Cosa è meglio fare per la mia vita?
Salve gentili dottori,
la mia storia è molto lunga e molto originale (per usare un eufemismo). Però cercherò di non dilungarmi troppo.
Sin da piccolo con lo studio non ho avuto mai un buon rapporto dato che non mi è mai piaciuto ma ho desiderato sempre imparare un mestiere e lavorare in futuro (il mio sogno era diventare chef ma i miei non hanno mai voluto). Arrivato al diploma, pur di far felici i miei genitori (entrambi laureati col massimo dei voti) mi sono iscritto all'università e ho scelto lingue (ma se fosse stato per me sarei andato subito a lavorare). All'inizio sembrava che andava tutto bene ed infatti riuscivo a dare esami uno dietro l'altro, poi si sono succeduti avvenimenti molto spiacevoli nella mia vita tra cui uno devastante (la perdita di mia nonna a cui ero molto legato). Da lì in pò il mio rendimento è notevolmente calato e con quest'ultimo anche la mia autostima. Studiavo quasi tutta la giornata ma non rendevo e puntualmente venivo bocciato agli esami. All'inizio a casa dicevo la verità quando venivo bocciato, poi è diventato sempre più umiliante e vergognoso per me e quindi dicevo di aver superato gli esami anche quando non era vero con la pia illusione che comunque mi sarei rimesso in carreggiata. Ma purtroppo così non è stato. E mi sono ritrovato a 25 anni senza niente ancora in mano e con un cumulo di bugie sulla coscienza che fino a tre anni fa non mi sarei mai sognato di dire, perché alla fine una tira l'altra e si entra in un circolo vizioso da cui uscirne è difficile se non impossibile. E' la cosa di cui mi vergogno di più è quella di saper fingere a punto tale che di notte piangevo (e tutt'ora lo faccio) e di mattina mi mostro sereno e felice ai miei genitori che ora sono convinti che a breve darò la tesi. E' gli unici sfoghi che ho sono le sigarette e un tic che faccio con le mani per cercare di colmare (senza riuscirci) il male che sento dentro (perché nessuno sa di questa storia neanche i miei amici).
Poi, circa 4 mesi fa, ho deciso di riprende in mano la mia vita e cercare un lavoro all'estero con la convinzione che avrei avuto il coraggio di affrontare i miei genitori prima di partire. Infatti alla fine l'ho trovato e dovrei partire la settimana prossima. Ma purtroppo ho capito subito che non ce l'avrei fatta ad affrontare i miei genitori per la troppa vergogna e così ho scritto una lettera di circa 10 pagine che avrei lasciato nel cassetto il giorno della partenza e una volta arrivato lì avrei chiamato a casa. Fino a 2 settimane fa non vedevo l'ora che arrivasse il giorno ma ora ho mille ripensamenti e sto in uno stato di confusione più totale. E' giusto che io costruisca la mia felicità sull'infelicità degli altri? I genitori vogliono sempre il meglio per i propri figli, ma se il meglio per loro non lo è per i figli? E' giusto strappare così violentemente il cordone ombelicale per il proprio futuro finché si è in tempo? Potranno mai perdonarmi per questo gesto "estremo"? Vi ringrazio in anticipo. Saluti.
la mia storia è molto lunga e molto originale (per usare un eufemismo). Però cercherò di non dilungarmi troppo.
Sin da piccolo con lo studio non ho avuto mai un buon rapporto dato che non mi è mai piaciuto ma ho desiderato sempre imparare un mestiere e lavorare in futuro (il mio sogno era diventare chef ma i miei non hanno mai voluto). Arrivato al diploma, pur di far felici i miei genitori (entrambi laureati col massimo dei voti) mi sono iscritto all'università e ho scelto lingue (ma se fosse stato per me sarei andato subito a lavorare). All'inizio sembrava che andava tutto bene ed infatti riuscivo a dare esami uno dietro l'altro, poi si sono succeduti avvenimenti molto spiacevoli nella mia vita tra cui uno devastante (la perdita di mia nonna a cui ero molto legato). Da lì in pò il mio rendimento è notevolmente calato e con quest'ultimo anche la mia autostima. Studiavo quasi tutta la giornata ma non rendevo e puntualmente venivo bocciato agli esami. All'inizio a casa dicevo la verità quando venivo bocciato, poi è diventato sempre più umiliante e vergognoso per me e quindi dicevo di aver superato gli esami anche quando non era vero con la pia illusione che comunque mi sarei rimesso in carreggiata. Ma purtroppo così non è stato. E mi sono ritrovato a 25 anni senza niente ancora in mano e con un cumulo di bugie sulla coscienza che fino a tre anni fa non mi sarei mai sognato di dire, perché alla fine una tira l'altra e si entra in un circolo vizioso da cui uscirne è difficile se non impossibile. E' la cosa di cui mi vergogno di più è quella di saper fingere a punto tale che di notte piangevo (e tutt'ora lo faccio) e di mattina mi mostro sereno e felice ai miei genitori che ora sono convinti che a breve darò la tesi. E' gli unici sfoghi che ho sono le sigarette e un tic che faccio con le mani per cercare di colmare (senza riuscirci) il male che sento dentro (perché nessuno sa di questa storia neanche i miei amici).
Poi, circa 4 mesi fa, ho deciso di riprende in mano la mia vita e cercare un lavoro all'estero con la convinzione che avrei avuto il coraggio di affrontare i miei genitori prima di partire. Infatti alla fine l'ho trovato e dovrei partire la settimana prossima. Ma purtroppo ho capito subito che non ce l'avrei fatta ad affrontare i miei genitori per la troppa vergogna e così ho scritto una lettera di circa 10 pagine che avrei lasciato nel cassetto il giorno della partenza e una volta arrivato lì avrei chiamato a casa. Fino a 2 settimane fa non vedevo l'ora che arrivasse il giorno ma ora ho mille ripensamenti e sto in uno stato di confusione più totale. E' giusto che io costruisca la mia felicità sull'infelicità degli altri? I genitori vogliono sempre il meglio per i propri figli, ma se il meglio per loro non lo è per i figli? E' giusto strappare così violentemente il cordone ombelicale per il proprio futuro finché si è in tempo? Potranno mai perdonarmi per questo gesto "estremo"? Vi ringrazio in anticipo. Saluti.
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gentile utente il classico tentativo di risolvere problemi peggiorandoli fono all'estremo.
Ciò che i genitori ritengono meglio per il figlio, come dice lei, in effetti, non è sempre meglio per il figlio e quest'ultimo deve affrontare la cosa dichiarandolo esplicitamente. ha paura di deluderli? Fuggendo lasciando una lettera crede che sarà meno peggio?
Perchè quello che sta facendo fuggendo dal timore di affrontarli, dalla paura di affrontare un conflitto con loro. Un gesto che davvero potrebbe non essere perdonato. Rischia di crearsi un futuro all'insegna della depressione! Meglio un aperto conflitto, una delusione sulla quale discutere che un gesto di fuga.
Si faccia aiutare da uno psicologo per affrontarli non commetta l'errore di fuggire.
saluti
Ciò che i genitori ritengono meglio per il figlio, come dice lei, in effetti, non è sempre meglio per il figlio e quest'ultimo deve affrontare la cosa dichiarandolo esplicitamente. ha paura di deluderli? Fuggendo lasciando una lettera crede che sarà meno peggio?
Perchè quello che sta facendo fuggendo dal timore di affrontarli, dalla paura di affrontare un conflitto con loro. Un gesto che davvero potrebbe non essere perdonato. Rischia di crearsi un futuro all'insegna della depressione! Meglio un aperto conflitto, una delusione sulla quale discutere che un gesto di fuga.
Si faccia aiutare da uno psicologo per affrontarli non commetta l'errore di fuggire.
saluti
Dr. Armando De Vincentiis
Psicologo-Psicoterapeuta
www.psicoterapiataranto.it
https://www.facebook.com/groups/316311005059257/?ref=bookmarks
[#2]
Ex utente
Salve Dottor De Vincentiis,
innanzitutto la ringrazio per la vostra celere risposta.
Volevo dirle che sono molto d'accordo su ciò che ha detto lei, una fuga (salva situazioni di violenza etc) non è mai giustificata questo lo so. Allora le voglio chiedere, come dovrei iniziare ad impostare il discorso per renderlo meno "indolore" con i miei genitori? Grazie in anticipo. Saluti
innanzitutto la ringrazio per la vostra celere risposta.
Volevo dirle che sono molto d'accordo su ciò che ha detto lei, una fuga (salva situazioni di violenza etc) non è mai giustificata questo lo so. Allora le voglio chiedere, come dovrei iniziare ad impostare il discorso per renderlo meno "indolore" con i miei genitori? Grazie in anticipo. Saluti
Questo consulto ha ricevuto 4 risposte e 1.6k visite dal 23/02/2017.
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