Competizione, rabbia, disperazione e gelosia

Buonasera,

Vi scrivo perché ritengo di esser arrivata ad un punto morto.

Purtroppo da due anni (credo) mi sento in costante competizione "con il mondo" (o meglio, con il mondo femminile). Provo spesso un senso d'inferiorità, scatenato generalmente dalla gelosia, che poi sfocia in scatti di rabbia.
Penso che io abbia iniziato a sentirmi così da quando il mio ragazzo (siamo fidanzati da 5 anni, mai avuto grossi problemi) ha gradualmente smesso di dirmi frasi o parole carine (mi dimostra comunque il suo amore attraverso i gesti). Ne abbiamo anche parlato, ma dice che ormai non gli viene più spontaneo. Prova imbarazzo nel farmi un complimento o a chiamarmi "amore".
Inoltre, lui è molto determinato e ottiene sempre ciò che vuole con il massimo (o quasi) dei risultati.
Quindi a mio parere: il calo delle sue paroline/attenzioni ha fatto sì che io iniziassi a "odiare" qualunque ragazza gli rivolga la parola (a parte due mie care amiche). Io ho fiducia in lui, ma non mi sembra di ricevere un trattamento "speciale" rispetto a quelle che ronzano intorno. Magari a loro fa il complimento per il disegno, per la maglietta, per qualcosa, mentre con me scherza e basta (a tal punto da non capire più dove finisce lo scherzo e dove inizia ad esser serio). A volte accorre ad aprire la porta del bar a ragazze che arrivano/vanno, mentre a me lascia che la porta si chiuda in faccia.
Quando sento che qualcuna che non mi va a genio inizia a dire una parola di troppo, appena se ne va, scateno l'inferno o mi dispero. Eppure so di non essere inferiore a lei.
Sento come il bisogno di costante approvazione. Io non sono in grado, come lui, di raggiungere tutto ciò che voglio con il massimo dei risultati.
Mi dispero all'idea che io possa disperarmi ancora, perché so che queste mie reazioni si ripercuotono sulla nostra relazione.
Inoltre mi trovo praticamente senza alcuna amicizia femminile (a parte le due menzionate in precedenza, che conosco da un annetto) perché quella che era la mia migliore amica, è scomparsa da quando ha cambiato fidanzato, mentre un'altra non mi rivolge più la parola per una passeggiata che ha trovato noiosa.
Non so più cosa fare, odio il mondo femminile perché queste due amiche non si sono dimostrate tali e perché qualcuna potrebbe "presentarsi" migliore e rovinarmi la relazione. Tuttavia mi manca una stretta amicizia femminile.

Mi scuso per il papiro,
Grazie
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Dr.ssa Alessia Ghisi Migliari Psicologo 127 7
Gentile Utente,
Il suo "odio" per il mondo femminile, queste rancore, appaiono come la punta estrema di questa profonda insoddisfazione e insicurezza.
Anche lei fa, di fatto, parte del mondo femminile.
E pur scrivendoci di non sentirsi inferiore, giustamente, alle altre, i Suoi atteggiamenti paiono suggerire il contrario. Vedrai l'insicurezza come causa della gelosia, più che il contrario.
Comprensibile il dispiacere e la costernazione nel percepire il suo compagno diverso da quel che era.
E questo cambiamento pare avere scatenato in lei questa frustrazione: non mi considera più, preferisce tutte le altre, con loro è gentile.
Nessuno purtroppo rasenta talmente la perfezione da raggiungere tutti gli scopi inseguiti; e perché mai Lei dá per scontato di non essere all' "altezza" di realizzarsi quanto fa lui?
Posso chiederLe se ne ha parlato apertamente con lui circa come si sente?
O se ha avuto esperienze precedenti importanti ( dubito, dato la giovane etá) nelle quali è accaduto qualcosa di simile a ciò che sta avvenendo?
Se lui tornasse come un tempo, crede che queste emozioni negative enormi svanirebbero?
Parla di "competizione col mondo" feminile (amiche non affidabili, ma naturale bisogno di amicizia). Ma la competizione sembra essere in atto con se stessa.
Se anche il Suo ragazzo non si sta comportando esattamente come un tempo, o come sarebbe il caso, il focus di tutto, il centro, come è giusto che sia, è Lei.
Competizione e rabbia e disperazione... Il Suo titolo è molto significativo e profondo.
Ecco perché mi son permessa di porLe queste domande...

dr.ssa Alessia Ghisi Migliari

[#2]
Utente
Utente
Io stessa mi rendo conto del fatto che i miei atteggiamenti lascino intendere e dimostrino il contrario.
A volte penso che la mia insicurezza sia dovuta alla relazione che ho con un genitore: gli voglio un gran bene, ma fin da piccola (e tutt'ora, anche se meno) ho paura di dire o fare qualcosa di sbagliato, che possa deluderlo o farlo arrabbiare. Tuttavia non mi spiego come questo possa influenzare i miei rapporti.
Penso di non esserne all'altezza perché anche dando il massimo, non riesco a perseguire il mio obiettivo. Un esempio può essere l'Università: per quanto io mi possa impegnare, non riesco a superare esami che magari lui ha superato con il massimo dei voti (non frequentiamo nè lo stesso corso di laurea, nè la stessa Università, ma entrambi i nostri corsi sono scientifici). Però io, a differenza sua, fatico molto a parlare di fronte a molte persone. Io non sono e non voglio apparire come una ragazza "stupida".
Sì, è capitato spesso di parlarne. Fortunatamente comunichiamo molto e ci apriamo tranquillamente l'uno con l'altro. Infatti lui spesso, dopo qualche mia "scenata di gelosia", mi chiede perché mi comporto così e dice che è necessario andar al fondo della questione, perché queste reazioni non fanno bene nè a me nè a lui (mentre io a volte mi limito a dirgli "cerco di smetterla, terrò per me ciò che penso" e lui, giustamente, ritiene che tenerlo per me sia peggio).
No, non ho avuto esperienze simili significative. Ho, prima di lui, frequentato per un annetto un ragazzo che in parole povere mi ha trattata come uno zerbino. Pare assurdo, ma da "ragazzina ingenua" che ero, stavo dietro alle sue imposizioni (non fare questo e quello) mentre lui faceva i suoi comodi (e dovevo tacere) con amiche varie. Mi ha riempita di insulti non appena ha saputo della mia attuale relazione.
Certamente non si comporta come un tempo, ma ciò non toglie che sia sempre amorevole e attento (seppur in modo differente) nei miei confronti.
Spesso gli dico che se tornasse come prima, io mi sentirei gradualmente meno in competizione e meno gelosa, ma non posso sapere se effettivamente sarebbe così. Noto però che, quando passiamo più giorni insieme (esempio una settimana di vacanza), mi sento più rilassata e in pace con me stessa. Sarà forse perché vivo "a pieno" la relazione? Non saprei come spiegar meglio ciò che intendo dire.
Sembrerà veramente sciocco, ma a volte penso anche che se non avessi la pancetta che ho, tutti i miei problemi svanirebbero.
Poi purtroppo penso di essere presa poco sul serio, perché quando provo emozioni forti (che siano di rabbia, felicità o tristezza) scoppio a piangere/lacrimare. Anche per questo temo "il pubblico" .
Ed è sempre una reazione a catena: se provo gelosia, mi dispero piangendo o mi arrabbio (e poi piango), se mi vergogno piango, se qualcuno inizia a parlarmi entrando nel personale (intendo proprio a parlare alla mia "anima") devo fare uno sforzo immane per cercare di riuscire a non piangere (se apro bocca, esplodo in un pianto, ma se sto zitta ho buone probabilità di riuscire a resistere fino alla fine).

Comunque la ringrazio per la sua immediata risposta.
[#3]
Dr.ssa Alessia Ghisi Migliari Psicologo 127 7
Gentile ragazza,
Per prima cosa Le consiglio di tenere presente che tutta questa paura di sembrare "stupida", di parlare in pubblico, uniti alla pressione di "riuscire", sono ingredienti che giá bastano, per esempio, a non far "riuscire" un esame universitario come vorremmo.
Questa solo una piccola annotazione (non so quanto ami la facoltá che ha scelto, come si trovi ecc.).
L'emotivitá profonda che si muove in Lei in molte occasioni inevitabilmente influisce sulla Sua vita sociale, e quindi diventa davvero un circolo vizioso che si autoalimenta: il non riuscire in determinati ambiti diviene conferma di una supposta "inferioritá" (fino ad accettare un ragazzo non esattamente rispettoso...).
C'è, a mio avviso, una autocritica perpetua, tipica quando l'insicurezza è forte. Con queste premesse, anche ciò che potrebbe essere piacevole e vissuto con gioia (come sarebbe bello alla sua etá) diviene fonte di pena.
Molto bene che col Suo ragazzo vi sia dialogo.
Ma, e vedo ne è consapevole, il problema è più profondo.
Il pensiero su delle parole dette o una pancia da "appiattire" per risolvere il problema, sono pensieri "magici".
Lei racconta di un rapporto conflittuale con un genitore (tutti i raporti importanti sono conflittuali). Il volere sentirsi all'altezza, come se si fosse una bambina che teme di essere deludente e "sgridata".
Si è mai rivolta a uno specialista in campo psicologico, se posso?