Mancanza totale di interessi e di motivazione
Buongiorno gentili dottori.
Ho già scritto su questo sito (in particolare, chiedendo consulti psichiatrici in merito alla mia storia clinica). Se può essere utile, faccio una premessa: sono un ragazzo di 25 anni (compiuti oggi) e,circa un anno e mezzo fa,mi è stato diagnosticato un disturbo ossessivo puro. In concomitanza, è dall'età di 19 anni che soffro di un disturbo depressivo (che si manifesta anche con attacchi di panico).Recentemente, stiamo cercando di capire con il mio nuovo specialista (dal quale vado da circa un mese) se il disturbo depressivo sia tale (come è probabile che sia) o sia in realtà una manifestazione di un disturbo ciclotimico.Ad ogni modo, scrivo in questa sezione per cercare di capire se i problemi che vi sottopongo possano essere affrontati anche ad un livello psicoterapeutico, oltre che farmacologico (dopo aver sperimentato varie combinazioni di farmaci, sono attualmente in cura con 1 cp di Cymbalta 60 mg e 2 di Tolep 300 mg mattina e sera).
Ad ogni modo,sono mesi che non riesco ad interessarmi più a nulla. Continuo a provare emozioni (ahimè, specialmente quelle negative), ma non riesco assolutamente a trovare nulla che possa gratificarmi. Che si tratti di libri, film, arte, teatro, nulla sembra suscitare in me il minimo interesse. In realtà, anche prima di ammalarmi, non ho mai avuto un hobby.Sono sempre stato un ragazzo molto studioso, anche brillante, e quella sembra essere l'unica cosa che mi riesce bene (tranne che in questi ultimi mesi, in quanto le mie condizioni gravano pesantemente sulla mia efficienza).
Da circa 2 mesi e mezzo sono stato lasciato dalla mia ragazza, dopo un rapporto di 4 anni.Con lei condividevo praticamente tutto e, forse, non sentivo il bisogno di trovare altri interessi, perché di fatto l'unica cosa che mi gratificava era la sua felicità.Sono sempre stato molto altruista e umano nei suoi confronti. L'ho praticamente aiutata in ogni circostanza, anche a costo di perdere qualcosa personalmente. Poi è arrivata la sentenza, letale, quasi senza nessun segnale.Un rapporto che sembrava destinato a durare tutta la vita, si è sgretolato in un istante, senza cause eclatanti.
Sono sempre stato un perfezionista.Forse, questo è uno dei motivi per i quali non riesco ad interessarmi a nulla.Ogni cosa alla quale mi sono interessato doveva essere oggetto di un interesse quasi didattico (ad esempio, se mi interessavo, dico a caso, alla pittura, prima di godermi un quadro dovevo capire a livello tecnico che cosa rendesse quel quadro speciale).Questo aspetto, pian piano, è giunto alla mia consapevolezza, ma pare che non basti (ed immagino che, pertanto, non sia stata l'unica causa della mancanza totale di interessi).Ho come l'impressione di aver saltato lo step in cui ci si entusiasma alle cose senza sapere perché, ed oggi non mi rimane niente.
Ho provato ad essere stringente, ma spero abbiate compreso e che possiate aiutarmi a dirimere la questione.
Grazie e cordiali saluti.
Ho già scritto su questo sito (in particolare, chiedendo consulti psichiatrici in merito alla mia storia clinica). Se può essere utile, faccio una premessa: sono un ragazzo di 25 anni (compiuti oggi) e,circa un anno e mezzo fa,mi è stato diagnosticato un disturbo ossessivo puro. In concomitanza, è dall'età di 19 anni che soffro di un disturbo depressivo (che si manifesta anche con attacchi di panico).Recentemente, stiamo cercando di capire con il mio nuovo specialista (dal quale vado da circa un mese) se il disturbo depressivo sia tale (come è probabile che sia) o sia in realtà una manifestazione di un disturbo ciclotimico.Ad ogni modo, scrivo in questa sezione per cercare di capire se i problemi che vi sottopongo possano essere affrontati anche ad un livello psicoterapeutico, oltre che farmacologico (dopo aver sperimentato varie combinazioni di farmaci, sono attualmente in cura con 1 cp di Cymbalta 60 mg e 2 di Tolep 300 mg mattina e sera).
Ad ogni modo,sono mesi che non riesco ad interessarmi più a nulla. Continuo a provare emozioni (ahimè, specialmente quelle negative), ma non riesco assolutamente a trovare nulla che possa gratificarmi. Che si tratti di libri, film, arte, teatro, nulla sembra suscitare in me il minimo interesse. In realtà, anche prima di ammalarmi, non ho mai avuto un hobby.Sono sempre stato un ragazzo molto studioso, anche brillante, e quella sembra essere l'unica cosa che mi riesce bene (tranne che in questi ultimi mesi, in quanto le mie condizioni gravano pesantemente sulla mia efficienza).
Da circa 2 mesi e mezzo sono stato lasciato dalla mia ragazza, dopo un rapporto di 4 anni.Con lei condividevo praticamente tutto e, forse, non sentivo il bisogno di trovare altri interessi, perché di fatto l'unica cosa che mi gratificava era la sua felicità.Sono sempre stato molto altruista e umano nei suoi confronti. L'ho praticamente aiutata in ogni circostanza, anche a costo di perdere qualcosa personalmente. Poi è arrivata la sentenza, letale, quasi senza nessun segnale.Un rapporto che sembrava destinato a durare tutta la vita, si è sgretolato in un istante, senza cause eclatanti.
Sono sempre stato un perfezionista.Forse, questo è uno dei motivi per i quali non riesco ad interessarmi a nulla.Ogni cosa alla quale mi sono interessato doveva essere oggetto di un interesse quasi didattico (ad esempio, se mi interessavo, dico a caso, alla pittura, prima di godermi un quadro dovevo capire a livello tecnico che cosa rendesse quel quadro speciale).Questo aspetto, pian piano, è giunto alla mia consapevolezza, ma pare che non basti (ed immagino che, pertanto, non sia stata l'unica causa della mancanza totale di interessi).Ho come l'impressione di aver saltato lo step in cui ci si entusiasma alle cose senza sapere perché, ed oggi non mi rimane niente.
Ho provato ad essere stringente, ma spero abbiate compreso e che possiate aiutarmi a dirimere la questione.
Grazie e cordiali saluti.
[#1]
Gent.le Ragazzo,
non si tratta di una "questione da dirimere" ma di integrare la terapia farmacologica con un percorso di psicoterapia che ti consenta di avviare un processo di cambiamento e di crescita personale e non solo di cura della patologia.
A tal proposito ti consiglio la lettura di questo articolo:
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/153-perche-iniziare-una-psicoterapia.html
non si tratta di una "questione da dirimere" ma di integrare la terapia farmacologica con un percorso di psicoterapia che ti consenta di avviare un processo di cambiamento e di crescita personale e non solo di cura della patologia.
A tal proposito ti consiglio la lettura di questo articolo:
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/153-perche-iniziare-una-psicoterapia.html
Dr.ssa SABRINA CAMPLONE
Psicologa-Psicoterapeuta Individuale e di Coppia a Pescara
www.psicologaapescara.it
[#3]
Gentile utente,
Lei ci scrive che
"è dall'età di 19 anni che soffro di un disturbo depressivo.."
Riguardo a questo problema,
l'abbinamento della psicoterapia alla farmacoterapia risulta vincente,
anche rispetto alle forme depressive resistenti ai soli farmaci.
Può approfondire la tematica in:
https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/6285-depressione-psicoterapia-e-piu-efficace-dei-soli-farmaci-nel-lungo-periodo.html
Saluti cordiali.
Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/
[#4]
Utente
Gentile dottoressa, innanzitutto grazie per l'intervento.
In realtà, per quanto mi riguarda, la situazione con la psicoterapia è stata caratterizzata da risultati non sempre ottimali. Ho notato che, da parte di psicologi psicoterapeuti e psichiatri, vi è una difesa dei differenti approcci (psicoterapia vs farmacoterapia, rispettivamente), che sfiora quasi il fondamentalismo. Ho notato che ci sono psichiatri molto restii a consigliare la psicoterapia e, viceversa, forse in maniera ancora più accentuata, terapeuti che sconsigliano fortemente la farmacoterapia, demonizzando in un certo senso l'uso dei farmaci come approccio terapeutico alla malattia.
Ho avuto esperienza di entrambi i fenomeni, più di una volta. Mi sono rivolto a diversi psicoterapeuti, sia nella mia città natale sia a Roma, dove adesso studio, constatando questa situazione. Il risultato è stato che mi sono ritrovato al centro di due fuochi, con il risultato che, a rimetterci, ero io stesso.
Personalmente, c'è stato un periodo della mia vita in cui mi sono trovato molto bene con i farmaci, altri in cui sembravano meno efficaci, altri ancora in cui (su consiglio di un terapeuta che avevo conosciuto) avevo dismesso gradualmente ma totalmente i farmaci, con risultati devastanti.
Addirittura, con la psicoterapia, avevo notato un aumento delle rimuginazioni in chiave ossessiva, con conseguente peggioramento del quadro clinico.
Non voglio essere assolutista, perché queste situazioni variano da caso a caso, ma nella mia personale esperienza, non sono riuscito a trovare, su Roma, un terapeuta serio che riuscisse ad aiutarmi attraverso un percorso di crescita o comunque che vi riuscisse senza inculcarmi l'idea che i farmaci fossero assolutamente una strada da evitare.
Mi piacerebbe tanto trovare un terapeuta "moderato", che capisca che i farmaci sono talvolta essenziali nella cura di determinati disturbi, e aiutandomi contemporaneamente attraverso tecniche psicoterapiche. In questo momento, tra i due "fondamentalismi", ho constatato che quello che mi ha fatto stare "meno peggio" è l'approccio farmacologico, motivo per cui mi sento restio ad intraprendere la strada della psicoterapia, anche se immagino che, trovando un terapeuta all'altezza, sarebbe ottimale. So bene che, in questi casi, bisogna sperimentare, fino a trovare quello giusto, ma d'altro canto ci ho già provato, con notevole dispendio da un punto di vista economico ed anche psicofisico. A questo punto, non so dunque quale strada intraprendere.
Dico tutto ciò senza nessuna intenzione di creare polemica. Semplicemente, riferisco quella che è stata la mia personale esperienza. La ringrazio.
Un caro saluto
In realtà, per quanto mi riguarda, la situazione con la psicoterapia è stata caratterizzata da risultati non sempre ottimali. Ho notato che, da parte di psicologi psicoterapeuti e psichiatri, vi è una difesa dei differenti approcci (psicoterapia vs farmacoterapia, rispettivamente), che sfiora quasi il fondamentalismo. Ho notato che ci sono psichiatri molto restii a consigliare la psicoterapia e, viceversa, forse in maniera ancora più accentuata, terapeuti che sconsigliano fortemente la farmacoterapia, demonizzando in un certo senso l'uso dei farmaci come approccio terapeutico alla malattia.
Ho avuto esperienza di entrambi i fenomeni, più di una volta. Mi sono rivolto a diversi psicoterapeuti, sia nella mia città natale sia a Roma, dove adesso studio, constatando questa situazione. Il risultato è stato che mi sono ritrovato al centro di due fuochi, con il risultato che, a rimetterci, ero io stesso.
Personalmente, c'è stato un periodo della mia vita in cui mi sono trovato molto bene con i farmaci, altri in cui sembravano meno efficaci, altri ancora in cui (su consiglio di un terapeuta che avevo conosciuto) avevo dismesso gradualmente ma totalmente i farmaci, con risultati devastanti.
Addirittura, con la psicoterapia, avevo notato un aumento delle rimuginazioni in chiave ossessiva, con conseguente peggioramento del quadro clinico.
Non voglio essere assolutista, perché queste situazioni variano da caso a caso, ma nella mia personale esperienza, non sono riuscito a trovare, su Roma, un terapeuta serio che riuscisse ad aiutarmi attraverso un percorso di crescita o comunque che vi riuscisse senza inculcarmi l'idea che i farmaci fossero assolutamente una strada da evitare.
Mi piacerebbe tanto trovare un terapeuta "moderato", che capisca che i farmaci sono talvolta essenziali nella cura di determinati disturbi, e aiutandomi contemporaneamente attraverso tecniche psicoterapiche. In questo momento, tra i due "fondamentalismi", ho constatato che quello che mi ha fatto stare "meno peggio" è l'approccio farmacologico, motivo per cui mi sento restio ad intraprendere la strada della psicoterapia, anche se immagino che, trovando un terapeuta all'altezza, sarebbe ottimale. So bene che, in questi casi, bisogna sperimentare, fino a trovare quello giusto, ma d'altro canto ci ho già provato, con notevole dispendio da un punto di vista economico ed anche psicofisico. A questo punto, non so dunque quale strada intraprendere.
Dico tutto ciò senza nessuna intenzione di creare polemica. Semplicemente, riferisco quella che è stata la mia personale esperienza. La ringrazio.
Un caro saluto
[#5]
"Mi piacerebbe tanto trovare un terapeuta "moderato", che capisca che i farmaci sono talvolta essenziali nella cura di determinati disturbi, e aiutandomi contemporaneamente attraverso tecniche psicoterapiche. "
Posso assicurarLe che certamente ne esistono.
Provi a cercare con pazienza qui sul portale.
Posso assicurarLe che certamente ne esistono.
Provi a cercare con pazienza qui sul portale.
Questo consulto ha ricevuto 7 risposte e 8.5k visite dal 21/02/2017.
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