Psicologia femminile in amore

Per comprendere la psicologia delle donne in campo sentimentale ho iniziato da tempo a vedere film romantici e leggere libri (scritti da donne).
Ovviamente sono andato a prendere dei film e dei libri che hanno venduto molto.
Le storie erano diverse. Così ho cercato i punti in comune.
Essendo fatti per un pubblico femminile dovevano rispecchiare i bisogni femminili.
Ecco cosa ho trovato.
I personaggi maschili sono sempre belli e con una posizione di rilievo nella società.
I film soprattutto americani vedono come protagonista un medico, un avvocato, un manager, una rock star.
Personaggi che guadagnano molto nella società americana.
La protagonista femminile è una donna qualunque (fa la cameriera, l'impiegata piuttosto che l'operaia, ecc...).
Un caso? No, perché così qualsiasi letterarice può identificarsi nella protagonista.
L'uomo sceglie la protagonista piuttosto che donne più belle, appariscenti e ricche (quasi sempre cattive, subdole e che la danno facilmente).
La protagonista inoltre testa l'uomo con diversi no.
Ma l'uomo insiste, dimostra il suo amore in mille modi possibili (viene anche scaricato).
Finché lei cede a quell'amore "vero".
Da qui si capisce la psicologia femminile.
Sulla scelta dell'uomo (che ogni donna vorrebbe) e cosa si aspetta dall'uomo.
Quindi...bello, affermato socialmente e anche ultra fedele.
Altre caratteristiche dell'uomo non entrano mai in rilievo nei racconti (perché non risultano evidentemente non creano nessun interesse nella donna).
Da qui si capisce la psicologia femminile che molti ritengono contorta...ma che io inizio a pensare essere piuttosto prevedibile e scontata.
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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233
Gentile Utente,

i film e i libri romantici si basano su cliché facili, che spesso ricalcano il mito di Cenerentola o delle "crocerossina", ma credo che oggi che le donne sono molto più indipendenti rispetto a tempi passati rispecchino i desideri di una parte minoritaria di loro e che non si possa parlare genericamente di "psicologia femminile" basandosi sulle commedie romantiche statunitensi (che rappresentano la maggior parte di tali film), come non si può farlo per la "psicologia maschile" traendo spunto ad esempio dalla pornografia o da film di guerra o dalla saga di Porky's. Non crede?.

Diciamo che il desiderio di alcune donne di trovare il tipo di uomo che lei descrive è paragonabile e anche complementare al desiderio di alcuni uomini di trovare una donna molto più giovane, da esibire perché attraente, sempre disponibile, da prevaricare grazie alla differenza di età e alla maggiore esperienza di vita.

Non tutte le donne sono "cenerentole" passive e opportuniste (o crocerossine autolesioniste) esattamente come non tutti gli uomini sono immaturi e superficiali.

Qual è la sua esperienza in questo campo?
Quali sono le sue difficoltà?

Dr.ssa Flavia Massaro, psicologa a Milano e Mariano C.se
www.serviziodipsicologia.it

[#2]
Attivo dal 2017 al 2018
Ex utente
Se questo fosse vero (che rispecchia una parte minoritaria del pubblico femminile) non si spiegherebbe perché vendono tanto.
Anzi, ci sarebbero diverse tipologie di film (per donne) con situazioni diverse e personaggi maschili diversi.
Questo vuol dire che chi fa marketing sa bene come vendere un prodotto.
La stessa cosa vale per il porno (se vende così tanto c'è evidentemente richiesta) e per i film di guerra (mito dell'eroe).
Le donne nei film per uomini sono belle e giovani (proprio perché sanno che un uomo è solitamente attratto da donne belle e giovani).
Questo deriva perché l'uomo vuole esibire una donna giovane e bella?
No, semplicemente perché è attraente così come l'uomo bello e ricco per le donne.
Ovviamente la realtà è ben diversa, la donna "qualunque" non vedrà mai il personaggio del film (che preferirà le giovani e belle, anche se nel film accade l'incontrario).
Mentre l'uomo "qualunque" non troverà la donna disponibile e bella dei film porno.
E qui (la realtà) porta alla luce il malcontento generale...del vorrei...ma i sogni sono semplici sogni.
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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.9k 509
Gentile Utente,

nel consulto precedente ci parlava delle Sue difficoltà nelle relazioni. Non si tratta di diventare un seduttore, ma di capire in che cosa fa fatica con le donne. E qui si potrebbero aprire molte ipotesi, da verificare in terapia.
Ma non deve cercare il modo per diventare un seduttore, è ovvio che lo psicoterapeuta non Le dirà che cosa fare, perché non esiste una ricetta magica che va sempre bene.

Per risolvere la problematica deve partire da se stesso, mica dai film... Ad esempio, Lei cita gli eroi belli e muscolosi e con ideali: è ovvio che vale la pena pagare un biglietto al cinema per vedere un film fuori dal comune e non la vita e la routine di una casalinga stressata che svolge le faccende domestiche! Stessa cosa vale per l'esercito di donne comuni che incontrano il principe azzurro: è ovvio che nella realtà non accade, ma si tratta di storie che alcuni possono trovare avvincenti perché fino all'ultimo lo spettatore ha il fiato sospeso.

Quindi, quella dei film non è la realtà e non è certo lì che capirà la psicologia femminile, ma frequentando direttamente delle donne.

Cordiali saluti,

Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica

[#4]
Attivo dal 2017 al 2018
Ex utente
Io dallo psicoterapeuta ci sono andato.
Non solo da uno...ma da due.
Prima da una donna e dopo da un uomo.
La prima psicoterapeuta dopo che mi ha conosciuto ha chiuso lo studio.
Il problema secondo lei era il carattere.
Il secondo terapeuta mi ha detto che mi piacciono le belle donne (strano è?).
E che il fatto che mi piaccia le belle donne è solo una mia fissazione (visto che molti altri uomini si adattano).
Un terzo psicoterapeuta conosciuto su internet invece mi ha detto che la prima psicoterapeuta voleva essere adulata e il secondo che non sa quello che dice.
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Dr.ssa Carla Maria Brunialti Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo 18.6k 598
Gentile utente,

non ho trovato una DOMANDA nel suo consulto.

Era solo una esternazione?
Una richiesta di conferme delle Sua teorie?

A parte questo,
come mai Lei "Per comprendere la psicologia delle donne in campo sentimentale "legge libri e vede films"?
Sarebbe come se uno leggesse guide sui ristoranti
anzichè assaporare di persona i cibi proposti,
evitando il rischio che risultino gradevoli o meno solo ex post, dopo aver fatto l'esperienza degustativa.

Se questo può essere comprensibile a 18 anni, nelle prime "prove" con le ragazze,
non più alla Sua età.

Ma già le mie Colleghe hanno parlato di ciò.

Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/

[#6]
Attivo dal 2017 al 2018
Ex utente
Beh è semplice da spiegare.
Per andare al ristorante e assaporare i piatti prima bisogna essere ammessi al ristorante.
E io non sono stato mai ammesso.
Tranne da alcune donne che ho conosciuto su internet che mi hanno invitato ad uscire ma ho declinato l'invito perché fisicamente proprio non mi piacevano.
Sono andato in psicoterapia proprio per vedere se potevo cambiare la mia situazione (magari ho convinzioni sbagliate mi sono detto).
La prima psicoterapeuta mi ha chiesto come farei ad invitare ad uscire una donna.
E così le ho detto come avrei fatto in modo galante. Ma sembrava che si annoiasse.
Così ho conosciuto una donna su internet e le ho detto che secondo me sembrava un transessuale. Ha riso così tanto che ha accettato di uscire con me ma essendo troppo distante alla fine ho declinato.
La psicoterapeuta era su tutte le furie quando le ho raccontato dell'accaduto.
Solo che non era arrabbiata perché non c'era niente di male se "volevo farmela" (parole sue) quella donna conosciuta su internet ma perché ci stavo provando con lei (con la psicoterapeuta).
Cioè il fatto che le avessi riferito il modo con cui ho inviato ad uscire quella donna equivaleva avere un interesse nei suoi confronti.
Ovvio che adesso cerco di capire qualcosa di più delle donne dai libri e dai film.
Su tre psicoterapeuti tutti e tre mi dicono cose completamente diverse.
[#7]
Dr.ssa Carla Maria Brunialti Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo 18.6k 598
Mi pare che noi Psicologhe Psicoterapeute qui Le diciamo tutte la stessa cosa, pur non conoscendoci tra noi e partendo da impostazioni diverse:

di mettersi nell'esperienza, di prendere in esame le Sue difficoltà.

Più di questo online non si riesce a fare.
Ma neanche questo Lei pare pronto ad accogliere.
[#8]
Attivo dal 2017 al 2018
Ex utente
Io lo farei anche (quello di prendere in esame le mie difficoltà).

Ma Lei cosa potrebbe pensare dopo che ho interpellato tre psicoterapeuti di cui:

- una mi dice che ho un brutto carattere
- un altro che mi dice che sono una persona che ho un bel carattere e che il problema è che sono uno "chef della gnocca"
- il terzo psicoterapeuta invece dice che ho avuto una mamma troppo tradizionale e cattolica che non vorrebbe che io abbia un'altra donna.
Quando gli ho spiegato che mia mamma non è né cattolica e nemmeno tradizionalista.
Ma secondo lui ogni problema maschile è da imputare alla mamma.

Capirà che adesso ho un leggero timore a rivolgermi ad uno psicoterapeuta.
[#9]
Dr.ssa Carla Maria Brunialti Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo 18.6k 598


Veda Lei.

Nel frattempo a noi - Psicologi nonchè Psicoterapeuti - si è rivolto.





[#10]
Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233
Seguendo il suo discorso, sarebbe interessante che invece di basarsi sui cliché presenti in alcuni film e libri lei considerasse *quante* donne vedono realmente questi film pensando che è ciò che vorrebbero, piuttosto che per svago - ma anche quante donne li guardano in generale, visto che molte donne preferiscono thriller, horror, action movie.
Ha idea di quante invece apprezzino i film nei quali le donne sono eroine, protagoniste senza alcun bisogno di un uomo al quale appoggiarsi o tramite il quale conquistare qualcosa e anzi più coraggiose degli uomini? Cito ad esempio la saga di Hunger Games, ma ormai sempre più film e serie TV hanno per protagoniste donne forti che non hanno alcun bisogno di un uomo che le sostenga.
Questo significa forse che le donne non sono più interessate agli uomini o che vogliono uomini-zerbino, magari brutti (così il rischio che trovino un'altra si minimizza), inferiori e deboli, e che facciano risaltare per contrasto la loro forza?

Lei si sta affidando a un cliché perché ha difficoltà ad avvicinarsi alle donne che le piacciono, che se ho capito bene sono donne belle, appariscenti, che potrebbero essere interessate a soldi e bellezza come lei ipotizza (cosa che dipende sempre e comunque dalla singola persona e dall'ambiente nel quale la avvicina).
Se pensa che tutte le donne, o che le donne cha piacciono a lei, vogliano un uomo "bello, affermato socialmente e anche ultra fedele" e questo è un problema significa che lei pensa di non possedere queste caratteristiche né altre qualità che una donna possa apprezzare (intelligenza, brillantezza, simpatia, capacità, coraggio, entusiasmo, cultura, sensibilità ecc.).
Mi sembra un problema di autostima e di mancanza di sicurezza, qualità che attrae universalmente uomini e donne più di tante altre.
Le consiglio di guardarsi attorno per verificare quante donne stanno con uomini né belli né ricchi, ma magari fedeli (lei ambisce forse a trovare un donna che la tradisca?) e quante coppie felici sono formate da individui con pregi e difetti che si amano anche per questo.

Le suggerisco di concentrarsi su di sé e su quello che pensa di poter e non poter offrire a una donna considerando tutte le qualità e non solo bellezza e ricchezza. Se ha la sensazione di non avere molto da offrire è difficile che una donna possa vedere e apprezzare le sue qualità.

Riguardo ai terapeuti che ha consultato posso solo consigliarle di sceglierne uno che la aiuti a lavorare su questa visione rigida della realtà e sulle sue insicurezze. Se il terzo che ha sentito le sembra più adatto a lei si faccia seguire da lui, altrimenti si può sempre rivolgere ad altri.
Non si tratta tanto di raccogliere pareri e vedere se coincidono (e fra parentesi non essendo stati presenti non possiamo sapere cosa le è stato detto e perché le è stato detto, né se ha compreso il senso esatto delle parole dei nostri colleghi), quanto di fidarsi e affidarsi a un professionista che le dia una mano in questo ambito per lavorare su di sé e acquisire una consapevolezza diversa sia dei rapporti fra i sessi, sia dei motivi per i quali sta vivendo queste difficoltà e questa sfiducia.
[#11]
Attivo dal 2017 al 2018
Ex utente
Questa è già una risposta che può avere una sua logica.
Sul fatto che possa avere una bassa autostima deriva dal fatto che ho avuto esperienze negative.
Posso anche avere idee rigide sulla realtà.
Vorrei evitare il terzo terapeuta perché (oltre ad essere un pò distante) è convinto che esistano le scie chimiche e che Hillary Clinton sia un rettiliano (non sto scherzando).
Così gli ho consigliato di farsi vedere da un altro psicoterapeuta (ma non l'ha presa bene).
Andrei da un altro psicoterapeuta ma ne vorrei uno "bravo" perché oltre a non aver cambiato le mie credenze, in psicoterapia si sono rafforzate.
Non so da chi andare.
[#12]
Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233
Mi sembra che lei tenda a giudicare molto gli altri, e questo può essere un problema perché le sarà di ostacolo nel raggiungimento dell'obiettivo di fidarsi di un terapeuta.

Giudica anche sé stesso allo stesso modo o è più indulgente?
Cosa pensa di sé?
E i suoi genitori cosa pensano o pensavano di lei?
[#13]
Attivo dal 2017 al 2018
Ex utente
È vero. Gli psicoterapeuti mi sono apparsi sicuri di sé. Solo che è capitato che qualche volta gli ho corretti.
Ho studiato il costruttivismo e le teorie cognitivo-comportamentali.
La prima psicoterapeuta l'ho messa in difficoltà, è rimasta spiazzata quando le ho riferito che un libro di Jung non poteva averlo letto ai tempi dell'università perché ancora non era stato pubblicato.
Il secondo psicoterapeuta invece era incuriosito che ne sapessi così tanto sull'argomento (mi è parso anche divertito).
Quindi la mancanza di fiducia è derivata anche dal fatto che non mi sono mai sentito come qualcuno che si affida a degli psicoterapeuti prendendo per buono quanto dicevano senza avere delle prove per me convincenti.
Sono indulgente con me stesso? Non molto.
Mio padre sono anni che non lo vedo.
È una persona che critica molto.
Con mia madre ho un rapporto tranquillo.
Da giovane però era quasi sempre insoddisfatta di me. Voleva che avessi voti più alti a scuola. Seppure ero tra i più bravi a scuola. E mi sono laureato.
[#14]
Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233
Si rende conto di ingaggiare una sorta di sfida per svalutare chi ha di fronte e aspettarlo al varco per coglierlo in fallo?

Sarebbe utile che si chiedesse se, suo malgrado, si sta comportando esattamente come suo padre ha fatto con lei e magari con il resto del mondo.

Alla luce di tutto ciò che ha aggiunto il suo atteggiamento verso le donne risulta più comprensibile, ed è anche più chiara la sua difficoltà a fidarsi e affidarsi a un'altra persona, che non è perfetta e può fare degli errori esattamente come lei.

Se le sono mancati riconoscimento e stima da parte dei suoi è normale che lei non stimi nessuno e in fondo probabilmente nemmeno sé stesso, ma cercare le pecche altrui per avere conferma del fatto che nessuno è all'altezza del proprio ruolo o delle sue aspettative la condanna alla solitudine e a sentirsi incompreso, come non la comprendono i suoi genitori.
Ci rifletta.
[#15]
Attivo dal 2017 al 2018
Ex utente
Sì, questo l'ho compreso.
Nel senso che ho avuto una sorta di scetticismo nei confronti degli psicoterapeuti.
Questo deriva probabilmente dalla mia scarsa capacità di cambiare le mie credenze su ciò che definisco la "mia realtà".
Nel senso che la realtà che ho creato deriva dalle esperienze che ho avuto a cui associo delle cause (che possono essere più o meno vere o del tutto sbagliate).
Sul fattore "fiducia" del terapeuta non posso certo scegliere razionalmente se avere fiducia di una persona.
Se avessi incontrato uno psicoterapeuta che mi avesse convinto che le mie idee sono sbagliate (e le sue giuste) non sarei qui a parlarne.
E in effetti le mie credenze sulla realtà sono rimaste intatte.
[#16]
Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233
Se si rende conto di qual è l'origine (familiare) del suo atteggiamento può approcciare un professionista (ma anche le donne) in altro modo, sapendo che quando le vengono dubbi ed elabora automaticamente delle critiche queste non rappresentano "la voce della ragione", ma la voce di suo padre che criticava lei e, immagino, anche le altre persone in genere.

Questa meta-cognizione è ciò che le può consentire di provare a fidarsi senza mettere costantemente alla prova chi ha davanti, perchè di fronte al presentarsi della consueta reazione critica e scettica può fermarsi, fare un passo indietro e pensare che sta pensando certe cose solo perchè i modelli che ha interiorizzato non prevedono nè la fiducia nel'altro, nè la tolleranza del minimo errore.
Non sono pensieri "suoi", ma di chi glieli ha inculcati con l'esempio.
[#17]
Attivo dal 2017 al 2018
Ex utente
Grazie, ne terrò conto.
[#18]
Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233
Molto bene, ci rifletta e ne tenga conto per valutare i suoi rapporti con gli altri e per fare un passo indietro rispetto alle critiche che le sorgono "spontanee" - in realtà presumibilmente condizionate da ciò che ha appreso durante la sua crescita in famiglia, e non "farina del suo sacco".

Se riuscirà a fare un passo indietro, a non andare a caccia di difetti e ad essere un po' più indulgente (prima di tutto verso sé stesso) tutto andrà meglio: il mondo non le apparirà più popolato da soggetti incompetenti, deludenti, inaffidabili, ma da persone che hanno pregi e difetti e che commettono errori come lei e come i suoi genitori, senza che questo diventi motivo sufficiente per mantenere le distanze e per non lasciarsi coinvolgere dai rapporti con gli altri, di qualunque tipo, per paura di ulteriori delusioni.

Se posso darle un suggerimento le consiglierei di intraprendere una terapia psicoanalitica con un nostro collega (maschio) di esperienza, più grande di lei, con il quale lavorare sul rapporto con suo padre e sulla figura paterna che ha interiorizzato e che le sta probabilmente creando non poche difficoltà nel rapporto con gli altri.

[#19]
Attivo dal 2017 al 2018
Ex utente
I miei dubbi a riguardo della psicoterapia sono derivati dalle due esperienze che ho avuto.
La prima con la psicoterapeuta (donna) riguardano il transfert che si è creato.
È solo leggendo Freud che ho iniziato a comprendere ciò che stava accadendo.
Una sorta di attrazione verso la terapeuta.
E il modo in cui ha reagito (negativo).
Se fosse andata avanti la terapia ne avrei parlato con lei, visto che il concetto di transfert l'ho appreso successivamente.
Il transfert mi aveva portato ad abbandonare due volte la psicoterapia.
Solo adesso però ho capito i meccanismi (leggendo per conto mio).
Mi resta sempre il dubbio della motivazione per cui la psicoterapeuta non me ne abbia parlato, visto che lo percepiva.
Mi raccontava delle storie che inizialmente potevano essere veritiere ma che ad una mia successiva rielaborazione mi apparivano inventate. In effetti lo erano e quando parlavo con la psicoterapeuta scoprendo l'inganno e vedendo dall'altra parte imbarazzo e perdita (da parte della psicoterapeuta) della sua sicurezza perdevo la fiducia in lei.
Nonostante le avessi detto che se proprio doveva mentire, di farlo almeno bene, senza che me ne accorga.
Con il psicoterapeuta (uomo) questo genere di transfert non è avvenuto (per fortuna).
Ma ho abbandonato anche con il secondo psicoterapeuta.
Se avessi qualche risposta positiva (di qualsiasi genere) probabilmente sarei propenso a continuare.
Non è che non abbia mai avuto possibilità di avere relazioni sentimentali ma le donne che erano interessate a me non mi piacevano per un motivo semplice, fisicamente non mi attraevano proprio.
Mentre quelle che mi sarebbero piaciute non corrispondevano il mio interesse.
Noto che molti uomini hanno gusti più normali mentre io ho un interesse rivolto principalmente a donne oggettivamente belle.
E quando ho parlato di bellezza al secondo psicoterapeuta mi ha dato ragione dicendo che la bellezza è piuttosto oggettiva e che lui (come me) non crede che sia soggettiva.