Paura del fallimento e procrastinazione
Gentili Dottori,
Sono una ragazza di 23 anni e studio all'università. Ormai sono fuori corso da 2 anni e me ne vergogno profondamente. Il primo anno è stato perfetto, fin quando non ho avuto un brutto voto, l'ho accettato e me ne sono subito pentita perché ha abbassato un po' la mia media. Da quel momento in poi ho iniziato ad avere letteralmente paura di affrontare gli esami ed è nato come un rifiuto dentro di me, nei confronti dell'università. Ho iniziato ad assentarmi alle lezioni, non volevo vedere né colleghi né docenti e ho iniziato a procrastinare lo studio. Il problema è che questa situazione va avanti già da un po' di tempo. Il primo anno ho dato 7 esami, mentre nel corso di 4 anni ne ho dati solo 4! L'anno scorso non ho dato nemmeno un esame e mi sono completamente bloccata. Ogni volta che devo studiare rimando tutto agli ultimi giorni, per poi capire di non potercela fare e rinunciare. Non ne posso più di questa situazione, è un circolo vizioso dal quale non riesco ad uscire. Non ho alcuna intenzione di rinunciare agli studi perché ho deciso che DEVO farcela, ma forse ho capito qual è il mio problema: ho paura di fallire. Mi manca letteralmente il coraggio di studiare e andare ad affrontare l'esame. Ho paura di fallire, di prendere un brutto voto e di rovinare la mia media già abbassata un po' da quel brutto voto. Studio negli ultimi giorni e, non completando il programma, non vado a dare l'esame. Ma ormai questa situazione mi sembra solo un alibi che creo da sola: non volendo affrontare gli esami, di proposito studio tardi così non posso affrontarlo. In realtà però non è quello che voglio, io voglio sinceramente laurearmi e realizzarmi, anche perché mi vergogno e sento di essere un fallimento. Ma ho troppa paura e mi manca la motivazione e il coraggio...
Spero possiate aiutarmi...
Sono una ragazza di 23 anni e studio all'università. Ormai sono fuori corso da 2 anni e me ne vergogno profondamente. Il primo anno è stato perfetto, fin quando non ho avuto un brutto voto, l'ho accettato e me ne sono subito pentita perché ha abbassato un po' la mia media. Da quel momento in poi ho iniziato ad avere letteralmente paura di affrontare gli esami ed è nato come un rifiuto dentro di me, nei confronti dell'università. Ho iniziato ad assentarmi alle lezioni, non volevo vedere né colleghi né docenti e ho iniziato a procrastinare lo studio. Il problema è che questa situazione va avanti già da un po' di tempo. Il primo anno ho dato 7 esami, mentre nel corso di 4 anni ne ho dati solo 4! L'anno scorso non ho dato nemmeno un esame e mi sono completamente bloccata. Ogni volta che devo studiare rimando tutto agli ultimi giorni, per poi capire di non potercela fare e rinunciare. Non ne posso più di questa situazione, è un circolo vizioso dal quale non riesco ad uscire. Non ho alcuna intenzione di rinunciare agli studi perché ho deciso che DEVO farcela, ma forse ho capito qual è il mio problema: ho paura di fallire. Mi manca letteralmente il coraggio di studiare e andare ad affrontare l'esame. Ho paura di fallire, di prendere un brutto voto e di rovinare la mia media già abbassata un po' da quel brutto voto. Studio negli ultimi giorni e, non completando il programma, non vado a dare l'esame. Ma ormai questa situazione mi sembra solo un alibi che creo da sola: non volendo affrontare gli esami, di proposito studio tardi così non posso affrontarlo. In realtà però non è quello che voglio, io voglio sinceramente laurearmi e realizzarmi, anche perché mi vergogno e sento di essere un fallimento. Ma ho troppa paura e mi manca la motivazione e il coraggio...
Spero possiate aiutarmi...
[#1]
Gentile Utente,
Scorgendo la Sua storia clinica, c'è una sempre più frequente richiesta di aiuto, che gira attorno a temi che si ripetono: lo studio come simbolo di fallimento personale, la demotivazione, il timore di fallire fino a "boicottarsi" , il sentirsi sola malgrado la bella famiglia e le persone che ha attorno, ecc.
So che sará stanca di sentirselo dire, ma non Le pare che stia procrastinando anche la ricerca di un professionista che possa aiutarLa?
Noi siamo sempre qui disponibili, per caritá, ma i temi che ci porta si fanno sempre più pressanti.
E coinvolgono più settori della vita: in primis lo studio (ama la facoltá scelta?), le Sue aspettative, il Suo essere critica verso se stessa, e difficoltá relazionali che non Le consentono di vivere la vita come meriterebbe alla sua etá.
Quindi: noi siamo sempre qui, ma qui non è un percorso, è un momento.
Lei sta cercando aiuto, ma gettando domande in questo luogo, quando forse avrebbe bisogno di qualcuno attivamente cercato, con lo scopo di essere aiutata. Senza rimandare.
Che ne pensa?
Scorgendo la Sua storia clinica, c'è una sempre più frequente richiesta di aiuto, che gira attorno a temi che si ripetono: lo studio come simbolo di fallimento personale, la demotivazione, il timore di fallire fino a "boicottarsi" , il sentirsi sola malgrado la bella famiglia e le persone che ha attorno, ecc.
So che sará stanca di sentirselo dire, ma non Le pare che stia procrastinando anche la ricerca di un professionista che possa aiutarLa?
Noi siamo sempre qui disponibili, per caritá, ma i temi che ci porta si fanno sempre più pressanti.
E coinvolgono più settori della vita: in primis lo studio (ama la facoltá scelta?), le Sue aspettative, il Suo essere critica verso se stessa, e difficoltá relazionali che non Le consentono di vivere la vita come meriterebbe alla sua etá.
Quindi: noi siamo sempre qui, ma qui non è un percorso, è un momento.
Lei sta cercando aiuto, ma gettando domande in questo luogo, quando forse avrebbe bisogno di qualcuno attivamente cercato, con lo scopo di essere aiutata. Senza rimandare.
Che ne pensa?
dr.ssa Alessia Ghisi Migliari
[#2]
Gent.le Ragazza,
la paura del fallimento è molto diffusa nella nostra cultura e in parte ci viene trasmessa dall'ambiente circostante, ma nel tuo caso non direi che si tratta di paura, ma di RIFIUTO del fallimento.
Sbagliare per te non è accettabile e se ti succede ti rifiuti di accettarlo, oppure ti vergogni di averlo fatto come se fosse una colpa inconfessabile al tuo "giudice interiore", al quale però, non sfugge nulla e da quattro anni ti ha "condannato" all'utosabotaggio che non è altro che il modo migliore di legittimare la tua vergogna.
La propensione al perfezionismo e l'atteggiamento giudicante verso se stessi sono aspetti che possono irrigidirsi nel tempo sopratutto se non ne abbiamo consapevolezza.
In realtà, tu ha già avviato un processo di introspezione che ti ha consentito di individuare la tua vulnerabilità: la paura/il rifiuto di fallire, tuttavia ora si tratta di incontrare quel "giuidice interiore" per ascoltarlo e gradualmente riprenderti il potere che gli hai concesso. Naturalmente stiamo parlando di un percorso che richiede il coinvolgimento diretto di uno psicologo.
All'interno dell'università ora sono molto diffusi gli sportelli d'ascolto rivolti agli studenti, puoi iniziare da lì per fare un primo colloquio.
la paura del fallimento è molto diffusa nella nostra cultura e in parte ci viene trasmessa dall'ambiente circostante, ma nel tuo caso non direi che si tratta di paura, ma di RIFIUTO del fallimento.
Sbagliare per te non è accettabile e se ti succede ti rifiuti di accettarlo, oppure ti vergogni di averlo fatto come se fosse una colpa inconfessabile al tuo "giudice interiore", al quale però, non sfugge nulla e da quattro anni ti ha "condannato" all'utosabotaggio che non è altro che il modo migliore di legittimare la tua vergogna.
La propensione al perfezionismo e l'atteggiamento giudicante verso se stessi sono aspetti che possono irrigidirsi nel tempo sopratutto se non ne abbiamo consapevolezza.
In realtà, tu ha già avviato un processo di introspezione che ti ha consentito di individuare la tua vulnerabilità: la paura/il rifiuto di fallire, tuttavia ora si tratta di incontrare quel "giuidice interiore" per ascoltarlo e gradualmente riprenderti il potere che gli hai concesso. Naturalmente stiamo parlando di un percorso che richiede il coinvolgimento diretto di uno psicologo.
All'interno dell'università ora sono molto diffusi gli sportelli d'ascolto rivolti agli studenti, puoi iniziare da lì per fare un primo colloquio.
Dr.ssa SABRINA CAMPLONE
Psicologa-Psicoterapeuta Individuale e di Coppia a Pescara
www.psicologaapescara.it
[#3]
Utente
Gentili Dottoresse,
Innanzitutto grazie per le risposte e per i consigli. Ho già pensato di rivolgermi di persona ad uno specialista, perché questa situazione sta diventando insostenibile. Ho cercato di rimandare anche questo passo, un po' per una questione economica, un po' perché forse non volevo accettarlo, volevo risolvere i miei problemi da sola, ma mi sono resa conto che non è possibile. Sono una persona con un livello di autostima veramente molto basso, credo si capisca, e dotata di tanta, forse troppa autocritica. Sono troppo critica con me stessa, fino al punto in cui se sbaglio o fallisco in qualcosa, la considero come una condizione inaccettabile. Mi paragono spesso agli altri e voglio sempre fare di più, ma allo stesso tempo non faccio nulla affinché ciò avvenga, non so se mi spiego... La mia facoltà l'ho scelta un po' come "ultima spiaggia", dato che avrei voluto fare altro (ma non ho mai avuto il coraggio di tentare), così ho scelto un altro campo che amavo, prendendo la strada più sicura e più "facile", che però non si è rivelata affatto tale. Alcuni esami mi piacevano veramente tanto e infatti sono quelli che ho superato subito e brillantemente. Oggi, restano gli esami a me più ostili e che mi piacciono meno, ma che non sono particolarmente importanti per il mio corso di laurea e che un giorno non riprenderò in mano. Per questo mi dico "anche se prendi un voto più basso, non fa niente, accettalo lo stesso, l'importante è andare avanti", ma poi mi arrendo e non ci provo nemmeno. Quindi sì, più che paura di fallire, è una condizione che proprio non ammetto, forse perché non mi è mai successo prima, sono sempre stata la studentessa modello, la figlia perfetta... Adesso, invece, tutto si sta capovolgendo e sento anche di deludere i miei genitori e di "scocciare" chi mi sta intorno con le mie solite paranoie che gli altri, ahimè, non possono capire...
Innanzitutto grazie per le risposte e per i consigli. Ho già pensato di rivolgermi di persona ad uno specialista, perché questa situazione sta diventando insostenibile. Ho cercato di rimandare anche questo passo, un po' per una questione economica, un po' perché forse non volevo accettarlo, volevo risolvere i miei problemi da sola, ma mi sono resa conto che non è possibile. Sono una persona con un livello di autostima veramente molto basso, credo si capisca, e dotata di tanta, forse troppa autocritica. Sono troppo critica con me stessa, fino al punto in cui se sbaglio o fallisco in qualcosa, la considero come una condizione inaccettabile. Mi paragono spesso agli altri e voglio sempre fare di più, ma allo stesso tempo non faccio nulla affinché ciò avvenga, non so se mi spiego... La mia facoltà l'ho scelta un po' come "ultima spiaggia", dato che avrei voluto fare altro (ma non ho mai avuto il coraggio di tentare), così ho scelto un altro campo che amavo, prendendo la strada più sicura e più "facile", che però non si è rivelata affatto tale. Alcuni esami mi piacevano veramente tanto e infatti sono quelli che ho superato subito e brillantemente. Oggi, restano gli esami a me più ostili e che mi piacciono meno, ma che non sono particolarmente importanti per il mio corso di laurea e che un giorno non riprenderò in mano. Per questo mi dico "anche se prendi un voto più basso, non fa niente, accettalo lo stesso, l'importante è andare avanti", ma poi mi arrendo e non ci provo nemmeno. Quindi sì, più che paura di fallire, è una condizione che proprio non ammetto, forse perché non mi è mai successo prima, sono sempre stata la studentessa modello, la figlia perfetta... Adesso, invece, tutto si sta capovolgendo e sento anche di deludere i miei genitori e di "scocciare" chi mi sta intorno con le mie solite paranoie che gli altri, ahimè, non possono capire...
[#4]
In realtà quando familiari e amici sono comprensivi, involontariamente contribuiscono a farci "affogare" anziché consentirci di imparare a "nuotare" , tuttavia imporsi di imparare evitando di sbagliare significa compromettere sul nascere ogni possibilità di crescita personale.
Chiedere un aiuto qualificato è il primo passo e spesso il più difficile, scrivendoci lo hai già fatto ora si tratta di proseguire in questa direzione.
In bocca al lupo.
Chiedere un aiuto qualificato è il primo passo e spesso il più difficile, scrivendoci lo hai già fatto ora si tratta di proseguire in questa direzione.
In bocca al lupo.
Questo consulto ha ricevuto 6 risposte e 9.2k visite dal 07/02/2017.
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