Timore di comunicare con mio padre
Salve, sono una ragazza di 29 anni. Sono nata in una famiglia numerosa e molto tradizionalista. Mio padre è il tipico padre-padrone, profondamente maschilista e sessista.
Tratta le donne della famiglia come proprietà privata, mentre i maschi sono liberi totalmente.
Mia madre è una casalinga, mio padre operaio.
Non abbiamo mai navigato nell'oro, e già questo ha limitato molto le esperienze di vita di noi figli, ma le cose più limitanti sono state le regole che mio padre ha imposto a noi femmine. Secondo lui tutta la vita delle donne è incentrata nel voler fare sesso.
Per fare un esempio, una volta ho salutato per prima il mio vicino di casa, e lui mi ha sgridata dicendo che è sconveniente che una donna saluti per prima un uomo perché è come se dicesse :"sono disponibile al sesso"... poi, non ho potuto studiare fuori dalla mia città, non solo per questioni economiche, ma soprattutto perché secondo lui volevo andare via solo per poter fare sesso liberamente; ho frequentato una scuola superiore femminile, non ho mai avuto amici, anche perchè impossibilitata alle relazioni sociali dagli orari restrittivi.
Mio padre dice di essere contrario alla convivenza, ma i miei fratelli convivono e lui ha accettato subito la cosa. Le mie sorelle maggiori invece per poter vivere una vita normale si sono dovute sposare. Io mi sono laureata da poco (nella mia città), e così anche il mio fidanzato ( che ho conosciuto durante gli studi e che ho tenuto ben nascosto ai miei fino al giorno della laurea, circa due mesi fa) . Lui ha trovato lavoro in un'altra città da circa un mese. Non potendoci sposare subito, abbiamo deciso di convivere.
Ho faticato molto per dirlo a mio padre, ma alla fine ce l'ho fatta; l'ha presa malissimo anche se non ha avuto reazioni violente (diciamo che negli anni si è un poco ammorbidito). Ha semplicemente smesso di parlarmi.
Mia madre in tutto ciò è dalla mia parte; anche lei tradizionalista non concepisce che una ragazza esca di casa non sposata, ma ha capito che sono ormai adulta e sono in grado di fare scelte responsabili, anche se tenta di insinuare in me i sensi di colpa e dubbi sulla correttezza morale del mio ragazzo (cioè secondo lei mi vuole là con lui perché gli serve una "cameriera") .
I miei fratelli maschi mi hanno appoggiata, dicendo anche a mio padre che la sua reazione è infantile, ma lui ormai risponde male a tutti, vuole essere lasciato in pace; le mie sorelle sposate invece non hanno detto nulla, mi trattano come sempre, ma non parlano dell'argomento. Io raggiungerò il mio ragazzo fra quattro giorni e mio padre non lo sa.
Non riesco a parlargli, e mia madre mi ha consigliato di non dirlo e partire durante le ore di lavoro di mio padre. Io non voglio andare via così, mi sembra irrispettoso. Ma temo una sua reazione brutale. Come posso affrontarlo? grazie
Lei ha una età che legittima scelte di autonomia.
Anche se capisco benissimo che l'età anagrafica e quella psico - relazionale .. non coincidano.
Ci chiede come fare per partire serena (il più possibile, non in assoluto).
<<mia madre mi ha consigliato di non dirlo e partire durante le ore di lavoro di mio padre. Io non voglio andare via così, mi sembra irrispettoso.<<
Sua madre è d'accordo con Lei, ma ha paura del proprio marito e dunque Le suggerisce una scorciatoia.
Lei vorrebbe fare diversamente.
Lo faccia.
Poco prima che al mattino lui esca, lo saluti molto sobriamente.
Se lui fa piazzate, Lei saprà che in ogni caso ha rispettato se stessa e quanto sentiva dentro, di "non voler andare via così", come se scappasse, piena di paura.
Si sentirà donna, e non solo figlia.
Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/
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