Impostare la propria vita

Come posso migliorare le condizioni (esistenziali) di vita del mio ragazzo?

Non ha mai avuto del tempo quotidiano da dedicare solo a sè stesso, e ciò gli comporta molto stress e rabbia interiore per non riuscire a fare quel che più gli piacerebbe (come andare a vivere da solo o con la propria ragazza).

Più precisamente il suo tempo è ogni giorno occupato da un pressante lavoro (un'attività commerciale con orari lunghi fino a tarda sera, sei giorni su sette,a volte anche sette su sette)caratterizzato da 8 dipendenti da coordinare e molte scadenze da rispettare; e da un'incombente famiglia. La sua. E' composta da un padre di 57 anni, una sorella di 17 e un fratello di 10. La loro mamma se n'è andata tre anni fa a seguito di una molto triste malattia.
Da quando lei non c'è più, il mio ragazzo (assieme a suo padre) fa di tutto per portare avanti la famiglia. Niente di strano, fin qui.

Il punto è che lui ha talmente tanto a cuore i suoi fratelli che per loro fa di tutto, fino ad annullarsi, o quasi. Ecco degli esempi pratici: li porta a scuola/calcio , li va prendere, fa le lavatrici e porta avanti i lavori di casa alla meno peggio nei ritagli di tempo, aiuta il più piccolo nei compiti, escono assieme la sera o la domenica pomeriggio, li porta dal medico, .... e tanti altri compiti degni non di un fratello (dico io) ma di un padre, un secondo più efficiente ed organizzato padre.
Il padre del mio ragazzo lavora anch'egli molto, e curando le rappresentanze per più ditte, durante il giorno è spesso in viaggio per l'Italia. Nella mia opinione non lo vedo molto impegnato nel far crescere i suoi figli piccoli, un pò per il loro divario d'età, un pò per la mancanza di una compagna, un pò per una "stanchezza fisiologica" dovuta ai suoi 57 anni.
Come se non bastasse questa famiglia non riesce a trovare nemmeno una donna delle pulizie ( o donna di casa) che almeno portasse avanti l'argomento pulizie, preparazione dei pasti, aiuto ai piccoli quando non sono a scuola). Troppe le brutte esperienze avute con delle signore in passato (chi rubava oggetti, chi lavorava poco, chi non sapeva lavare, ecc. ecc.). Al momento nella loro casa viene una signora qualche ora a settimana che - almeno - stira i loro vestiti e poco altro.
Come fare a districare questa situazione intricata? Io abito e lavoro a 35 km di distanza dal mio ragazzo e giuro che vederlo la sera così stanco - fuori e dentro- non mi piace. Certo che quando posso lo vado ad aiutare, ma questo non basta mai. Il problema è organizzativo!
Come posso fare affinchè lui trovi il modo di staccarsi pian piano dalla sua famiglia affinchè acquisti più tempo per sè? Penso che lui conosca la soluzione (dentro di sè), ma purtoppo non trova la forza e il coraggio per dare "un taglio netto" alla situazione.
Sperando di avere esposto il problema in modo chiaro, Vi saluto cordialmente.
Grazie.










[#1]
Dr.ssa Virginia Caprino Psicologo 15
Gentile Utente,
è stata molto chiara nella richiesta di consulto, ma...è proprio sicura che il problema sia solo di tipo organizzativo? Non mi fraintenda, ma credo che il problema(se vissuto come "problema"anche dal suo ragazzo) sia forse più di tipo emotivo-affettivo...tanto è vero che lei stessa afferma che il suo ragazzo non trova il coraggio nè la forza di dare un taglio a questa situazione stressante che fa seguito a un lutto. Forse il timore di causare sofferenza nei fratelli minori e nel padre può frenarlo dalla conquista di una sua autonomia di vita?
La consapevolezza di avere un problema, di avere bisogno di aiuto e la capacità di chiederlo sono elementi fondamentali per risolvere una situazione vissuta come problematica. E se il suo ragazzo manifestasse autonomamente la volontà di comprendere quanto accade gli sarebbe utile usufruire di un supporto psicologico, che richiederebbe comunque del tempo. Quando scrivo "autonomamente" intendo sottolineare che la volontà, la motivazione a comprendere e risolvere una problema sono essenziali per un esito favorevole.
La rabbia di cui lei parla come si manifesta? Come viene interpretata dal suo ragazzo?
Immagino il suo stato d'animo nel convivere con la situazione che ci ha descritto e immagino il suo desiderio di essere di aiuto e poter progettare insieme una vita futura ma non è possibile consigliarle un modo per districare la matassa se non quello di sostenere il suo ragazzo verso un percorso graduale di distacco e autonomia associato a un sostegno psicologico.
Spero di esserle stata di aiuto e mi rendo disponibile a ulteriori chiarimenti.
Cordialmente

Dr.ssa Virginia Caprino

[#2]
Utente
Utente
La ringrazio moltissimo per avermi dato un responso così rapido, ma soprattutto così utile!

Sono pienamente d'accordo con Lei quando mi corregge scrivendo che il problema è di tipo emotivo-affettivo, non c'è dubbio.

Venendo alle Sue domande in merito a come il mio ragazzo manifesta la rabbia che prova da molti anni, Le posso dire che agli occhi dei suoi famigliari lui non si "altera" mai, anzi, mantiene una costante calma (o al massimo "sbuffa" per qualche momento fino a tornare al suo umore di sempre).

Tuttavia, quando lui parla o si confida con me, vedo che in ciò che dice (e come lo dice - con continui "sbuffi"-)ci sono i segni di un dolore, di un'insofferenza, di una tristezza dovuta a tanti sacrifici che hanno ormai raggiunto un peso intollerabile.

Giusto qualche giorno fa mi ha detto di non avere più le forze per amarmi come vorrebbe. Allo stesso tempo mi ha comunque riferito di voler dare "una ventata di aria nuova" alla sua situazione.

Il punto è che lui - a mio avviso - non sa bene da dove cominciare. La scorsa settimana mi ha pure fatto la proposta di andare a lavorare con lui nella sua attività commerciale (nella quale tra le altre cose il padre mette comunque un pò il becco).
Io ovviamente non ho accettato. Non credo che sia una cosa saggia da farsi, non voglio che il nostro rapporto si intorpidisca a causa di altri soggetti e di routine lavorative. Non penso che condividere il lavoro sia la soluzione ai problemi. Dal mio punto di vista, l'invito del mio ragazzo a lavorare con lui, non è nient'altro che una richiesta di aiuto, un modo per portare "la croce" assieme a lui. In realtà, in questo modo, penso che il peso della croce (anzichè diminuire)raddoppierà. Sbaglio?

Come Lei ha ribadito, il mio compito è quello di sostenerlo verso un graduale percorso di distacco, associato ad un autonomo sostegno psicologico.
Sono convinta come Lei che il mio ragazzo abbia bisogno di un supporto che lo aiuti a trovare la forza di staccarsi pian piano...e che ogni qual volta si trovi lontano da casa non pensi continuamente a come possono stare i suoi fratelli.

Grazie di cuore, davvero.








[#3]
Dr.ssa Virginia Caprino Psicologo 15
Gentile utente,
sono lieta di vedere che ha compreso ciò che intendevo comunicarle.
Noto che lei sta riuscendo a mantenere una certa lucidità in questa situazione stressante e questo mi sembra davvero importante per stare accanto al suo ragazzo.
Vi faccio i miei migliori auguri perchè la situazione trovi nuove e più ricche dimensioni.
Cari saluti