Ipocondria
GentilI dottori,dopo aver discusso di nuovo col curante sul fatto che i miei siano sintomi che non riguardano realmente una malattia o allergia,come ora credo,Vorrei porre a voi una domanda: premesso che dall'età di 15 anni soffro di ansia e depressione e dall'età di 20 oltre che da psicologa sono seguita anche da psichiatra,vorrei capire cosa c'è alla base di questo disturbo,se io davvero da sola,con la forza della mente riesco a provocarmi dei sintomi,oppure li immagino semplicemente.questo non riesco a capire. SOno convinta che sè mi venisso spiegato il meccanismo che c'è dietro ciò,potrei imparare a "smontare" il tutto dalla base,così come sono riuscita da sola a non farmi venire più attacchi di panico. La mia terapeuta sembra che non dia importanza a questa mia domanda. Grazie
[#1]
Gentile utente,
A quale disturbo si riferisce
-ansia ipocondriaca o depressione?
- quali sono le sue paure?
- come è il rapporto con la collega psicologa che la segue?
A quale disturbo si riferisce
-ansia ipocondriaca o depressione?
- quali sono le sue paure?
- come è il rapporto con la collega psicologa che la segue?
Dr. Francesco Emanuele Pizzoleo. Psicoterapia cognitiva e cognitivo comportamentale.
[#2]
Psicologo, Psicoterapeuta
Gentile utente,
dice di essere riuscita a estinguere da sola gli attacchi di panico, ma in base a quello che scrive probabilmente è riuscita a spostare il sintomo passando dall'attacco di panico ad una presunta ipocondria. Si affidi alla sua terapeuta, saprà sicuramente come operare.
dice di essere riuscita a estinguere da sola gli attacchi di panico, ma in base a quello che scrive probabilmente è riuscita a spostare il sintomo passando dall'attacco di panico ad una presunta ipocondria. Si affidi alla sua terapeuta, saprà sicuramente come operare.
[#3]
Utente
Buongiorno,le mie paure sono dapprima comparse come una preoccupazione esagerata per la salute delle persone a me care,anche perché mio padre è ipocondriaco e io da ragazzina temevo che lui potesse "lasciarmi sola",perché era sempre preoccupato di qualcosa di grave,poi sOno diventata ipocondriaca io su me stessa. Di cosa ho paura? Della malattia,di soffrire per la malattia,di morire non particolarmente,se non per il fatto che credo,ad esempio,che mio padre senza di me non ce la farebbe. Si io soffro d'ansia,ma sicuramente mi porto dietro anche una depressione da molto tempo e non ne sono mai uscita del tutto. Grazie per l'attenzione
[#4]
Nei disturbi d'ansia è frequente la familiarità, ovvero una "contaminazione relazionale" non voluta di pensieri ed emozioni condivisi e vissuti all'interno del contesto familiare. Questo è quello che è accaduto tra lei e suo padre. È avvenuta una sorta di passaggio del testimone dell'ansia rivolta sullo stato di salute.
Potrei offrirle il quadro di funzionamento generale dell'ipocondria sulla base dei meccanismi cognitivi e comportamentali che la fanno scaturire e che la mantengono (che oltretutto hanno alcune similitudini con gli attacchi di panico di cui ci dice di aver sofferto).
Prima però di decidere se fare o meno ciò (dato che non possiamo sostituirci alla sua curante), vorrei chiederle:
- come mai lei ci scrive: << La mia terapeuta sembra che non dia importanza a questa mia domanda>> (???).
- su cosa state lavorando in questo momento in terapia? Sull'ansia? Sugli aspetti depressivi?
- che tipo di orientamento terapeutico sta seguendo?
- assume terapia psicofarmacologica per la sintomatologia ansioso/depressiva? Se si, è seguita regolarmente da uno psichiatra?
- teme tutt'ora un possibile abbandono/perdita/ allontanamento, di una persona a lei cara?
Potrei offrirle il quadro di funzionamento generale dell'ipocondria sulla base dei meccanismi cognitivi e comportamentali che la fanno scaturire e che la mantengono (che oltretutto hanno alcune similitudini con gli attacchi di panico di cui ci dice di aver sofferto).
Prima però di decidere se fare o meno ciò (dato che non possiamo sostituirci alla sua curante), vorrei chiederle:
- come mai lei ci scrive: << La mia terapeuta sembra che non dia importanza a questa mia domanda>> (???).
- su cosa state lavorando in questo momento in terapia? Sull'ansia? Sugli aspetti depressivi?
- che tipo di orientamento terapeutico sta seguendo?
- assume terapia psicofarmacologica per la sintomatologia ansioso/depressiva? Se si, è seguita regolarmente da uno psichiatra?
- teme tutt'ora un possibile abbandono/perdita/ allontanamento, di una persona a lei cara?
[#5]
Utente
Assumo zoloft 150 mg,naturalmente sotto controllo psichiatrico. Sì,credo che se mio padre venisse a mancare non ce la farei,nel senso che al solo pensiero sento un dolore terribile e un senso di solitudine incolmabile. Non posso dire lo stesso per mia madre,anzi,abbiamo sempre avuto molti contrasti io e lei. Comunque io credo;che almeno in parte,quando penso razionalmente,il medico abbia ragione,perché cambio spesso sintomi. Spesso spariscono improvvisamente perché mi concentro su un'altra malattia e ne compaiono di altri. Emotivamente non riesco totalmente ad uscite dall'ipocondria. Faccio psicoterapia di tipo cognitivo comportamentale,come consigliato dalla psichiatra e le due figure sono colleghe nel cps e si parlano sulla mia situazione. Io spesso chiedo di capire "cosa c'è dietro",ma sembra che la drssa si concentri su come in pratica devo affrontare le difficoltà e che lo ritenga più utile.parliamo delle mie ansie che arrivano dalla famiglia e dalle mie relazioni sentimentali sempre tormentate,ho la tendenza a scegliere sempre,non volontariamente uomini difficili o particolarmente più grandi o non liberi. Io ho 27 anni.
[#6]
Il suo timore sullo stato di salute è mantenuto da una erronea interpretazione di normali segni o sintomi fisici considerati come indici di gravi patologie. Come le dicevo, ciò è simile al processo dell'attacco di panico. I due disagi psichici differiscono solo sulla base del modello temporale in cui dovrebbe accadere la conseguenza temuta. Ovvero: nel panico si ritiene che l'evento spiacevole e temuto si verifichi immediatamente durante l'attacco stesso (es: "sto per soffocare".. "sto per morire"). Per l'ipocondria invece, l'evento temuto può verificarsi in un momento futuro imprecisato.
Un "evento critico" (ad esempio un dolore toracico), attiva pensieri e comportamenti automatici negativi:
- attenzione selettiva concentrando i pensieri e le emozioni sul proprio corpo. Lei stessa descrive bene questo fastidioso meccanismo e ne è cosciente (questo è un gran punto a suo favore in termini prognostici): << Comunque io credo;che almeno in parte,quando penso razionalmente,il medico abbia ragione,perché cambio spesso sintomi. Spesso spariscono improvvisamente perché mi concentro su un'altra malattia e ne compaiono di altri.>>
- fattori comportamentali: evitamento, controllo dei sintomi fisici, ricerche mediche di rassicurazioni, comportamenti protettivi e di prevenzione.
Tutto ciò conduce a cambiamenti fisiologici: attivazione e aumento di sensazioni fisiche sgradevoli (evento/i critico/i)
In tal modo il cerchio si chiude creando un circolo vizioso.
Uno degli scopi della psicoterapia che fa e che rappresenta l'approccio terapeutico più idoneo ai suoi problemi, le permetterà nel tempo di "spostare" la comprensione del suo malessere da prettamente razionale ad emotivo: << Emotivamente non riesco totalmente ad uscire dall'ipocondria>>. Quando saranno le emozioni a diventare più funzionali e sane, l'ipocondria lentamente scemerá.
La razionalità non è sufficiente per "combattere" un malessere psichico. Serve una comprensione emotiva per farlo.
Se ha la necessità di capire "cosa c'è dietro", esponga questa sua necessità alla collega.
Nel mentre, il lavoro che state facendo e del quale ci ha accennato nel finale, non potrà che giovarle proprio a pensare più emotivamente piuttosto che razionalmente ai suoi malesseri. Quindi ad imparare a gestire le problematiche ansiose e depressive di cui scrive.
Probabilmente il timore della perdita e dell'abbandono diventerà, o è già diventato, un punto importante su cui lavorare in seduta.
La terapia combinata: psicofarmacologica e psicoterapica cognitivo comportamentale, rappresenta il Gold standard nella diagnosi e terapia dei suoi disagi. Ha fatto LA scelta che le consentirá, col tempo, di appropriarsi della serenità che merita e che le auguro!
un caro saluto
Un "evento critico" (ad esempio un dolore toracico), attiva pensieri e comportamenti automatici negativi:
- attenzione selettiva concentrando i pensieri e le emozioni sul proprio corpo. Lei stessa descrive bene questo fastidioso meccanismo e ne è cosciente (questo è un gran punto a suo favore in termini prognostici): << Comunque io credo;che almeno in parte,quando penso razionalmente,il medico abbia ragione,perché cambio spesso sintomi. Spesso spariscono improvvisamente perché mi concentro su un'altra malattia e ne compaiono di altri.>>
- fattori comportamentali: evitamento, controllo dei sintomi fisici, ricerche mediche di rassicurazioni, comportamenti protettivi e di prevenzione.
Tutto ciò conduce a cambiamenti fisiologici: attivazione e aumento di sensazioni fisiche sgradevoli (evento/i critico/i)
In tal modo il cerchio si chiude creando un circolo vizioso.
Uno degli scopi della psicoterapia che fa e che rappresenta l'approccio terapeutico più idoneo ai suoi problemi, le permetterà nel tempo di "spostare" la comprensione del suo malessere da prettamente razionale ad emotivo: << Emotivamente non riesco totalmente ad uscire dall'ipocondria>>. Quando saranno le emozioni a diventare più funzionali e sane, l'ipocondria lentamente scemerá.
La razionalità non è sufficiente per "combattere" un malessere psichico. Serve una comprensione emotiva per farlo.
Se ha la necessità di capire "cosa c'è dietro", esponga questa sua necessità alla collega.
Nel mentre, il lavoro che state facendo e del quale ci ha accennato nel finale, non potrà che giovarle proprio a pensare più emotivamente piuttosto che razionalmente ai suoi malesseri. Quindi ad imparare a gestire le problematiche ansiose e depressive di cui scrive.
Probabilmente il timore della perdita e dell'abbandono diventerà, o è già diventato, un punto importante su cui lavorare in seduta.
La terapia combinata: psicofarmacologica e psicoterapica cognitivo comportamentale, rappresenta il Gold standard nella diagnosi e terapia dei suoi disagi. Ha fatto LA scelta che le consentirá, col tempo, di appropriarsi della serenità che merita e che le auguro!
un caro saluto
[#9]
Utente
Egregi dottori,proseguo da qui. In queste settimane sono molto peggiorata,tanto che la psichiatra ha deciso di mettere appuntamento una volta a settimana e purtroppo invece la psicoterapeuta non riescè a seguirmi così spesso. Non ho però voglia di riprendere daccapo con un altro terapeuta. Mi è stato aumentato zoloft fino a 200 mg e x dormire la notte uso zolpidem. Non ho mai avuto un'ansia così,non ho mai avuto problemi ad uscire di casa e non ho mai avuto ipocondria a questi livelli. Mi sento bruciare da capo a piedi,come fossi ustionata. La psichiatra dice che sono somatizzazioni e io faccio fatica a credere che la mia mente da sola possa arrivare a provocarmi questo. C'è qualcos'altro che posso fare per combattere queste somatizzazioni? Volendo fidarmi della dottoressa psichiatra. Sono insopportabili. Grazie per le attenzioni che già mi avete dedicato e grazie di nuovo se vorrete aiutarmi. Cordiali saluti
[#10]
1) sarebbe necessario che la psicoterapia fosse a cadenza settimanale. Quindi chieda con coraggio alla Collega appuntamenti settimanali!
2) è probabile (ma per questo deve chiedere alla sua psichiatra) che il passaggio da 150 a 200 di zoloft, nelle prime settimane aumenti lo stato ansioso di base, perché i neuroni devono ancora "abituarsi" all'incremento...
3) si affidi a quello che le ha detto la sua psichiatra che pare, a naso, molto ferrata rispetto alla sua problematica.
4) << C'è qualcos'altro che posso fare per combattere queste somatizzazioni?>>. Questo è un portale di consulenza e non di terapia. Si deve affidare ai suoi curanti per "combattere" le somatizzazioni. Lei è un'utente, non una nostra paziente. C'è un gran divario come lei potrà comprendere.
5) serve pazienza e tanto lavoro. E col tempo imparerà a gestire la sua ansia!
Un saluto
2) è probabile (ma per questo deve chiedere alla sua psichiatra) che il passaggio da 150 a 200 di zoloft, nelle prime settimane aumenti lo stato ansioso di base, perché i neuroni devono ancora "abituarsi" all'incremento...
3) si affidi a quello che le ha detto la sua psichiatra che pare, a naso, molto ferrata rispetto alla sua problematica.
4) << C'è qualcos'altro che posso fare per combattere queste somatizzazioni?>>. Questo è un portale di consulenza e non di terapia. Si deve affidare ai suoi curanti per "combattere" le somatizzazioni. Lei è un'utente, non una nostra paziente. C'è un gran divario come lei potrà comprendere.
5) serve pazienza e tanto lavoro. E col tempo imparerà a gestire la sua ansia!
Un saluto
Questo consulto ha ricevuto 11 risposte e 3.2k visite dal 08/02/2017.
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Approfondimento su Ansia
Cos'è l'ansia? Tipologie dei disturbi d'ansia, sintomi fisici, cognitivi e comportamentali, prevenzione, diagnosi e cure possibili con psicoterapia o farmaci.