Schemi disfunzionali
Buongiorno,
Avrei bisogno di un chiarimento in merito ad un aspetto emerso durante la seduta di ieri.
Non so se riuscirò a spiegarmi bene, spero di sì...
Avevo già parlato con il mio terapeuta del fatto che ho vissuto un'infanzia (da 5 a 30 anni) fatta di regole molto rigide, che mi hanno portata a reprimere sempre desideri ed emozioni e che mi ha portato a sviluppare il pensiero che il mancato rispetto delle regole mi portava ad essere rifiutata dagli altri.
Durante la seduta di ieri, approfondendo meglio questo aspetto, ho capito che la percezione avuta dal terapeuta fosse che autonomamente avessi sviluppato questo schema ed infatti, più volte mi ha incoraggiata a concedermi un po' di libertà, concedermi anche di trasgredire in modo da comprendere che se anche una volta non facevo esattamente quanto mi veniva richiesto non sarebbe successo niente....
La realtà però è un'altra. Non ho sviluppato autonomamente questa idea ma ho sempre vissuto sotto la costante minaccia che il non osservare le regole mi avrebbe portato a perdere tutto: amici ed anche i genitori. E anche solo il pensiero di trasgredire avrebbe potuto portare a quel risultato è purtroppo ho visto attuare tutto questo su altre persone intorno a me.
Il terapeuta compresa questa cosa, mi ha detto che alla luce di questo aspetto molti dei miei comportamenti e dei mie schemi relazionali attuali sono molto più comprensibili e "giustificati".
Ora mi chiedo c'è davvero una differenza tra uno schema comportamentale auto-indotto ed uno sviluppato in seguito a una sorta di "trauma" infantile? C'è differenza anche su quanto questo comportamento è radicalizzato nella mente? Ed esiste di conseguenza un modo diverso di approcciare il problema anche durante la terapia? Perché io ho veramente paura di essere libera.... l'idea di trasgressione al momento mi è assolutamente inconcepibile... Grazie.
Avrei bisogno di un chiarimento in merito ad un aspetto emerso durante la seduta di ieri.
Non so se riuscirò a spiegarmi bene, spero di sì...
Avevo già parlato con il mio terapeuta del fatto che ho vissuto un'infanzia (da 5 a 30 anni) fatta di regole molto rigide, che mi hanno portata a reprimere sempre desideri ed emozioni e che mi ha portato a sviluppare il pensiero che il mancato rispetto delle regole mi portava ad essere rifiutata dagli altri.
Durante la seduta di ieri, approfondendo meglio questo aspetto, ho capito che la percezione avuta dal terapeuta fosse che autonomamente avessi sviluppato questo schema ed infatti, più volte mi ha incoraggiata a concedermi un po' di libertà, concedermi anche di trasgredire in modo da comprendere che se anche una volta non facevo esattamente quanto mi veniva richiesto non sarebbe successo niente....
La realtà però è un'altra. Non ho sviluppato autonomamente questa idea ma ho sempre vissuto sotto la costante minaccia che il non osservare le regole mi avrebbe portato a perdere tutto: amici ed anche i genitori. E anche solo il pensiero di trasgredire avrebbe potuto portare a quel risultato è purtroppo ho visto attuare tutto questo su altre persone intorno a me.
Il terapeuta compresa questa cosa, mi ha detto che alla luce di questo aspetto molti dei miei comportamenti e dei mie schemi relazionali attuali sono molto più comprensibili e "giustificati".
Ora mi chiedo c'è davvero una differenza tra uno schema comportamentale auto-indotto ed uno sviluppato in seguito a una sorta di "trauma" infantile? C'è differenza anche su quanto questo comportamento è radicalizzato nella mente? Ed esiste di conseguenza un modo diverso di approcciare il problema anche durante la terapia? Perché io ho veramente paura di essere libera.... l'idea di trasgressione al momento mi è assolutamente inconcepibile... Grazie.
[#2]
Gentile utente,
L'ultimo consulto fornitole è di 4 giorni fa.
Un lavoro psicoterapeutico che ha lo scopo di scavare nell'intimità dell'anima umana, non è:
-facile
-semplice
- veloce
- immediatamente risolutivo
Se come ci riporta, lei ha vissuto 25 anni di:
- regole ferree,
-repressione emotiva,
- timore di essere rifiutata in conseguenza ad un errore
non può pretendere di comprendere, attraversare e risolvere il lungo dolore della sua vita in pochi mesi dato che ha iniziato a prendersi cura di lei dal 4 dicembre.
Il tempo è ancora non sufficiente anche probabilmente per creare una sana alleanza terapeutica tra lei e il suo curante. Questa arriverà. Ma c'è bisogno di pazienza, condivisione di dolore e volontà.
La fretta risolutiva in terapia è dannosa!
Un saluto
L'ultimo consulto fornitole è di 4 giorni fa.
Un lavoro psicoterapeutico che ha lo scopo di scavare nell'intimità dell'anima umana, non è:
-facile
-semplice
- veloce
- immediatamente risolutivo
Se come ci riporta, lei ha vissuto 25 anni di:
- regole ferree,
-repressione emotiva,
- timore di essere rifiutata in conseguenza ad un errore
non può pretendere di comprendere, attraversare e risolvere il lungo dolore della sua vita in pochi mesi dato che ha iniziato a prendersi cura di lei dal 4 dicembre.
Il tempo è ancora non sufficiente anche probabilmente per creare una sana alleanza terapeutica tra lei e il suo curante. Questa arriverà. Ma c'è bisogno di pazienza, condivisione di dolore e volontà.
La fretta risolutiva in terapia è dannosa!
Un saluto
Dr. Francesco Emanuele Pizzoleo. Psicoterapia cognitiva e cognitivo comportamentale.
[#3]
Utente
Buonasera,
So perfettamente che non è un percorso immediato.... il mio non era un tentativo di "voler mettere fretta " al percorso terapeutico....
Volevo solo sapere se c'è qualche differenza tra uno schema disfunzionale prodotto autonomamente e lo stesso schema disfunzionale insorto come effetto di una forma di violenza psicologica.
Grazie comunque.
So perfettamente che non è un percorso immediato.... il mio non era un tentativo di "voler mettere fretta " al percorso terapeutico....
Volevo solo sapere se c'è qualche differenza tra uno schema disfunzionale prodotto autonomamente e lo stesso schema disfunzionale insorto come effetto di una forma di violenza psicologica.
Grazie comunque.
[#4]
Ci può essere differenza come no. Questo però lo deve analizzare in terapia.
Noi siamo qui per offrire spunti e suggerimenti utili per gli utenti che ci contattano. Gli utenti non sono pazienti con i quali possiamo relazionarci dal vivo e quindi online ci sono dei grossi limiti. Motivo per il quale non posso rispondere alla sua domanda. Non abbiamo una relazione clinica diagnostica e curativa ne tanto meno conosco dettagliatamente la sua storia di vita e i suoi vissuti cognitivi.
Le potrei dire che è comunque possibile e plausibile (e sottolineo possibile) che schemi e modalità traumatiche vissute, abbiano innescato i suoi modi caratteriali, emotivi e comportamentali per i quali si è avvalsa della terapia.
Restano però ipotesi. Tutto va chiarito e approfondito de visu con il suo terapeuta.
Noi siamo qui per offrire spunti e suggerimenti utili per gli utenti che ci contattano. Gli utenti non sono pazienti con i quali possiamo relazionarci dal vivo e quindi online ci sono dei grossi limiti. Motivo per il quale non posso rispondere alla sua domanda. Non abbiamo una relazione clinica diagnostica e curativa ne tanto meno conosco dettagliatamente la sua storia di vita e i suoi vissuti cognitivi.
Le potrei dire che è comunque possibile e plausibile (e sottolineo possibile) che schemi e modalità traumatiche vissute, abbiano innescato i suoi modi caratteriali, emotivi e comportamentali per i quali si è avvalsa della terapia.
Restano però ipotesi. Tutto va chiarito e approfondito de visu con il suo terapeuta.
Questo consulto ha ricevuto 4 risposte e 1.6k visite dal 08/02/2017.
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