Dormire dal mio ragazzo... con i suoi genitori
Egregi Dottori, Vi scrivo per chiedere un parere quanto più possibile oggettivo su una questione. Ho quasi 22 anni, e sono fidanzata da circa un anno col mio ragazzo di 26. Dico circa perché durante questo anno ci siamo lasciati per 4 mesi, a causa di una forte ansia da parte mia che mi rendeva impossibile continuare. Presi questa decisione convinta di non amarlo proprio a causa del fatto che quando stavo con lui mi veniva ansia, ma poi col tempo mi sono resa conto di amarlo molto e così siamo tornati insieme. Il problema è questo: è da più o meno un paio di mesi che quasi ogni settimana rimango a dormire a casa sua. Lui vive con la madre e il suo compagno, e da parte loro c'è sempre stata discrezione e disponibilità nell'avermi lì a dormire o semplicemente a cena, anche se non ne sono sicura perché non sempre si esprimono chiaramente. Più volte sono stata reticente nell'accettare l'invito del mio ragazzo a casa sua, proprio per timore di dare fastidio e per imbarazzo, ma lui mi ha sempre detto che era tutto ok, che non davo fastidio e che anzi, i suoi erano felici di avermi lì. Io però non mi sono mai sentita completamente a mio agio. Mi sento quasi sempre in colpa quando sono da lui, come se stessi facendo qualcosa di sporco. A dare manforte e ad alimentare queste sensazioni è mia madre. Per lei il mio comportamento è irrispettoso. Sia chiaro, non è che non mi faccio scrupoli di alcun genere, di solito aspetto sempre che loro vadano a dormire per stare col mio lui. Io e mamma ci siamo scontrate tante volte per questa cosa. Oggi sono crollata. Ieri pomeriggio fino ad oggi alle 12 sono stata da lui. già da ieri ero in dubbio sul se rimanere da lui o meno, perché mia madre mi aveva fatto notare ancora una volta che stavo sbagliando. Quando ci siamo visti ho pianto, dicendogli che mi dava fastidio rimanere lì a dormire ancora una volta in presenza dei suoi, che mi sentivo a disagio, e lui mi ha tranquillizzato dicendomi che non c'era alcun problema in realtà. Fino a ieri pomeriggio la pensavo come lui, anche per il desiderio di vivere in maniera più libera, cosa che io non ho mai fatto, ma adesso non ne sono così sicura. Forse ho sbagliato davvero. Ho mancato di rispetto ai miei, ai suoi e anche a me stessa, non sapendo riconoscere che il disagio che provavo a stare da lui era dovuto al fatto di non volerci stare poi davvero. Non perché fosse lui il problema (come credevo quando arrivava l'ansia), ma semplicemente perché non ero pronta. Oltretutto l'ansia era cominciata proprio dopo essere stata a pranzo a casa sua dopo non appena due settimane di frequentazione, e ci scappò pure un prematurissimo ti amo da parte sua. In quell'occasione conobbi la madre e la sorella.La mia psicologa mi disse che in quell'occasione ero stata incapace di dirgli no proprio per paura di un suo rifiuto. Ed è la stessa dimanica che ho poi attuato fino ad ora, credo. Quindi vi chiedo: ho effettivamente sbagliato nel prendere quest'abitudine? Cosa ne pensate?
[#1]
Gentile utente,
non c'è giusto o sbagliato in queste nuove consuetudini,
ma altri fattori a cui anche Lei accenna:
il rispetto degli altri,
il rispetto di sè.
Gli altri sono i famigliari di lui, Sua madre, che possono avere opinioni differenti sulla cosa.
Il rispetto di sè riguarda soprattutto l'essere pronta: "Non perché fosse lui il problema (come credevo quando arrivava l'ansia), ma semplicemente perché non ero pronta." Accelerare i tempi per compiacere è mancarsi di rispetto.
E poi c'è l'ansia; che confonde le carte, che rende difficile capire, che mette agitazione.
Già quando vi siete lasciati per 4 mesi avrebbe potuto essere per Lei l'occasione di andare a fondo del problema,
che prima o poi si ripresenta.
Ora potrebbe lavorare di persona con una nostra Collega, per affrontare la questione dell'ansia, che c'è alla base di tutti i problemi che sta vivendo.
______________________
Ma come mai scrive a noi se ha già una psicologa?
non c'è giusto o sbagliato in queste nuove consuetudini,
ma altri fattori a cui anche Lei accenna:
il rispetto degli altri,
il rispetto di sè.
Gli altri sono i famigliari di lui, Sua madre, che possono avere opinioni differenti sulla cosa.
Il rispetto di sè riguarda soprattutto l'essere pronta: "Non perché fosse lui il problema (come credevo quando arrivava l'ansia), ma semplicemente perché non ero pronta." Accelerare i tempi per compiacere è mancarsi di rispetto.
E poi c'è l'ansia; che confonde le carte, che rende difficile capire, che mette agitazione.
Già quando vi siete lasciati per 4 mesi avrebbe potuto essere per Lei l'occasione di andare a fondo del problema,
che prima o poi si ripresenta.
Ora potrebbe lavorare di persona con una nostra Collega, per affrontare la questione dell'ansia, che c'è alla base di tutti i problemi che sta vivendo.
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Ma come mai scrive a noi se ha già una psicologa?
Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/
[#2]
Gentile ragazza,
Sta proseguendo la terapia? In caso affermativo le consiglierei di fare qualcosa che le piace (una chiacchierata con un amica per esempio) in attesa della prossima seduta. Non sembra vi sia motivo di pensare che in questo tempo accadrà qualcosa di irreparabile e si ricordi che le mancanze di "rispetto", quand'anche ci fossero, possono essere perdonate quando le persone si vogliono bene.
Si ricordi anche che può non far nulla rispetto a questa situazione per un pó di tempo e può anche fare solo quello che le va. Per un pó. Poi incontrerà la sua terapeuta, o magari la chiamerà se nel frattempo avesse interrotto la terapia e si fidasse ancora di lei.
Buona serata
Sta proseguendo la terapia? In caso affermativo le consiglierei di fare qualcosa che le piace (una chiacchierata con un amica per esempio) in attesa della prossima seduta. Non sembra vi sia motivo di pensare che in questo tempo accadrà qualcosa di irreparabile e si ricordi che le mancanze di "rispetto", quand'anche ci fossero, possono essere perdonate quando le persone si vogliono bene.
Si ricordi anche che può non far nulla rispetto a questa situazione per un pó di tempo e può anche fare solo quello che le va. Per un pó. Poi incontrerà la sua terapeuta, o magari la chiamerà se nel frattempo avesse interrotto la terapia e si fidasse ancora di lei.
Buona serata
Dr.ssa Daniela Magri
www.danielamagripsicoterapeuta.it
[#3]
Utente
Gentili Dott.sse, grazie innanzitutto per le Vostre risposte.
Mi sono mancata di rispetto, è vero, ma credo ci possa stare quando si vivono situazioni nuove, in giovane età, considerando anche che tipo ero io allora (e che sono tutt'ora ma con qualche miglioramento): insicura e bisognosa di approvazione.
Nei 4 mesi in cui io e il mio ragazzo siamo stati lontani, non ho fatto altro che stare con me stessa. Riflettere, capire, indagare, conoscermi. Anche rischiare, sfidando le mie paure. E' proprio nel momento in cui ho avuto successo nell'affrontarle che mi si sono aperti gli occhi. Mi è subito venuto l'istinto di voler condividere con lui la mia gioia, la mia 'nuova me', un po' più sicura e più felice. E lì non ho avuto più dubbi: volevo e dovevo tornarci insieme, ed è stata una delle cose più giuste che io abbia fatto nella mia vita.
Sull'ansia avevo già iniziato ad indagare l'anno scorso con la mia terapeuta (che ora non frequento più per ragioni economiche). Ovviamente, questa non investe solo il campo sentimentale, ma un po' tutte le aree della mia vita. Le ragioni sono prima di tutto familiari, da ricercare soprattutto in una madre un po' troppo rigida e severa. Forse è anche per questa rigidità che vivo male l'esperienza a casa dei miei suoceri, così come la vita in generale. Poi, alle scuole medie ho avuto un episodio di 'tradimento' da parte di quella che allora era una mia amica a cui tenevo, oltre ad episodi di bullismo, che mi hanno lasciato la paura di attaccarmi agli altri e di essere me stessa per paura dei giudizi altrui. Di conseguenza, con le persone attuo una strategia che è quella di non contraddirle quasi mai, per timore di allontanarle. Però voglio lavorare su questo e ci sto riuscendo. Spero presto di poterci riuscire anche col mio lui. Voglio davvero costruire un rapporto basato su un attaccamento sano.
Mi sono mancata di rispetto, è vero, ma credo ci possa stare quando si vivono situazioni nuove, in giovane età, considerando anche che tipo ero io allora (e che sono tutt'ora ma con qualche miglioramento): insicura e bisognosa di approvazione.
Nei 4 mesi in cui io e il mio ragazzo siamo stati lontani, non ho fatto altro che stare con me stessa. Riflettere, capire, indagare, conoscermi. Anche rischiare, sfidando le mie paure. E' proprio nel momento in cui ho avuto successo nell'affrontarle che mi si sono aperti gli occhi. Mi è subito venuto l'istinto di voler condividere con lui la mia gioia, la mia 'nuova me', un po' più sicura e più felice. E lì non ho avuto più dubbi: volevo e dovevo tornarci insieme, ed è stata una delle cose più giuste che io abbia fatto nella mia vita.
Sull'ansia avevo già iniziato ad indagare l'anno scorso con la mia terapeuta (che ora non frequento più per ragioni economiche). Ovviamente, questa non investe solo il campo sentimentale, ma un po' tutte le aree della mia vita. Le ragioni sono prima di tutto familiari, da ricercare soprattutto in una madre un po' troppo rigida e severa. Forse è anche per questa rigidità che vivo male l'esperienza a casa dei miei suoceri, così come la vita in generale. Poi, alle scuole medie ho avuto un episodio di 'tradimento' da parte di quella che allora era una mia amica a cui tenevo, oltre ad episodi di bullismo, che mi hanno lasciato la paura di attaccarmi agli altri e di essere me stessa per paura dei giudizi altrui. Di conseguenza, con le persone attuo una strategia che è quella di non contraddirle quasi mai, per timore di allontanarle. Però voglio lavorare su questo e ci sto riuscendo. Spero presto di poterci riuscire anche col mio lui. Voglio davvero costruire un rapporto basato su un attaccamento sano.
[#4]
Le Sue sagge riflessioni rincuorano,
anche se stessa immagino.
Se l'ansia dovesse tornare - cosa possibile - riprenda il percorso psicologico,
non solo per capire (percorso già fatto, mi pare di intuire),
ma soprattutto per cambiare e gestire;
magari presso il Consultorio, dove l'esborso è solo di un piccolo ticket.
Saluti cordiali.
[#5]
Utente
Sì, mi rincuorano e mi aiutano nello sconfiggere questo mostro terribile che è l'ansia. A proposito di questo, vorrei chierderLe un ulteriore consiglio: vorrei dire al mio ragazzo che oggi pomeriggio ho avuto una crisi di pianto. Di solito gli parlo sempre delle mie crisi anche se ho paura di parlargliene perché temo di mettergli tensione e quindi di allontanarlo. Lei dice che il caso o devo lasciar perdere? Grazie.
[#7]
Utente
Il fatto è che tante volte è inevitabile parlarne, perché quando siamo insieme può succedere che io sia in ansia, lui se ne accorge subito e quindi non posso nasconderlo. Ho un po' di problemi a gestire l'ansia senza coinvolgere anche lui... mi sento in colpa a stare così perché so che non posso sempre coinvolgerlo, ma non ci riesco, quindi l'ansia aumenta perché vedo teso anche lui e si innesca un circolo vizioso.
[#8]
Capische che quando sè è assieme è difficile nascondere, e forse non va nemmeno bene.
Ma riferire anche le crisi avvenute in assenza ... lo ritengo quasi una ... persecuzione.
"Ho un po' di problemi a gestire l'ansia senza coinvolgere anche lui... quindi l'ansia aumenta perché vedo teso anche lui e si innesca un circolo vizioso."
Se fosse una Sua amica a descriverLe una situazione come sopra, non la inciterebbe a chiedere aiuto ad uno specialista, ma di persona?
E quello che io faccio con Lei.
Perchè i buoni propositi sono una cosa, mettere in atto dei cambiamenti tutt'altro.
Saluti cordiali.
Ma riferire anche le crisi avvenute in assenza ... lo ritengo quasi una ... persecuzione.
"Ho un po' di problemi a gestire l'ansia senza coinvolgere anche lui... quindi l'ansia aumenta perché vedo teso anche lui e si innesca un circolo vizioso."
Se fosse una Sua amica a descriverLe una situazione come sopra, non la inciterebbe a chiedere aiuto ad uno specialista, ma di persona?
E quello che io faccio con Lei.
Perchè i buoni propositi sono una cosa, mettere in atto dei cambiamenti tutt'altro.
Saluti cordiali.
[#9]
Utente
Anche stamattina al risveglio ho avuto una delle mie crisi, e in generale per tutta la giornata mi sono sentita ansiosa. Non so in che termini potrò rivolgermi al mio ragazzo più tardi, quando lo sentirò al telefono. Non riuscirò a nascondere il mio stato d'animo e fingere di stare bene, lui se ne accorgerà e mi chiederà cos'ho e a quel punto non saprò proprio cosa dirgli. In ogni caso, La ringrazio tanto per lo sprono che mi ha dato ad agire concretamente, appena possibile mi recherò presso il Consultorio più vicino. Credevo di poter gestire da sola la cosa, ma non è così. Grazie ancora, e scusi per le mie paranoie.
[#10]
Nessuna necessità di scusarsi,
è il nostro lavoro,
che amiamo.
Conosciamo bene le difficoltà che le persone incontrano,
le loro speranze,
i tentativi riusciti e quelli andati a vuoto...
Il nostro auspicio è
che le persone decidano di curarsi seriamente,
che accettino l'aiuto,
che si impegnino nel cambiamento
affinchè la vita sia più leggera, godibile e piacevole.
Così anche per Lei.
Saluti cari.
Questo consulto ha ricevuto 10 risposte e 17.5k visite dal 19/02/2017.
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Approfondimento su Ansia
Cos'è l'ansia? Tipologie dei disturbi d'ansia, sintomi fisici, cognitivi e comportamentali, prevenzione, diagnosi e cure possibili con psicoterapia o farmaci.