Attaccamento alle donne

Buongiorno Dottori,

ho quasi 30 anni, un lavoro e una vita normale, senza eccessi e senza troppe distrazioni.

Sono stato malissimo per la fine della mia ultima relazione. Per oltre un anno e mezzo ho continuato a pensare alla mia ex, alla mia depressione che probabilmente l'ha fatta allontanare, e al fatto che le cure farmacologiche le ho sospese in continuazione perché non ho mai sopportato gli effetti sulla sfera sessuale.

In ogni caso in questo periodo ho provato a conoscere altre ragazze. Ho da sempre l'idea e il desiderio di metter su famiglia, però in tutte le ragazze che ho incontrato cercavo sempre di vederci la mia ex.

Poco tempo fa ne ho conosciuto una e abbiamo cominciato a sentirci su fb. Dopo un paio di settimane ci siamo visti. Non ero così convinto, però è una bellissima ragazza e decidiamo di rivederci. Lei opta proprio per il giorno successivo e io la porto fuori a cena.

La serata va benissimo e a fine cena la porto a casa mia. Voglio fargliela vedere, ma ingenuamente non avevo per davvero cattive intenzioni, per la verità credevo nemmeno lei ne avesse. La bacio e ne sono felicissimo, in fondo mi piace, è bella e sto bene accanto a lei. A quel punto comincio ad andare nel pallone. So che lei vorrebbe di più. Panico, vado in ansia e comincio a balbettare. Ormai sono bloccato e la situazione non migliora nemmeno quando lei prova a dirmi di stare tranquillo. E' evidente che a lei i baci non le bastano. Io però non vado oltre, mi piace tanto, ma ormai mi sono fatto assalire dall'ansia e, siccome avevo cominciato da una decina di giorni una cura per il disturbo dell'umore (zoloft), ho cercato di far scemare la cosa per paura della brutta figura. So bene che disturbi mi da lo Zoloft, soprattutto a inizio trattamento, per questo ho preferito fare la figura dell'idiota piuttosto che quella di chi ha problemi di natura sessuale. La serata finisce così, la vedo contrariata e stupita e la riaccompagno a casa, mi bacia e mi ringrazia per la serata.

L'ho rivista e mi ha baciato, ma dopo qualche giorno comincia ad essere scostante. La metto alle strette e mi dice che ci è rimasta un po' male e che in realtà da parte sua non è scattata la scintilla (però avrebbe fatto l'amore con me!), e che lei ha paura di farmi soffrire e di farmi perdere tempo.

Le dico che non è stata colpa sua, ma la mia perché mi sono sentito in ansia nello stare con una persona alla quale tengo. Ci salutiamo, non mi bacia sulla bocca stavolta, le dico quanto mi piace, che vorrei reincontrarla e lei mi dice "va bene", ma da tre giorni non si fa sentire.

La cosa positiva è che non ho più in testa la mia ex, quella negativa è che ora c'è lei. La vorrei rivedere, le vorrei dire di provarci ancora, ma non so come fare. Cosa faccio ora? Posso provare a convincerla? Come è possibile che mi sia attaccato così velocemente a lei? E' un problema il mio?

Ah, per inciso, la sera che l'ho riaccompagnata ho nuovamente sospeso lo zoloft... poi vedrò come e se riprenderlo.
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Dr. Francesco Emanuele Pizzoleo Psicologo, Psicoterapeuta 2.4k 122
Gentile utente,
Come mai è finita la storia con la ragazza di cui scrive all'inizio?
Come è terminata?
Come era la vostra relazione?
Quando c'è stata la separazione, come l'ha vissuta?
Lei ci parla di depressione. Da chi le è stata diagnosticata?
Oltre alla terapia con zoloft, ha seguito altri tipi di terapie?

Dr. Francesco Emanuele Pizzoleo. Psicoterapia cognitiva e cognitivo comportamentale.

[#2]
Utente
Utente
Buongiorno dottore.
1. È finita perché litigavamo sempre. Trovavano sempre un motivo per farlo. Io ho attribuito questo continuo litigare al suo carattere forte che pur ammirando non riuscivo a gestire;
2. È finita con me che la metto alla prova, la lascio e aspetto che torni. Non tornerà più;
3. La storia è stata bellissima all'inizio e poi piano piano sono cominciati i litigi;
4. La separazione l'ho presa malissimo. Non l'accettavo e pensavo di morire. Per me non aveva senso niente e svegliarmi la mattina era uno strazio;
5. La diagnosi la fece già una psichiatra quando facevo l'università. Sostenne che si trattava di una depressione lieve e mi prescrisse anafranil dopo aver cambiato altri farmaci;
6. Al momento frequento uno psicologo un paio di volte al mese. Prima di zoloft cominciai a riassumere anafranil. Lo presi da agosto ad ottobre, poi lo smisi perché non sopportavo gli odiosi effetti collaterali, anche perché in ottobre conobbi un'altra ragazza.

Adesso però mi sembra di non poter fare a meno di quella che mi ha detto che non è scoccata la scintilla, vorrei rivederla. Non riesco ad accettare questo rifiuto.
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Dr. Francesco Emanuele Pizzoleo Psicologo, Psicoterapeuta 2.4k 122
Gentile ragazzo, la ringrazio per aver chiarito in quadro.
La separazione in una relazione d'affetto è come vivere un lutto di un distacco. Distacco e allontanamento che ha rivissuto nuovamente con la ragazza di cui ci ha parlato. Non accettando e non riuscendo a comprendere a fondo le motivazioni dell'allontanamento.

Ora sarebbe estremamente utile ai fini del suo benessere, pensare a se stesso. Deve stare bene lei prima di intraprendere e riproporsi in una nuova relazione d'affetto.
Solo se siamo in grado di stare da soli prendendoci cura di noi, acquisiremo la possibilità di vivere una nuova storia e sperimentare nuove esperienze affettive con un'altra persona.

perché lei possa stare meglio, sarebbe utile che iniziasse a prendersi di sé stesso avvalendosi dell'aiuto di un collega psicoterapeuta.

Le molecole farmacologiche (zoloft e anafranil) da sole e oltretutto utilizzate in modo non costante come lei ha fatto, fanno poco e niente.

Se i farmaci che ha utilizzato le hanno provocato effetti indesiderati, può avvalersi di una nuova visita psichiatrica per trovare, insieme al medico, il farmaco che meno le provoca effetti collaterali. Sappia comunque che i farmaci che ha assunto, nei primi giorni a partire dalla somministrazione, possono provocare indesiderabilitá per il fatto che le molecole iniziano ad agire non prima 4/5 settimane dalla prima assunzione.

Recarsi da un collega un paio di volte al mese non può essere terapeutico. Serve un progetto psicoterapico condiviso e cadenzato nel tempo in cui poter stabilire strategie e scopi terapeutici in accordo con un collega.

La invito a riflettere su questa proposta. La terapia combinata: psicofarmacologica e psicoterapeutica rappresenta il Gold standard nella cura dei malesseri psichici ;-)

Probabilmente ci sarà da lavorare anche sul timore dell'abbandono e l'inaccettazione del distacco e del rifiuto.

Un caro saluto. Ci faccia sapere se vuole
[#4]
Utente
Utente
Gentilissimo Dott. Pizzoleo,

la ringrazio tanto per la risposta che apprezzo davvero molto.

È evidente che io prenda malissimo il distacco che vivo come lutto, ma alimentato anche dai sensi di colpa per l'allontanamento dell'altra. Ogni volta mi riempio di colpe, più o meno gravi. Con la mia ex sono convinto che sia finita per colpa mia, per i miei cambi di umore continui e per via di quel senso di insoddisfazione (tipico della depressione) che poi riversavo su di lei.

Lei mi dice che devo cercare di stare bene prima con me stesso. È un indicazione giustissima, la condivido pienamente, però non è così automatica. Penso che la vita non sia fatta di periodi chiusi da paratie stagne.
Intanto io non accetto e non ho mai accettato il mio malessere, mi ha sempre fatto sentire "malato" e, in quest'ultima occasione la cosa si è pure accentuata.

La mia ultima conoscenza è nata per caso e quando abbiamo deciso di vederci io semplicemente non ero pronto, non perché non lo volessi, ma perché avevo appena cominciato la cura con Zolft.
Agli occhi di quella ragazza sono sembrato un idiota impacciato eppure io avrei voluto fare l'amore con lei!

Dico questo perché non è facile pensare a se stessi e magari curarsi con i farmaci con cure che almeno durano 6 mesi. Come faccio? E se reincontro un'altra ragazza che mi piace??? Cosa faccio, le dico "scusa ma io assumo lo zoloft quindi se non ti dispiace ci si sente tra 6 mesi"? È tutto così difficile.

Io l'allontanamento lo vivo malissimo e vivo malissimo il rifiuto, è vero, però non posso nemmeno pensare esclusivamente a trovare il mio equilibrio da solo. Un po' perché è difficile, ma soprattutto perché ormai è un anno e mezzo che la mia ex mi ha lasciato, quanto tempo devo stare ancora a rimuginare??? Io non voglio stare da solo e, sinceramente, i rapporti, quelli veri, per me sono la cosa più importante della nostra vita. Come posso io pensare di star da solo e non cercare una compagna? Nella lista delle mie priorità, al momento, quella di trovare qualcuno con cui condividere la vita è senza dubbio al primo posto!

[#5]
Dr. Francesco Emanuele Pizzoleo Psicologo, Psicoterapeuta 2.4k 122
Caro ragazzo,
Lei scrive: << È evidente che io prenda malissimo il distacco che vivo come lutto, ma alimentato anche dai sensi di colpa per l'allontanamento dell'altra. Ogni volta mi riempio di colpe, più o meno gravi. Con la mia ex sono convinto che sia finita per colpa mia, per i miei cambi di umore continui e per via di quel senso di insoddisfazione (tipico della depressione) che poi riversavo su di lei.>>.

Da quello che ha scritto si comprende che lei abbia consapevolezza della sua emozione di senso di colpa e della sensazione di insoddisfazione (che caratterizzano lo stato depressivo) che, però non riesce a gestire perché ci rimugina su. Questa sua consapevolezza emotiva è un punto a suo favore che deve sfruttare per venir fuori da questa situazione.
Stessa cosa per i cambi di umore.

Il suggerimento di prendersi cura di sé stesso non ha lo scopo di proporre di stare da solo. È bene che esca con amici, faccia sport e che segua le sue inclinazioni che la fanno stare bene. Quello che è utile che lei faccia è di avvalersi di un supporto specialistico. In questo modo potrà vedere "in primo piano" i malesseri che la fanno soffrire lavorandoci su. In questo modo acquisirà maggiore consapevolezza di sé stesso ed è questo che le permetterà di costruire una relazione d'affetto sana!

Se non stiamo bene con noi stessi non possiamo stare bene in coppia!

Non abbia fretta. In alcuni casi le soluzioni ai problemi comportano un percorso di pazienza, impegno e lavoro.

Oltretutto la non accettazione del malessere che vive non fa altro che farle avvertire ancora maggiore malessere. Questo la logora ulteriormente.

Per quanto concerne la terapia farmacologia, nel consulto precedente, può leggere che si può avvalere di una consulenza psichiatrica per discutere con il medico il farmaco che meno le crea gli effetti collaterali che non tollera.

<< Nella lista delle mie priorità, al momento, quella di trovare qualcuno con cui condividere la vita è senza dubbio al primo posto!>>. Bene. Mantenga questa priorità che è molto funzionale e utile per lei ma ORA SI FACCIA AIUTARE da un collega. Comprendo bene che in un periodo di profonda tristezza, sensi di colpa, inaccettazione del proprio malessere, è difficile avere la lucidità di mettere a fuoco la necessità di chiedere aiuto.

Ma lo faccia per il suo bene e per quello che ci siamo detti.

A disposizione per delucidazioni/chiarimenti

Un caro saluto.
[#6]
Utente
Utente
Gentilissimo Dott. Pizzoleo,
io ho paura. Questo è il fatto. Io ho paura.

Io ho cominciato a stare male prima della fine della mia ultima storia (maggio 2015) e sono peggiorato in maniera importante con la rottura del rapporto, che è coinciso anche con il cambio di città.

Come faccio a non avere paura? Ormai da oltre un anno e mezzo sto male. Tra alti e bassi si intende, però sto male.

Sa cosa mi attiva? Il rapporto con le donne, quella carica che solo il sentirsi apprezzato e voluto da loro ti può dare. Non parlo di donne a caso ovviamente, ma di quelle che mi piacciono, con le quali penso di poter costruire qualcosa. Il fatto è che, probabilmente, poi loro si accorgono di questa mia volontà a lungo termine e scappano.

Le dicevo "ho paura", sì, ho paura di questo stato. Dopo oltre un anno di psicoterapia e diverse cure farmacologiche cominciate quanto tempo devo stare ancora così? Quanto tempo tempo devo stare a pensare che il mondo vissuto da solo mi fa schifo, ma che in due non posso immaginarlo perché poi con gli effetti delle medicine sono per ma odiosissimi?

Gentile Dottore, lei ha ragione quando mi dice di non avere fretta, ma intanto il mondo mi sta scivolando via sotto il naso. Quest'ultima conoscenza è finita per colpa del mio stato. Io sono riuscito a mascherare ogni cosa, avevo cominciato da poco la cura di Zoloft e stavo bene. Quello stesso farmaco però mi ha fatto concludere malissimo la serata e lei, è inutile nascondersi, da quel momento non ha più voluto vedermi. Come faccio a non avere paura? Si può vivere così? Quando mai ne uscirò?

Io ho quasi 30 anni e, in tansissimi a questa età, hanno già moglie e figli. Perché io alla loro stessa età sto così? Perché? Insomma non credo mi manchi qualcosa, sono una bella persona, intelligente (ho una laurea e un bel lavoro) e credo anche di essere carino. Perché devo stare così, ad aspettare che le cose migliorino? Se con quest'ultima ragazza le cose fossero andate diversamente, probabilmente avrebbe assunto un'altra piega anche la mia visione della vita. E invece...
[#7]
Dr. Francesco Emanuele Pizzoleo Psicologo, Psicoterapeuta 2.4k 122
Gentile ragazzo,

Lei fondamentalmente non tollera lo stato di malessere e dolore psichico in cui si trova. Ha paura della sofferenza perché è proprio la sofferenza che vive a non consentirle di vivere una relazione di affetto e intima con una donna.

Lo stato di malessere contraddistinto prevalentemente dall'emozione di profonda tristezza la induce a ruminare in questo modo:

*<< Come faccio a non avere paura? Si può vivere così? Quando mai ne uscirò?Io ho quasi 30 anni e, in tantissimi a questa età, hanno già moglie e figli. Perché io alla loro stessa età sto così? Perché?>>
* << Perché devo stare così, ad aspettare che le cose migliorino?>>.

I continui "perché" che si pone sono proprio una delle caratteristiche della ruminazione depressiva. Questi perché oltretutto la pongono in una condizione di stallo e alimentano giorno per giorno la tristezza.

La ruminazione è uno stile di pensiero caratterizzato dal susseguirsi di pensieri e immagini negative e pessimistiche che spesso riguardano eventi del passato. Ovvero un insieme di comportamenti e pensieri che focalizzano l’attenzione della persona sui propri sintomi depressivi e sulle loro implicazioni.
I ruminatori tendono a interrogarsi soprattutto sul perché tali eventi si sono verificati chiedendosi Perché proprio a me?, Perché mi accadono solo cose negative? e ancora Perché mi sento sempre così triste? Cosa ho fatto di male per meritarmi questo?

Questa è una modalità di pensiero afinalistica poiché non conduce alla ricerca di soluzioni, non aiuta a guardare al futuro e a sviluppare strategie per affrontare i problemi e le difficoltà, ma tiene la nostra testa continuamente rivolta all’indietro a scrutare un passato e un presente che non ci piace e che vorremmo cancellare.

La ruminazione è un susseguirsi di pensieri negativi che confermano e rinforzano la nostra condizione negativa.

Numerosi studi hanno dimostrato che la ruminazione provoca episodi prolungati di umore depresso e agevola nel mantenere uno stato depressivo già in atto.

ciò detto come bisognerebbe agire?
Spostando l'attenzione dal "perché" al "come posso fare per stare meglio". Come dicono gli inglesi: da why ad how. Questo passaggio richiede lavoro e pazienza. Non è automatico e non di può fare da soli.

Le occorre l'aiuto costante di un collega
psicologo/psicoterapeuta con il quale inquadrare la situazione e mettere in atto strategie e metodi che le consentano di riappropriarsi del benessere che merita. Questa è l'unica strada da percorrere ora. Questo è l'obiettivo che dovrebbe configurarsi adesso.

un caro saluto
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372
>>> ho preferito fare la figura dell'idiota piuttosto che quella di chi ha problemi di natura sessuale
>>>

Credo che il suo problema di fondo sia proprio questo: la sua paura tremenda le fa preferire passare da idiota piuttosto che da impotente.

Solo che continuare a fuggire e a nascondersi non mette più al sicuro, rende sempre più deboli. Pertanto, più continua a evitare il confronto con ciò che le piace, più continuerà ad avere paura.

È così concentrato sulle sue paure da perdere di vista il piacere ed è per questo probabilmente che ha difficoltà a lasciare andare il passato e a orientarsi verso il presente. Dove c'è paura non può esserci piacere.

Riguardo alla ragazza di cui ci ha parlato, può mettersi il cuore in pace: non tornerà.

Ma sono d'accordo con il collega che le ha appena risposto nel suggerirle caldamente di rivolgersi a un terapeuta che sappia prendere in esame nel dovuto modo gli aspetti suddetti. Magari ad approccio comportamentale o strategico.

Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com

[#9]
Utente
Utente
Dottor Pizzoleo,
ha ragione a dirmi che ho un evidentemente problema di rimuginio. Purtroppo da sempre caratterizza i miei stati di malessere.
Per superare il mio "sguardo rivolto all'indietro" rispetto alla fine della mia storia con la mia ex, ho cominciato ad assumere Anafranil in agosto per poi interromperlo ad ottobre, quando ho conosciuto una ragazza. Anche in quel caso temevo gli effetti collaterali. Ho già contattato il mio psicoterapeuta dicendogli però che non ha nessun senso vivere così: stare bene psicologicamente per poi stare male dal punto di vista sessuale.
Lui mi ha detto che devo ricercare i miei riferimenti dentro la mia famiglia (me lo ha sempre detto) e che bisogna cominciare da lì.
Gli ho detto però (l'ho fatto piangendo) che io non voglio più assumere i farmaci e gli ho chiesto di chiamare lui lo psichiatra per capire come fare una cura meno invasiva laddove non fosse possibile interromperla del tutto.
[#10]
Utente
Utente
Grazie per la risposta dott. Santocito.
Cosa significa che il mio problema è la paura che mi fa preferire passare per idiota piuttosto che per impotente?
Cosa avrei dovuto fare? Dire apertamente che fino al giorno prima avevo assunto psicofarmaci?

È evidente che ho difficoltà a lasciare andare il passato, purtroppo credo che faccia un pochino parte di me. Mi creda, io ho proprio paura di stare male. E anche in riferimento a quest'ultima conoscenza, la mia paura che lei scomparisse (e quindi stessi male), l'ho fatta presente direttamente a lei domandandole "ok, io ti riporto a casa, ma non è che tu poi sparisci?". Mi ha detto di no, che era chiaro che il suo atteggiamento non era di chi poi vuole sparire. È sparita.

Lei Dottore mi dice di mettermi il cuore in pace, perché secondo lei non tornerà questa ragazza? Ha compreso le mie insicurezze e ha preferito lasciare perdere?
[#11]
Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372
Non avrebbe "dovuto" fare niente. Ma avrebbe potuto certo riconoscere di avere un problema in ambito sessuale, forse in parte causato dai farmaci e forse anche dall'ansia da prestazione. Perché anche questa è una possibilità più che concreta, attenzione; ciò che accade nel corpo e ciò che accade nella mente si influenzano a vicenda.

Se non è riuscito a farlo è proprio per il motivo che ha detto lei stesso: preferisce passare da idiota che riconoscere di avere un problema sessuale. E questo che cos'è se non un problema d'ansia?

Se invece avesse detto chiaro e tondo come stavano le cose, la ragazza sarebbe stata più ben disposta e comprensiva nei suoi confronti. Avrebbe apprezzato non solo e non tanto la sua onestà, ma soprattutto di trovarsi di fronte a un uomo, che ha un problema e, nonostante ciò, ha la <forza> di ammetterlo. Ciò l'avrebbe resa più forte ai suoi occhi, non più debole, e questo l'avrebbe favorevolmente impressionata.

Invece è successo che una ragazza attraente ed eccitata si è trovata davanti qualcuno in stato confusionale che <non> le ha fatto capire il reale motivo per non aver voluto fare l'amore con lei. Cosa che le avrà fatto dubitare di essere poco attraente, complice l'insicurezza femminile. E non c'è cosa più atroce per una donna che essere rifiutata proprio quando si trova a essere eccitata e ben disposta.

Ecco perché non tornerà più.

Ora le è più chiaro?

[#12]
Utente
Utente
Sì Dottor Santonocito, ora mi è più chiaro. Mi sento in colpa per il mio atteggiamento, però mi è più chiaro.
Ho sbagliato e vorrei rimediare, per questo vorrei avere un'altra occasione con lei, anche perché, oltre al fatto che mi piace molto, in questo potrei smettere di rimuginare sul mio errore.
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Dr. Francesco Emanuele Pizzoleo Psicologo, Psicoterapeuta 2.4k 122
Woody Allen una volta disse: sono stato tanti anni in analisi, poi ho incontrato la persona della mia vita e sono stato bene. Probabilmente non avrà pensato che forse sará stata la terapia a permettergli di incontrare la serenità in una relazione.

Non si smette di rimuginare e ruminare sui propri errori e/o sensi di colpa con l'arrivo o il ritorno di una persona nella nostra vita. Bisogna iniziare a sgombrare l'idea comune che dai disagi psichici se ne esce da soli o avvalendosi solo dell'aiuto di molecole farmacologiche.

Quello che le occorre lo abbiamo ampiamente proposto nei consulti precedenti sia io che il Collega Santonocito.
[#14]
Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372
Le donne non perdonano errori di questo tipo all'inizio della relazione. In fondo lei era uno sconosciuto ai suoi occhi, perché mai avrebbe dovuto impelagarsi in una relazione partita già con il piede sbagliato?

Non si tratta di seconde possibilità, ma del fatto che la prima impressione è difficilissima da cancellare quando ci si sta appena conoscendo. Perciò non credo proprio che le sarà concessa un'altra chance e per quanto duro questo possa essere, deve accettarlo. Così come deve accettare di non poter continuare a nascondersi e credersi al sicuro.

Parta da questa consapevolezza. E faccia quanto suggerito.

[#15]
Utente
Utente
Gentilissimo Dott. Santonocito,

apprezzo la sua franchezza nell'esposizione degli argomenti, anche se questi possono fare un po' male.

Mi rendo conto di quanto mi dice e, sinceramente, lo accetto malvolentieri. Mi fa malissimo aver causato l'allontanamento di una persona che mi piace e sa perchè? Perché io la vedevo come l'occasione della mia risalita.

Questo invece mi ributta nello sconforto e nel confronto ossessivo con la mia condizione, che non riesco ad accettare.

Non credo di essere impotente, le mie prime volte non sono sempre state eccellenti, ma una volta presa confidenza con la partner non c'è stato mai nessun problema. In questo caso è successo lo stesso, in più però non ho voluto nemmeno cominciare proprio per paura della brutta figura che sarebbe stata acuita dallo Zoloft. Solo per farle comprendere, da almeno una settimana (erano 10 giorni che avevo cominciato il trattamento) non sentivo nessun tipo di desiderio sessuale.

La verità è che spero che torni anche perché ora ho paura di avere una tremenda ricaduta.

Vede Dottore, adesso dovrei ricominciare la cura, già mi rendo conto che la sospensione della sertralina si sta facendo sentire, però è come se mi trovassi di fronte ad una scelta: ricominciare la cura ed avere problemi legati alla sfera sessuale oppure stare male sospendere i farmaci e non sentirmi svilito come uomo. E' una scelta difficile, che mi ha da sempre condizionato e che non mi ha mai fatto concludere le cure farmacologiche, anche perché con i farmaci il sintomi scompare e, di conseguenza, anche con lo psicoterapeuta non riesco nemmeno a scavare a fondo per comprendere le cause, visto che in quel momento mi sembra di stare bene.

Lei mi dice <<deve accettare di non poter continuare a nascondersi e credersi al sicuro>>.
Secondo lei io mi sento al sicuro? Per niente. Ho sempre paura di buttar giù la maschera.
Io non mi sento al sicuro per niente, avevo una paura terribile di incontrare questa ragazza perché la vedevo quasi "inarrivabile" rispetto a me. Più o mene sette anni fa ho sofferto di agorafobia, ora non più, ma non è che mi sento al sicuro, mi sento solo meno insicuro.
E poi, cosa dovrei fare per non continuare a nascondermi? Qual'è l'errore che faccio oltre a quello di interrompere le cure di continuo? Dovrei ammettere chiaramente, non solo a me stesso intendo, di avere un problema?

Scusi la lunghezza del messaggio, ma sono per davvero in profonda confusione.
[#16]
Utente
Utente
Dottor Pizzoleo,

la ringrazio tanto per i consigli. In questo momento sono letteralmente in stato confusionale.
Purtroppo io non riesco ad accettare la mia condizione e ho paura che questa possa solo peggiorare con l'andare del tempo.
Ho bisogno di aiuto, ma mi creda, sono stanco di dover rincorrere la serenità dietro a psicologi, farmaci e psichiatri. Non mi mancherebbe nulla, a parte una compagna che possa sostenermi e io fare altrettanto con lei, eppure faccio una fatica indescrivibile per stare bene.
Ne parlerò nuovamente con il mio terapeuta, anche se so che necessariamente dovrò nuovamente fare riferimento ai farmaci.
[#17]
Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372
>>> io la vedevo come l'occasione della mia risalita
>>>

Ed è stato un grossolano errore. Non possono essere le relazioni "occasioni per una risalita", quando si soffre di problemi psicopatologici. Prima si guarisce, e poi si può sperar di intrattenere relazioni sane. Non si può stare bene con gli altri se prima non si sta bene con se stessi.

>>> con i farmaci il sintomi scompare e, di conseguenza, anche con lo psicoterapeuta non riesco nemmeno a scavare a fondo per comprendere le cause, visto che in quel momento mi sembra di stare bene
>>>

La psicoterapia per i disturbi d'ansia può prescindere totalmente dalla ricerca delle cause, nelle forme di terapia attiva e prescrittiva. Ed è proprio questo lo scopo, molte volte, della cura farmacologica: permettere alla psicoterapia di fare effetto.

Ma siccome lei è ansioso, e l'ansioso evita, usa la cancellazione dei sintomi indotta dalle medicine nel modo sbagliato: come stampella per continuare a evitare ciò che la spaventa. Il risultato è che quando smette le medicine, la giostra ricomincia. Perché nel frattempo non ha fatto altro che scappare.

>>> Secondo lei io mi sento al sicuro?
>>>

Ah, questo deve dirlo lei. Cosa si spera di ottenere, in genere, scappando e nascondendosi?

In sintesi: l'unico modo per vincere le ansie è affrontarle in prima persona. Solo lei può farlo, nessuno può farlo al suo posto. Né il terapeuta, né le medicine, né le relazioni, né nient'altro. Prima si convincerà di questo, prima potrà iniziare, finalmente, una psicoterapia realmente adatta al suo problema.

[#18]
Utente
Utente
Lo vede Dottor Santonocito? Anche lei mi sta dicendo che per stare bene dovrei curarmi e per curarmi dovrei evitare di avere relazioni. E' questa la cosa che mi spaventa anche se condivido pienamente il fatto che per star bene con gli altri bisogna prima stare bene con se stessi.

Io non lo so se uso le medicine nel modo sbagliato, purtroppo non lo so. Io le assumo così come dice lo psichiatra e mi rendo conto che mi fanno bene. La giostra ricomincia se, quando le smetto, la situazione intorno a me non è tranquilla e definita.

Non è che scappo, mi creda, altrimenti non avrei cercato psicologi, psichiatri e consulti su internet, semplicemente non so come affrontare il probleme che, con le medicine, sembra sparire.

So che il mio terapeuta utilizza l'approccio cognitivo comportamentale, che forse (non lo so) collima con la terapia da lei indicata "attiva e prescrittiva".

Io voglio affrontare il mio problema in prima persona, non voglio assolutamente delegarlo a nessuno, ma mi creda sono stanco e ho davvero paura che da una situazione così non riesca ad uscirne.
[#19]
Dr. Francesco Emanuele Pizzoleo Psicologo, Psicoterapeuta 2.4k 122
<< non riesco ad accettare la mia condizione e ho paura che questa possa solo peggiorare con l'andare del tempo.
Ho bisogno di aiuto, ma mi creda, sono stanco di dover rincorrere la serenità dietro a psicologi, farmaci e psichiatri.>>.

tutto quello che scrive non è altro che l'insieme dei suoi rimuginii ansiosi e ruminazioni depressive tradotti il parole, in lettere!

Ora. Capiamo bene ed è comprensibile che in questo momento della sua vita lei utilizzi questo portale per sfogare i suoi malesseri. Come è altrettanto comprensibile che la stanchezza mentale che le inducono i pensieri tristi e ansiosi, la portino a dire che è stanco di dover rincorrere la serenità dietro a psic/ologi/hiatri e farmaci.

È comune che questo accada in momenti di sconforto...

Di contro, dice: "ho paura che questa condizione possa peggiorare nel tempo". Ma resta immobile. Fermo nella sua confusione che non la porterà da nessuna parte se non a mantenere i problemi (tra cui una probabile relazione con una donna) e toccare il fondo alla lunga.

La vita è sua! Scelga tra queste due strade: *aspettare che i suoi malesseri si cronicizzano e stare sempre peggio con tutto quello che questo comporterebbe;
* guardare in faccia i suoi dolori dell'anima e farsi aiutare da un collega in modo costante, cadenzato, con obiettivi e strategie condivise.
[#20]
Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372
>>> Anche lei mi sta dicendo che [...] per curarmi dovrei evitare di avere relazioni
>>>

No, questo l'ha inteso lei. Io non ho detto di evitare le relazioni, ho detto di evitare di evitare. Relazioni può averne, anzi dovrebbe averne, anche mentre si cura. Ma solo in un'ottica di "allenamento", di gioco, senza costruirsi chissà quali aspettative. Men che meno nell'ottica che saranno le relazioni a salvarla.

L'amore può far star bene, ma non è una terapia. L'amore non cura le psicopatologie.

Direi che questo consulto online sia ormai giunto alla conclusione. Da qui in poi rischieremmo solo di alimentare in lei aspettative poco realistiche. Deve riferirsi a un terapeuta di persona. Se sente così tanto bisogno di discutere qui dei suoi problemi, significa che la sua terapia attuale non sta funzionando e dovrebbe quindi prendere in considerazione l'idea di cambiare.

[#21]
Utente
Utente
Grazie Dottori,
è evidente che la mia terapia non è impostata e tarata nel giusto modo.
Spero di risolvere parlandone con lo psicoterapeuta.

Grazie ancora.
[#22]
Dr. Francesco Emanuele Pizzoleo Psicologo, Psicoterapeuta 2.4k 122
Bravo! Inizi a prendersi cura di lei adesso.

Un saluto