata a convivere, cosa per i miei "molto sconveniente", e l'incertezza di avere fatto o meno la scelta giusta). Da circa due anni ho lasciato il posto che trovai allora perché dopo tutto il tempo passato lì ero ancora vessata e mal pagata e ho deciso di lavorare per conto mio in totale autonomia. I primi tempi è stato molto stimolante, ma da svariati mesi non è più così. MI sono adagiata e mi sento una fallita.. Ogni giorno è sempre uguale al precedente. Mio marito mi descrive come ferma su una barca al largo, o come una che annaspa in alto mare. Dice che devo prendere in mano la mia vita e che solo io posso farlo. Mi sento poco stimolata sessualmente, mi sento sola e impotente.
Anche il rapporto di coppia ne risente. Per anni poi ci siamo sentiti impreparati al solo pensiero di avere figli, ora che saremmo "pronti" non succede nulla nonostante i tentativi.
Per fare quel che mi piace dovrei guadagnare, per guadagnare dovrei impegnarmi di più nel mio lavoro che mi regala più ansia e tensioni che soddisfazioni, e così via con il circolo vizioso e intanto il tempo passa.. Non riesco a portare a termine una dieta. Non riesco ad essere di aiuto ai miei che stanno vivendo un momento di crisi.Non riesco a fare nulla di veramente concreto per me stessa. Penso di essere depressa, penso che dovrei cominciare una terapia, ma lo penso e poi non mi attivo per farlo. C'è un modo per uscire da questa giostra infernale?
Sin dall'infanzia sono sempre stata molto sensibile, silenziosa, diligente e studiosa. Non sono mai stata particolarmente espansiva, ma col tempo sono riuscita a coltivare nel tempo amicizie che tuttora fanno parte della mia vita. Sono sempre stata molto timida anche con i ragazzi, nella mia vita ho avuto due storie importanti, e qualche infatuazione. All'università ho scelto la facoltà che tutti ritenevano fosse migliore per via dei futuri sbocchi lavorativi e alla fine mi sono laureata più per testardaggine che per passione (non con il massimo dei voti, anzi) e poi ho preso senza difficoltà l'abilitazione per l'esercizio della professione che attualmente svolgo. Andando avanti nel tempo mi sono resa conto che il lavoro che faccio mi piace, ma sono troppe le variabili negative nell'attuale società in cui se si parte dal nulla. Dopo tanta indecisione e dopo tante pressioni per evitare che facessi questo passo, sono andata a convivere con il mio fidanzato di allora. A suo tempo trovai un posto di lavoro e credetti di poter trovare anche la mia indipendenza economica. E' stata molto dura dal punto di vista psicologico perché i miei non hanno mai accettato questa mia scelta 8e tuttora mi viene rinfacciata soprattutto da mia sorella minore), e si sono rabboniti solo quando con lo stesso ragazzo mi sono sposata (mi hanno perseguitato per anni il senso di colpa per aver fatto soffrire i miei genitori, il senso di vergogna indotta per essere andata a convivere, cosa per i miei "molto sconveniente", e l'incertezza di avere fatto o meno la scelta giusta). Da circa due anni ho lasciato il posto che trovai allora perché dopo tutto il tempo passato lì ero ancora vessata e mal pagata e ho deciso di lavorare per conto mio in totale autonomia. I primi tempi è stato molto stimolante, ma da svariati mesi non è più così. MI sono adagiata e mi sento una fallita.. Ogni giorno è sempre uguale al precedente. Mio marito mi descrive come ferma su una barca al largo, o come una che annaspa in alto mare. Dice che devo prendere in mano la mia vita e che solo io posso farlo. Mi sento poco stimolata sessualmente, mi sento sola e impotente.
Anche il rapporto di coppia ne risente. Per anni poi ci siamo sentiti impreparati al solo pensiero di avere figli, ora che saremmo "pronti" non succede nulla nonostante i tentativi.
Per fare quel che mi piace dovrei guadagnare, per guadagnare dovrei impegnarmi di più nel mio lavoro che mi regala più ansia e tensioni che soddisfazioni, e così via con il circolo vizioso e intanto il tempo passa.. Non riesco a portare a termine una dieta. Non riesco ad essere di aiuto ai miei che stanno vivendo un momento di crisi.Non riesco a fare nulla di veramente concreto per me stessa. Penso di essere depressa, penso che dovrei cominciare una terapia, ma lo penso e poi non mi attivo per farlo. C'è un modo per uscire da questa giostra infernale?
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"penso che dovrei cominciare una terapia, ma lo penso e poi non mi attivo per farlo. "
Gentile Utente,
che cosa la frena, quali ostacoli le impediscono di rivolgersi ad un nostro collega per chiedere aiuto?
Come si sente di fronte all'idea di cambiamento? Lo desidera o lo teme?
L'impressione, leggendola, è che fino ad ora abbia vissuto più seguendo un 'dover' essere, che un 'voler' essere.
La psicoterapia è una delle opzioni, ma non è detto sia quella adatta a Lei in questo momento della sua vita... Potrebbe iniziare semplicemente con qualche seduta di consulenza per chiarire meglio a se stessa cosa vorrebbe e cosa no.
Cordialmente,
Gentile Utente,
che cosa la frena, quali ostacoli le impediscono di rivolgersi ad un nostro collega per chiedere aiuto?
Come si sente di fronte all'idea di cambiamento? Lo desidera o lo teme?
L'impressione, leggendola, è che fino ad ora abbia vissuto più seguendo un 'dover' essere, che un 'voler' essere.
La psicoterapia è una delle opzioni, ma non è detto sia quella adatta a Lei in questo momento della sua vita... Potrebbe iniziare semplicemente con qualche seduta di consulenza per chiarire meglio a se stessa cosa vorrebbe e cosa no.
Cordialmente,
Dr.ssa Paola Scalco, Psicoterapia Cognitiva e Sessuologia Clinica
ASTI - Cell. 331 5246947
https://whatsapp.com/channel/0029Va982SIIN9ipi00hwO2i
[#2]
Utente
Buongiorno D.ssa Scalco,
la ringrazio per la risposta.
Effettivamente è così che mi sento. Come una persona che fa le cose per dovere, raramente faccio quello che realmente mi piace, sia perché non me lo posso sempre permettere economicamente parlando, sia perché quando lo faccio mi sento come se stessi perdendo tempo, mi sento in colpa. E' come se io avessi radicata in me questa modalità di operare. I cambiamenti mi spaventano. Ogni volta che ho cambiato qualcosa nella mia vita (lasciando la casa dei miei, lasciando il posto in cui lavoravo) l'ho fatto dopo mesi, anni di riflessione. Le decisioni da parte mia arrivano sempre dopo lungo tempo ed in modo brusco, cioè quando gli altri non se lo aspettano e per questo dopo ogni cambiamento mi sono trovata destabilizzata, disorientata e questo mi ha fatto disperdere energie fisiche e mentali. Ogni volta che ho cambiato qualcosa nella mia vita, poi ho trascorso più tempo a chiedermi se avessi fatto la cosa giusta anziché impegnarmi al 100% nel portare avanti il cammino intrapreso. Inoltre, io sono sempre stata restia ai distacchi da situazioni e persone, porto avanti situazioni e relazioni fino all'esasperazione, fino al punto che o mi distacco io o porto gli altri ad allontanarsi da me (sono stata ad es. lasciata dal mio primo ragazzo perché ero diventata effettivamente insopportabile. In realtà volevo lasciarlo, ma non riuscivo a distaccarmi da lui). Anche il matrimonio per me non è stato fonte di totale serenità: 1) perché agli occhi di tutti (in particolare amici di mio marito/famiglia di mio marito) sembrava un matrimonio riparatore, 2) perché mio marito non credeva nell'istituto stesso del matrimonio. Alla fine, tra i due, lui è stato quello più emozionato il giorno delle nozze e lo ricorda come uno dei giorni più belli della sua vita. Io l'ho vissuta meno bene, sia per il suo iniziale poco entusiasmo e partecipazione, sia per il comportamento di mia sorella che nell'ultima fase dei preparativi ha tormentato tutta la famiglia perché non si capacitava di come mia madre fosse così euforica dopo che io l'avevo fatta soffrire essendo andata via di casa. E' chiaro che il rapporto con la mia famiglia di origine, e con mia sorella in particolare, sia molto ambivalente. L'affetto è scontato, ma lo è altrettanto la conflittualità. E di questo soffro molto, soprattutto nell'ultimo periodo. Ma credo che dovrò distaccarmi da questi sentimenti di dispiacere e farmene una ragione una volta per tutte.
A volte ho un rapporto conflittuale anche con mio marito, sono insofferente ad ogni parola detta e ad ogni gesto non fatto, ma lui (essendo diverso da me) riesce a non caricare ogni contrasto con drammaticità e a smorzare il tutto. Penso di proiettare su di lui tutta la mia insoddisfazione ed insicurezza. Molta della mia insoddisfazione deriva dalla mia età. A 36 anni mi sento di aver fatto così tanti sacrifici personali per arrivare fin dove sono (intendo innanzitutto l'aver studiato qualcosa che non mi piaceva poi così tanto), per poi ritrovarmi a non avere in mano nulla di effettivamente concreto.
Mi sento come se fossi tenuta a continuare il percorso intrapreso, perché tutto sommato è troppo tardi per cambiare vita. E' come se avessi paura di sbagliare ancora.
So dell'esistenza di figure come counselor, coach e simili. Pensa che potrebbe essere più al caso mio rivolgermi a questo tipo di professionisti?
la ringrazio per la risposta.
Effettivamente è così che mi sento. Come una persona che fa le cose per dovere, raramente faccio quello che realmente mi piace, sia perché non me lo posso sempre permettere economicamente parlando, sia perché quando lo faccio mi sento come se stessi perdendo tempo, mi sento in colpa. E' come se io avessi radicata in me questa modalità di operare. I cambiamenti mi spaventano. Ogni volta che ho cambiato qualcosa nella mia vita (lasciando la casa dei miei, lasciando il posto in cui lavoravo) l'ho fatto dopo mesi, anni di riflessione. Le decisioni da parte mia arrivano sempre dopo lungo tempo ed in modo brusco, cioè quando gli altri non se lo aspettano e per questo dopo ogni cambiamento mi sono trovata destabilizzata, disorientata e questo mi ha fatto disperdere energie fisiche e mentali. Ogni volta che ho cambiato qualcosa nella mia vita, poi ho trascorso più tempo a chiedermi se avessi fatto la cosa giusta anziché impegnarmi al 100% nel portare avanti il cammino intrapreso. Inoltre, io sono sempre stata restia ai distacchi da situazioni e persone, porto avanti situazioni e relazioni fino all'esasperazione, fino al punto che o mi distacco io o porto gli altri ad allontanarsi da me (sono stata ad es. lasciata dal mio primo ragazzo perché ero diventata effettivamente insopportabile. In realtà volevo lasciarlo, ma non riuscivo a distaccarmi da lui). Anche il matrimonio per me non è stato fonte di totale serenità: 1) perché agli occhi di tutti (in particolare amici di mio marito/famiglia di mio marito) sembrava un matrimonio riparatore, 2) perché mio marito non credeva nell'istituto stesso del matrimonio. Alla fine, tra i due, lui è stato quello più emozionato il giorno delle nozze e lo ricorda come uno dei giorni più belli della sua vita. Io l'ho vissuta meno bene, sia per il suo iniziale poco entusiasmo e partecipazione, sia per il comportamento di mia sorella che nell'ultima fase dei preparativi ha tormentato tutta la famiglia perché non si capacitava di come mia madre fosse così euforica dopo che io l'avevo fatta soffrire essendo andata via di casa. E' chiaro che il rapporto con la mia famiglia di origine, e con mia sorella in particolare, sia molto ambivalente. L'affetto è scontato, ma lo è altrettanto la conflittualità. E di questo soffro molto, soprattutto nell'ultimo periodo. Ma credo che dovrò distaccarmi da questi sentimenti di dispiacere e farmene una ragione una volta per tutte.
A volte ho un rapporto conflittuale anche con mio marito, sono insofferente ad ogni parola detta e ad ogni gesto non fatto, ma lui (essendo diverso da me) riesce a non caricare ogni contrasto con drammaticità e a smorzare il tutto. Penso di proiettare su di lui tutta la mia insoddisfazione ed insicurezza. Molta della mia insoddisfazione deriva dalla mia età. A 36 anni mi sento di aver fatto così tanti sacrifici personali per arrivare fin dove sono (intendo innanzitutto l'aver studiato qualcosa che non mi piaceva poi così tanto), per poi ritrovarmi a non avere in mano nulla di effettivamente concreto.
Mi sento come se fossi tenuta a continuare il percorso intrapreso, perché tutto sommato è troppo tardi per cambiare vita. E' come se avessi paura di sbagliare ancora.
So dell'esistenza di figure come counselor, coach e simili. Pensa che potrebbe essere più al caso mio rivolgermi a questo tipo di professionisti?
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"So dell'esistenza di figure come counselor, coach e simili. Pensa che potrebbe essere più al caso mio rivolgermi a questo tipo di professionisti?"
Scrivendo di iniziare con una consulenza, intendevo naturalmente con uno psicologo iscritto all'Ordine, meglio ancora se anche specializzato in psicoterapia, per non dover necessariamente cambiare professionista nel caso si decidesse di procedere in tale direzione.
La invito ad affidarsi ad una persona qualificata, con un percorso di studi e formazione riconosciuto, evitando di finire in mani poco competenti che rischierebbero magari di far più danno che altro.
Le allego in merito alcune utili letture:
https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/6190-lo-psicologo-ti-aiuta-a-cambiare-voltapagina.html
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/2023-da-maghi-e-fattucchieri-e-non-dallo-psicologo-o-dal-medico-fenomeno-in-aumento-come-difendersi.html
e un video dell'Ordine degli Psicologi del Piemonte:
https://www.facebook.com/696890130349378/videos/1284455224926196/
Tornando a Lei, non penso sia casuale che proprio arrivata a quest'età avverta l'urgenza di un 'bilancio' della sua vita. Ciò non significa che debba per forza cambiare rotta, ma regalarsi un po' di tempo per guardare dentro si sé, ascoltare quali emozioni si rincorrono (non solamente nella sua testa, ma anche nel suo cuore...), così da decidere se ora fa più paura un cambiamento o l'inerzia che dà il titolo al suo consulto.
Aggiungo un'altra lettura in merito:
https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/5951-in-un-posto-bellissimo.html
Aveva visto questo flim?
Scrivendo di iniziare con una consulenza, intendevo naturalmente con uno psicologo iscritto all'Ordine, meglio ancora se anche specializzato in psicoterapia, per non dover necessariamente cambiare professionista nel caso si decidesse di procedere in tale direzione.
La invito ad affidarsi ad una persona qualificata, con un percorso di studi e formazione riconosciuto, evitando di finire in mani poco competenti che rischierebbero magari di far più danno che altro.
Le allego in merito alcune utili letture:
https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/6190-lo-psicologo-ti-aiuta-a-cambiare-voltapagina.html
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/2023-da-maghi-e-fattucchieri-e-non-dallo-psicologo-o-dal-medico-fenomeno-in-aumento-come-difendersi.html
e un video dell'Ordine degli Psicologi del Piemonte:
https://www.facebook.com/696890130349378/videos/1284455224926196/
Tornando a Lei, non penso sia casuale che proprio arrivata a quest'età avverta l'urgenza di un 'bilancio' della sua vita. Ciò non significa che debba per forza cambiare rotta, ma regalarsi un po' di tempo per guardare dentro si sé, ascoltare quali emozioni si rincorrono (non solamente nella sua testa, ma anche nel suo cuore...), così da decidere se ora fa più paura un cambiamento o l'inerzia che dà il titolo al suo consulto.
Aggiungo un'altra lettura in merito:
https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/5951-in-un-posto-bellissimo.html
Aveva visto questo flim?
[#4]
Utente
La ringrazio Dott.ssa per le delucidazioni e i consigli. Vedrò con interesse il film che non conoscevo.
Per quanto riguarda l'inizio di una consulenza, mi rivolgerò sicuramente a professionisti del settore. Comunque sono solita fare ricerche sulle persone alle quali mi rivolgo proprio per verificarne i titoli e la professionalità. Per fortuna sono diffidente in questi casi.
Scrivo "per fortuna" perchè in realtà temo che sia mia sorella quella che si sta rivolgendo a soggetti di dubbia professionalità (si sta avvicinando al mondo della medicina non convenzionale, del reiki, delle costellazioni o cose simili ecc) e francamente non so come affrontare la cosa nel senso che nel momento in cui ne parlo e li etichetto come ciarlatani che approfittano della creduloneria altrui, mia sorella, anziché riflettere sulla veridicità delle mie affermazioni, si offende perché la prende come un'offesa personale dicendo "come ti permetti di pensare che io sia una sprovveduta?".
I link che ha postato sono perfettamente calzanti e sono un ottimo spunto per poter riaffrontare l'argomento. Evidentemente non mi sono allarmata per nulla.
Scusi se sposto spesso l'attenzione sulle persone che mi sono care, ma purtroppo mi viene spontaneo pensare di doverle aiutare anche in momenti in cui io per prima mi trovo in difficoltà. E quando sto più in ansia mi preoccupo ancor di più per gli altri. Anche questo pensiero mi tormenta: come faccio a far capire a mia sorella che non deve credere a questi ciarlatani? Ho minacciato di fare indagini, di denunciarli nel caso trovassi cose gravi. Ma ho ottenuto solo discussioni e l'accusa di essere "fuori di testa"! Probabilmente devo attivarmi per fare in modo che vada anche lei da uno psicoterapeuta (io in famiglia sono l'unica che crede nella psicoterapia, prima di andare via di casa infatti intrapresi un percorso che poi abbandonai avendo cambiato città. Tutti gli altri membri della mia famiglia sono scettici. E la cosa che più mi fa alterare è che mia sorella, appunto dia più adito a questi millantatori piuttosto che a professionisti seri).
Io so perfettamente che posso cambiare solo la mia di vita, facendo determinate scelte, e non posso cambiare quella degli altri. Ma non posso fare a meno di preoccuparmi. Sbaglio in questo? La ringrazio ulteriormente per il suo supporto.
Per quanto riguarda l'inizio di una consulenza, mi rivolgerò sicuramente a professionisti del settore. Comunque sono solita fare ricerche sulle persone alle quali mi rivolgo proprio per verificarne i titoli e la professionalità. Per fortuna sono diffidente in questi casi.
Scrivo "per fortuna" perchè in realtà temo che sia mia sorella quella che si sta rivolgendo a soggetti di dubbia professionalità (si sta avvicinando al mondo della medicina non convenzionale, del reiki, delle costellazioni o cose simili ecc) e francamente non so come affrontare la cosa nel senso che nel momento in cui ne parlo e li etichetto come ciarlatani che approfittano della creduloneria altrui, mia sorella, anziché riflettere sulla veridicità delle mie affermazioni, si offende perché la prende come un'offesa personale dicendo "come ti permetti di pensare che io sia una sprovveduta?".
I link che ha postato sono perfettamente calzanti e sono un ottimo spunto per poter riaffrontare l'argomento. Evidentemente non mi sono allarmata per nulla.
Scusi se sposto spesso l'attenzione sulle persone che mi sono care, ma purtroppo mi viene spontaneo pensare di doverle aiutare anche in momenti in cui io per prima mi trovo in difficoltà. E quando sto più in ansia mi preoccupo ancor di più per gli altri. Anche questo pensiero mi tormenta: come faccio a far capire a mia sorella che non deve credere a questi ciarlatani? Ho minacciato di fare indagini, di denunciarli nel caso trovassi cose gravi. Ma ho ottenuto solo discussioni e l'accusa di essere "fuori di testa"! Probabilmente devo attivarmi per fare in modo che vada anche lei da uno psicoterapeuta (io in famiglia sono l'unica che crede nella psicoterapia, prima di andare via di casa infatti intrapresi un percorso che poi abbandonai avendo cambiato città. Tutti gli altri membri della mia famiglia sono scettici. E la cosa che più mi fa alterare è che mia sorella, appunto dia più adito a questi millantatori piuttosto che a professionisti seri).
Io so perfettamente che posso cambiare solo la mia di vita, facendo determinate scelte, e non posso cambiare quella degli altri. Ma non posso fare a meno di preoccuparmi. Sbaglio in questo? La ringrazio ulteriormente per il suo supporto.
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"Ma non posso fare a meno di preoccuparmi. Sbaglio in questo?"
Penso che questo sia un buon argomento da affrontare ed approfondire con chi la seguirà. La mia opinione qui sarebbe inevitabilmente semplicistica e generica.
Posso solo dire che Lei ha fatto la sua parte, mettendo in guardia sua sorella: da lì in poi le decisioni che prenderà saranno responsabilità sua. Anche perché, a quanto pare, ciò diventa un motivo di scontro tra di voi, che si aggiunge a quelli già esistenti...
Se ravvisa, invece, comportamenti anomali o di franco abuso della professione, non esiti a segnalarli all'Ordine degli Psicologi della sua regione, che procederà con le verifiche del caso: chiunque lo può fare ed è un atto non solo a tutela della nostra professione, ma anche di tutti i cittadini.
Saluti.
Penso che questo sia un buon argomento da affrontare ed approfondire con chi la seguirà. La mia opinione qui sarebbe inevitabilmente semplicistica e generica.
Posso solo dire che Lei ha fatto la sua parte, mettendo in guardia sua sorella: da lì in poi le decisioni che prenderà saranno responsabilità sua. Anche perché, a quanto pare, ciò diventa un motivo di scontro tra di voi, che si aggiunge a quelli già esistenti...
Se ravvisa, invece, comportamenti anomali o di franco abuso della professione, non esiti a segnalarli all'Ordine degli Psicologi della sua regione, che procederà con le verifiche del caso: chiunque lo può fare ed è un atto non solo a tutela della nostra professione, ma anche di tutti i cittadini.
Saluti.
[#6]
Utente
La ringrazio Dott.ssa, farò tesoro di quanto da Lei scritto e sicuramente mi attiverò nel denunciare all'Ordine degli psicologi e alle competenti autorità qualsiasi forma di esercizio abusivo della professione o qualsiasi altro reato configurabile. Non voglio lasciare nulla di intentato, nei limiti delle mie possibilità.
Penso di ricontattare la psicologa dalla quale andai anni fa, perché la conosco personalmente e perché mi trovai bene. Se dovesse essere troppo gravoso in termini di tempo cercherò un professionista nella città in cui vivo, magari chiedendo indicazioni al mio medico curante (come feci allora).
Grazie ancora e spero di ricontattarla a breve con buone nuove riguardanti la mia nuova "non inerzia".
Un saluto.
Penso di ricontattare la psicologa dalla quale andai anni fa, perché la conosco personalmente e perché mi trovai bene. Se dovesse essere troppo gravoso in termini di tempo cercherò un professionista nella città in cui vivo, magari chiedendo indicazioni al mio medico curante (come feci allora).
Grazie ancora e spero di ricontattarla a breve con buone nuove riguardanti la mia nuova "non inerzia".
Un saluto.
[#8]
Utente
Buonasera dott.ssa,
le scrivo prima di quanto avessi preventivato perché nell'ultima settimana è successa una cosa che merita di essere condivisa. Domenica io e mio marito abbiamo scoperto di essere in attesa di un bambino. La notizia ci ha scombussolati e resi felici. Ovviamente cerchiamo di essere prudenti con l'entusiasmo perché siamo ancora all'inizio e so che per essere più tranquilla dovrò aspettare il terzo mese.
Dal canto mio sono felice, ma anche un pò spaesata. Da che dovevo rivedere il mio presente per costruire le basi per il futuro dopo un lungo periodo di stallo, mi ritrovo in una situazione in cui -se tutto va bene- sarò in stand by ancora per un bel pò. Insomma sono felice, ma allo stesso tempo impaurita. Per questo sono ancora più convinta di dover intraprendere un percorso di consulenza/ terapia, anche per liberarmi da questo senso di mia eccessiva sensibilità nei confronti del menefreghismo degli altri (mia sorella che sicuramente è stata contenta della notizia, si è limitata a qualche ms, solo oggi mi ha chiamata per aggiornamenti vari. Le ho fatto notare che mi sarei aspettata almeno una telefonata, ma lei mi ha detto che la accuso ingiustamente e che ha avuto tante altre cose da fare! Che ha brindato per questa notizia con le sue amiche! Io trovo surreale che con la persona interessata direttamente si sparisca per giorni, e si brindi con persone che questa persona neanche la conoscono!).
Sono giunta alla conclusione che devo imparare a vedere le persone per quello che sono realmente, e questo a prescindere dal legame di sangue.
E soprattutto devo smetterla di preoccuparmi di situazioni che non posso controllare. L'unica cosa che posso controllare è la mia vita e quando avrò la forza e la lucidità di mettere in pratica tutte queste mie teorie probabilmente mi libererò della mia inerzia.
La saluto cordialmente.
le scrivo prima di quanto avessi preventivato perché nell'ultima settimana è successa una cosa che merita di essere condivisa. Domenica io e mio marito abbiamo scoperto di essere in attesa di un bambino. La notizia ci ha scombussolati e resi felici. Ovviamente cerchiamo di essere prudenti con l'entusiasmo perché siamo ancora all'inizio e so che per essere più tranquilla dovrò aspettare il terzo mese.
Dal canto mio sono felice, ma anche un pò spaesata. Da che dovevo rivedere il mio presente per costruire le basi per il futuro dopo un lungo periodo di stallo, mi ritrovo in una situazione in cui -se tutto va bene- sarò in stand by ancora per un bel pò. Insomma sono felice, ma allo stesso tempo impaurita. Per questo sono ancora più convinta di dover intraprendere un percorso di consulenza/ terapia, anche per liberarmi da questo senso di mia eccessiva sensibilità nei confronti del menefreghismo degli altri (mia sorella che sicuramente è stata contenta della notizia, si è limitata a qualche ms, solo oggi mi ha chiamata per aggiornamenti vari. Le ho fatto notare che mi sarei aspettata almeno una telefonata, ma lei mi ha detto che la accuso ingiustamente e che ha avuto tante altre cose da fare! Che ha brindato per questa notizia con le sue amiche! Io trovo surreale che con la persona interessata direttamente si sparisca per giorni, e si brindi con persone che questa persona neanche la conoscono!).
Sono giunta alla conclusione che devo imparare a vedere le persone per quello che sono realmente, e questo a prescindere dal legame di sangue.
E soprattutto devo smetterla di preoccuparmi di situazioni che non posso controllare. L'unica cosa che posso controllare è la mia vita e quando avrò la forza e la lucidità di mettere in pratica tutte queste mie teorie probabilmente mi libererò della mia inerzia.
La saluto cordialmente.
[#9]
Gent.ma,
mi fa davvero piacere che, tra le persone con cui condividere questa bella notizia, abbia pensato anche a me.
Sono d'accordo con Lei quando scrive: "sono ancora più convinta di dover intraprendere un percorso di consulenza/ terapia" e "soprattutto devo smetterla di preoccuparmi di situazioni che non posso controllare."
Mi permetto invece di dissentire in merito a quest'altra convinzione: "L'unica cosa che posso controllare è la mia vita", perché quanto le sta capitando ora è proprio la dimostrazione del contrario!
Anziché cercare di controllare la nostra esistenza, penso sia più utile cercare di "costruirla creativamente" giorno dopo giorno, sulla base degli "ingredienti" di cui possiamo disporre o che possiamo impegnarci a reperire. ;-)
Qualcuno più saggio di me sosteneva che l'Uomo è fabbro, forgiatore della sua sorte. Ciò rende bene l'idea che ho cercato di esprimere sopra: partendo da una simile materia prima, ciascuno di noi può attivamente creare un'opera d'arte -la vita!- differente e su misura per sé.
Colga questa occasione e si regali uno "spazio" mentale, una sorta di intervallo della partita, per fare il punto della situazione e riprendere il gioco del secondo tempo avendo più chiaro in mente l'obiettivo della vittoria.
Tanti in bocca al lupo per la vostra nuova avventura.
mi fa davvero piacere che, tra le persone con cui condividere questa bella notizia, abbia pensato anche a me.
Sono d'accordo con Lei quando scrive: "sono ancora più convinta di dover intraprendere un percorso di consulenza/ terapia" e "soprattutto devo smetterla di preoccuparmi di situazioni che non posso controllare."
Mi permetto invece di dissentire in merito a quest'altra convinzione: "L'unica cosa che posso controllare è la mia vita", perché quanto le sta capitando ora è proprio la dimostrazione del contrario!
Anziché cercare di controllare la nostra esistenza, penso sia più utile cercare di "costruirla creativamente" giorno dopo giorno, sulla base degli "ingredienti" di cui possiamo disporre o che possiamo impegnarci a reperire. ;-)
Qualcuno più saggio di me sosteneva che l'Uomo è fabbro, forgiatore della sua sorte. Ciò rende bene l'idea che ho cercato di esprimere sopra: partendo da una simile materia prima, ciascuno di noi può attivamente creare un'opera d'arte -la vita!- differente e su misura per sé.
Colga questa occasione e si regali uno "spazio" mentale, una sorta di intervallo della partita, per fare il punto della situazione e riprendere il gioco del secondo tempo avendo più chiaro in mente l'obiettivo della vittoria.
Tanti in bocca al lupo per la vostra nuova avventura.
Questo consulto ha ricevuto 10 risposte e 5k visite dal 01/03/2017.
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