La mia mamma è morta.

Ho 23 anni, e la mia dolce mamma ci ha lasciati una settimana fa, per colpa di un microcitoma polmonare a 59 anni.
Sono figlia unica, e durante gli 8 mesi di malattia, mi sono fatta carico totalmente della mia mamma. L'ho accudita da sola, perché il mio papá è invalido. La mattina ricordo Che, mettevo la musica che lei preferiva mentre la lavavo cercando di trovare i metodi migliori per non farle fare le piaghe da decubito. Ogni mattina, vedevo come il cancro cambiava il suo corpo, ma ho sempre cercato di essere forte. Vederla spegnersi giorno per giorno mi logorava l'anima e il cuore. Ho pianto tanto durante il suo lungo coma, anche durante il funerale. Ma dopo la fine di tutto, non ho pianto più. Mi fa sentire in colpa non piangere, ho paura che le persone o la mia mamma, ovunque si trovi adesso, pensi che non le voglio bene. Sto cercando in ogni modo di gestire questo dolore...perché Voglio riscattarmi dalla vita per avermi fatto provare un dolore così devastante a soli 23 anni. Sento dentro di me di voler vivere, di voler andare avanti senza voltarmi. Ma questo mi spaventa, perché pensavo che il dolore di perderla sarebbe stato enorme. Io ripeto sempre che per me la sofferenza più grande era vederla in quelle condizioni e non poter fare nulla. Ma cosa c'è di peggiore se non il fatto di non vederla più? Di non sentirla più? Di non poterla più baciare e dirle che insieme ne saremmo uscite da a questo incubo?
Scusate lo sfogo, ma il mio papá é troppo distrutto, e appesantirlo con i miei pensieri sarebbe peggio.
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Dr.ssa Carla Maria Brunialti Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo 18.6k 598
Cara ragazza,

perdere la mamma, un genitore, a qualsiasi età è perdere radici, cuore.. rimanere orfani.
Comprendo il suo profondo dolore.
Del resto è trascorsa solo una settimana!

Lei l'ha accudita amorevolmente,
l'ha accompagnata amorosamente nel percorso finale.
E durante tutto il tragitto ha avuto anche modo di prepararsi alla dipartita, anche se in realtà non si è mai pronti.

Nell'immediato "dopo" si rimane svuotati,
quasi senza sentimanti,
e di ciò ci si fa una colpa.

Ma le cose si evolvono.
Ogni giorno che passa sentirà dentro di sè qualche cambiamento (nel lutto si affrontano varie fasi),
pian piano si accorgerà del riaffiorare del pianto e dell'assenza.

Non si giudichi.
Tutto quello che poteva fare è già stato fatto.
Lasci che la Sua interiorità faccia la propria strada; con calma; senza giudizi da parte Sua.

La Sua mamma non è una presenza giudicante:
"la mamma ... pensi che non le voglio bene."
"Ovunque si trovi adesso" potrebbe apprezzare la Sua sufficiente serenità.

La vita riprenderà.
Per sè, per Suo padre.
Ma ciò non vorrà dire dimenticarla.







Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/

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Dr.ssa Sabrina Camplone Psicoterapeuta, Psicologo 4.9k 87
"Sento dentro di me di voler vivere, di voler andare avanti senza voltarmi. Ma questo mi spaventa"

Gent.le Ragazza,
il desiderio di iniziare a scrivere un capitolo nuovo della tua vita non va colpevolizzato a priori, tuttavia il lutto richiede un processo di elaborazione che rispetti i tuoi tempi ma sopratutto le tue emozioni come ad esempio la paura.
Tale processo di elaborazione è fisiologico e consente di trasformare la sofferenza in un'opportunità di crescita personale.
Nel tuo caso l'elaborazione della perdita è iniziata prima della separazione definitiva da tua madre, ma è possibile che ci siano emozioni che richiedano ora uno spazio di ascolto e di condivisione preferibilmente facilitato da un interlocutore qualificato (psicologo-psicoterapeuta).
Sarebbe un modo efficace per neutralizzare sensi di colpa e paure che potrebbero interferire proprio nella possibilità di volgere serenamente il tuo sguardo verso una legittima progettualità da avviare nel "qui ed ora" del tuo vissuto presente.

Dr.ssa SABRINA CAMPLONE
Psicologa-Psicoterapeuta Individuale e di Coppia a Pescara
www.psicologaapescara.it