Dipendenza da una relazione. Sono un cattiva persona?
Intanto vorrei ringraziare tutti gli specialisti che avranno voglia di darmi un consiglio.
Sono un uomo di 29 anni che da moltissimi anni fa ricerca su se stesso, percorsi di introspezione ecc.
Sono cresciuto in un contesto familiare disastroso ma mi sono sempre rimboccato le maniche cominciando a lavorare già a 14 anni.Questo mi ha portato,tra le altre cose,a non vivere la mia adolescenza costellata di diversi traumi.
Un anno fa ho chiuso una relazione dopo 7 anni con un uomo e non mi sono mai pentito di questa scelta;nonostante quegli anni siano stati bellissimi il nostro percorso insieme era giunto alla fine.Circa 6 mesi fa ho conosciuto un uomo con il quale ho cominciato a frequentarmi e fare progetti insieme;
i primi due mesi sono stati bellissimi ma piano piano,dentro di me è cresciuta un'ansia costante che a lungo andare mi ha portato anche ad avere dolore fisico al petto.Questa persona,nonostante a fine mese dovrà tornare nel suo paese,ha sempre detto che voleva continuare con me conoscendomi.Il problema è che io gli ho permesso di usarmi:gli ho permesso, di insultarmi, mancarmi di rispetto, deridere quello che per me è importante(come il mio percorso con uno psicologo) senza avere la forza di rispondere o puntare i piedi.Spariva per giorni senza dare spiegazioni e si stupiva se io ci rimanevo male.
Tutto questo e il mio stato mentale(che spesso mi ha portato a pensieri ossessivi)ha fatto nascere il dubbio in me che lui mi tradisse (lui non aveva mai avuto rapporti con uomini).
Ho fatto cose che mai avrei pensato di fare, cose scusabili solo ad un bambino:ho spiato il suo cellulare, i messaggi, ho trovato messaggi ambigui che mi hanno portato a contattare una sua amica alla quale ho chiesto spiegazioni.Questi comportamenti ovviamente hanno portato alla fine della relazione e a far uscire la verità: lui è sempre stato fedele e mi stimava molto più di quello che riusciva a farmi vedere. Stava facendo progetti con me (ma senza condividerli) come la ricerca di un lavoro in Italia.
Fondamentalmente, per la prima volta in vita mia, ho ferito profondamente una persona che adesso si sente sotto shock, persa e delusa. Inoltre ho rovinato il rapporto con la sua amica che ha smesso di parlargli e ho ferito anche lei.
Forse, in realtà, non ero pronto ancora ad una nuova relazione ma la domanda che mi sto facendo in questi giorni è: sono una cattiva persona? Solo una cattiva persona ferisce qualcuno a cui tiene e a cui vuole bene, solo una cattiva persona rovina un rapporto che si, ha molti problemi e forse non sarebbe continuato, ma forse non finito in questo modo traumatico.Quando non ci vedevamo provavo rabbia nei suoi confronti, frustrazione e mi sentivo usato allora perché non sono riuscito a chiudere prima questa relazione?Mi sono ritrovato a essere totalmente dipendente da quello che diceva e faceva.Forse ho fatto questo per finire la relazione e non dover continuare a distanza (Italia-Cile)?Non sono mai stato così dipendente da qualcuno.Grazie
Sono un uomo di 29 anni che da moltissimi anni fa ricerca su se stesso, percorsi di introspezione ecc.
Sono cresciuto in un contesto familiare disastroso ma mi sono sempre rimboccato le maniche cominciando a lavorare già a 14 anni.Questo mi ha portato,tra le altre cose,a non vivere la mia adolescenza costellata di diversi traumi.
Un anno fa ho chiuso una relazione dopo 7 anni con un uomo e non mi sono mai pentito di questa scelta;nonostante quegli anni siano stati bellissimi il nostro percorso insieme era giunto alla fine.Circa 6 mesi fa ho conosciuto un uomo con il quale ho cominciato a frequentarmi e fare progetti insieme;
i primi due mesi sono stati bellissimi ma piano piano,dentro di me è cresciuta un'ansia costante che a lungo andare mi ha portato anche ad avere dolore fisico al petto.Questa persona,nonostante a fine mese dovrà tornare nel suo paese,ha sempre detto che voleva continuare con me conoscendomi.Il problema è che io gli ho permesso di usarmi:gli ho permesso, di insultarmi, mancarmi di rispetto, deridere quello che per me è importante(come il mio percorso con uno psicologo) senza avere la forza di rispondere o puntare i piedi.Spariva per giorni senza dare spiegazioni e si stupiva se io ci rimanevo male.
Tutto questo e il mio stato mentale(che spesso mi ha portato a pensieri ossessivi)ha fatto nascere il dubbio in me che lui mi tradisse (lui non aveva mai avuto rapporti con uomini).
Ho fatto cose che mai avrei pensato di fare, cose scusabili solo ad un bambino:ho spiato il suo cellulare, i messaggi, ho trovato messaggi ambigui che mi hanno portato a contattare una sua amica alla quale ho chiesto spiegazioni.Questi comportamenti ovviamente hanno portato alla fine della relazione e a far uscire la verità: lui è sempre stato fedele e mi stimava molto più di quello che riusciva a farmi vedere. Stava facendo progetti con me (ma senza condividerli) come la ricerca di un lavoro in Italia.
Fondamentalmente, per la prima volta in vita mia, ho ferito profondamente una persona che adesso si sente sotto shock, persa e delusa. Inoltre ho rovinato il rapporto con la sua amica che ha smesso di parlargli e ho ferito anche lei.
Forse, in realtà, non ero pronto ancora ad una nuova relazione ma la domanda che mi sto facendo in questi giorni è: sono una cattiva persona? Solo una cattiva persona ferisce qualcuno a cui tiene e a cui vuole bene, solo una cattiva persona rovina un rapporto che si, ha molti problemi e forse non sarebbe continuato, ma forse non finito in questo modo traumatico.Quando non ci vedevamo provavo rabbia nei suoi confronti, frustrazione e mi sentivo usato allora perché non sono riuscito a chiudere prima questa relazione?Mi sono ritrovato a essere totalmente dipendente da quello che diceva e faceva.Forse ho fatto questo per finire la relazione e non dover continuare a distanza (Italia-Cile)?Non sono mai stato così dipendente da qualcuno.Grazie
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>>> sono una cattiva persona?
>>>
Non possiamo dirlo senza conoscerla. Una rondine non fa primavera e inoltre, come sappiamo, nella coppia le persone riescono a dare il meglio e il peggio di sé.
>>> Sono un uomo di 29 anni che da moltissimi anni fa ricerca su se stesso, percorsi di introspezione ecc.
>>>
Può essere più specifico su questo punto? Che percorsi ha fatto, di che tipo? Psicoterapie, di che approccio? Presentando al terapeuta quali problemi, specificamente?
>>>
Non possiamo dirlo senza conoscerla. Una rondine non fa primavera e inoltre, come sappiamo, nella coppia le persone riescono a dare il meglio e il peggio di sé.
>>> Sono un uomo di 29 anni che da moltissimi anni fa ricerca su se stesso, percorsi di introspezione ecc.
>>>
Può essere più specifico su questo punto? Che percorsi ha fatto, di che tipo? Psicoterapie, di che approccio? Presentando al terapeuta quali problemi, specificamente?
Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com
[#2]
Utente
Intanto grazie per la risposta.
Il dubbio su me stesso nasce da quello che ho fatto negli ultimi giorni/mesi visto che, fino ad ora, ho sempre cercato di muovermi nel massimo rispetto di me stesso e degli altri senza mai ferire nessuno (almeno volontariamente).
In modo più o meno discontinuo ho sempre seguito percorsi con specialisti da quando ho 17 anni dopo aver subito un trauma piuttosto forte che ancora sto elaborando (una violenza fisica). Ho sempre seguito percorsi con psicologi e mai con psichiatri. Ho seguito percorsi di gruppo e non.
Sono naturopata, faccio molta meditazione, cerco di osservarmi sempre per capire se le strade che seguo siano quelle giuste.
Anche la mia fede (buddismo), fondamentalmente mi porta a conoscermi sempre meglio e a mettermi in discussione.
Il fatto è che in questo ultimo anno sono come regredito e ho fatto cose che non sono da me, non mi riconosco più e quest'ultima frequentazione è stata l'ennesima prova che non sono "dove dovrei essere". Mi spiace per la lunghezza dei miei post ma sono un po' logorroico e non mi è facile spiegare. Ho sempre pensato di essere una buonissima persona e adesso non lo so più...
Sono attualmente seguito da uno psicologo ma è come se non riuscissi ad arrivare "al nocciolo" e mi sembra solo di peggiorare.
Grazie
Il dubbio su me stesso nasce da quello che ho fatto negli ultimi giorni/mesi visto che, fino ad ora, ho sempre cercato di muovermi nel massimo rispetto di me stesso e degli altri senza mai ferire nessuno (almeno volontariamente).
In modo più o meno discontinuo ho sempre seguito percorsi con specialisti da quando ho 17 anni dopo aver subito un trauma piuttosto forte che ancora sto elaborando (una violenza fisica). Ho sempre seguito percorsi con psicologi e mai con psichiatri. Ho seguito percorsi di gruppo e non.
Sono naturopata, faccio molta meditazione, cerco di osservarmi sempre per capire se le strade che seguo siano quelle giuste.
Anche la mia fede (buddismo), fondamentalmente mi porta a conoscermi sempre meglio e a mettermi in discussione.
Il fatto è che in questo ultimo anno sono come regredito e ho fatto cose che non sono da me, non mi riconosco più e quest'ultima frequentazione è stata l'ennesima prova che non sono "dove dovrei essere". Mi spiace per la lunghezza dei miei post ma sono un po' logorroico e non mi è facile spiegare. Ho sempre pensato di essere una buonissima persona e adesso non lo so più...
Sono attualmente seguito da uno psicologo ma è come se non riuscissi ad arrivare "al nocciolo" e mi sembra solo di peggiorare.
Grazie
[#3]
>>> Ho sempre pensato di essere una buonissima persona
>>>
Questo potrebbe essere uno dei punti fondamentalmente critici, e mi pare strano che nessuno degli psicologi a cui si è rivolto sinora le abbia mai fatto notare che si tratta di una possibile rigidità. Nessuno è totalmente buono o totalmente cattivo. Ma se lei è sempre stato convinto di essere buonissimo, è chiaro che ora per contrasto si sente cattivo.
Le persone sentono le cose per confronto. Se tiene una mano per un'ora nell'acqua ghiacciata, mettendola poi nell'acqua a temperatura ambiente le sembrerà bollente. Ma non è bollente, è solo il contrasto rispetto allo stato precedente che le dà quella sensazione.
>>> è come se non riuscissi ad arrivare "al nocciolo"
>>>
E questo potrebbe essere un altro presupposto critico, da correggere: che per stare meglio occorra andare "al nocciolo", in profondità, occorra "capire".
Che tipo di percorso sta seguendo adesso, intendo l'approccio? Ed è uno psicologo o uno psicologo psicoterapeuta?
>>>
Questo potrebbe essere uno dei punti fondamentalmente critici, e mi pare strano che nessuno degli psicologi a cui si è rivolto sinora le abbia mai fatto notare che si tratta di una possibile rigidità. Nessuno è totalmente buono o totalmente cattivo. Ma se lei è sempre stato convinto di essere buonissimo, è chiaro che ora per contrasto si sente cattivo.
Le persone sentono le cose per confronto. Se tiene una mano per un'ora nell'acqua ghiacciata, mettendola poi nell'acqua a temperatura ambiente le sembrerà bollente. Ma non è bollente, è solo il contrasto rispetto allo stato precedente che le dà quella sensazione.
>>> è come se non riuscissi ad arrivare "al nocciolo"
>>>
E questo potrebbe essere un altro presupposto critico, da correggere: che per stare meglio occorra andare "al nocciolo", in profondità, occorra "capire".
Che tipo di percorso sta seguendo adesso, intendo l'approccio? Ed è uno psicologo o uno psicologo psicoterapeuta?
[#4]
Utente
"Psicologo ipnologo, counselor strategico specializzato in consulenza breve nella visione olistica dell’essere umano. "
Si ha ragione, mi ha portato all'attenzione un punto su cui riflettere; la mia convinzione di essere buono porta a definirmi cattivo quando commetto errori, è una rigidità.
Si ha ragione, mi ha portato all'attenzione un punto su cui riflettere; la mia convinzione di essere buono porta a definirmi cattivo quando commetto errori, è una rigidità.
[#6]
Utente
Abbiamo affrontato in modo più diretto altre cose (la frequentazione è finita da soli 4 giorni) e lui si è concentrato molto di più su quello che mi è successo da giovane e sul rapporto con mio padre.
Secondo lui tanto dipende da questi due fattori.
Il mio non sentirmi all'altezza, cercare sempre conferme nell'ambiente esterno, elemosinare attenzioni e affetto accontentandomi, la forte paura della solitudine.
Lo psicologo mi ha detto che "e' come se tu vivessi i piccoli traumi delle relazioni con un peso in più per quello che ti ha segnato nel passato ma, allo stesso tempo, ne sei dipendente"
Credo che, di fondo, io mi voglio anche punire per qualcosa ed è quello che ho fatto con le mie azioni (spiare il cellulare, contattare l'amica...) arrivando quasi a rischiare una denuncia. Sono dipendente da questa persona ma, allo stesso tempo, sapevo che non avrei avuto la forza di affrontare una relazione a distanza per 6 mesi...il Cile non è dietro l'angolo, soprattutto con i presupposti che c'erano.
Secondo lui tanto dipende da questi due fattori.
Il mio non sentirmi all'altezza, cercare sempre conferme nell'ambiente esterno, elemosinare attenzioni e affetto accontentandomi, la forte paura della solitudine.
Lo psicologo mi ha detto che "e' come se tu vivessi i piccoli traumi delle relazioni con un peso in più per quello che ti ha segnato nel passato ma, allo stesso tempo, ne sei dipendente"
Credo che, di fondo, io mi voglio anche punire per qualcosa ed è quello che ho fatto con le mie azioni (spiare il cellulare, contattare l'amica...) arrivando quasi a rischiare una denuncia. Sono dipendente da questa persona ma, allo stesso tempo, sapevo che non avrei avuto la forza di affrontare una relazione a distanza per 6 mesi...il Cile non è dietro l'angolo, soprattutto con i presupposti che c'erano.
[#7]
Ok, ma quindi mi pare di capire che a parte restituzioni e interpretazioni non stia ricevuto istruzioni *pratiche* su cosa fare o non fare riguardo alla bassa autostima, all'elemosinare attenzioni e la dipendenza affettiva, mi sbaglio?
Tali aspetti sembrano ben più fondamentale del problema contingente della relazione di fronte a cui si trova ora. E andrebbero affrontati per primi, pena il rischio della ricorrenza nel tempo delle difficoltà relazionali.
Tali aspetti sembrano ben più fondamentale del problema contingente della relazione di fronte a cui si trova ora. E andrebbero affrontati per primi, pena il rischio della ricorrenza nel tempo delle difficoltà relazionali.
[#8]
Utente
le cose pratiche che mi ha consigliato di fare, oltre ad esercizi con lui e da solo, meditazioni, visualizzazioni ecc, sono quelle di stare da solo con me stesso per il momento, uscire o fare qualcosa che mi piaccia e mi appassiona quando sento salire la forte ansia o la rabbia, scrivere e disegnare molto (cosa che prima facevo spesso).
Inoltre sto seguendo un percorso floriterapico con una collega.
Inoltre sto seguendo un percorso floriterapico con una collega.
[#9]
Da un punto di vista prettamente strategico non si tratta di prescrizioni specifiche, per questo è abbastanza prevedibile che non stiano funzionando. Del resto a quanto capisco lo psicologo da cui si sta recando non è psicoterapeuta.
La floriterapia può tranquillamente abbandonarla, non credo le servirà granché.
Spiace dirlo, ma non è con compiti generici o attraverso l'olfatto che si correggono i comportamenti e gli atteggiamenti disfunzionali.
Riguardo al problema relazionale come dicevo può probabilmente essere letto in funzione della scarsa autostima e dipendenza affettiva, che andrebbero risolte per prime.
Il suggerimento è di rivolgersi a un collega psicoterapeuta per entrambe le cose.
La floriterapia può tranquillamente abbandonarla, non credo le servirà granché.
Spiace dirlo, ma non è con compiti generici o attraverso l'olfatto che si correggono i comportamenti e gli atteggiamenti disfunzionali.
Riguardo al problema relazionale come dicevo può probabilmente essere letto in funzione della scarsa autostima e dipendenza affettiva, che andrebbero risolte per prime.
Il suggerimento è di rivolgersi a un collega psicoterapeuta per entrambe le cose.
Questo consulto ha ricevuto 11 risposte e 1.8k visite dal 15/02/2017.
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