Domanda per il dottor santonocito
Leggo spesso che afferma che la psicoterapia non è per tutti e che se fino ad ora non sei riuscito ad ottenere molto dalla stessa difficilmente potrai ottenere in futuro.
Questo pensiero mi deprime molto e mi sinceramente mi fa perdere fiducia e persistenza nel tentare di risolvere i miei problemi.
A me la psicoterapia ha aiutato molto poco, anzi si può dire ha proprio peggiorato le cose creandomi dei sensi di colpa completamente disfunzionali al mio benessere e ad un cambiamento attivo nel mio agire.
Tuttavia la questione che la psicoterapia con me non sia utile, cosa che per giunta mi fu detta dal primo terapeuta alle prime sedute (generandomi quindi un ulteriore dubbio e sfiducia) non mi è sufficiente come risposta.
Non sarebbe utile capire il perché la psicoterapia non funziona con un certo paziente e cercare di arginare le motivazioni per cui ciò succede? Dire semplicemente "con te la psicoterapia non funziona" e mandare via il paziente fa sentire abbandonato lo stesso. Si sta parlando alle volte della vita di persone.
I quando vengo a sapere che la psicoterapia non funziona con tutti, anche se con me potrebbe funzionare, tendo a rimuginare sulla cosa. Arrivo a chiedermi se abbia senso una simile affermazione. Se sia utile o meno e qualora sia utile, la sua utilità, in cosa consista.
Questo pensiero mi deprime molto e mi sinceramente mi fa perdere fiducia e persistenza nel tentare di risolvere i miei problemi.
A me la psicoterapia ha aiutato molto poco, anzi si può dire ha proprio peggiorato le cose creandomi dei sensi di colpa completamente disfunzionali al mio benessere e ad un cambiamento attivo nel mio agire.
Tuttavia la questione che la psicoterapia con me non sia utile, cosa che per giunta mi fu detta dal primo terapeuta alle prime sedute (generandomi quindi un ulteriore dubbio e sfiducia) non mi è sufficiente come risposta.
Non sarebbe utile capire il perché la psicoterapia non funziona con un certo paziente e cercare di arginare le motivazioni per cui ciò succede? Dire semplicemente "con te la psicoterapia non funziona" e mandare via il paziente fa sentire abbandonato lo stesso. Si sta parlando alle volte della vita di persone.
I quando vengo a sapere che la psicoterapia non funziona con tutti, anche se con me potrebbe funzionare, tendo a rimuginare sulla cosa. Arrivo a chiedermi se abbia senso una simile affermazione. Se sia utile o meno e qualora sia utile, la sua utilità, in cosa consista.
[#1]
Se per alcuni la psicoterapia è inefficace, si figuri quanto poco efficace sarebbe cercare di capire per email perché per qualcuno è inefficace. Sarebbe come spiegare che gusto ha un frutto esotico a qualcuno che non lo ha mai provato.
Vedo che lei ha già scritto su questo sito e che evidentemente nulla è cambiato da allora.
Ha seguito gli orientamenti che le abbiamo dato?
Che tipo di psicoterapie ha fatto, esattamente e per quanto tempo?
Vedo che lei ha già scritto su questo sito e che evidentemente nulla è cambiato da allora.
Ha seguito gli orientamenti che le abbiamo dato?
Che tipo di psicoterapie ha fatto, esattamente e per quanto tempo?
Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com
[#2]
Utente
"Ha seguito gli orientamenti che le abbiamo dato?"
Ovvio. Ma continuo a sentirmi vecchio e fuori luogo rispetto ai giovani, e la cosa non può che peggiorare negli anni.
Ho fatto terapia prima nel pubblico (inutile e incomprensibile parlare dei miei sogni e altre stupidate). E poi con spicologi privati, ma si vede che era troppo tardi. La prima terapia mi ha messo ko facendomi perdere tempo e come unico risultato crearmi più dubbi rispetto a prima, dubbi poco funzionali che creano solo rimuginii che tengo a bada con farmaci.
Sono deluso e incazzato, ma non con qualcuno in particolare. Rispetto gli psicologi e il loro lavoro, ma mi si conceda che io non la veda sulla base del "loro lavoro" ma sulla base che quella di cui si parla è la mia vita.
Ovvio. Ma continuo a sentirmi vecchio e fuori luogo rispetto ai giovani, e la cosa non può che peggiorare negli anni.
Ho fatto terapia prima nel pubblico (inutile e incomprensibile parlare dei miei sogni e altre stupidate). E poi con spicologi privati, ma si vede che era troppo tardi. La prima terapia mi ha messo ko facendomi perdere tempo e come unico risultato crearmi più dubbi rispetto a prima, dubbi poco funzionali che creano solo rimuginii che tengo a bada con farmaci.
Sono deluso e incazzato, ma non con qualcuno in particolare. Rispetto gli psicologi e il loro lavoro, ma mi si conceda che io non la veda sulla base del "loro lavoro" ma sulla base che quella di cui si parla è la mia vita.
[#4]
Utente
Non saprei dirglielo con certezza precisa che tipo di approccio fosse, anche perché già sapevo poco di cosa fosse la psicoterapia figuriamoci se sapevo che esistevano diversi approcci.
Comunque direi che era un approccio "classico", scusi il termine vago, parlavo del mio passato dei miei genitori ecc. Ad un certo punto, non vedendo risultati iniziò a chiedermi di scrivere i miei sogni e portarglieli.
La terapia è durata qualche anno e in questo tempo la mia depressione è addirittura peggiorata, cosa documentata dai risultati dei test psicologici prima e dopo che ho condotto.
Ho fatto poi terapia nel privato, indirizzo cognitivo, ma stavo talmente male che mi presentavo tardi in seduta e poi non c'era feeling col terapeuta.
Ora seguo una nuova terapia abbinata a farmaci, e mi pento di non averli presi prima. MI viene quasi da pensare che se li avessi presi all'inizio anche senza psicoterapia sarebbe andato tutto meglio.
Nell'attuale terapia parlo dei miei problemi ed il terapeuta cerca di spronarmi ad agire. Purtroppo credo che nei precedenti anni di psicoterapia ho elaborato talmente tanti rimuginii depressivi e di visione nichilista del mondo, cinica e cruda, da essere ormai delle convinzioni difficilissime da scardinare.
Questo vuol dire avere una personalità narcisista per caso? E quindi impossibile da curare ma semmai ci si convive al meglio e basta?
Comunque direi che era un approccio "classico", scusi il termine vago, parlavo del mio passato dei miei genitori ecc. Ad un certo punto, non vedendo risultati iniziò a chiedermi di scrivere i miei sogni e portarglieli.
La terapia è durata qualche anno e in questo tempo la mia depressione è addirittura peggiorata, cosa documentata dai risultati dei test psicologici prima e dopo che ho condotto.
Ho fatto poi terapia nel privato, indirizzo cognitivo, ma stavo talmente male che mi presentavo tardi in seduta e poi non c'era feeling col terapeuta.
Ora seguo una nuova terapia abbinata a farmaci, e mi pento di non averli presi prima. MI viene quasi da pensare che se li avessi presi all'inizio anche senza psicoterapia sarebbe andato tutto meglio.
Nell'attuale terapia parlo dei miei problemi ed il terapeuta cerca di spronarmi ad agire. Purtroppo credo che nei precedenti anni di psicoterapia ho elaborato talmente tanti rimuginii depressivi e di visione nichilista del mondo, cinica e cruda, da essere ormai delle convinzioni difficilissime da scardinare.
Questo vuol dire avere una personalità narcisista per caso? E quindi impossibile da curare ma semmai ci si convive al meglio e basta?
[#5]
No, non credo c'entri il narcisismo nel suo caso, che è un'altra cosa.
Semplificando molto, le terapie si possono dividere in due grandi categorie: quelle dove si parla, si lascia parlare, si interpreta, si restituisce e si sprona; e quelle dove oltre a tutto ciò si forniscono indicazioni precise su cosa fare o non fare relativamente al tipo di disturbo che si porta. "Fai questo e questo quando si presenta questa o quest'altra situazione". Per molti tipi di problemi, con un approccio attivo e direttivo alla psicoterapia si può risparmiare tempo.
Ma esiste una variabile aspecifica che è la motivazione del paziente a cambiare, oltre le dichiarazioni d'intenti. Intendo dire che se un terapeuta dà delle prescrizioni e il paziente non le esegue, sarebbe come prescrivere una medicina e non prenderla. Questo è il motivo principale per cui alcune persone non riescono a beneficiare dell'aiuto psicoterapeutico, almeno parlando di un approccio attivo come descritto sopra.
Nelle terapie del primo tipo, invece, dove non si danno istruzioni precise, l'assunto è che il paziente debba addivenire da solo alla soluzione o a raggiungere l'insight (pressappoco traducibile con "intuizione"). E ciò può accadere in breve tempo, dopo anni o mai.
Ora è un po' più chiaro?
Può leggere qui alcune differenze per farsi un'idea:
https://www.medicitalia.it/minforma/psicoterapia/533-mini-guida-per-la-scelta-dell-orientamento-psicoterapeutico.html
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/1333-mini-guida-per-la-scelta-dell-orientamento-psicoterapeutico-parte-ii.html
Semplificando molto, le terapie si possono dividere in due grandi categorie: quelle dove si parla, si lascia parlare, si interpreta, si restituisce e si sprona; e quelle dove oltre a tutto ciò si forniscono indicazioni precise su cosa fare o non fare relativamente al tipo di disturbo che si porta. "Fai questo e questo quando si presenta questa o quest'altra situazione". Per molti tipi di problemi, con un approccio attivo e direttivo alla psicoterapia si può risparmiare tempo.
Ma esiste una variabile aspecifica che è la motivazione del paziente a cambiare, oltre le dichiarazioni d'intenti. Intendo dire che se un terapeuta dà delle prescrizioni e il paziente non le esegue, sarebbe come prescrivere una medicina e non prenderla. Questo è il motivo principale per cui alcune persone non riescono a beneficiare dell'aiuto psicoterapeutico, almeno parlando di un approccio attivo come descritto sopra.
Nelle terapie del primo tipo, invece, dove non si danno istruzioni precise, l'assunto è che il paziente debba addivenire da solo alla soluzione o a raggiungere l'insight (pressappoco traducibile con "intuizione"). E ciò può accadere in breve tempo, dopo anni o mai.
Ora è un po' più chiaro?
Può leggere qui alcune differenze per farsi un'idea:
https://www.medicitalia.it/minforma/psicoterapia/533-mini-guida-per-la-scelta-dell-orientamento-psicoterapeutico.html
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/1333-mini-guida-per-la-scelta-dell-orientamento-psicoterapeutico-parte-ii.html
[#6]
Utente
Ho capito. Diciamo che per quanto riguarda il raggiungimento dell'Insight e il cercare di reinterpretare certe cose è stato sempre fallimentare.
Sono sempre stato molto rigido su certe convinzioni, e non perché mi ci diverta, ma perché non accetto di vedere il nero come una nuova forma di bianco. Il nero è nero, il bianco è bianco.
Per fare un esempio se io mi laureo in ritardo possiamo dircele di tutti i colori, del tipo che alla fin fine nonostante le avversità è comunque un risultato, ecc. Ma per quanto mi riguarda questo modo di ragionare può anche far stare bene, ma nei fatti non conta che io lo faccia, nei fatti conta cosa pensa il mio potenziale datore di lavoro sul fatto che io mi sia laureato in ritardo. Punto.
Idem considerazioni sul fatto che io sia ancora vergine a 30 anni. Non c'è alcuna idea romantica o potetica sul vero amore che deve ancor arrivare ecc. da farmi vedere la cosa in modo meno drammatico.
Se questo è appunto l'ottenimento dell'Insight allora tali terapie non fanno per me.
Lei converrebe?
Quanto alle terapie diciamo più attive. Per quanto mi sia stato detto che debbo attivarmi per stare meglio non mi sono mai state date istruzioni precise e dettagliate su cosa fare.
Anche la terapia cognitivo comportamentale quello che mi è stato insegnato è stato solo di riconoscere i miei pensieri automatici, scriverli o ricomunicarseli in modo distaccato (esempio: "io sono un fallito" diventa "in questo momento sto pensando di essere un fallito"). Non so se questo costituisca un approccio "attivo" a cercare di curarmi, debbo però anche dire che stavo molto male, ancora non avevo iniziato a prendere farmaci ed il tutto mi risultava impossibile.
Se può interessarla io in questi anni ho fatto un paio di viaggi (prima volta che prendevo l'aereo) da solo, pur di fare qualcosa. Ho iniziato a frequentare un corso di fotografia. Ho iniziato a studiare privatamente l'inglese e sto vedendo per prendere un certificato.
Tutte queste cose, per quanto non hanno prodotto grossi cambiamenti ma in parte sono finite come sono iniziate, potrebbero testimoniare che io un minimo di motivazione la abbia? Motivazione che è stata mal guidata e quindi l'ho indirizzata io in modo poco produttivo?
Può inoltre un pessimo ambiente familiare ed il vivere in una città e con amicizie poco motivanti costituire un ostacolo? Più che vedere la motivazione mia come un qualcosa di totalmente endogeno?
Grazie per le guide.
Sono sempre stato molto rigido su certe convinzioni, e non perché mi ci diverta, ma perché non accetto di vedere il nero come una nuova forma di bianco. Il nero è nero, il bianco è bianco.
Per fare un esempio se io mi laureo in ritardo possiamo dircele di tutti i colori, del tipo che alla fin fine nonostante le avversità è comunque un risultato, ecc. Ma per quanto mi riguarda questo modo di ragionare può anche far stare bene, ma nei fatti non conta che io lo faccia, nei fatti conta cosa pensa il mio potenziale datore di lavoro sul fatto che io mi sia laureato in ritardo. Punto.
Idem considerazioni sul fatto che io sia ancora vergine a 30 anni. Non c'è alcuna idea romantica o potetica sul vero amore che deve ancor arrivare ecc. da farmi vedere la cosa in modo meno drammatico.
Se questo è appunto l'ottenimento dell'Insight allora tali terapie non fanno per me.
Lei converrebe?
Quanto alle terapie diciamo più attive. Per quanto mi sia stato detto che debbo attivarmi per stare meglio non mi sono mai state date istruzioni precise e dettagliate su cosa fare.
Anche la terapia cognitivo comportamentale quello che mi è stato insegnato è stato solo di riconoscere i miei pensieri automatici, scriverli o ricomunicarseli in modo distaccato (esempio: "io sono un fallito" diventa "in questo momento sto pensando di essere un fallito"). Non so se questo costituisca un approccio "attivo" a cercare di curarmi, debbo però anche dire che stavo molto male, ancora non avevo iniziato a prendere farmaci ed il tutto mi risultava impossibile.
Se può interessarla io in questi anni ho fatto un paio di viaggi (prima volta che prendevo l'aereo) da solo, pur di fare qualcosa. Ho iniziato a frequentare un corso di fotografia. Ho iniziato a studiare privatamente l'inglese e sto vedendo per prendere un certificato.
Tutte queste cose, per quanto non hanno prodotto grossi cambiamenti ma in parte sono finite come sono iniziate, potrebbero testimoniare che io un minimo di motivazione la abbia? Motivazione che è stata mal guidata e quindi l'ho indirizzata io in modo poco produttivo?
Può inoltre un pessimo ambiente familiare ed il vivere in una città e con amicizie poco motivanti costituire un ostacolo? Più che vedere la motivazione mia come un qualcosa di totalmente endogeno?
Grazie per le guide.
[#7]
>>> Se questo è appunto l'ottenimento dell'Insight allora tali terapie non fanno per me.
Lei converrebe?
>>>
Potrei convenire, ma non la conosco e quindi non posso essere conclusivo.
La TCC è una terapia attiva e direttiva, ma per quanto ne so - sono un terapeuta strategico, non TBS - il rendere consapevoli i pensieri inconsapevoli è solo una delle cose che si possono fare in tale approccio. Se però non è stato fatto altro oltre a questo, potrebbe valere la pena informarsi meglio.
Quello della rigidità è un altro tema molto importante. Sebbene ogni paziente arrivi in terapia perché ha una qualche forma di rigidità da risolvere e che lo blocca, quando questo tratto caratteriale è spinto all'estremo può divenire un impedimento al cambiamento. Perché il cambiamento implica che esista un minimo di flessibilità e disponibilità con cui lavorare.
Lei converrebe?
>>>
Potrei convenire, ma non la conosco e quindi non posso essere conclusivo.
La TCC è una terapia attiva e direttiva, ma per quanto ne so - sono un terapeuta strategico, non TBS - il rendere consapevoli i pensieri inconsapevoli è solo una delle cose che si possono fare in tale approccio. Se però non è stato fatto altro oltre a questo, potrebbe valere la pena informarsi meglio.
Quello della rigidità è un altro tema molto importante. Sebbene ogni paziente arrivi in terapia perché ha una qualche forma di rigidità da risolvere e che lo blocca, quando questo tratto caratteriale è spinto all'estremo può divenire un impedimento al cambiamento. Perché il cambiamento implica che esista un minimo di flessibilità e disponibilità con cui lavorare.
Questo consulto ha ricevuto 7 risposte e 2.3k visite dal 24/01/2017.
Per rispondere esegui il login oppure registrati al sito.
Per rispondere esegui il login oppure registrati al sito.